BAMBARI, DOPO “ATTI BARBARI” DECRETATO LUTTO NAZIONALE
Comincia oggi un periodo di lutto nazionale di tre giorni, decretato dalla presidente Catherine Samba Panza “in memoria dei 26 centrafricani uccisi” lunedì scorso in un campo sfollati di Bambari (centro). In un comunicato della presidenza letto alla radio nazionale, il capo dello Stato ha condannato “atti barbari e criminali” che “dimostrano la volontà dei nemici della pace di persistere sulla strada diabolica della violenza e dell’odio intercomunitario”. In tutto 26 persone, di cui 11 donne, sono rimaste uccise in un assalto dei ribelli Seleka e altre 35 sono state ferite alla cattedrale Saint Joseph. Nel sollecitare “un maggior sostegno della comunità internazionale”, la presidente di transizione si dice “fortemente preoccupata” per il “ciclo di rappresaglie tra bande armate nella regione della Ouaka, dove le comunità cristiane e musulmane vivevano in armonia”. Gli attacchi ai danni delle popolazioni della regione centrale, prima a Dékoa poi a Bambari, sono, secondo la Samba Panza, almeno in parte, “il prezzo da pagare per la debolezza delle forze di difesa e sicurezza”. Storicamente debole l’esercito centrafricano si è ulteriormente diviso dopo la destituzione con un colpo di stato, nel marzo 2013, del presidente François Bozizé. Da allora, nella lotta armata contro la ribellione Seleka – a maggioranza musulmana – centinaia di soldati hanno disertato e raggiunto i ranghi delle milizie di autodifesa Anti-Balaka. Inoltre i francesi dell’operazione Sangaris e l’Unione africana, che ha il comando della Misca, si oppongono al riarmo dei soldati regolari, considerati “poco affidabili”. Nonostante dichiarazioni d’intenti da parte dei due gruppi rivali, sul terreno le violenze non si fermano. C’è attesa per un forum di riconciliazione nazionale convocato per il prossimo 21 luglio a Brazzaville.
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R.C.A. – Italia, 9 Luglio 2014 – Avendo iniziato una corrispondenza per il nuovo progetto che ci apprestiamo a mettere in pratica a Bangui, con i p. Gesuiti a favore dei bimbi orfani o in difficoltà per il cammino educativo e scolastico di almeno tre anni, siamo entrati in corrispondenza con il responsabile di tale iniziativa, sul luogo. Purtroppo lo stesso giorno a Bambarì si stava consumando un’altra strage (di cui nel pezzo sopra e anche più sotto) Pubblichiamo quindi il testo della e-mail che p. Dorino Livraghi ci ha inviato il giorno 07/07/14 – in risposta alla nostra in cui chiedevamo alcuni aggiornamenti sulla situazione in R.C.A. direttamente a lui che si trova a Bangui:
BAMBARI, TENSIONE DOPO ASSALTO A CAMPO SFOLLATI
“Parte degli sfollati hanno lasciato la cattedrale Saint Joseph e trovato rifugio presso la sede della prefettura e della gendarmeria, due luoghi custoditi dai soldati francesi di Sangaris e dalle truppe africane della Misca. In città regna una calma precaria e la tensione è ancora palpabile”: a riferirlo è l’emittente locale Radio Ndeke Luka, a 48 ore dal grave attacco al campo per sfollati allestito presso la cattedrale, sede del vescovado, nella città di Bambari, nel cuore della Repubblica Centrafricana. Un attacco compiuto da elementi dell’ex coalizione ribelle Seleka – ma sostenuti da alcuni musulmani nativi di Bambari – presentato dal colonnello Djuma Narkoyo come une “vendetta per l’uccisione di due giovani Peul poche ore prima” nel quartiere musulmano di Adji. In base al bilancio ufficiale nell’assalto al campo sfollati, che ospitava 10.000 persone – tra cui si sarebbero infiltrati presunti esponenti del gruppo Anti-Balaka, rivale di Seleka – sono morte 23 persone e alcune decine sono rimaste ferite. Distrutta une ventina di abitazioni, saccheggiata e incendiata la residenza del vescovo così come alcuni veicoli