L’unione, si sa, fa la forza mentre la divisione (anche questo si sa!) indebolisce e porta alla rovina.
La “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, patrocinata dal C.E.C. (Consiglio Ecumenico Cristiano) e dalla Chiesa Cattolica romana, è nata nel 1958 per iniziativa del “Centro Ecumenico per l’unità Cristiana” di Lione, per dare una spinta di rinnovamento all’insegna del ricorso dell’appartenenza alle antiche origini, dopo le ulteriori divisioni portate dalle conseguenze dei due conflitti mondiali.
Nella settimana in corso, esattamente dal 18 al 25 gennaio, quindi, anche quest’anno in tutto il mondo si sta celebrando, con incontri, preghiere, conferenze e iniziative diverse, il desiderio comune di ritrovare l’unità di tutti i cristiani, cioè di coloro che anticamente non solo professavano la fede in un unico Dio, riconosciuto come Padre e unito al Figlio Gesù (il Cristo = l’unto) e a tutti i battezzati per mezzo dello Spirito Santo, ma erano legati in un’unica appartenenza al Cattolicesimo, cioè all’universalità della medesima fede. Nel corso dei secoli divergenze di opinioni, fragilità umane, ripicche e “autogestione” del proprio credo, hanno prodotto inevitabilmente molteplici sfaccettature e divisioni interne alla Chiesa, con scismi e scissioni dalla sede papale di Roma. Ecco quindi che alcuni sono rimasti ancorati agli Ortodossi, ai Copti e alle prime comunità orientali e altri si sono evoluti in “Protestanti” (suddivisi in Anglicani, Evangelici, Luterani, Battisti, Metodisti, Valdesi, ecc., ecc.).
Il tema di quest’anno può sembrare banale, ma se ci avessero pensato dall’inizio non si sarebbero mai divisi e, soprattutto neppure oggi, non si continuerebbe ad esserlo!
“Cristo non può essere diviso”