Cronaca della guerra (ignorata) in Centrafrica. Giorno per giorno dal dicembre 2013 al gennaio 2014 …
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CENTRAFRICA, 29 Gennaio 2014 – h 8:12 da misna
ANTI-BALAKA E SELEKA, “SIAMO TRA DUE FUOCHI”
“La situazione a Bossemptele è catastrofica. Niente truppe francesi Sangaris, niente soldati africani della Misca ma ovunque miliziani Anti-Balaka armati fino ai denti. Quando i ribelli Seleka sono andati via, musulmani e Peul si sono organizzati per difendersi dalle milizie. Ci sono state vittime e case incendiate. Ora sono gli Anti-Balaka a scatenarsi, bruciando e saccheggiando case e negozi dei musulmani. E’ in corso una vera e propria caccia all’uomo”: è il grido d’allarme lanciato alla MISNA da padre Aurelio Gazzera, Carmelitano scalzo che da Bozoum è andato a Bossamptele (300 km a nord-ovest di Bangui) per dare una mano alla comunità delle Suore Carmelitane di Santa Teresa di Torino.
L’ultima spirale di violenza ha costretto alla fuga 628 civili, rifugiati nella loro missione, mentre altri 473 sono stati accolti nella scuola gestita dalle suore; 120 persone ferite sono state ricoverate, una trentina si è stabilita nella parrocchia di Bossemptele, località poco distante dal confine col Camerun, mentre un numero imprecisato di abitanti è scappato nella foresta. Ieri le Suore Carmelitane hanno avuto un colloquio con un capo Anti-Balaka che pretende il pagamento di una somma di 350.000 franchi Cfa (circa 534 euro) entro 48 ore. Se la sua richiesta non dovesse essere esaudita, i suoi uomini potrebbero assaltare la missione e la scuola e portare via i giovani di etnia Mbororo (contadini Peul accusati di essere vicini all’ex coalizione ribelle Seleka, a maggioranza musulmana) che vi hanno trovato rifugio.
“Le varie richieste delle autorità della diocesi e della Conferenza episcopale per ottenere una presenza militare sul posto a tutela delle popolazioni sono purtroppo rimaste inascoltate” denuncia padre Aurelio, deplorando il fallimento delle ripetute mediazioni intavolate da rappresentanti religiosi per “fermare l’escalation di vendette e rappresaglie” tra le due comunità rivali. Gli ultimi episodi hanno causato 80 morti, 30 feriti e la distruzione di 637 abitazioni.
Altrettanto drammatica è la testimonianza giunta alla MISNA dai Frati Cappuccini di Bocaranga, nella regione dell’Ouham-Pendé, confinante con il Camerun da una parte e il Ciad da un’altra. “Il 21 gennaio verso le 14 è stato il giorno dell’apocalisse. I Seleka arrivati da Bouar sono entrati in città con 31 veicoli tra camion e auto. Detonazioni forti, spari ovunque, esplosioni di granate. Si avvicinano al nostro cancello e gli sfollati cominciano a scappare per nascondersi dove possono” scrive padre Robert. Come lui i suoi confratelli, padre Cipriano, padre Cirillo e frate Nestor – ferito ad un braccio – sono stati minacciati dai ribelli che nella missione hanno derubato tutto quello che hanno trovato: moto, un’auto, telefoni, computer e soldi. Stessa scena nel vicino convento delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida. “Fortunatamente siamo vivi. La città (circa 16.000 abitanti, ndr) è deserta. Terrorizzati, nella foresta, abbiamo cercato di dormire un po’ – riferisce ancora padre Robert –. Ci sono i militari francesi e africani ma solo a Bangui. In pieno intervento militare abbiamo chiesto il dispiegamento di truppe per proteggere la popolazione ma ogni volta ci siamo sentiti rispondere: abbiamo preso nota, si vedrà. E’ inaccettabile. Fino a quando ancora dovremo soffrire?”.
A Bocaranga si teme un nuovo attacco della Seleka, i cui esponenti – per lo più ciadiani, di confessione musulmana che parlano arabo – sono in fuga dal Centrafrica, dopo la destituzione due settimane fa del presidente Michel Djotodia. “I malfattori si trovano attualmente in Ciad che, apparentemente ha chiuso le frontiere ma lascia entrare criminali armati, a bordo di veicoli rubati alle missioni cattoliche e agli operatori umanitari. Nessun controllo o complicità del paese vicino?” si interroga padre Robert.
Dall’inizio della crisi centrafricana, cominciata con il colpo di stato militare dello scorso marzo, tra le 40.000 e le 50.000 persone si sono rifugiate in Ciad, più di 52.000 in Camerun e altre 50.000 nella Repubblica democratica del Congo.
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Abakar Sabone: “La partenza di Michel Djotodia è stata negoziata”
Da journaldebangui.com – 27 Gennaio 2014
La Presidente Catherine Samba-Panza piace a tutti, ma viene contestata da uno degli uomini di fiducia di Michel Djotodia, che circa un mese fa aveva proposto una scissione tra il popolo centrafricano.
Prima delle dimissioni di Djotodia, il suo braccio Abakar Sabone aveva fatto notizia proponendo una spartizione dello Stato centrafricano, con il Nord in mano ai musulmani e il sud ai cristiani. Ora avanza dei dubbi su come si potrà arrivare concretamente ad avere la pace, se non verranno integrati nel nuovo governo anche esponenti della ex Seleka, accusando di non considerare i danni provocati alle moschee e di giustificare gli anti-balakas

© rfi.fr
L’ex consigliere di Michel Djotodia Abakar Sabone a Bangui nel dicembre 2013.
Centrafrica, 27 Gennaio 2014: Ancora attesa la composizione del governo
Da Fonte: RFI – journaldebangui.com
Nel frattempo, il raggruppamento degli ex partiti di opposizione a François Bozizé si divide sulla questione della partecipazione dei suoi membri al Governo di Transizione
“Indagine sulla moralità” dei candidati a ricoprire la carica di ministro
La formazione del nuovo governo è la priorità del primo ministro André NZAPAYEKE, che ha avuto un impegnativo primo giorno, così come il cessare delle violenze nella capitale dell’Africa centrale e nel resto del paese. André NZAPAYEKE, domenica mattina, ha detto alla RFI: “Ho incontrato il presidente a casa sua per raccogliere la sua guida. Abbiamo discusso sulla formazione del governo e sui criteri per la scelta dei ministri” . Quale? André NZAPAYEKE non lo dice, tuttavia, il primo ministro ha rivelato che la decisione è stata presa per ottenere una sorta di “indagine morale” sui candidati a ricoprire l’incarico di ministro per evitare spiacevoli sorprese.

© rfi.fr
André NZAPAYEKE
Centrafrica, 25 Gennaio 2014 – Nominato il primo ministro André NZAPAYEKE
AFP, h 08:27
Dopo aver assunto le sue funzioni ufficiali, il presidente di transizione della R.C.A., Madame Catherine Samba-Panza, ha annunciato oggi alla radio nazionale il nome del Primo Ministro designato: André NZAPAYEKE. Poco noto al grande pubblico, il signor NZAPAYEKE, di confessione cristiana, avrà l’impegnativo compito di formare un nuovo governo incaricato di portare la pace in un paese ancora immerso nel caos. Ex Segretario Generale della Banca Africana di Sviluppo (AfDB), tra il 2010 e il 2012, il signor NZAPAYEKE è vice presidente della Banca di Sviluppo degli Stati dell’Africa centrale (BDEAC). La sua nomina giunge in un contesto particolarmente difficile, mentre negli ultimi due giorni la capitale, Bangui, è nuovamente stata teatro di saccheggi e violenze tra cristiani e musulmani. Oltre agli aspetti di sicurezza, la priorità del Governo è far ripartire nuovamente la macchina amministrativa, economica e politica, ormai fuori uso. A causa delle violenze, l’anno scolastico che avrebbe dovuto iniziare nel mese di ottobre, non è più stato avviato e si assiste alla lotta per riconquistare attività economiche nella capitale. Nelle province, grandi aree sono ancora sotto il controllo dei signori della guerra che tengono alla loro mercé una popolazione che ci confronta con una crisi umanitaria senza precedenti in uno dei Paesi più poveri del Continente, malgrado il potenziale agricolo e minerario presente in natura.
—-Messaggio originale—-
Da: [email protected]
Data: 24/01/2014 14.37
Ogg: PADRE CIRILLO, BOCARANGA, RCA.TL8PRV
E’ la terza notte che dormo sotto il mango con la mia coperta e lo stuoino. Tutte le piantagioni sono piene di gente: è il loro salvagente. Per tre notti ho dormito in luoghi differenti, come ospite illustre. Nella piantagione di questa notte eravamo almeno un centinaio, e ci siamo addormentati tutti (si fa per dire) ascoltando le favole della nonna, e mi son tornati in mente i giorni da bambino. C’è gente di tutte le età a partire dai neonati fino agli anziani che dormono in capanna.
Con la poca voglia che ho di mangiare, sapessi come è buona la manioca cotta con tanto amore, e partecipata gratis.
La siatuazione in citta si va calmando, gli uomini vengono a vedere la loro casa al quartiere, contro lo sciacallaggio, e donne e bambini restano tutti in piantagione. Altri SELEKA son passati stanotte, ma siccome erano in pochi si son mostrati amichevoli verso la poca gente incontrata, e son filati via verso il nord senza far rumore. Quelli del disastro del 21 genn. han contato 31 vetture più 3 rubate a noi; qualcuna è già stata recuperata dai nostri frati di Baibokoum. A Ngaoundaye ci sono ancora i SELEKA stanno facendo furti nel villaggio vuoto, alle 11 la missione non era ancora saccheggiata, speriamo….
A Baoro hanno circa 1500 rifugiati, le armi tacciono, ma non sono ancora usciti dalla missione per contare i morti, pare tra i 50 e 100, si saprà meglio in seguito. A Bouar i SELEKA son partiti e gli ANTIBALAKA stanno esultando, ma essendoci la MISCA si spera in meno disastri.
Io non ho ancora il coraggio di dormire nella mia camera, dove tutto è ancora sottosopra e c’è ancora odore di polvere da sparo.
Ciao, CIRILLO
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Centrafrica, 24 Gennaio 2014: le foto della cerimonia del giuramento della Presidente, in data di ieri (vedi anche commento più sotto).
da journaldebangui.com: http://www.journaldebangui.com/galerie.php?gid=155&num=0
Centrafrica – Bozoum
dal Blog (riportato anche a lato delle nostre pagine) Bozoum in diretta, di p. Aurelio Gazzera, che qui ringraziamo pubblicamente per il difficile compito di mediatore che sta svolgendo e di cui vi invitiamo a vedere le belle foto, che dimostrano la forza d’animo e la resistenza del popolo africano, che continua ad avere il sorriso malgrado tutto e ha una capacità di reazione eccezionale!
Venerdì 24 gennaio 2014 – Avanti il prossimo!
Notte tranquilla. Ci sono ancora in giro degli antibalaka, che pretendono che i musulmani partano tutti…
Verso le 8.30 vado a 7 km, a Bata, dove c’è una scuola Biblica per i pastori della Chiesa Evangelica dei Frères. Porto 450 kg di riso: come vedono la macchina, un gruppo di donne si mette a cantare e danzare per la gioia!
Continuo ad incontrare gli antibalaka, e continuo ad invitarli a tornare a casa e stare tranquilli. Visto che la Seleka è partita, non ha più senso la loro presenza in città… Oltretutto ci sono molti villaggi incendiati dalla Seleka e più di 1300 case da ricostruire.
Dopo aver mandato via i ribelli della Seleka, adesso siamo alle prese con gli antibalaka! Non passa giorno senza discussione o riunione con la gente e con gli antibalaka, per cercare di farli ragionare e per fare smettere gli atti di violenza, i furti, le intimidazioni. Lo Stato non esiste, ed è difficile tenere tutti calmi.
Sono molto preoccupato per i musulmani e per i Peul (i nomadi Mbororò) che hanno dovuto lasciare le case, perchè minacciati dagli antibalaka. Hanno perso quasi tutto, a causa dei saccheggi. Cerchiamo di sostenerli e incoraggiarli, e continuiamo a rifornirli di acqua e riso.
Il cammino della Pace è lungo e difficile. Spesso dico che è come un bambino appena nato, che ha bisogno di molta attenzione. Comunque, con ostinazione, continuiamo a cercare di calmare la gente e di fare dei passi in avanti.
Mercoledì e Giovedi 22 e 23 gennaio 2013.
Praticamente in questi due giorni ci sono stati spari (meno di venti). Questo potrebbe essere l’inizio di un periodo di tranquillità?
Continuiamo gli incontri, la sensibilizzazione degli antibalaka e della popolazione.
Visito più volte al giorno i musulmani ed i Peul che sono rimasti. Molti hanno perso quasi tutto a causa del saccheggio dei giorni scorsi. Sono quasi 2.500 persone, spaventate, e obbligate a vivere insieme in condizioni molto dure. Ogni giorno porto l’acqua da bere, e circa 250 kg di riso che compro dai contadini (le razioni dei PAM sono finite da quasi un mese …).
Con OCHA e l’UNHCR vado ogni giorno per visitare i villaggi bruciati dalla Seleka. Andiamo sulle piste di Bossangoa, Paoua-Bocaranga e Bouar. Gli Antibalaka cominciano a tornare ai loro villaggi, e le persone che sono fuggite nella foresta ritornano alle loro case, spesso bruciate (abbiamo contato almeno 1.357 case bruciate che coinvolgono 6.000 persone).
In alcuni villaggi le scuole sono aperte, mentre a Bozoum solo le nostre scuole della Missione hanno degli alunni. Ma gli altri verranno.
23 Gennaio 2014 – R.C.A.: trovati corpi carbonizzati a Banguida journaldebangui.com e altri media – 2014/01/23Nei giorni scorsi, la Croce Rossa ha trovato 87 corpi in tutto il paese centrafricano.(provvisoriamente lasciamo la traduzione come da Google, risevando le correzioni da fare successivamente) Secondo un rapporto pubblicato da Reuters, la Croce Rossa ha annunciato ieri Mercoledì che questa settimana sono stati ritrovati a Bangui, undici corpi, la maggior parte carbonizzati la capitale CAR, vittime degli scontri tra ex ribelli Seleka, in Gennaiomaggioranza musulmani, e milizia cristiana “anti-Balaka”. Fonte militare francese ha informato che i soldati della missione “Sangaris” sono stati impegnati in scontri a Bangui nella notte da Martedì a Mercoledì, dopo essere stati attaccati da uomini non identificati. Il presidente della Croce Rossa Africana Centrale, Antoine Mbao Bogo, ha detto che nove degli undici corpi rinvenuti nella zona PK11, soprattutto abitate dai musulmani nel nord della capitale, erano stati bruciati. ” Non sono stati sepolti, sono stati gettati in strada dietro l’accampamento militare “, ha detto. Negli ultimi cinque giorni, la Croce Rossa ha trovato ben 87 corpi in tutto il paese.
![]() Audiovisivi e Multimedia © Diaspora Croce Rossa al lavoro intorno Bangui Secondo un testimone, una folla di cristiani armati di machete e bastoni si sono riuniti Mercoledì nel quartiere Ngaragba vicino all’Ambasciata di Francia a denunciare i continui attacchi Seleka. I manifestanti hanno dato fuoco ai pneumatici, mentre i soldati francesi hanno cercato di contenerli. Approfittando di questi disturbi, tre detenuti sono fuggiti dalla prigione centrale di Bangui. Il nuovo presidente ad interim, Catherine Samba-Panza, ha annunciato Martedì che avrebbe aperto un dialogo con i rappresentanti dei gruppi armati, nel tentativo di riportare la calma nel paese, dove la violenza ha lasciato più di 2.000 morti e un milione sfollati dall’inizio di dicembre e circa 100.000 civili in fuga dai combattimenti si sono rifugiati in un campo vicino all’aeroporto internazionale di Bangui. Essi hanno inoltre accolto con favore l’elezione alla presidenza di Catherine Samba-Panza, sindaco della capitale dal maggio del 2013, ma temono ancora attacchi se cercano di tornare a casa. Un sentimento che cresce dal momento che la fornitura di questi profughi è interrotta da uno sciopero dei camionisti che lavorano per le Nazioni Unite. Lunedì l’Unione europea ha deciso di inviare un contingente di circa 500 uomini, la sua prima operazione militare di importanza per sei anni. I leader europei sperano di ottenere un mandato Giovedi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al fine di distribuire i primi soldati entro la fine di febbraio. La forza UE si basa su Bangui e dovrebbe restare in vigore per sei mesi prima della consegna alla forza dell’Unione Africana. |

SI INSEDIA PRESIDENTE, PRIORITÀ SICUREZZA
Ha prestato giuramento davanti ai magistrati della Corte costituzionale la presidente di transizione Catherine Samba-Panza, eletta lunedì scorso dal parlamento. Alla cerimonia di investitura, tenuta al palazzo dell’Assemblea nazionale, hanno partecipato tra gli altri il presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba e il capo della diplomazia francese Laurent Fabius. L’ex sindaco di Bangui, prima donna alla presidenza nella storia del Centrafrica, ha recitato la formula di rito, impegnandosi ad “osservare la carta costituzionale”, a “garantire l’indipendenza della giustizia, l’integrità territoriale” ma anche a “preservare la pace, l’unità nazionale senza alcuna considerazione etnica, religiosa, regionale o confessionale”.

La pacificazione del paese, il disarmo di tutti quei gruppi che da un anno causano violenze ma anche il ritorno degli sfollati sono le tre priorità della Samba-Panza. La neo presidente è inoltre chiamata ad accompagnare il paese verso elezioni generali inizialmente previste entro fine anno, ma da tenersi presumibilmente all’inizio del 2015, per concludere la transizione aperta col colpo di stato di marzo 2013 ai danni dell’allora capo di Stato François Bozizé, ora rifugiato in Camerun. Fonti di stampa locale riferiscono che il nome del nuovo primo ministro di transizione potrebbe essere annunciato entro domani mentre la composizione del governo al completo è attesa per la prossima settimana.
Il nuovo passaggio istituzionale, considerato cruciale per il futuro del paese dell’Africa centrale, non è però riuscito a fermare del tutto le violenze intercomunitarie che contrappongono gli ex ribelli della coalizione Seleka e le milizia di autodifesa Anti-Balaka. Negli ultimi giorni attacchi, saccheggi ed esazioni si sono verificate in più quartieri di Bangui, in particolare Pk11, Pk 12 e nella terza, settima e ottava circoscrizione. La situazione è fuori controllo nelle città nord-occidentali, tra cui Bouar, Bocaranga e Boali, ma anche lungo il poroso confine con il Camerun.
A lanciare nuovamente l’allarme è l’arcivescovo di Bangui, monsignor Dieudonné Nzapalainga, e il capo della conferenza islamica, l’imam Omar Kobine Layama. Impegnati in una visita nelle capitali europee per chiedere “attenzione” e “aiuti umanitari” a favore del Centrafrica, i leader religiosi hanno denunciato che “nonostante la presenza di soldati francesi e africani la maggior parte del territorio nazionale è ancora sotto la legge dei capi di guerra”. Il mese scorso, dopo l’offensiva della milizia Anti-Balaka a Bangui, conclusa con più di un migliaio di morti e almeno 370.000 sfollati, l’imam si è stabilito nella chiesa Saint Paul.
Da Parigi, dov’è previsto un colloquio col presidente François Hollande, monsignor Nzapalainga e l’imam Layama preferiscono parlare della crisi in atto come “una guerra con elementi religiosi” piuttosto che di “conflitto interconfessionale”. Rivolgendosi ai partner internazionali, i capi religiosi chiedono il rapido dispiegamento di una forza di pace Onu su tutto il territorio nazionale per sostenere le autorità locali nel processo di disarmo e per ristabilire l’ordine e la sicurezza. Altro motivo di preoccupazione è la crisi umanitaria in cui versa metà della popolazione, a rischio carestia. Oggi la Banca mondiale si è impegnata a sbloccare 100 milioni di dollari di aiuti.
Vedi anche: Unità dei cristiani ..../… e non solo! (dall’Home page di oggi)
Gennaio 23, 2014 – 9:34 CENTRAFRICA – da misna
VIOLAZIONI DIRITTI UMANI, ONU CREA COMMISSIONE D’INCHIESTA
Un segretariato e tre esperti nel campo dei diritti umani, il messicano Jorge Castañeda, la mauritana Fatimata M’Baye, il camerunese Bernard Acho Muna, che ne sarà il responsabile: questa la composizione della Commissione internazionale d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani commesse in Repubblica Centrafricana annunciata dal segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.
L’organismo sarà incaricato per un periodo iniziale di un anno di indagare sugli abusi e le violenze commesse dal 1° gennaio 2013 sul territorio nazionale e individuare i responsabili. I tre esperti incontreranno prossimamente Ban a New York prima di recarsi a Ginevra e poi a Bangui, per cominciare il lavoro. L’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, Navi Pillay, fornirà loro supporto tecnico. Le conclusioni dell’inchiesta saranno presentate dal segretario del Palazzo di Vetro nel giugno 2015.
La creazione della commissione era stata decisa dal Consiglio di sicurezza sulla base di una risoluzione adottata il 5 dicembre scorso. Rivolgendosi ieri allo stesso Consiglio, il consigliere speciale dell’Onu contro il genocidio, Adama Dieng, ha dichiarato che “gli incitamenti a commettere violenze su base religiosa o etnica e gli attacchi deliberati e mirati contro i civili indicano un alto rischio sia di crimini contro l’umanità che di genocidio”. La rappresentante speciale dell’Onu per i bambini e i conflitti armati, Leila Zerrougui, ha denunciato che nel milione di sfollati a causa della violenza negli ultimi 13 mesi circa mezzo milione sono bambini e che almeno 6000 combattono, reclutati a forza dalle diverse fazioni armate in campo.

Repubblica Centrafricana, 22 gennaio 2014 – h. 23,45
(flash+video+vocal). 10 vittime oggi a Bangui per violenze di anti-balaka- BOALI 1000 musulmani ancora barricati in chiesa. Parroco salva l’imam. Truppe francesi tra chiesa e anti-balaka, disarmati solo parzialmente delle armi da taglio e che continuano l’assedio. – Rischi per rifugiati in Congo a causa di infiltrati Seleka.(Fr24).
Gennaio 20, 2014 – 17:04 CENTRAFRICA
UNA DONNA ELETTA ALLA PRESIDENZA
“Lancio un appello vibrante ai miei figli Anti-Balaka che mi ascoltano. Esprimete la vostra adesione alla mia nomina dando un segnale forte deponendo le armi…Anche ai miei figli ex-Seleka, che mi ascoltano, chiedo: deponete le armi”: sono queste le prime dichiarazioni di Catherine Samba-Panza, sindaco della capitale Bangui, eletta oggi presidente di transizione dal parlamento centrafricano.
Dopo che nessuno degli otto candidati ha ricevuto la maggioranza assoluta al primo turno, il secondo ha dato un’occasione storica a quella che sarà la prima donna a guidare la Repubblica Centrafricana.
“A partire da oggi sono la presidente di tutti i centrafricani, nessuno escluso” ha detto ancora Samba-Panza, classe 1954, eletta primo cittadino della capitale nel 2011.
Nel frattempo a Bruxelles i ministri degli Esteri hanno approvato il lancio di un’operazione militare dell’Unione Europea in Centrafrica in appoggio alle forze africane e francesi, con l’invio di soldati – fino a 500- incaricati di contribuire alla messa in sicurezza di Bangui.
Sempre a Bruxelles i paesi donatori si sono impegnati a sbloccare oltre 500 milioni di dollari per il Centrafrica nell’arco del 2014: “Si mobilitano per tentare di mettere fine alla grave crisi umanitaria che è stata per troppo tempo dimenticata” ha dichiarato in merito la commissaria agli aiuti umanitari Kristalina Georgieva.
(da misna – vedi anche notizia delle ore 13:24)
[FB]
—-Messaggio originale—-
Da: [email protected]
Data: 19-gen-2014 16.47Ogg: TR: ciao di cuore!
———
Vi faccio due righe con le lacrime agli occhi e il cuore in gola. Bocaranga
è distrutta…. Non è questa la cosa più grave, ma il rancore e l’odio
che è nella gente. Grazie a Dio la gran parte degli arabi era andata via
prima. Dalla parte di Mbilai in su tutto è distrutto: case
bruciate, botteghe distrutte e vuotate, case degli arabi vuote ormai di
tutto. Terribile alla vista. Con Roberto siamo andati a visitare tutti i
quartieri… A un certo punto ho detto a Roberto di rientrare: non ce la
facevo più a vedere quelle cose orrende. Per adesso mi fermo qui spero di
riprendere coraggio per raccontarvi a Skype. Adesso chiedo solo
preghiere. Ciao. Qui continuiamo ad avere gente. Aspetta….
Cipriano
“tremore”. Penso però che sono “colpi di coda” e per
chi ha in mano delle armi ne vuole approffitare anche per le vendette
personali … Certo che se non potete scappare, almeno dire le parole
giuste al momento giusto. Ma tu lo sai! Vorrei soltanto dirti che anche se
non dico niente, in “preghiera” ti e vi ricordo bene. Lui che :
tutto sa, tutto vede e a tutto sa provvedere”… quando Gli diamo
fiducia.
Umberto.
Da p. Enzo Canozzi – Centro Missioni Frati Cappuccini Liguri 19/01 h14:33
Ho ricevuto una telefonata da P.Cipriano che Bocaranga è stata incendiata e quasi distrutta. I morti sono pochi perché tutta la gente era alla missione o nelle yake.[=piantagioni]
Africa centrale: Elezione del presidente della transizione tra tensioniLucie Nkouka con altri media – 19/01/2014 da journaldebangui,comQuesta Domenica, nella zona Sango nel 2 ° distretto di Bangui, dove i cristiani erano andati in chiesa, due musulmani sono stati linciati dai giovani di questa località e uno di loro anche dato alle fiamme |
L’elezione del Presidente della transizione prevista per il Lunedi, si sta preparando in mezzo a continue tensioni settarie, C’è stato un episodio a Bangui, la capitale: oggi, nella zona Sango nel 2° distretto di Bangui, dove i cristiani sono andati in chiesa, due musulmani sono stati linciati dai giovani di questa località. Secondo le testimonianze, una delle vittime è stata violentemente linciata a morte. Poi il suo corpo bruciato a destra all’intersezione dei viali Dr Conjugo e Bartolemi Boganda, vicino a Place des Nations Unies. Il suo compagno ha salvato la vita trovando rifugio nella Chiesa Apostolica Sion dove i cristiani erano in piena adorazione.

© altri media
Da journaldebangui.com – APA – 19 Gennaio 2014
Da 35 anni la Repubblica Centrafricana commemora l’anniversario della strage di alunni e studenti a Bangui del 18 Gennaio 1978
Malgrado la grave situazione e l’insicurezza, vari eventi sono previsti per l’occasione, tra cui conferenza-dibattito organizzata da scrittori, politici e accademici e la condivisione di esperienze e storie per celebrare questo triste anniversario del Martiri Day decretata dal 2° regime di Davide Dacko. Nel corso di questi tragici eventi, la polizia e la gendarmeria, su ordine di Jean Bedel Bokassa imperatore, prima li riunì nella caserma e poi a sparò proiettili veri sugli studenti e alunni scioperanti, dopo la marcia pacifica organizzata dall’Unione scolari centrafricani e l’Unione nazionale degli studenti dell’Africa centrale (UNECA).

© journaldebangui.com
Durante questa marcia i manifestanti avevano scandito slogan come: “Pagate i nostri genitori!” L’ordine dato dall’imperatore era anche quello di seguire fino alle loro rispettive case i leader di questo evento e catturarli. Ciò fu fatto, molti di essi vennero arrestati e portati alla caserma Central House Ngaragba nel 7° distretto di Bangui, dove l’imperatore si recò personalmente a vederli prima che fossero uccisi. Jean Bedel Bokassa (1966-1979) aveva voluto imporre l’obbligo di indossare a scuola la stessa divisa per tutti gli studenti della capitale, mentre gli ufficiali e funzionari della stato già da tre mesi non percepivano lo stipendio. L’amministrazione scolastica aveva ricevuto istruzioni precise per chiudere sistematicamente le classi in cui gli studenti non indossavano la medesima divisa. Così fu fatto, ottenendo la reazione degli studenti e dei genitori, che decisero di scendere in marcia. Cosa che fu subito …. punita!
Avevamo sperato che non ci fossero notizie negative, invece, da un controllo dell’ultima ora, ecco cosa abbiamo trovato:
Convoglio di civili diretti in Cameroun attaccato presso Bouar, ieri venerdi 17/01/2014; bilancio provvisorio 23 morti e 22 feriti (Fr24).
Domani daremo più aggiornamenti!
Centrafrica, 18 Gennaio 2014
In data di oggi non si registrano notizie di particolare rilievo, se non l’attesa per le elezioni di lunedì prossimo, 20 Gennaio 2014, e fortunatamente non sono stati riportati fatti di sangue!
Dall’Italia invece segnaliamo la presenza del Vescovo di Bangui, Mons. Nzapalaianga, in visita nelle principali città europee, tra cui Roma, per sensibilizzare la comunità del vecchio continente ad appoggiare l’O.N.U. nelle operazioni per il ripristino dello stato di diritto e della pace in Centrafrica.
Di oggi è anche la messa in onda del servizio televisivo sul Settimanale del Tg3 Liguria, come proseguimento di quello della scorsa settimana, presentato come anteprima suL Settimanale del TG3 Rai Liguria il sabato e sul Settimanale del Tg1 alle ore 23,25, in versione integrale di 45 minuti la domenica 12 Gennaio.
Repubblica Democratica del Congo – Repubblica Centroafricana: timida ripresa del traffico tra Bangui e Zongo
Da journaldebangui.com – AFP, 17 Gennaio 2014
Il traffico tra i due paesi era stato interrotto a causa della chiusura del confine decisa nel dicembre scorso dalle autorità centrafricane.
Il traffico tra le città di Bangui, capitale R.C.A, e Zongo nella R.D.C., è timidamente ripreso dalla metà di gennaio 2014. Commercianti congolesi hanno attraversato il fiume Ubangi per rifornirsi nella vicina città. Georges Akake, presidente della Federazione delle imprese Equatoriali del Congo (FEC), con sede a Zongo, ha detto che l’economia locale dipende dalla città di Bangui. Alcuni commercianti nella R.D.C. si sono recati a Bangui per controllare lo stato dei loro beni e sono stati bloccati per diverse settimane nella capitale della R.C.A. a causa dei combattimenti tra le milizie. Altri si sono riforniti con manufatti locali.

© tangotimbi
L’altro lato del fiume Ubangi.
Il traffico tra i due paesi era stato interrotto a causa della chiusura del confine decisa nel dicembre scorso dalle autorità centrafricane in seguito dell’esplosione inaudita di violenza nella capitale. Georges Akake ha menzionato anche la scarsità di circolazione del franco CFA, la moneta più utilizzata nella città congolese, come conseguenza della chiusura del traffico tra le due città. Per contro, i commercianti lamentano il forte aumento delle imposte, tra cui quelle del Dipartimento delle migrazioni (DGM), la Direzione generale delle dogane e accise (LDB), la Direzione Generale delle Entrate della Provincia dell’Equatore (DGRPE) e l’Ufficio di Controllo congolese (CCO). Hanno quindi fatto appello alle autorità competenti di porre rimedio a questo, affermando che le attività economiche, oltre ad essere molto provate a causa della guerra in corso, potrebbero subire un ulteriore danno!
Francia: sospensione delle adozioni di bambini centrafricanida journaldebangui.com del 17 Gennaio 2014 Quai d’Orsay, Ministro degli Affari Esteri del Governo francese, afferma che la sospensione delle adozioni si applicherà “dopo l’entrata in vigore del decreto”
Il Ministero degli Affari Esteri francese ha approvato Venerdì 17 Gennaio 2014, un’ordinanza di sospensione delle procedure per l’adozione di bambini della R.C.A. Motivo: nella situazione attuale non vi è alcuna garanzia che sarà garantito sufficientemente il “miglior interesse del bambino.” Il sito lci.tf1.fr dà le seguenti cifre: 43 adozioni nel 2012, 66 nel 2013 … Il Centrafrica è diventato il primo paese a concedere adozioni alla Francia su tutto il territorio del continente africano. E ora il Quai d’Orsay, decide di mettere un stop immediato alle adozioni. “Il procedimento di adozione internazionale da parte di qualsiasi persona residente in Francia o cittadini francesi residenti all’estero per i bambini nazionalità e residente nella Repubblica centrafricana è sospeso fino a nuovo ordine “, si legge nell’ordinanza.
![]() Audiovisivi e Multimedia Diaspora © Il parco giochi per le strade di Bangui, capitale del Centrafrica °°°°
Il Dipartimento ha spiegato che questa decisione è stata presa perché “il clima è troppo cambiato a livello locale“. La RCA sta vivendo una crisi senza precedenti. Politica, amministrazione e condizioni di sicurezza non garantiscono più il rispetto dei migliori interessi del bambino e della famiglia adottante “, ha detto il ministero. Chiaramente, le autorità hanno paura di non essere in grado di assicurare tutte le garanzie circa l’origine e la adottabilità dei bambini, molti dei quali sono attualmente sfollati e temporaneamente separati dai loro genitori. La misura sarà provvisoria, ha detto il ministero, fino a quando la situazione si stabilizzerà nel paese e si applicherà dall’entrata in vigore del decreto. “Tutte le procedure già avviate restano valide ed i nostri servizi e quelli della nostra ambasciata in Bangui saranno lì per sostenere i genitori nel processo di adozione”. L’ONU ha avvertito Giovedi che sono state raggiunte tutte le condizioni per riconoscere il genocidio in corso nell’ Africa Centrale, richiamando alla stabilità politica la capitale Bangui, scossa da ripetute uccisioni, in cui il Parlamento eleggerà un nuovo presidente Lunedi 20 gennaio 2014. |
L’elenco delle candidature per l’elezione del Presidente della transizione è aperta e si chiderà questo Venerdì, 17 Gennaio 2014 (tutto in un giorno!).
Al Consiglio Nazionale della Transizione in R.C.A., si è finalmente raggiunto un accordo sui criteri da adottarsi al fine di partecipare alla futura elezione del presidente. Si tratta di 17 criteri che devono essere soddisfatti dai candidati, dalla più ovvia: “essere di nazionalità Centrafricana” fino a quella più difficile da provare, come ad esempio: ” essere credibili”. L’elenco dei Consiglieri eleggibili è interdetto ai leader dei partiti politici, militari attivi e tutti coloro che hanno svolto ruoli di responsabilità nelle istituzioni di transizione sotto la presidenza di Michel Djotodia e chi è stato ” membro della milizie o ribellione armata negli ultimi 20 anni “.

© africatime.com
Madame Lea Koyassoum-Ndoumta, vice presidente del CNT
Ecco il resto della lista di criteri, stabiliti e convalidati. Il Consiglio nazionale di transizione (parlamento ad interim NTC) esaminerà le domande il cui termine di presentazione è stato fissato per oggi. È lui che convaliderà o respingerà le candidature degli eleggibili alla successione di Djotodia (costretto alle dimissioni dieci giorni fa) il Lunedi, 20 Gennaio.
01) Essere di nazionalità centrafricana;
02) Età matura, di almeno 35 anni;
03) Essere proprietario di un immobile nella Repubblica Centrafricana;
04) Godere di tutti i diritti civili e morali;
05) Essere competente, onesto, credibile, rigoroso, capace di favorire una riconciliazione nazionale dinamica, con una leadership partecipativa e avere comprovata esperienza in alta carica politica, pubblica o privata;
06) Non essere stato privato del diritto di eleggibilità da sentenza del tribunale;
07) Non avere avuto condanne alla pena afflittiva o infamante;
08) Non essere stati condannati al carcere per furto, truffa, appropriazione indebita, appropriazione indebita di fondi pubblici, falso e uso di falso, corruzione e abuso di potere, violazione delle leggi doganali e droghe, criminalità economica, doganali e fiscali;
09) Non essere stato condannato in contumacia;
10) Non essere stato un fallito non riabilitato, nel caso in cui il fallimento sia stato dichiarato sia dai tribunali centrafricani, sia da un giudizio reso all’estero, ma eseguito nella Repubblica Centrafricana dai tribunali locali o da una sentenza esecutiva all’estero,
11) Non essere un incompetente o una persona sotto tutela;
12) Non essere stato capo di stato di transizione, Primo ministro capo del governo di transizione, un membro del governo di transizione, membro del consiglio del Capo di Stato di transizione precedentemente al 17 Gennaio 2014;
13) Non essere un membro del consiglio di amministrazione del Consiglio nazionale di transizione, membro del Consiglio nazionale di transizione, membro della Corte Costituzionale di transizione, membro del Consiglio Superiore di transizione della Comunicazione, membro delle elezioni dell’Autorità Nazionale, capo di partito politico, secondo magistrato, membro delle forze di difesa e la sicurezza.
14) Non essere membro di una milizia o di ribellione armata negli ultimi 20 anni.
15) Non essere stato coinvolto nella cattiva gestione di un dipartimento governativo, l’amministrazione, di un ufficio o di una società pubblica in Repubblica Centrafricana.
16) Essere in regola con le autorità fiscali della Repubblica Centrafricana.
17) Depositare sul conto del tesoro Pubblico una cauzione pari alla somma di due milioni di Franchi CFA (circa € 3000,00) non rimborsabile nel caso in cui la candidatura venisse accettata.
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Centrafrica, 16 Gennaio 2014
Bangui: sfollati rifiutano di tornare alle loro caseda rjdhrca – 2014/01/16 journaldebanguiLa sicurezza sempre incerta e la situazione umanitaria ancora più grave, insieme alla distruzione degli edifici che non ci sono più, sono le cause principali di questa riluttanza a rientrare nelle proprie abitazioni, nonostante l’invito del Presidente facente funzione della transizione Ferdinand Alexander Nguedet
Parte della popolazione dell’Africa centrale che si trova in siti per sfollati (aeroporto e missioni religiose) rifiuta di tornare alle rispettive case: nonostante le dimissioni di Michel Djotodja e Nicolas Tiangaye, il ritorno della calma è lungi dall’essere trovato, sia nella capitale, sia nelle zone del Centro e Nord Est. Tutti vivono in ansia totale, ancor più dopo i tanti feriti e l’uccisione di 120 persone a Bozoum il 14 Gennaio. L’appello del presidente facente funzione della transizione Ferdinand Alexander Nguedet, del 12 Gennaio 2014, non ha fatto nulla. “Sono una madre di quattro figli e ho dovuto prendere i bambini a trovare rifugio presso il sito dell’aeroporto per paura di essere uccisi. Ma purtroppo, in nostra assenza la nostra casa è stata distrutta dagli elementi dell’ex Seleka e all’improvviso so cosa fare. Non è facile trovare un riparo per noi. Ecco perché devo stare sul sito”. Ha testimoniato Regana Oliana che ormai vive sul sito nei pressi dell’aeroporto per sentirsi più sicura.
![]() © ICRC / Rabih Mazboudi Bangui. Più di 15.000 persone hanno trovato rifugio nei pressi del Monastero di Boy-Rabe
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Repubblica Centrafricana, 15 Gennaio 2014 – da misna
PRESSIONI SU PRESIDENTE AD INTERIM, ATTESA PER VOTO
Deputati, media, società civile e semplici cittadini si sono già detti contrari a una candidatura di Nguendet, considerato “troppo vicino” a Djotodia con il quale faceva parte della direzione politica della coalizione ribelle Seleka, autrice del colpo di stato del marzo 2013. Secondo alcune fonti di stampa locale, in un incontro con i media il presidente ad interim ha invece formalmente negato di essersi candidato, impegnandosi a “rimanere neutrale” per “continuare a giocare il ruolo di arbitro”. In un discorso alla nazione Nguendet ha però evidenziato “tutti i risultati ottenuti in soli quattro giorni”, complimentandosi con le Forze armate centrafricane (Faca) di cui numerosi soldati hanno raggiunto le caserme mentre altri si sono dispiegati per le strade di Bangui.
In base al calendario dei lavori diffuso dalla presidenza del Cnt, è cominciato l’esame delle candidature, presentate venerdì alle ‘forze vive’ (partiti politici, capi religiosi, società civile) prima di procede al voto già il prossimo fine settimana. La scelta del nuovo presidente dovrà essere successivamente convalidata dal Gruppo internazionale di lavoro sul Centrafrica, costituito dai partner internazionali. Dopo avere prestato giuramento il nuovo capo di Stato dovrà nominare un primo ministro incaricato di costituire un governo di unità nazionale.
Mentre nella capitale sono in corso passaggi istituzionali cruciali per il futuro del paese, notizie di violenze e tensioni giungono da altre zone del vasto territorio. “Qui la situazione si sta normalizzando anche se la tensione permane dopo la partenza dei combattenti Seleka” dice alla MISNA padre Aurelio Gazzera, contattato a Bozoum (nord-est), teatro nei giorni scorsi di pesanti scontri tra ex ribelli Seleka e Anti-Balaka. “E’ in corso una mediazione con gli Anti-Balaka per calmare le anime. D’altra parte con gli operatori umanitari stiamo organizzando interventi in soccorso e a sostegno della popolazione” aggiunge l’interlocutore. Sul posto prosegue la registrazione delle vittime e dei feriti nei combattimenti cominciati venerdì scorso; bilanci aggiornati saranno diffusi nei prossimi giorni. All’estremità est del paese, nella località di Obo, violenze tra civili e soldati ugandesi dispiegati per contrastare la ribellione dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) hanno causato due morti e cinque feriti.
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LA TESTIMONIANZA DI P. AURELIO GAZZERA RELATIVA AI FATTI RIPORTATI SOTTO:
CENTRAFRICA-BOZOUM: ALTA TENSIONE
Sabato 11 gennaio 2014
Ieri alcuni Seleka e molti civili musulmani sono partiti in convoglio per Bangui, ma gli antibalaka (cui i Seleka avevano bruciato almeno 700 case il giorno prima … ) li hanno attaccati. Ci sono stati morti e feriti e ho deciso di andare a vedere. La mattina vado a vedere l’Imam per presentare la mia intenzione di andare a recuperare i morti e i feriti ma anche per aiutarli a riflettere sulla situazione.
Parto alle 14h con la Croce Rossa. La strada è pericolosa, con una presenza costante di antibalaka … A Bokongo (14 km) la Seleka ha bruciato 70 case. A 20 km c’è un ponte bruciato e passiamo a lato, ma dopo fermiamo la macchina perché l’albero di trasmissione si è rotto … Riesco a contattare per telefono Joseph, il nostro meccanico, e in attesa del suo arrivo partiamo a piedi a 5 km. Qui, nel villaggio di Boyabane, ci sono state 4 persone uccise: i Seleka sono arrivati con le uniformi della polizia ed hanno ingannato la gente dicendo di venire tranquillamente e, una volta arrivati, hanno sparato e ucciso …
Qui ci sono 220 case bruciate e ci dicono che ci sono altri villaggi sulla strada (Bombalou, Boyala, Boyaram ) dove ci sono almeno 600 case bruciate. Quindi, in totale, tra questa strada e l’altra verso Paoua tra l’8 e il 9 gennaio, la Seleka (sotto gli ordini del Direttore Aggiunto (!!!) della polizia, il “Generale” Rakis Adoum) ha bruciato più di 1.300 case e ucciso almeno una dozzina persone. E fare questo in un contesto di tensioni è un suicidio!
Al ritorno (dopo che Joseph ha riparato la macchina) carico 3 feriti. Più avanti, in un villaggio, ci sono molte donne musulmane: le persone del villagio, cristiani, le hanno protette e le carico tutte con i loro figli e alle 18.30 arrivo a Bozoum.
Gennaio 14, 2014 – 10:27 CENTRAFRICA – da misna
SCONTRI A BOZOUM, SI ALLUNGA LA SCIA DI VIOLENZA
Almeno 12 morti, centinaia di feriti e 14.000 sfollati: è il bilancio ancora provvisorio diffuso dalla Croce rossa centrafricana dopo le violenze intercomunitarie durate tre giorni nella città nord-orientale di Bozoum. Interi villaggi sono stati attaccati e devastati mentre 1300 case sono state incendiate. Protagonisti dei quello che viene considerato l’ultimo massacro di una lunga serie sono stati ex ribelli della coalizione Seleka (a maggioranza musulmana) e miliziani dei gruppo di autodifesa Anti-Balaka (a maggioranza cristiana).
“Ancora una volta a pagare il prezzo più alto delle violenze sono stati i civili. Nei ranghi dei gruppi armati le vittime sono state cinque mentre le altre sono tutti civili innocenti. A questi morti si aggiungono distruzioni su vasta scala in un contesto già molto povero” denuncia alla MISNA padre Cyriaque Gbate, segretario generale della Conferenza episcopale centrafricana (Ceca) contattato a Bangui. “Se i combattimenti sono cessati da alcune ore, a Bozoum la tensione rimane alle stelle. Il prefetto sta tenendo una riunione urgente con le autorità locali e i rappresentanti degli Anti-Balaka” dice ancora il prete centrafricano, sottolineando che “a scatenare la rabbia degli ex Seleka è stata la gioia manifestata dalla popolazione locale” dopo le dimissioni dell’ex presidente di transizione Michel Djotodia.

La stessa fonte religiosa ha inoltre riferito che la scia di violenza ha raggiunto altre zone remote del vasto paese. Almeno 11 persone hanno perso la vita nella località meridionale di Mbata, non lontana dal confine con la Repubblica del Congo, dove i ribelli hanno anche appiccato il fuoco a decine di abitazione. Per vendicarsi la popolazione locale ha attaccato la moschea. Dalle ultime testimonianze che giungono dalla diocesi meridionale di Mbaiki risulta che centinaia di civili si sarebbero nascosti nelle foreste, temendo rappresaglie da parte degli ex-Seleka.
Un altro fronte si è aperto nella zona di Beloko, al confine col Camerun, dove al termine di pesanti scontri gli Anti-Balaka sarebbero riusciti ad avere la meglio sulla coalizione ribelle e a prendere il controllo della frontiera. Finora alcun bilancio è stato diffuso in merito a quest’ulteriore epicentro di violenze e tensioni.
Alla luce delle ultime notizie dal terreno la Conferenza episcopale del Centrafrica lancia un appello urgente alla comunità africana ed internazionale per scongiurare il rischio di nuovi massacri su vasta scala. “Vaste proporzioni del territorio sono abbandonate a se stesse e migliaia di civili sono alla mercé di ribelli e banditi. Urge che le truppe africane della Misca e i soldati francesi dell’operazione Sangaris siano dispiegati nelle zone più a rischio e isolate” sottolinea padre Gbate.
Intanto oggi a Bangui si apre la prima sessione del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), chiamato ad eleggere entro 15 giorni il nuovo presidente di transizione dopo le dimissioni venerdì scorso a N’Djamena di Djotodia e dell’ex primo ministro Nicolas Tiangaye, dietro pressione dei paesi dell’Africa centrale. Nelle prossime ore saranno registrate le candidature degli aspiranti capi di Stato e in un secondo tempo i 135 deputati avvieranno consultazioni con forze politiche, gruppi armati, società civile e capi religiosi prima di procedere col voto. “Saranno giorni di attesa per la gente che auspica un presidente apolitico, una figura neutrale, competente e in grado di riconciliare. I centrafricani sono stanchi di violenze, violazioni dei diritti umani, divisioni e distruzioni” aggiunge l’interlocutore della MISNA. Il delicato passaggio istituzionale sotto la guida del presidente ad interim Alexandre Ferdinand Nguendet è cominciato in un clima di “festa” per l’uscita di scena dell’impopolare Djotodia, ma nelle ultime ore tensioni e rivalità si sono riaccese. Anche Nguendet non gode di grande popolarità: è un ex esponente dell’ala politica della Seleka nominato lo scorso aprile alla presidenza del Cnt dallo stesso Djotodia, musulmano come lui.
“C’è stata una parvenza di riconciliazione tra ex Seleka e Anti-Balaka che hanno soltanto attuato gli ordini dei loro capi. In realtà è una finta tregua mentre sono cominciate le trattative per l’elezione del nuovo presidente con ciascuna delle due parti che cerca di far valere le proprie rivendicazioni” sottolinea il segretario della Ceca. In un clima di grande incertezza sul futuro dell’ex colonia francese Nguendet ha formulato una serie di promesse ai civili e alla comunità internazionale, assicurando che “entro una settimana non ci sarà più alcun colpo d’arma da fuoco” e annunciando che “il caos è terminato”. Ieri centinaia di ex soldati in abiti civili sono rientrati nelle caserme della capitale e per le strade sono stati dispiegati rinforzi di poliziotti e militari centrafricani per “ristabilire l’ordine”. A garanzia della sicurezza della popolazione nella capitale, che fa i conti anche con una grave crisi umanitaria, proseguono pattuglie dei soldati francesi e africani. Da venerdì scorso violenze e saccheggi in più quartieri di Bangui hanno causato 25 morti e più di 70 feriti.
Centrafrica, 13 gennaio 2014
Gli sviluppi, dopo le dimissioni di Michel Djotodia e l’incarico dato al presidente del Consiglio Nazionale di transizione Alexandre-Ferdinand N’Guendet di reggere anche la presidenza dell Stato, sono di un clima di festa tra le strade di Bangui e ……. ancora morti e feriti!!

Per chi ha tempo e pazienza di leggere le notizie più approfondite:
http://www.misna.org/altro/djotodia-in-benin-a-bangui-attesa-e-tensioni-13-01-2014-813.html
CENTRAFRICA – 12 Gennaio 2014
Alexandre-Ferdinand N’Guendet, presidente del Consiglio Nazionale di transizione dovrà organizzare entro 15 gionni le elezioni (all’interno del parlamento: 135 membri) per il successore del Presidente Djotodia. Per ora è lui il Presidente della Repubblica ad-interim.(Radio france Inter)
CENTRAFRICA – 11 Gennaio 2014 – h 22:50
Bangui: almeno 8 morti e 100 feriti dall’annuncio di ieri delle dimissioni di Djotodia. – Djotodia si riira in esilio in Benin.(Fr24).
Centrafrica, 10 Gennaio 2014 –
Accorato appello dei Vescovi Centrafricani, redatto in occasione della Solennità dell’Epifania, manifestazione del Verbo di Dio fattosi uomo per la salvezza di tutti, indistintamente:
RICOSTRUIAMO INSIEME IL NOSTRO PAESE NELLA PACE!
Per chi ha pazienza di leggere il documento in francese scaricare e poi aprire:
RECONSTRUISONS ENSEMBLE NOTRE PAYS
CENTRAFRICA – 10 Gennaio 2014 – 13:40
A N’DJAMENA DIMISSIONI PRESIDENTE E PRIMO MINISTRO
Hanno formalmente rassegnato le dimissioni il controverso presidente di transizione, l’ex capo ribelle Michel Djotodia, e il primo ministro Nicolas Tiangaye: lo ha annunciato da N’Djamena Ahmat Allami, segretario generale della Comunità economica dell’Africa centrale (Ceeac). L’organismo regionale, mediatore nella crisi politica centrafricana in atto da più di un anno, ha convocato il vertice straordinario in corso da ieri.
Sempre a N’Djamena sta per prendere il via una sessione straordinaria del Consiglio nazionale di transizione centrafricano (Cnt). Da ieri sera, con un aereo in provenienza da Bangui, anche i 135 deputati si trovano nella capitale ciadiana. La sessione, presieduta dal responsabile del Cnt, Alexandre Ferdinand Nguendet, dovrà eleggere un successore al presidente dimissionario e all’ormai ex capo di governo.
I presidenti dei dieci stati membri dell’organismo regionale non hanno dato altra scelta alle autorità centrafricane senonché quella di scegliere a N’Djamena le due più alte cariche dello Stato per superare lo stallo istituzionale a Bangui. Solo dopo queste nomine si concluderà il vertice della Ceeac. Alcuni nomi sono già stati proposti dai deputati, con le spalle al muro, ma alcuni di quelli più in vista non si trovano al momento in Ciad.
Il segretario generale dell’organismo regionale ha ribadito che “le soluzioni devono essere trovate dagli stessi centrafricani. Non tocca alla Ceeac né alla comunità internazionale cambiare il potere a Bangui”. In apertura del vertice, ieri, il capo di Stato ciadiano Idriss Deby Itno ha chiesto “atti più concreti e decisivi” da parte dei dirigenti del paese vicino per superare la crisi politico-istituzionale e ristabilire l’ordine in Centrafrica, teatro di crescenti violenze interreligiose che minacciano gli equilibri regionali, dal Camerun alla Repubblica democratica del Congo.
(Vedi anche articolo delle 8.45 da misna)
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Centrafica, 9 Gennaio 2014 – http://www.journaldebangui.com/article.php?aid=5905
Nulla di fatto da parte del presidente Djotidia, che si guarda bene dal confermare l’indiscrezione con cui erano state annunciate le sue dimissioni. Il vertice continuerà domani e speriamo che al termine ci possa essere qualche buona notizia!

CENTRAFRICA-09 Gennaio 2014 – h10:30- Non ci siamo ancora!
Il Presidente del Ciad Deby, contesta le pressioni degli altri Stati dell’Africa Centrale per le dimissioni di Djotidia, “che non sono all’ordine del Giorno”. Si oppone inoltre alla presenza dei caschi blu [francesi compresi… ] ribadendo che la questione va risolta tra gli stati dell’Africa Centrale, sotto la guida del Ciad stesso [sic!!…].
Nel frattempo l’ONU, per mancanza di fondi, temporeggia in merito a decisioni definitive, previste non prima della fine di febbraio….
E’ ripresa la distribuzione di cibo agli sfollati dell’Aeroporto di Bangui. Medici Senza Frontiere hanno iniziato a vaccinare 210mila bambini rifugiati, ma nel Nord Ovest la situazione sta degradando sempre più. (sintesi da Journal de Bangui)
Ciad: presidente Djotodia (R.C.A.) si dimetterà domani, giovedì 9 Gennaio 2014
Da fonte: AFP – 8 Gennaio 2014 – journaldebangui.com
Avrebbe ceduto alla pressione dei suoi colleghi africani per agevolare la risoluzione della crisi
Secondo fonti attendibili di Bangui e di Parigi, il Presidente di transizione della Repubblica Centrafricana, Michel Djotodia presenterà le proprie dimissioni dall’incarico domani, Giovedi 8 Gennaio 2014, durante l’incontro del vertice della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (ECCAS) convocata a N’Djamena, in Ciad. Avrebbe ceduto alla pressione dei suoi colleghi africani per facilitare la risoluzione della crisi umanitaria in repubblica Centrafricana. Secondo le medesime fonti le dimissioni saranno accettate, in quanto, dopo il rovesciamento di François Bozizé a marzo, Michel Djotodia gradualmente ha perso il controllo della situazione e del disarmo degli ex ribelli della Seleka, causando l’aggravarsi degli scontri tra musulmani e cristiani, dimostrando la controversia del suo potere per riportare all’ordine il Paese.

Recenti violenze e continui abusi da parte di uomini della Seleka hanno portato alla nascita di milizia cristiana di nome Anti-Balaka, provocando scontri etnici che hanno spinto la Francia ad avviare, da poco più di un mese, l’operazione militare “Sangaris”. Dopo tre settimane di stop a causa del dilagare delle violenze, il Programma Alimentare Mondiale (WFP) potrebbe riprendere la distribuzione di cibo a circa 100.000 rifugiati presso l’aeroporto Internazionale di Bangui, la capitale Centrafricana. La situazione continua a deteriorarsi nel nord-ovest, mentre le distribuzioni hanno ripreso Martedì senza incidenti, proseguendo anche il Mercoledì, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite. Il primo giorno, circa 5.500 persone hanno ricevuto razioni alimentari. PAM ei suoi partner dicono di aver bisogno dieci giorni a distribuire razioni di cibo a tutti quelli installati su questo sito. Nel frattempo prosegue l’emergenza vaccinazione e sia l’UNICEF, sia Medici Senza Frontiere (MSF) hanno iniziato a vaccinare bambini nei principali campi per sfollati nella capitale, che rischierebbe una vera e propria “catastrofe” a causa della diffusione di malattie contagiose. La campagna di vaccinazione promossa dall’UNICEF interessa oltre 210.000 bambini, in particolare contro il morbillo e la poliomielite. MSF ha iniziato la sua vaccinazione a 68.000 bambini in cinque siti presso i campi profughi di Bangui, secondo una dichiarazione rilasciata in data di oggi. Tutti i bambini di età compresa tra sei mesi e 15 anni sono interessati, cioè il 40% della popolazione totale del campo. Quasi un milione di persone sono state sfollate all’interno del paese, secondo le stime delle Nazioni Unite, più di mezzo milione di persone solo nella capitale.
CENTRAFRICA -08/01/2014: per voltare pagina
Si chiama Alleanza delle forze democratiche per la transizione (Afdt) la nuova coalizione creata da forze di opposizione durante gli anni della presidenza di François Bozizé, destituito con un colpo di stato militare lo scorso marzo. L’Afdt raggruppa sette formazioni, tra cui due dei pesi massimi della politica centrafricana: il Movimento di liberazione del popolo centrafricano (Mplc) e il Raggruppamento democratico centrafricano (Rdc). L’obiettivo dichiarato è quello di monitorare il buon andamento della transizione politica in corso a Bangui e il rispetto della scadenza prevista per febbraio 2015.
[VV]
Crisi Centrafricana, 8 gennaio 2014: rilasciati oggi i funzionari UNHCR del Camerun presi come ostaggio dai rifugiati
da journaldebangui.com – APA – 2014/01/08
Sono stati tenuti in ostaggio dai profughi Centrafricani in un campo del Camerun
Da quanto si è appreso da una fonte ufficiale, i due funzionari dell’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) , tenuti in ostaggio dai rifugiati centrafricani in Camerun, sono stati rilasciati oggi dai loro rapitori, Questo rilascio arriva dopo quattro giorni di sequestro orchestrato dai rifugiati, seguendo la loro rimozione del 2 gennaio 2014 nella città di Guiwa-Yangamo, un villaggio nella regione orientale del Camerun, che ospita uno dei tanti campi profughi.

Un campo di rifugiati provenienti da Repubblica Centrafricana
Centrafrica, 8 Gennaio 2014 – Luidor di Nono e altri media (journaldebangui.com)
Si svolgerà domani, 9 GENNAIO 2014, un altro vertice a Ndjamena sul Centrafrica
Djotodia Michel, Nicolas e Alexander Ferdinand Tiangaye Nguendet oggi lasciano Bangui per incontrare i rappresentanti degli altri Stati Limitrofi nella capitale del Ciad
Il trio di transizione della R.C.A. partecipa, insieme a rappresentanti di altri nove paesi membri della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (ECCAS) a un nuovo vertice speciale che si concentrerà ancora una volta sulla crisi in Africa centrale, come rilasciato da fonti diplomatiche sebbene a tuttoggi nessun ordine del giorno è stato rilasciato. E’ stato convocato dal Capo dello Stato del Ciad, Idriss Deby, presidente dell’organizzazione e il cui esercito svolge un ruolo importante nella forza africana (Misca) schierato in campo. Questo nuovo vertice straordinario è convocato più di un mese dopo l’inizio il 5 dicembre degli interventi militari francesi dell’operazione Sangaris volti a ripristinare la sicurezza in Africa Centrale, ma che hanno solo lasciato la popolazione alla mercè della violenza interreligiosa sanguinosa e sevaggia. Se non vengono fermate le uccisioni di massa nella capitale, nessuna prospettiva di risoluzione della crisi politica appare per il momento all’orizzonte, considerando anche gli ultimi massicci spostamenti di popolazione dalla città di Bangui e dalle province e il perdurare della grave crisi umanitaria.

Il Presidente Congolese e mediatore africano nella crisi, Denis Sassou Nguesso e quello ciadiano Deby vorrebbero rimescolare le carte, perché la tattica attialer non porta ad alcun risultato e dovrebbe essere studiato un piano “B”, ha affermato una fonte diplomatica occidentale. A questo proposito anche il presidente ciadiano Idriss Deby ha chiamato il suo omologo burundese Pierre Nkurunziza per questo vertice Centrafricano. Per il ministro degli Esteri del Ciad Moussa Faki Mohamat, inviato speciale del presidente del Burundi, ” data la gravità della situazione in Africa centrale, il vertice d’emergenza dei capi di Stato e di governo (ECAC) è necessario per valutare e prendere i provvedimenti opportuni “. Burundi e Ciad sono tra i principali paesi africani che stanno contribuendo con le truppe per il mantenimento della pace nella Repubblica Centrafricana. Il ministro del Ciad ha anche discusso il recente incidente militare tra Ciad e Burundi, tuttavia, non ha reso noto il nome della vittima a causa della confusione che regna ancora a Bangui, definendo l’incidente un “non-evento” e ha assicurato che non c’era “dissenso” tra l’esercito del Burundi e del Ciad, entrambe coinvolti nella comune missione di pace. ECCAS comprende 10 Stati, tra cui la repubblica Centrafricana e, ad eccezione del Sudan, i suoi vicini: Ciad, Camerun, Congo, Repubblica Democratica del Congo. Burundi, Gabon, Angola, Guinea Equatoriale e anche le isole di Sao Tome e Principe sono membri.
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CENTRAFRICA 8 Gennaio 2014 – h 00-00:30
Anti-Balaka, ormai alleati con ex-militari di Bozize (accusato di regìe occulte) diventano incontrollabili, così come i numerosi Seleka non disarmati. Stillicidio quotidiano di vittime a Bangui ove gli sfollati hanno raggiunto quota 530mila su 800mila abitanti. 120mila i ciadiani che hanno lasciato la Repubblica.Centrafricana. Esponenti della società civile accusano il presidente ciadiano Deby di aver manovrato e di continuare a manovrare dietro le quinte la situazione centrafricana.(Fr24 – dibattito).
CENTRAFRICA 7 Gennaio 2014 h 23:54
Bangui. Giornalista e pubblicista Blogger assalito dai Seleka che ne uccidono il fratello, intimando di cessare l’attività di informazione.(Fr24)
E a proposito di immagini per documentare la catastrofe, oggi su journaledebangui abbiamo trovato questo video molto forte, che testimonia come continui ad essere in atto la violenza più crudele:
Sono dei Seleka i ciadiani che indossano uniformi Misca – cioè la forza militare africana che dovrebbe difendere la popolazione”
Da Youtube.com – del 7 gennaio 2014
Nel cuore dei quartieri di Bangui, la fotocamera di un giornalista riprende un non identificato attacco di uomini armati contro i civili inermi che avrebbero dovuto essere difesi.
Gli spari sono intensi e due feriti non possono essere evacuati. Dai controlli effettuati, si tratta di ex Seleka che hanno ottenuto il permesso dalla FOMAC [Misca] di sparare sui civili.
CENTRAFRICA 7 Gennaio 2014 – da misna
E’ stata concessa la libertà provvisoria al generale Mohamed Moussa Dhaffane, uno dei principali capi dell’ex coalizione ribelle Seleka, arrestato sei mesi fa con l’accusa di corruzione, furto e tentativo di destabilizzazione del potere. Il legale del generale ha spiegato che per la legge centrafricana la detenzione provvisoria non può superare i sei mesi. Dhaffane è tornato libero in attesa della decisione dei giudici di processarlo o abbandonare la procedura a suo carico. Alcune settimane fa il generale avrebbe scritto una lettera all’attuale presidente di transizione, l’ex capo ribelle Michel Djotodia, al potere con un colpo di stato dallo scorso marzo, per chiedergli la libertà provvisoria.

Centrafrica: orfani in difficoltà – da journaldebangui.com – 7 Gennaio 2014A Bangui, molti bambini hanno perso i genitori a causa della crisi in corso. La maggior parte di essi è stata uccisa dalle milizie anti-Balaka o da ex-ribelli Seleka, inoltre epidemia di morbillo in corso nei campi profughi della periferiaDiversi bambini ultimamente sono stati soccorsi e seguiti dal Centro Don Bosco della Comunità Salesiana, alla periferia di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana. In questo centro, diversi civili hanno trovato un rifugio per sfuggire alla violenza. Secondo il responsabile del centro, ” i bambini accolti , sono stati chiaramente traumatizzati dalla tragedia in corso, ma si sta cercando in ogni modo di far dimenticare loro ciò che hanno attraversato“. Emmanuel, 12 anni é uno degli orfani accolti nel Centro Don Bosco, “Sono qui a causa dei Seleka. Ho perso mio padre e mia madre assassinati in modo violento da loro. Qui, dormo bene, mangio bene e mi sento meglio”. Una ragazzina di nome Flora, che ha raggiunto da poco il centro, ha riferito che ” i Seleka, dopo aver ucciso i miei genitori, hanno ucciso anche i miei due fratelli e la sentinella e bruciato il corpo. Per caso ho trovato questo posto dove sono stata aiutata: ho vestiti nuovi, mangio bene e ho nuovi amici. Quando sarà tutto finito, non avrò un posto dove andare. Sono sola, non ho nessuno che si prenda cura di me”. Anche in altri centri, alcuni bambini che hanno vissuto la stessa situazione sono accolti e supportati. |

Ma la situazione resta difficile sia per gli orfanotrofi che non hanno i mezzi per sostenere questi bambini ancora a lungo, sia nei campi profughi dove la vita è insostenibile: il personale di MSF (Medici Senza Frontiere) denuncia anche un’epidemia di morbillo che ha colpito in breve tempo almeno otto bimbi già allo stremo delle forze.“Date le condizioni in cui vivono gli sfollati, il rischio di contagio è da prendere sul serio ” ha detto Raphael Piret: “La nostra preoccupazione principale è riassunta nella promiscuità degli sfollati e nella mancanza di igiene individuale e collettiva sul sito”. – “Per questo ci sono fondati timori di una rapida diffusione della malattia, se non si interviene con urgenza per arginare l’epidemia “, ha aggiunto il dottor Evariste Pabingui responsabile del centro Damala, indicando che è stato dato il via ad una vasta operazione di vaccinazione, considerato l’elevatissimo rischio di diffusione della malattia.

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Centrafrica, 7 Gennaio 2014 –
A proposito di bambini, anche se con qualche giorno di ritardo, pubblichiamo questo documento prezioso che abbiamo ricevuto solo oggi dalle Clarisse di Leivi. Fra tanto terrore e tanta paura, la speranza che alimenta la fede deve rimanere salda, scorgendo la luce anche in mezzo alle tenebre! Se avete dieci minuti leggete sia questo, sia il pezzo più sotto. Il confronto e il commento relativo restano a voi!
Piuttosto c’è da chiedersi: dove sono andati gli aiuti promessi da tempo dai grandi colossi della solidarietà!!!!
Bouar, 4 Gennaio 2014
Carissime sorelle,
buon anno a tutte e grazie per ogni pensiero, preghiera , gesto a favore del nostro paese, del nostro popolo che “cammina nelle tenebre” …. ma con la speranza di vedere un giorno alzarsi il sole della pace….
Si, come le nuvole, nella stagione delle piogge, nascondono il bel sole del Centrafrica, cosi le atrocità che si commettono nel nostro paese (e sono tante) nascondono le piccole perle di vita e di pace che si costruiscono ogni giorno nel silenzio. Sono queste che alla fine avranno l’ultima parola perché sono gesti che hanno un futuro. Continuiamo a portare nel cuore e nella preghiera il profondo dolore che attraversa il nostro Paese, e nello stesso tempo non dobbiamo perdere di vista i segni di vita e di fraternità che si vedono spuntare all’orizzonte. E noi clarisse dobbiamo avere questi occhi che scrutano l’orizzonte per vedere il sole della pace che spunta….
Per continuare ad alimentare “la forza” della speranza il Signore ha “usato” i bambini proprio l’ultimo giorno dell’anno.
Di solito ogni 31 Dicembre dalle ore 20 in poi viviamo un tempo di preghiera e di fraternità con i missionari che vivono qui a Bouar. Quest’anno, vista la situazione di insicurezza, abbiamo deciso di pregare ognuno nella propria comunità. Anche i bambini che di solito incominciano alle 17 di sera a gridare sulle strade: BONNE ANNEE!!!!!!! e passano nelle varie comunità per donare questo augurio e… e cosi ricevere anche una caramella, quest’anno nessuna voce, nessun grido…. Non hanno potuto farlo proprio per la situazione pericolosa.
Quindi con questo “vuoto” nel cuore…. noi ci siamo preparate a vivere da sole la veglia di preghiera nella nostra cappella. Solo le due suore del Centro di accoglienza che sono vicinissime al monastero ci hanno detto che avrebbero pregato con noi (ma poi anche loro non sono venute).
Cosi alle 20 abbiamo aperto la Chiesa e noi ci siamo messe nei banchi dove di solito c’è la gente (sapevamo che non veniva nessuno…) Ma, il Signore ci ha fatto una bella sorpresa:
in un attimo, e a piccoli gruppi, sono entrati una cinquantina di bambini dai 3 ai 10-12 anni….. I banchi si sono riempiti… e ci guardavano sorridenti e … anche un po’ timorosi perché non sapevano se potevano stare li. Quando hanno visto che li guardavamo con una gioia inesprimibile…. allora si sono installati comodamente e una sorella ha spiegato loro “in Sango” che cosa stavamo facendo.
Dai loro occhi si capiva che volevano pregare con noi o semplicemente stare con noi anche se…. non avrebbero capito nulla dato che pregavamo in francese. Ci hanno insegnato che anche “lo stare” semplicemente insieme (senza capire tutto…) è preghiera, è fraternità, è gioia.
Ma questi bambini da dove venivano vi chiederete? Sono dei “rifugiati” che, da alcune settimane, vengono a dormire con i loro genitori nella vecchia cattedrale, che è vicina al nostro monastero, perché il loro quartiere non è tranquillo. Ogni mattina li vediamo partire con le loro poche cose e ogni sera tornare qui a dormire.
Quindi hanno partecipato alla preghiera che è durata più di un ora battendo le mani quando cantavamo e rimanendo in silenzio quando noi pregavamo….Alla fine li abbiamo invitati tutti a mettersi intorno all’altare dove c’era il Santissimo esposto e a voci spiegate abbiamo cantato con loro il canto della pace “E ye siriri….na ya ti Kodro ti é siriri…” Noi vogliamo la Pace nel nostro paese…)
Credo che il Signore non poteva che ascoltare e esaudire quelle voci….
Cantando siamo uscite con loro nel giardino della Cappella e abbiamo fatto un po’ di festa.
Il loro sorriso (perla preziosa per questi tempi dolorosi e oscuri…) è rimasto come benedizione del Signore per noi e impegno a non deludere la loro speranza di pace e di serenità. Questa è la nostra missione per loro e per tutti: continuare a credere che nulla è impossibile a Dio!
Che questo sorriso di speranza giunga anche a voi come benedizione e augurio per questo anno, grazie a tutte, con affetto.
sr. Letizia e sorelle
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Centrafrica, 7 Gennaio 2014 – da misna h 10:45
PER ONU PAESE “SULL’ORLO DELLA CATASTROFE”
Il Centrafrica è “sull’orlo della catastrofe”, con metà della sua popolazione sfollata e 2,2 milioni di persone che necessitano di “aiuti immediati”: è il quadro tracciato e a tempo stesso l’appello rivolto dal capo degli Affari politici dell’Onu Jeffrey Feltman ai 15 Stati membri del Consiglio di sicurezza, nel corso di una sessione dedicata alla crisi nel paese dell’Africa centrale. Dallo scorso 24 dicembre il numero degli sfollati a Bangui, la capitale, è aumentato del 40% con in tutto circa 513.000 persone costrette a lasciare la propria casa dopo un’ondata di violenza senza precedenti tra esponenti dell’ex coalizione ribelle Seleka e uomini delle milizie di autodifesa Anti Balaka. “Le uccisioni a Bangui e nel resto del paese si verificano ogni giorno e la popolazione è divisa su base confessionale” ha sottolineato Feltman, vice del segretario generale Ban Ki-moon.
Intervenuto al Consiglio di sicurezza, il ministro degli Esteri di Bangui, Léonie Banga-Bothy, ha chiesto il “sostegno” della comunità internazionale per “far fronte a una crisi sempre più complessa” e a una situazione umanitaria “sempre più critica”. Dure le parole pronunciate dal rappresentante dell’Unione Africana all’Onu, Tété Antonio, secondo cui “tocca alle autorità di transizione al potere prendere le proprie responsabilità nella crisi”, auspicando un potenziamento della Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (Misca), a comando africano. Il rappresentante del Ciad – paese vicino in prima linea nell’intervento militare, sospettato di responsabilità politiche dirette nella crisi – alle Nazioni Unite, Chérif Mahamat Zene, ha invece lanciato l’allarme per violenze “sempre più a sfondo religioso tra milizie musulmane e cristiane”, difendendo però l’operato delle truppe africane dispiegate a Bangui nell’ambito della Misca, costituita da quasi 4000 soldati. Nelle ultime settimane il contingente di N’Djamena – mal visto dai centrafricani che accusano i soldati ciadiani di violenze ma anche di complicità con la Seleka – è finito al centro di critiche dopo uno scambio armato con ‘colleghi’ burundesi della Misca, in quello che è sembrato una lotta per il controllo del territorio.
Nelle prossime settimane, come suggerito da Ban, il Consiglio di sicurezza potrebbe dare il via libera al dispiegamento di caschi blu in Centrafrica, ma per ora l’urgenza riguarda la raccolta dei fondi destinati all’intervento umanitario. Intanto il 9 gennaio a N’Djamena è stato convocato un vertice straordinario sulla crisi centrafricana su iniziativa della Comunità economica dell’Africa centrale (Ceac), con la partecipazione di tutti i partner internazionali per valutare la situazione sul piano della sicurezza e la transizione politica in corso a Bangui. Il 1° febbraio ad Addis Abeba si terrà invece una conferenza dei donatori per far fronte all’emergenza umanitaria del Centrafrica, dove gli sfollati interni sono almeno un milione secondo l’Onu.
Nel frattempo sul terreno sono sempre più nette e diffuse le critiche all’operazione militare francese Sangaris, lanciata un mese fa con 1600 uomini. Nel quartiere Pk5, nei pressi dell’aeroporto, dov’è stabilita la base delle truppe di Parigi e di quelle panafricana, sono sorte iscrizioni sui muri per dire “no alla Francia” e agli “assassini di Sangaris”. Il dispiegamento di battaglioni di militari francesi in alcuni quartieri della capitale è stato bloccato da manifestanti che hanno eretto barricate. Osservatori e stampa locale hanno riferito di un sentimento misto di “rabbia” e “delusione” tra la gente per “la lentezza dell’intervento”, per i “pochi risultati ottenuti finora” mentre nelle zone a maggioranza musulmana viene denunciato il “sostegno aperto dei francesi agli Anti Balaka (cristiani)”. Come conseguenza della crescente ostilità dei locali nei confronti dei soldati dell’ex potenza coloniale, le pattuglie miste Sangaris-Misca sono diventate più frequenti per le strade di Bangui. Nei giorni scorsi, in un clima di calma tesa sono proseguite le operazioni di rimpatrio da Bangui e a destinazione del proprio paese di origine per centinaia di ivoriani, camerunensi, nigeriani, ciadiani, gabonesi, maliani, senegalesi e nigerini.
Centrafrica e dintorni: Dovunque ribelli!!
Come se non bastassero le violenze e le ansie portate dalla Seleka, il Centrafrica deve ora occuparsi di altri ribelli, anzi di Jospeh Kony, capo di quelli dell’Uganda.
Il comandante ugandese dei ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra), sta trattando con il governo del Centrafrica in vista di una resa o secondo un’altra versione per guadagnare tempo: è quanto emerge da dichiarazioni rilasciate a Bangui e a New York, di fronte al Consiglio di sicurezza Onu.

All’emittente britannica Bbc un portavoce del governo del Centrafrica ha detto ieri sera che Kony ha avviato un negoziato con Bangui che dovrebbe condurre alla sua resa. Secondo il dirigente, uno dei nodi della trattativa sarebbero garanzie per la sicurezza personale del capo ribelle. In parte coincidente con questa ricostruzione la versione fornita a New York dall’inviato speciale dell’Unione Africana per l’Lra, Francisco Madeira. Di fronte al Consiglio di sicurezza il dirigente ha detto che Kony è “gravemente ammalato” e che sta cercando di spingere il governo di Bangui a un negoziato con il solo obiettivo di “guadagnare tempo”.
Il capo dell’Lra è ricercato dalla Corte penale internazionale in relazione a crimini contro l’umanità commessi durante gli oltre 20 anni di attività dei ribelli. Le accuse vanno dall’arruolamento di bambini soldato all’uccisione e alla tortura di civili.
L’Lra fu costituito in Uganda negli anni ’80 con l’obiettivo di rovesciare il governo di Kampala. Dal 2005 il raggio delle sue incursioni si è spostato, finendo per coinvolgere una regione estesa dalla Repubblica democratica del Congo al Centrafrica e al Sud Sudan. La pressione su Kony e i suoi è cresciuta nel 2012, con la costituzione di una forza d’intervento africana appoggiata da un contigente messo a disposizione degli Stati Uniti. In Centrafrica la caccia ai ribelli aveva subito uno stop dopo il colpo di stato che ha portato al potere i ribelli della coalizione Seleka, ora alla guida del paese con il presidente Michel Djotodia.
I paesi africani stanno evacuando i loro cittadini dell’Europa centrale
da journaldebangui.com con le agenzie del 06/01/2014
Paesi africani continuano a far evacuare i loro cittadini dalla Repubblica Centrafricana, nel contesto della violenza settaria e nel deterioramento della situazione umanitaria.

Nonostante il dispiegamento di 1.600 soldati dell’operazione francese “Sangaris” e quasi 4.000 soldati della forza di pace africana, scontri tra sostenitori degli ex ribelli musulmani Seleka e milizie cristiane “anti-Balaka” hanno fatto più di 1.000 morti nei dintorni della capitale dal dicembre. L’ONU stima che il numero di sfollati sia di 935.000. Le organizzazioni umanitarie stanno lottando per fornire cure e cibo a più di 100.000 persone, che sono raggruppati nel campo profughi principale presso l’aeroporto di Bangui.

E ‘ in questo contesto apocalittico che, nella giornata di ieri (domenica 5/1/14) il governo del Mali ha noleggiato due voli per evacuare 500 dei suoi cittadini, mentre Venerdì sera, 150 nigeriani sono arrivati a Niamey. “Non posso dire se c’è stata l’aggressione contro i maliani, ma la maggior parte dei paesi hanno ora deciso il rimpatrio come precauzione per sostenere i loro cittadini “, ha detto il portavoce del governo del Mali, Mahamane Bebè. Il Ciad ha rimpatriato circa 12.000 persone nei giorni scorsi via terra o aria. Il totale è superiore a quella di altri paesi, perché i ciadiani sono accusati dai cristiani che accusano le forze del Ciad di sostenere gli ex-ribelli Seleka, anche se il Ciad ha negato. Il Senegal ha nel frattempo rimpatriato più di 200 persone la settimana scorsa e anche la Costa d’Avorio ha richiamato i propri citatdini.

Camion posteggiati presso l’aeroporto di Bangui, dove inizialmente
Tornare a lavorare
In Francia, il sostegno pubblico per l’intervento militare in Repubblica Centrafricana si sta sgretolando, secondo un sondaggio Ifop per un programma in onda ieri. Solo il 41% dei rispondenti si dichiara a favore, contro il 51% all’inizio dell’intervento, cioè, da un mese. Sabato mattina in un quartiere a nord della capitale sono stati sentiti alcuni spari da un giornalista Reuters a Bangui, in una zona che era stata colpita da proiettili in settimana. Non è noto se ci sono state vittime.
Sabato, in un anomalo messaggio radio, considerando come si svolge la vita quotidiana a Bangui, il governo provvisorio ha richiamato i centrafricani a tornare al lavoro. “Il paese è caduto e l’economia nazionale è in fondo all’abisso. Pertanto I funzionari devono tornare al lavoro già dal 6 gennaio per dare una spinta al Paese “, ha detto il ministro dei Lavori Pubblici, Gaston Makozangba in un messaggio trasmesso più volte sulle onde della radio pubblica. Il costo del cibo è aumentato considerevolmente negli ultimi tempi a Bangui. Un giornalista Reuters ha constatato che il prezzo del riso è raddoppiato a 1.000 franchi CFA al chilo (€1,50) in poco più di un mese.
Bangui: una granata in un mercato domenica 5 Gennaio 2014Da Nanita-koaci.com – 2014/01/06 – journaldebangui.comHa fatto quattro feriti tra cui due donne e un soldato del Burundi dalla African Standby Forza MiscaLa granata è stata lanciata da un mezzo non identificato sul mercato Kokoro di Bangui, dove negli ultimi tre giorni vigeva una calma inquieta, con le pattuglie miste dei soldati burundesi della Misca africana e i militari francesi impegnati nell’operazione “Sangaris”. Lanciato domenica mattina su uno dei mercati di Bangui, l’ordigno a forma di melograno, ha causato quattro feriti tra cui due donne e un soldato del Burundi della African Standby Forza Misca di pattuglia con i francesi per riportare alla calma un paese completamente nel caos.
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Centrafrica 4 Gennaio 2014
Un missionario ci ha confidato che secondo lui le uccisioni e le ingiustizie continuano a regnare perchè da parte di chi deve ristabilire l’ordine c’è la volontà di non farlo finché gli odi e i rancori ancora presenti tra chi ha subito per tanto tempo e chi ora ha sete di vendetta non si placheranno ….. per esaurimento e solo volontariamente. Ristabilire una pace forzata e reprimere lo sfogo di chi ha sofferto tanto porterebbe comunque a una riopresa solo materiale, senza la ricerca della convivenza in armonia, elemento necessario per una vera stabilità politica ed economica.
Forse l’unico modo per arrivare il prima possibile a questo si può ottenere solo rimettendo tutti insieme e facendo battere di nuovo il cuore con lo stesso ritmo: quello della musica! per questio vi rimandiamo a un pezzo uscito su Youdtube.com (da vedere e da ascoltare) sull’home page:
https://itakweflavio.altervista.org/blog/archives/2977
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Centrafrica – Senegal. 3 gennaio 2014 da JournaldeBangui.com
Dopo il Ciad e la Costa d’Avorio, anche il Senegal fa rimpatriare i propri cittadini residenti in Repubblica Centrafricana. Drammatiche le testimonianze raccolte!
“I sopravvissuti dell’inferno Bangui”
Il primo senegalese a parlare quando 259 di loro sono atterrati sulla pista dell’aeroporto di Dakar proveniente dalla Repubblica Centrafricana, i loro volti pieni di paura e la faccia triste, i vestiti macchiati: “La situazione è molto grave lì. Immaginate che nel nostro paese di origine siamo pacifici e non abbiamo mai visto la gente così massacrata! Ogni volta ci siamo sentiti la morte avvicinarsi sempre più su di noi. Uccidono senza distinzione di razza o nazione, e non importa a che religione si appartiene per essere tenuti in buon conto da loro“, dice Babacar Balde. Secondo questo giovane, ci sono ancora sua madre e otto sorelle, così come centinaia di senegalesi che sono ancora a Bangui.

Un altro giovane, Mamadou Sene è scoppiato in lacrime sotto le domande dei giornalisti: “Onestamente, abbiamo appena lasciato l’ inferno. Da qualsiasi parte andavamo l’odore del sangue dei cadaveri che riempiono le strade invadeva sempre le nostre narici. Noi siamo i sopravvissuti, ma molti di nostra conoscenza sono stati macellati sotto i nostri occhi“, dice Mamadou, ringraziando per essere stato rimpatriato dal Senegal, che ha risposto alla richiesta di aiuto di coloro che vivevano in Centrafrica ornai da anni, ma che si trovavano a rischio della propria vita per un conflitto terribile e sanguinario, che sembra nessuno riesca a fermare!
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Per chi vuole sapere qualcosa di più sulle accuse rivolte all’Ex presidente François Bozizé, basta cliccare sul link sottostante e tradurre l’intervista rilasciata proprio ieri a una nota rivista francese.
Centrafrica. 2 Gennaio 2014 – Il cuore dell’Arica sempre più malato!
da misna del 02/01/2014
L’insicurezza diffusa sta rallentando, o addirittura impedendo in alcuni quartieri, la consegna di cibo, acqua e medicinali oltre che l’assistenza sanitaria nei 60 siti che in tutto ospitano più di 370.000 sfollati. A questi si aggiungono altre centinaia di migliaia di persone che da mesi si sono rifugiate nelle foreste alle porte della capitale.
Hanno invece scelto la strada dell’esodo almeno 10.000 ciadiani che da anni erano stabiliti in Centrafrica, tornati in patria nei giorni scorsi con ogni mezzo possibile. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha lanciato un appello a favore di un sostegno umanitario alle autorità di N’Djamena per aiutarle a far fronte al ritorno in massa di civili che potrebbe costituire una nuova fonte di tensione nel confinante Ciad. Un altro fronte caldo è la frontiera col Camerun dove sono stati segnalati nuovi attacchi attribuiti ad assalitori centrafricani – presumibilmente della Seleka – contro alcuni villaggi dell’est camerunense saccheggiati in modo sistematico. Le truppe di Yaoundé sono intervenute, uccidendo un assalitore e arrestando una decina di uomini armati.
Intanto sul fronte diplomatico la crisi centrafricana è al centro dell’agenda dei paesi dell’Africa centrale e della Francia. Il presidente congolese Denis Sassou Nguesso – mediatore regionale – si è detto “preoccupato per la possibile implosione del Centrafrica, a causa della presenza di forze negative, con conseguenze molto gravi anche oltre l’Africa centrale”. Il Centrafrica è il tema centrale della visita avviata dal ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, arrivato oggi a Bangui, dopo una tappa a N’Djamena e prima di incontrare i capi di Stato del Gabon e della Repubblica del Congo. Dal suo esilio l’ex presidente François Bozizé – destituito dalla Seleka con un colpo di stato lo scorso marzo – ha chiesto al suo successore Michel Djotodia, “il cui nome è sinonimo di caos”, di rassegnare le dimissioni.
CENTRAFRICA: A Bangui un morto e cinque feriti il giorno di Capodanno
Da fonte: AFP – 2 Gennaio 2014 – journaldebangui.com
E’ iniziato il nuovo anno tra il fuoco incrociato: tra i feriti anche tre bambini Il panico ha spinto centinaia di civili al campo sfollati vicino all’aeroporto
Secondo la testimonianza dei residenti, gli scontri sono scoppiati in tarda mattinata nel 5 ° arrondissement, vicino all’aeroporto, tra ex ribelli Seleka e le milizie anti- Balaka. Il fuoco è continuato con armi automatiche e nel giro di un’ora 16 persone, tra cui tre bambini, sono stati portati dai distretti vicini a ospedale improvvisato da Medici Senza Frontiere (MSF) nel campo profughi, tutte le vittime sono ferite da arma da fuoco o schegge. Un adulto è morto per le ferite. “E la violenza non si ferma: ieri, abbiamo soccorso un bimbo di sei mesi che è morto dopo essere stato colpito da un proiettile vagante “, ha detto un funzionario locale di MSF.

© Hervé Serefio
Donne e bambini in fuga dai combattimenti arrivano sulla pista
All’interno del campo, che ha circa 100.000 sfollati secondo le stime dei funzionari addetti, estremamente alta la tensione a causa di infiltrazione ex Seleka. Paradossalmente il personale di MSF ha dovuto far evacuare i profughi, perchè nessuna forza di Misca era presente intorno al campo per proteggere i locali. Il filo spinato che separava il campo da un parcheggio in aeroporto, era stato rimosso per la funzionalità dei soldati francesi di base Sangaris e la Forza di pronto intervento africana (Misca), per cui molti civili sfollati circolavano Mercoledì 1 gennaio 2014 tra i due siti. Oggi, martedì 2 gennaio centinaia di loro, esasperati dalle condizioni di insicurezza e di vita deplorevoli, hanno invaso la pista dell’aeroporto, evitando agli aerei di decollare. Cristiani per la stragrande maggioranza, sono venuti a porsi sotto la protezione dei militari francesi per sfuggire alle esazioni dei Seleka (a maggioranza musulmana). Ex ribelli, civili musulmani, ma soprattutto centrafricani e ciadiani in fuga dalla città. Essi temono rappresaglie dalle milizie di autodifesa locali cristiana “anti-Balaka”, accusandoli di collusione con Seleka che ha nno spodestato il potere il presidente François Bozizé marzo 2013. A causa di omicidi intercomunali, sono stati un migliaio i morti accertati nella capitale Bangui dal 5 dicembre, la data dell’intervento francese.
Centrafrica, 31 Dicembre 2013
http://www.francetvinfo.fr/monde/centrafrique/video-centrafrique-un-camp-chretien-survit-en-plein-quartier-musulman-a-bangui_492114.html
Centrafrica, 30 Dicembre 2013
Solo oggi abbiamo ricevuto questa mail da una missionaria, che continua ad operare a sud di Bangui, in condizioni estreme, di cui per motivi di sicurezza non pubblichiamo il nome.
Il contenuto è davvero allarmante e per ora non abbiamo avuto conferme se le informazioni avute si siano verificate realmente.
Speriamo vivamente che non sia così:
Centrafrica, 29 Dicembre 2013
Oltre al Ciad anche il Sudan richiama i propri cittadini a causa della grave situazione di pericolo che non da segnali di cessare rapidamente, malgrado tutte le forze militari presenti sul luogo.
Insicurezza: Sudan fa evacuare i suoi cittadini dalla Repubblica Centrafricana
Da Xinhua – 2013/12/29 –journaldebangui.com
L’operazione sarà condotta in coordinamento con le autorità di sicurezza, l’organizzazione di espatriati sudanesi e altri servizi pertinenti
Il Sudan ha accettato Sabato 28 dicembre 2013, di far evacuare i propri cittadini residenti nella Repubblica Centrafricana colpita dalla violenza che ancora dilaga in modo incontrollato. “Questo riflette la volontà del governo di garantire la sicurezza dei suoi cittadini ovunque si trovino e applicare le direttive del Ministro degli Affari Esteri Ali Karti”, ha detto l’ambasciatore Abdul-Aziz Hassan Salih, direttore dei consolati all’interno del Ministero degli Affari Esteri sudanese.

Cittadini Sudanesi all’aeroporto di Bangui per il rimpatrio
Centrafrica, 28 Dicembre 2013 – da Xinhua – journaldebangui.com
l’ONU pianifica un dispiegamento di Caschi Blu per ristabilire la pace nella Repubblica Centrafricana
L’annuncio arriva dopo che Ban Ki-moon ha discusso telefonicamente la “situazione critica” nel Paese con il presidente francese François Hollande
Venerdì scorso L’ONU ha confermato l’intenzione di accelerare il processo di pianificazione di un possibile dispiegamento delle forze di pace nella Repubblica Centrafricana (CAR). L’annuncio arriva dopo che il Segretario generale dell’O.N.U., Ban Ki-moon ha avuto un colloquio telefonico “critico” sul paese africano con il presidente francese François Hollande. “Su richiesta del Consiglio di Sicurezza, l’Organizzazione ONU ha già iniziato la pianificazione e la preparazione per la potenziale trasformazione del Misca (sostegno internazionale missione africana guidata) in una operazione di mantenimento della pace da parte delle Nazioni Unite “, ha detto in un comunicato Il portavoce dell’Ufficio del Segretario Generale. “Altre consultazioni con i membri del Consiglio di Sicurezza e l’Unione africana si svolgeranno rapidamente nei prossimi giorni. “

Il Capo di Governo Centrafricano e il Segretario Generale dell’O.N.U. Ban Ki-Moon all’epoca dell’incontro di metà settembre a New York

Escalation di violenza in Centrafrica. Una missionaria: situazione catastrofica, ma restiamo tra la gente
Cinque soldati ciadiani sono morti nel corso di scontri a Bangui, capitale del Centrafrica. Lo ha annunciato un portavoce del contingente ciadiano della forza africana nel Paese, secondo cui la città si trova in una situazione di caos. A Bangui sono, inoltre, operative forze militari francesi. Le violenze interetniche, di queste ultime settimane, hanno causato centinaia di vittime a Bangui e in provincia. Sulla drammatica situazione in Centrafrica, Lucas Duran ha raccolto telefonicamente la testimonianza di suor Elianna, missionaria comboniana operante nel Paese:
R. – E’ abbastanza difficile, in questo momento, trovare le parole esatte per descrivere una situazione che è davvero catastrofica. Potremo dire che lo Stato del Centrafrica è attualmente uno Stato completamente e capillarmente occupato da una ribellione che è fatta del 90 per cento di mercenari del Ciad e del Sudan, dove ovunque dettano legge i signori della guerra: sono diventati loro gli amministratori, i poliziotti, i gendarmi, giudici… Il loro modo di governare è attraverso la violenza: quindi innescano granate, sparano sulla popolazione, sequestrano le persone e le liberano, dopo averle torturate, soltanto in cambio di un riscatto.
D. – Quanto c’entra, a questo punto, la religione? Sappiamo che il presidente deposto François Bozizé era cristiano: si parla di contrapposizione tra cristiani e musulmani… Ma, appunto, quanto c’è di religioso in questo confronto in atto?
R. – C’è qualcuno che cerca di manipolare, a livello internazionale, la visione di questa guerra che non è assolutamente una guerra religione: è una guerra politica ed economica, di conquista del potere e anche di vendette personali, che purtroppo è formata da un piccolissimo gruppo di centrafricani, perché il 90 per cento di questi ribelli sono dei mercenari ciadiani e sudanesi, che sono tra l’altro di religione musulmana. Che cosa è successo? Mentre occupavano tutti i villaggi, tutti i luoghi amministrativi, queste persone parlavano soltanto l’arabo, né il francese né la lingua nazionale: quindi era più facile la comunicazione con i musulmani, che da sempre convivono pacificamente in Centrafrica con i cristiani. E’ stato più facile, per loro, offrire una certa protezione alla comunità musulmana in cambio di soldi, di piccoli riscatti – anche da parte loro – di piccole tangenti oppure in cambio di favori. Quindi si sono accaniti contro i cristiani, contro la comunità cristiana, ma non per delle ragioni di religione!
D. – Come vive, in tutto questo, la popolazione, quella che magari non entra attivamente a far parte del conflitto?
R. – In questo momento la situazione è davvero drammatica! Ci sono 210 mila sfollati interni a Bangui, che è sì la capitale ma non conta più di 800 mila abitanti: quindi una grande fetta di popolazione abita in luoghi improvvisati, in tende improvvisate; non ha il minimo necessario… Sono totalmente insufficienti gli aiuti inviati dalla Comunità internazionale. Per il momento sono soprattutto la Chiesa – attraverso con la Caritas – e la Croce Rossa Internazionale che danno un supporto.
D. – Qual è la situazione in particolare di voi missionari, che siete presenti ormai da tempo e che continuate ad esserlo nelle varie località in cui siete presenti nella Repubblica Centrafricana? Come riuscite ad operare e quali sono – anche per voi – le maggiori difficoltà in questo periodo?
R. – Io vorrei rispondere a questa domanda dedicando qualche secondo ai preti diocesani e per i religiosi diocesani, perché sono quelli che in questi mesi hanno subito più danni, sono stati più spogliati, più umiliati e che sono dovuti anche scappare dalle parrocchie, dalle case dove erano. Sono loro che purtroppo hanno subito le conseguenze peggiori fino ad ora! I missionari, soprattutto i missionari stranieri, per il momento hanno la sofferenza di condividere questo momento difficile del popolo, ma al di là di alcune perdite materiali – soprattutto la perdita delle automobili che sono state rubate in tutto il Paese; ne abbiamo salvate un po’ nella capitale – non hanno subito danni alla persona… Loro continuano ad essere presenti e la loro presenza è proprio un segno di speranza per la gente. Come dire: finché ci sono loro, c’è ancora la possibilità che il futuro sia migliore! Sono un sostegno, sono un appoggio e dove è possibile far arrivare degli aiuti, sono loro che gestiscono anche delle situazioni di emergenza. Si vede che il Vangelo che può essere vissuto e annunciato ovunque e in questa situazione ha davvero una grande portata profetica.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/26/escalation_di_violenza_in_centrafrica._una_missionaria:_situazione/it1-758786
del sito Radio Vaticana
Dicembre 27, 2013 – 8:31 CENTRAFRICA – da misna
DILAGANO LE VIOLENZE, ARCIVESCOVO E IMAM CHIEDONO FORZA DI PACE
I progressi compiuti dopo il dispiegamento di 1600 soldati francesi, all’inizio di dicembre, a sostegno della Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (Misca), “sono fragili e le truppe non posso portare questo fardello da sole”. È perciò necessario che “in tutta urgenza” le Nazioni Unite dispieghino sul terreno una forza di mantenimento della pace. Lo scrivono monsignor Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, e l’imam Omar Kobine Layama, in un appello pubblicato da “Le Monde” dopo le notizie di nuove e gravi violenze che nelle ultime 48 ore hanno provocato solo nella capitale almeno 40 vittime. Lunedì la Croce Rossa aveva riferito del ritrovamento, sempre a Bangui, di una sessantina di corpi senza vita. Il Centrafrica “resta sull’orlo di una guerra con connotati religiosi e noi temiamo che in mancanza di una risposta internazionale più decisa il nostro paese sia condannato alle tenebre” scrivono i due leader religiosi. “Solo una forza di mantenimento della pace dell’Onu – insistono – disporrebbe delle risorse necessarie per proteggere i nostri civili in modo soddisfacente”. Dall’inizio del mese si contano oltre un migliaio di vittime a Bangui e nella sua provincia per attacchi dele milizie Anti-Balaka e rappresaglie degli ex ribelli dell’ex coalizione Séléka, autori del colpo di stato dello scorso marzo. La tensione è legata anche alla presenza del contingente di soldati ciadiani in forza alla Misca, 850 uomini, che in molti sospettano di complicità con gli ex ribelli della Séléka, di recente coinvolti in diversi incidenti, inclusa, la vigilia di Natale, una sparatoria con i militari burundesi della stessa forza panafricana. I soldati francesi sono stati intanto inviati nei quartieri di Gobongo, vicino all’aeroporto, nel settore nord di Bangui, e a Pabongo, nel sud. Lo scopo è “mettere in sicurezza quartieri che hanno subito le peggiori violenze negli ultimi giorni”. Per l’intera giornata di mercoledì e anche a sera sparatorie di origine indeterminata avevano provocato il panico in questi settori lasciando sul terreno anche cinque soldati ciadiani a Gobongo, presumibilmente per mano di Anti-Balaka.

CENTRAFRICA -26/12/13 h 21:50 – Sempre peggio!! La capitale centrafricana è rimasta in preda a una tensione palpabile nella giornata di Santo Stefano, dopo un Natale all’insegna di violenze e confusione. I soldati francesi hanno laciato all’alba un’operazione di messa in sicurezza di due quartieri cristiani, uno nel nord della città, vicino all’aeroporto, l’altro a sud. In queste aree il 25 dicembre si era scatenato il panico in seguito a scontri armati di origine indeterminata. Cinque soldati ciadiani della Forza africana Misca sono rimasti uccisi. Le violenze hanno provocato la fuga di migliaia di residenti in preda al panico. Molti si sono rifugiati vicino all’aeroporto, dove si contano già decine di migliaia di sfollati. Gli abitanti pensano che le violenze del giorno di Natale siano state provocate da un attacco delle milizie anti-balaka, ovvero le milizie cristiane di autodifesa, contro i soldati ciadiani, accusati di sostenere gli ex ribelli Séléka che hanno destituito il rpesidente Bozizé a marzo. In questa situazione il Marocco ha acconsentito all’invio di centinaia di truppe. La cerimonia di avvio della missione ha avuto luogo ad Agadir. I militari si uniranno ai 4 mila soldati della Misca, e ai 1.600 unità francesi. Sale a 6 il numero dei militari ciadiani uccisi. Truppe francesi schierate a difesa dell’aeroporto e in 2 quartieri limitrofi. – Nonostante gli interventi di vescovi e imam gli scontri assumono sempre più connotazioni di appartenenza religiosa – Appelli a ONU affinché renda effettivo il disarmo di tutte le milizie. Bangui: trovati 40 corpi (ma bilancio è provvisorio) delle vittime di ieri, giorno di Natale, presi in carico dalla Croce Rossa, senza che sia stato finora possibile chiarire ulteriori dettagli. – In città almeno 200mila sfollati. Tchad: Ufficialmente respinge addebiti di supporto a Seleka e tenta di organizzare un ponte aereo per evacuare i propri cittadini, ma l’iniziativa è resa problematica per le accuse di “voler evacuare anche Seleka”. (Fr24)

In questo momento i residenti dei quartieri Miskine-Benz sono allo sbando e sono in atto massicci spostamenti degli abitanti di queste località nel 5 ° distretto di Bangui e nei quartieri a sud della capitale, come ha riferito Eric Ngaba, un residente di vi-Benz. Messa in allarme per la situazione, la forza francese Sangaris e quella africana Mission International Support Central (Misca) sono intervenute prontamente per ristabilire l’ordine.

Come di consueto p. Aurelio dà gli aggiornamenti da Bozoum. Noi ci limitiamo a riportare quelli della vigilia e quelli di ieri, Santo Natale 2013. Incredibile come, malgrado tutto il caos di questi ultimi mesi, la voglia di gioire e di ringraziare il Signore per quel poco che si ha, coinvolga tutti in modo così bello e naturale. (guardate i brevi video di cui al link in allegato più sotto). Bozoum R.C.A. – Martedì 24 Dicembre, 2013 La mattina scorre abbastanza tranquilla, ma la gente continua ad arrivare . Ora sono più di 2.700 . Alle 13 un elicottero sorvola la città, e poco dopo ne arrivano altri 2 che atterrano. È l’esercito francese che viene ad informarsi sulla situazione. Incontro molto veloce , e ci lasciano dopo 20 minuti . Alle 16h si celebra la Messa di Mezzanotte … a causa dell’insicurezza. Tanta gente, e tanta partecipazione con canti e danze. Un momento di gioia in questi tempi difficili ! Una missione Onu passa a vedere la situazione , ma il giorno dopo si dovrà lasciare senza fare nulla , a causa dell’insicurezza . Bozoum R.C.A. – Mercoledì 25 dicembre 2013 : NATALE E’ strano Natale quest’anno! Alle 5.30 sono gli spari che ci svegliano e continuano per 3 ore! Faccio partire rapidamente la missione delle Nazioni Unite… e alle 8.30 iniziamo la Messa, nonostante il parere contrario di chi preferirebbe attendere finché cessino gli spari. Ma ecco un piccolo miracolo di Natale: appena cominciata la Messa, gli spari cessano per l’intera giornata! Alle h 12,30 ci troviamo a tavola, Padri e Suore. Non c’è molto, ma comunque sono riuscito a preparare i ravioli ! Al diavolo i ribelli ! Mi ha molto toccato il fatto di ricevere SMS e lettere di auguri da parte di amici musulmani: c’è sempre spazio per l’Amore e la Speranza! Il pomeriggio è segnato dai bambini che cantano . Canti tradizionali e altri. Uno, creato per l’occasione, è magnifico! I bambini cantano: “smettete di sparare smettete di uccidere smettete di massacrare”
Qui trovate qualche breve video del Natale a Bozoum: https://www.dropbox.com/sh/vwh7rb4rumxl51l/TDIl6zXctg
Centrafrica, 25 Dicembre 2013 – Natale: dalla paura alla pace!Tratto da journaldebangui.com – 24/12/2013Non temere … Non temere … Non temere (Matteo 1: 20, Luca 1: 30, 2: 10)La speranza di un Natale senza sangue!
– un uomo provvidenziale, di certo sperato, ma che improvvisamente apre la porta della storia, è sufficiente a sconvolgere … “Non abbiate paura …”, dice il Vangelo. Tre volte è il messaggio dall’ alto a dissipare i timori in basso, il cielo rassicura la terra, Dio conosce l’angoscia dell’uomo decide di condividerla. E già la minaccia della morte spaventa la sacra famiglia e la fa rifugiare in Egitto, minacciando questa giovane vita di nome Jesus. Ma le orecchie attente sono intuizioni della Verità in prestito: “… egli guiderà i nostri passi sulla via della pace” (Lc 1, 79). Una profezia di Zaccaria risponde alla lode di Simeone. “… Si, ora lascia che il tuo servo vada in pace” (Lc 2, 29). Natale, oggi come ieri, solo in un mondo segnato dalla paura e ingannati dalla falsa pace. Vogliamo una vita senza problemi, una salute perfetta, poteri senza compromessi, famiglie senza conflitti, un mondo senza armi. Ecco perché ci sentiamo in colpa fino ai nostri timori. Qualcuno ha scritto: “Il vero cristiano è chi mantiene la calma affrontando i guai …” Il Natale ci dice di non fare a meno di ciò che dà fastidio. Ci impegna, sulle orme del fanciullo che è il Cristo, “per turbare la pace che dà false verità”. In ogni dimensione della nostra vita, Lui può avviarci e condurci a questa esperienza, che è il crogiolo della nostra speranza. Noi sappiamo che la luce della Pasqua è già promessa nel chiaroscuro della Natività: “Vi lascio la pace, la mia pace io do a voi …” (Giovanni 14: 27). Il Natale, che si svolge come soglia del nuovo anno, vuole, con i cristiani, aiutare gli uomini spendono non solo un anno dopo l’altro, ma passando dalla paura alla pace. – Jean-Jacques CASA |
Centrafrica, 24 Dicembre 2013 – da misna
MINACCE DI MORTE A ATTIVISTA DELLA SOCIETÀ CIVILE
Un invito al presidente ciadiano Idris Deby e all’ex capo di stato Francois Bozizé “perché si adoperino affinché il popolo centrafricano conservi la sua unità e riesca finalmente a uscire da questa crisi”: a rivolgerlo è l’attivista per i diritti umani e coordinatore del gruppo di lavoro della Società Civile, Gervais Lakosso, in un messaggio inviato in copia alla MISNA. Come già più volte in passato Lakosso è tornato ad insistere sull’urgenza di “disarmare non solo Seleka e anti Balaka, ma tutte le milizie presenti sul territorio nazionale” e rivolgendo appelli alla popolazione “perché non ceda alla tentazione di vendicarsi e di farsi giustizia da soli”. Lakosso, critico nei confronti del presidente ciadiano Idris Deby e dell’intervento armato delle truppe di N’djamena nel paese, denuncia inoltre di aver ricevuto minacce di morte che ha “preso molto sul serio” ma che non lo fermeranno dal condurre quella che definisce “una giusta battaglia”. (senza uso di armi si spera!) CENTRAFRICA dicembre 23, 2013 – 11:26 da misna BANGUI, SOLDATI CIADIANI APRONO IL FUOCO SUI MANIFESTANTI “La gente è chiusa in casa, qualcuno esce giusto per reperire le provviste necessarie, quello che si trova in giro nei pochi negozi aperti. Le strade sono deserte, l’unico rumore costante è quello degli elicotteri militari che sorvolano la città”: lo racconta alla MISNA padre Dieu-Beni Mbanga, cancelliere dell’arcidiocesi di Bangui. Qui, stamattina militari ciadiani della forza africana in Centrafrica (Misca) hanno aperto il fuoco questa mattina contro manifestanti che protestavano nei pressi dell’aeroporto, uccidendo una persona. Secondo i i mezzi di informazione locali, una piccola folla di civili, per lo più cristiani, si erano radunati intorno all’ingresso dello scalo internazionale per chiedere le dimissioni del presidente Michel Djotodia e il ritiro delle truppe ciadiane. Alcuni mostravano dei cartelloni su cui era scritto “Sì all’operazione Sangaris (delle truppe francesi, ndr) no ai soldati ciadiani” che in molti sospettano di complicità con gli ex ribelli della Seleka, autori del colpo di stato che in marzo ha portato Djotodia al potere. Dopo i tafferugli, degenerati con il ricorso alle armi da parte dei militari di N’djamena, soldati francesi sono intervenuti per sedare la folla e disperdere l’assembramento. “La situazione è molto tesa, anche ieri c’è stata una manifestazione, [v.sopra France24] di segno opposto contro l’intervento francese, scaturita dal decesso di tre elementi della Seleka durante un’operazione di disarmo” racconta ancora il religioso. Nel resto della capitale, in cui è in vigore un coprifuoco dalle 18 alle sei del mattino, non sono segnalati altri incidenti anche se le tensioni intercomunitarie, sfociate in scontri a intermittenza in diversi quartieri, restano vive e la situazione è estremamente volatile.
—-Messaggio originale—- Da: [email protected] Data: 22/12/2013 7.47Ogg: GRIDATE ALL’ ORRORE AIUTATECI
CENTRAFRICA, 21 Dicembre 2013 – Truppe ciadiane ex FOMAC (ora MISCA) accusate di sostenere ribelli Seleka ostacolando la forza di disarmo Camerunese (Fr24)- Nelle ultime 24 ore (da giovedì 19/12 sera) almeno 29 morti in ulteriori scontri dopo l’attacco all’aeroporto (FR24) [provocati da milizie “cristiane” che vogliono deporre Djotodia (JournDeBangui 21/12)]. CENTRAFRICA, 20 Dicembre 2013 da misna: Nella capitale centrafricana, oltre alla visita a sorpresa dell’ambasciatrice U.S.A. Samantha Power, è in corso anche un’altra missione, quella della rappresentante speciale del segretario generale Onu per i bambini e i conflitti armati. Leila Zerrougui e il segretario speciale sulla prevenzione dei genocidi, Adama Dieng, sono incaricati di valutare l’impatto del conflitto sulla popolazione civile, in particolare bambini e donne. Secondo l’O.N.U., almeno 2,3 milioni di bambini sono coinvolti nella crisi armata e 3500 sono stati reclutati da milizie e ribelli. Al vertice dell’Unione europea in corso a Bruxelles, il governo francese sta invece cercando di ottenere un sostegno militare degli altri paesi membri. Il Belgio ha dato la propria disponibilità a dispiegare 150 soldati per “proteggere gli aeroporti”; anche la Polonia è pronta a inviare truppe. Il presidente François Hollande ha sottolineato che “serve un fondo europeo permanente” per far fronte al costo delle operazioni in Centrafrica.

Centrafrica, 19 Dicembre 2013 Forse, se si muovono le donne, soprattutto dagli Stati Uniti d’America, possiamo sperare che davvero qualcosa di positivo stia per succedere!
L’ambasciatrice degli U.S.A. alle Nazioni Unite è la personalità più importante a calcare il terreno Centrafricano.
Tratto da – AFP – 2013/12/19 journaldebangui.comSamantha Power (ambasciatrice U.S.A. alla Nazioni Unite) è arrivata oggi in Centrafrica per fare chiarezza sulla crisi umanitaria in corso.Arrivata oggi, Giovedi 19 Dicembre, a Bangui è accompagnata dal più alto diplomatico del Dipartimento di Stato per l’Africa, Assistente Segretario di Stato Madame Linda Thomas-Greenfield (foto sotto). Le due donne devono riferire sulla situazione in R.C.A. e sul presidente di transizione e ex leader dei ribelli Seleka Djotodia Michel e gli alti dignitari musulmani e cristiani. Durante questa visita a sorpresa, esse cercheranno di sollecitare i leader degli Stati Uniti Centrafricani a porre fine alla violenza nel Paese. Infatti, l’amministrazione statunitense è allarmata dalle settimane di situazione pre-genocidio in R.C.A. e di carattere sempre più terribile in quanto a violenza settaria contro i civili. La richiesta è che tutti coloro che hanno influenza e che possono prendere parte attivamente, dovrebbero utilizzare le proprie capacità ed il loro potere per cercare di placare gli animi e riportare la calma. Dovrebbero inoltre spingere il governo di Bangui a sostenere la forza armata dell’Unione Centrafricana incaricata dall’ONU (Misca) e sostenuta dalla Francia. Washington aveva annunciato Martedì che ci sarebbero stati a Bangui altri contingenti militari per coordinare il ponte aereo per i 850 soldati del Burundi destinati alla R.C.A., operazione che dovrebbe essere completata questa settimana. Queste truppe saranno trasportate da due velivoli C-17 del Pentagono. Gli Stati Uniti hanno inoltre promesso 100 milioni di dollari di aiuti militari alla MISCA. |

Assistente Segretario di Stato – Signora Linda Thomas-Greenfield
La signora Power è il più grande ufficiale degli Stati Uniti a visitare il Centrafrica, senza legge da mesi e dove la violenza interreligiosa ha ucciso quasi mille persone nelle ultime due settimane. Questo viaggio ha accenti personali per il diplomatico statunitense: irlandese nata nel settembre del 1970, è stata una giornalista per molto tempo e ricercatore, specializzata nella questione del genocidio nei conflitti del 20 ° secolo, in particolare nella ex Jugoslavia e in Ruanda. La signora Power ha pensato per anni a come le democrazie possono rispondere al genocidio. Ha vinto il Premio Pulitzer 2002 per il suo saggio “A Problem from Hell: America and the Age of Genocide”, accusando la diplomazia americana di aver subito una serie di fallimenti, in particolare durante il genocidio ruandese del 1994 Il mondo ha assistito a grandi atrocità e ogni situazione è unica.Confrontare, tuttavia, lo stato attuale della Repubblica Centrafricana con altre crisi del passato, non è corretto.
“La popolazione Centrafricana è in grande pericolo e tutti noi abbiamo la responsabilità di rimuoverli dal baratro”, ha detto Mercoledì il diplomatico americano, che è diventato ambasciatore alle Nazioni Unite durante l’estate del 2013, nel corso di una conferenza organizzata per la stampa a Washington, da Abuja dove si trovava per una tappa a colloquio con il presidente nigeriano Goodluck Jonathan, “vale la pena notare che la Somalia ci ha insegnato cosa può accadere in uno Stato fallito e il Ruanda ci ha mostrato cosa può succedere in uno stato profondamente diviso”, ha sostenuto il diplomatico. Le recenti violenze interreligiose hanno ucciso quasi un migliaio di persone dall’inizio di dicembre intorno alla capitale, dove secondo Amnesty International, gli omicidi continuano. La maggior parte delle vittime sono state uccise in rappresaglie per mano degli ex ribelli Seleka a Bangui, ma anche nelle atrocità del villaggio vigilante in provincia, in particolare nella zona di Bossangoa (nord-ovest) “Si deve ovviamente agire con urgenza per salvare vite umane!” ha esortato la signora Power, ribadendo che gli Stati Uniti sono grati ai soldati africani e francesi che coraggiosamente rischiano la vita per aiutare e proteggere i civili inermi.
Per saperne di più:http://www.lastampa.it/2013/12/19/esteri/samantha-power-americana-africa-per-risolvere-la-guerra-dei-francesi-3nKg9I2XfvAxFGbuiPEvbP/pagina.html
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CENTRAFRICA – 18 Dicembre h 23:20– Anche Polonia, oltre a Belgio, pronta a fornire truppe. (FR24).
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E’ con il cuore stretto che pubblichiamo questo scritto ricevuto oggi! Centrafrica, Bocaranga 18 Dicembre 2013 – via mail da p. Cipriano “Carissimi, se volete avere delle notizie sulla situazione del Centrafrica, potete averne quante volete…. Dalla radio vatcana, alla misna… Centrafrica presse radio francesi, Bozoum in diretta ecc. Ecc. Io voglio però mettervi a parte di una esperienza tremenda che abbiamo vissuto con p. Roberto in un villaggio a 40 km da Bocaranga sulla strada di Bozoum. Gli anti-balaka avevano ucciso otto Seleca che ne combinavano di cotte e di crude in quel villaggio e a tutta la gente che passava da quelle parti. I Seleka, vendicandosi, dopo aver ucciso alcuni giovani, hanno bruciato quasi la totalità delle case di 3.750 persone del paese. Con Roberto, per rincuorare la gente e vedere eventualmente i danni per chiedere aiuti, siamo partiti sabato mattina alle ore 8 – Che desolazione!! Al nostro arrivo ci aspettavamo di vedere certo tante miserie… avevamo già visto atrove case bruciate da questi scalmanati ma, vi dico, arrivando a Ngutere sono rimasto muto…. Passando in mezzo a quelle case distrutte dove avevo visto tanta vita e gioia di vivere……in mezzo a quelle rovine…..camminavo come un ebete.. e il ritornello che mi ripetevo pensando al villaggio vuoto e bruciato ….e alla gente scappata che viveva lontana senza cibo……povera gente…povera gente…….si può arrivare a una simile crudeltà? Potevo capire ancora ….gli anti Balaka che esasperati hanno reagito… ma loro i Seleka che dopo avere bruciato il villaggio ci hanno bevuto e sghignazzato sopra… questo no…… Carissimi, bisogna avere una fede solida per non reagire. Povera gente…..insieme alla casa tutto quello che avevano era stato distrutto…. Ora erano scappati per paura di essere uccisi dai Seleka….. il villaggio era deserto …. soltanto tre o quattro persone che erano ritornate per rivedere le loro case distrutte…. al rumore della nostra vettura si erano nascoste ma visto che eravamo noi, di corsa sono venuti contenti di vedere qualcuno amico che può capirli e comprenderli. Dopo questa esperienza durissima al villaggio di Ngutere con Roberto abbiamo continuato ancora per una quindicina di Km. Per andare a vedere il villaggio di Erba dove i seleka avevano bruciato le case e distrutto il villaggio un mese e mezzo fa. All’entrata del villaggio abbiamo trovato gli Anti-Balaka con i fucili spianati. Aspettavano i seleka. Quando ci hanno visto sono venuti e abbiamo potuto dialogare serenamente. Gli abbiamo detto che uccidere otto Selka non risolve il problema. Il villaggio bruciato di Ngutere può esserne la dimostrazione. Non avevano grosse armi ma solo fucili da caccia di fabricazione locale. Al villaggio era tornata la vita ma gli aiuti non erano ancora arrivati e tutti si lamentavano per fame e la miseria (tutto manca). Siamo ripassati da Ngutere… Le due o tre persone incontrate prima avevano informato la gente scappata…. Un folto gruppo di persone ci aspettava……per un momento avevano dimenticato la paura che li teneva lontani. Ognuno parlava delle ore terribili vissute e della situazione che si era creata vivendo con la paura di essere ancora raggiunti e uccisi dai Seleka. Con loro abbiamo cominciato un diallogo. Per i primi aiuti volevamo sapere quante case sono state bruciate, e quante persono malate e no si trvavano in Brousse per essere soccorse. Siamo ripartiti e dopo due forature siamo ritornati anche noi a Bocaranga. Aspettiamo ora la lista delle case bruciate, il numero preciso degli sfollati par domendare eventualmente alla Caritas di cercare benefattori per venire incontro a questa povera gente. Il Signore e la gente di buona volontà ci aiuti perchè possano avere il necessario per sfamarsi e in seguito ricostruire le loro case……..Saluti a tutti”. Cipriano CENTRAFRICA – 18 Dicembre 2013 – Polemiche nel governo per l’espulsione di 3 ministri; la Francia, preoccupata, minaccia Djotodia di sanzioni.- 300 cittadini Camerunesi residenti a Bangui rimpatriati con un volo speciale.- I rifugiati Centreafricani in Congo raggiungono 11.000 unità – [fonteUNHCR](JournalDeBangui).
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CENTRAFRICA – 16 Dicembre 2013:
Mons. Dieudonné Nzapalainga, Vescovo di Bangui. Per tornare alla pace in Centrafrica devono finire gli odi e le vendette tra cristiani, mussulmani e animisti, riprendendo la convivenza pacifica che vigeva prima della Seleka.
Bangui (Agenzia Fides)- “Tanti cristiani dicono che vogliono vendicarsi. I cristiani devono essere abitati dallo spirito di Dio, non devono uccidere” ha affermato di fronte a 1.500 fedeli Sua Ecc. Mons. Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, nella omelia della Messa da lui celebrata domenica 15 dicembre nella parrocchia di Saint-Charles Lwanga. Mons. Nzapalainga ha esortato i fedeli a seguire l’esempio di Nelson Mandela per superare le divisioni e ritrovare la pace. A seguito degli scontri tra milizie anti-balaka e ed ex ribelli Seleka, che hanno provocato centinaia di morti nella Repubblica Centrafricana, cresce il timore che il Paese cada nella spirale dello scontro tra cristiani e musulmani. Mons. Nzapalainga si prodiga per evitarlo, recandosi da un capo all’altro della capitale, spesso in compagnia di un Imam, distribuendo aiuti ai rifugiati. Uno dei luoghi visitati dall’Arcivescovo è il convento di Notre Dame du Mont Carmel di Bangui, dove sono ospitate più di 2000 persone. “Per la nostra gente è come se fosse arrivato il Papa in persona” riferisce all’Agenzia Fides il superiore del convento, p. Federico Trinchero. “Il Vescovo, venuto con un Imam, ha visitato il nostro campo e poi ha fatto un breve, ma forte discorso invitando tutti alla pace, alla riconciliazione e al perdono. Anche l’Imam ha fatto un discorso analogo”. “Vogliamo, possiamo e dobbiamo vivere in pace insieme. Il nostro piccolo Carmelo vorrebbe essere nient’altro che questo: una scintilla di pace in un grande fuoco di violenza” conclude p. Federico. (L.M.) (Agenzia Fides 16/12/2013) CENTRAFRICA – BELGIO 16 Dicembre 2013 – Sostegno logistico Militare dell’Aviazione Belga alle operazioni in Centrafrica (trasporto truppe Unione Africana).(JournalDeBangui). da misna: CENTRAFRICA, 16 Dicembre 2013 – h. 13:31
SI ALZA TONO DEL CONFRONTO POLITICO, APPELLI ALLA CALMA
“Abbiamo preso le armi e ci rivoltiamo in modo che Djotodia e i suoi combattenti se ne vadano via che il paese possa vivere nella pace”: per la prima volta in settimane di confronto armato è uscito dal silenzio Richard Bejouane, a capo delle milizie di autodifesa “Anti-Balaka”, costituite da ex membri delle forze armate centrafricane, da semplici contadini e abitanti dei villaggi stanchi dei soprusi dei ribelli dell’ex coalizione Seleka, autrice del colpo di stato dello scorso marzo. In dichiarazioni rilasciate a fonti di stampa internazionale sia dal capo milizia che da Alfred Rombhot, ex ufficiale delle forze armate centrafricane (Faca), emerge l’esistenza di un “fronte comune di opposizione armata” al presidente di transizione. “Miliziani cristiani e ex membri delle Faca hanno unito le proprie forze e lavorano insieme” ha detto Rombhot, aggiungendo che circa 2000 uomini sono pronti a “combattere contro gli uomini di Djotodia, utilizzando tutti quegli strumenti a disposizione, dai machete alle frecce avvelenate”.
I proclami del ‘fronte anti-Djotodia’ sono stati resi noti dopo che il capo dello Stato ha dato la sua disponibilità a “dialogare con gli Anti-Balaka (…) che non sono nemici ma i nostri fratelli”, ma anche a “tendere la mano a tutti quelli che hanno sete di giustizia e pace”. Djotodia, ex capo militare della Seleka, è il primo presidente musulmano in un paese a stragrande maggioranza cristiana. Secondo il capo dello Stato, gli Anti-Balaka, che rivendicano una maggior rappresentanza nel governo dell’etnia Gbaya (quella dell’ex presidente François Bozizé, originario dell’ovest, ndr), sarebbero pronti ad avviare un negoziato in cambio di “garanzie sulla loro sicurezza” e di “un’amnistia”. In un contesto di confusione generalizzata sia sul piano militare che politico, il presidente ha destituito tre ministri “che non sono reperibili e non governavano più” e ha deciso di “congelare” fino a data da destinarsi i conti bancari e le transazioni finanziarie dello Stato centrafricano. I ministri destituiti sono Josué Binoua, della Sicurezza e dell’Ordine pubblico, quello delle Finanze e del Bilancio Christophe Bremaidou e dell’Allevamento, Joseph Bendounga. A lasciare l’incarico è anche il direttore generale del Tesoro (che gestisce le casse dello Stato), Nicolas Geoffroy Gourna Douath. A Bangui, dove il contrasto armato tra le due parti rivali è dilaniato in violenze su vasta scala tra le due principali comunità ai danni dei civili, la situazione rimane tesa ed incerta. In base all’ultimo bilancio Onu, l’ultima ondata di violenza cominciata lo scorso 5 dicembre ha causato almeno 450 morti e 160.000 sfollati nella sola capitale oltre a 160 altre vittime in altre regioni del Centrafrica. “Ogni giorno altri corpi vengono ritrovati nei quartieri e nelle foreste. Giovedì scorso 27 musulmani sono rimasti uccisi a Bohong, un villaggio della regione di Bouar (ovest), in un attacco di milizie cristiane” ha confermato l’Alto commissario Onu per i diritti umani. La spirale di violenze, tensioni e rappresaglie ha causato una grave crisi umanitaria a Bangui, dove le decine di migliaia di sfollati sono accampati in condizioni igienico-sanitarie precarie e necessitano di aiuti urgenti. Ieri l’arcivescovo della capitale, monsignor Dieudonné Nzapalainga, ha consegnato aiuti agli sfollati del campo del Monte Carmel e nella sua omelia alla chiesa Saint Charles ha chiesto ai cristiani di “dare prova di tolleranza”, di “non vendicarsi e non uccidere”, seguendo l’esempio di Mandela “uomo di pace e di riconciliazione”. Sul fronte diplomatico sono invece arrivate accuse dalla Comunità economica dei paesi dell’Africa centrale (Ceeac) che ritiene l’ex presidente Bozizé “responsabile” della crisi in atto a Bangui, auspicando che venga processato dalla Corte penale internazionale (Cpi). In Camerun, confinante con il Centrafrica, le autorità di Yaoundé hanno deciso di far rimpatriare tutti i concittadini residenti nel paese vicino alla luce della “totale incertezza dei prossimi giorni”. La Francia, che ha dispiegato 1600 soldati nell’ambito dell’operazione Sangaris, ha annunciato che al Consiglio europeo del 19 dicembre chiederà la creazione di un apposito fondo per “il finanziamento urgente” della risposta alla crisi in Centrafrica. Un appello a “non lasciare che le voci dell’odio alimentino divisioni che prima non esistevano” è stato lanciato dal segretario generale Onu, Ban Ki-moon.
CENTRAFRICA – 14 Dicembre 2013 Per avere un’idea più completa: http://www.internazionale.it/tag/repubblica-centrafricana/ E per approfondire: “La pace che non si trova” CENTRAFRICA – 13 Dicembre sera – un collage per avere l’idea della situazione attuale: Da domenica scorsa, 8 Dicembre, almeno 600 morti e 159mila sfollati a Bangui… rischi anarchia.(Fr24) – Medici Senza Frontiere denuncia forte rischio di epidemie – 45mila disperati assediano l’aeroporto di Bangui alla ricerca di protezione.(JournalDeBangui). –Lotta all’aeroporto con vittime per accaparrarsi cibo e acqua.- Paese allo sbando. Rischio di estensione della crisi- In arrivo truppe dell’Unione Africana dal Burundi(Fr24). Se restano i francesi sarà genocidio dichiara fonte islamica. – Sospesi i voli AirFrance su Bangui (salvo un ultimo volo in partenza da Parigi).- Aerei militari francesi di stanza in Tchad autorizzati ad intervenire. Merkel vuole portare il caso Centrafrica in sede Unione europea.(JournalDeBangui). – A Bohong villaggio a 75 km da Bouar 27 mussulmani uccisi da milizie . Se restano i francesi sarà genocidio dichiara fonte islamica. (Fr24 e JournalDeBangui). 14 Dicembre 2013 – mattino. Primo volo umanitario dell’Unione Europea. Si dovrebbe stabilire un ponte aereo per approvvigionare gli sfollati. (JournalDeBangui).
Centrafrica – Bocaranga 13 Dicembre 2013 Da una mail in data di oggi mandata da p. Cipriano con l’allegato documento redatto dal Vescovo di Bossangoa DIOCESE DE BOSSANGOA message Mgr Nestor. “Silvana, leggi e diffondi…… Qui a Bocaranga non siamo stati ancora toccati, ma ci sono stati attacchi sulla strada di Bozoum a Ngutere e a Tatali con morti feriti e case bruciate. Speriamo che con l’arrivo di nuove forze dalla Francia e da altri paesi africani le cose si mettano a posto in breve tempo. Questa mattina due aerei Raphal hanno sorvolato Bocaranga e fatto giri sulla città per quasi una mezz’ora…. Pregate e fate pregare per questo paese. Ciao e saluti a tutti gli amici. Cipriano” Centrafrica, 13 Dicembre 2013 I leader religiosi cristiani e musulmani cercano di spezzare la spirale delle violenze interreligiose Bangui (Agenzia Fides)- Rimane estremamente precaria la situazione nella Repubblica Centrafricana, nonostante l’intervento delle truppe francesi e dell’Unione Africana, in particolare nella capitale, Bangui. Il Ministro della Difesa francese, Jean -Yves Le Drian, che si trova in visita ai militari impegnati nell’operazione “Sangaris” (come è denominato l’intervento francese in Centrafrica) ha detto che il Paese rischia di sprofondare nell’anarchia. A Bangui, che conta un milione di abitanti, 110.000 persone sono sfollate, mentre si moltiplicano glia atti di aggressione e di vendetta a sfondo religioso. I ribelli Seleka che hanno rovesciato a marzo l’ex Presidente François Bozizé, e che sono in gran parte musulmani, si sono resi responsabili di numerose violenze contro la popolazione, e in particolare contro i cristiani. I gruppi di autodifesa, i cosiddetti “anti-balaka” (che significa anti machete) formati soprattutto da cristiani, a loro volta commettono ritorsioni non solo contro i Seleka ma anche nei confronti dei civili musulmani, considerati come vicini ai ribelli. Per cercare di interrompere la spirale di odio, i capi religiosi cristiani e musulmani hanno intrapreso alcune iniziative comuni. L’11 dicembre nel quartiere PK13 di Bangui, si è tenuto un incontro di riconciliazione tra le comunità musulmane e cristiane alla presenza di un centinaio di persone. Lo stesso giorno i leader religiosi cristiani e musulmani hanno effettuato un altro gesto simbolico: la distribuzione di cibo a 10.000 sfollati della capitale. (L.M.) (Agenzia Fides 13/12/2013) h. 12.30 Da misna: http://www.misna.org/altro/bangui-esplode-la-rabbia-si-aggrava-la-crisi-umanitaria-13-12-2013-813.html – vedi anche: Cosa c’è sotto??

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CENTRAFRICA – 11 Dicembre 2013 h 23:10 Hollande afferma che le forze francesi resteranno in RCA fino a quando le forze dell’Unione Africana saranno in grado di dare il cambio. Afferma inoltre che si tratta di un’operazione molto più difficile di quella condotta in Mali.(Fr24)
“Come dici, sì è vero dell’uccisione dei francesi….di Bangui non abbiamo altre notizie. Noi a Bocaranga aspettiamo i soldati della MISCA…. si mette brutta dopo l’assalto a Ngutere…la gente vive nel terrore… la gente si sente sicura (speriamo) alle missioni, anche qui a Bocaranga il villeggio dei catechisti è pieno e poi…… Oggi i seleka hanno ucciso un giovano qui a Bocaranga (a Belke) .Sparano sulla gente come fossero dei conigli… pare che a Ngutere e altri villaggi hanno bruciato case…..non abbiamo notizie precise…vi terremo al corrente…. La gente qui a Bocaranga aspetta un attacco degli anti-balaca contro i seleka quindi vivenella paura…..
Aiutateci con la preghiera e fate pregare……. Cipriano”
.+agostino”

CENTRAFRICA – 9 Dicembre 2013 – h 12:45 da misna
“L’emittente locale Radio Ndeke Luka ha riferito di una situazione umanitaria sempre più difficile a Bangui dove si registrano tra 40.000 e 50.000 sfollati, in maggioranza donne e bambini, accolti nelle chiese dopo l’ondata di violenza della scorsa settimana. La difficoltà principale oggi è quella di trovare cibo e beni di prima necessità: da giorni mercati e negozi sono chiusi e tutte le attività quotidiane sono interrotte; i prezzi di zucchero, riso e pane sono triplicati. In 72 ore di scontri e rappresaglie tra elementi Seleka – per lo più ciadiani e sudanesi di confessione musulmana – e brigate di autodifesa anti-balaka (cristiani), sono morte 394 persone secondo l’ultimo bilancio diffuso dalla Croce Rossa locale. Per far fronte all’emergenza umanitaria creatasi a Bangui, l’Unione Europea (Ue) ha stabilito un ponte aereo tra la capitale centrafricana e Douala, in Camerun, e ha sbloccato altri 50 milioni di euro di aiuti.
L’esercito francese ha aperto altri due fronti di intervento in territorio centrafricano. Da sabato le truppe di Parigi in provenienza dal Camerun via terra sono dispiegate anche a Bouar, 370 km a nord-ovest di Bangui, storica base militare francese sul continente. Secondo fonti di stampa locale ed internazionale l’ingresso dei blindati in città “è stato accolto dalla folla con immensa gioia e sollievo”. Un centinaio di uomini è stato inviato da Bangui a Bossangoa, 270 km a nord-ovest della capitale, teatro nelle ultime settimane di scontri su vasta scala tra i Seleka e la popolazione locale che fa temere per il degenerarsi della crisi in un conflitto religioso. I blindati di “Sangaris” sono transitati anche per Bossombélé.
Ieri, in un incontro con la stampa, il presidente Djotodia – ex capo militare della Seleka – ha chiesto con decisione a tutti gli elementi armati di “raggiungere le caserme”, avvertendo che chi non lo fa “verrà disarmato con la forza”. Ha poi riconosciuto la propria “incapacità a controllare tutti i gruppi armati attivi nel paese”. Le parole pronunciate da Djotodia – tra cui “non sono Dio, questo paese è molto vasto” – sono state interpretate come una risposta indiretta alle critiche del suo omologo francese. “Non possiamo lasciare al potere un presidente che non è riuscito a fare nulla e anzi ha lasciato fare” ha detto Hollande. Il presidente di transizione accusa uomini fedeli all’ex capo di Stato François Bozizé di voler destabilizzare il Centrafrica anche dall’esterno, ma negli ultimi mesi Djotodia ha assegnato cariche di rilievo a dirigenti della precedente amministrazione, a cominciare da Josue Binoua, storico alleato di Bozizé e attuale ministro dell’Interno. Il procuratore di Bangui ha annunciato che “un arsenale di guerra” è stato rinvenuto sabato scorso a casa di Binoua”

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Centrafrica, 8 Dicembre 2013
Non sarà un intervento militare, come hanno fatto notare anche Medici Senza Frontiere, a ristabilire l’ordine e la pace in Centrafrica, in particolare essendo arrivato a circa un anno dalle prime avvisaglie della crisi. Ormai il Paese vive quotidianamente in un incubo e i morti totali non si possono nemmeno contare, perché tanti vengono uccisi dalla malaria, dalle infezioni, dalla malnutrizione e anche solo dalla paura! Soltanto tra molto tempo si potrà avere un po’ di pace e soprattutto si dovrà raggiungere la maturità necessaria per eleggere Capi di Stato e di Governo degni delle posizioni da loro occupate, che pensino solo al bene del popolo e della Nazione! …………… Ma questa è un’utopia anche per molti altri Stati!!
Da Rai News: Rep.Centrafricana, tre giorni di lutto
Centrafica – 07-12-2013 – Da quando il numero dei morti e dei profughi fa notizia, anche i media italiani iniziano ad occuparsi della grave situazione centrafricana. Triste consolazione, ma almeno così non sono più solo gli attenti alla realtà missionaria ad informasi sui fatti tenendosi aggiornati continuamente. http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/repubblica-centrafricana-morti-e3a927a4-ef71-4428-a83f-fcc94faee3a1.html Inoltre il Vescovo di Bangui ha nuovamente fatto appello affinché quest’incubo (che dura ormai dallo scorso mese di marzo) abbia termine e la popolazione civile torni a vivere la sua già triste normalità!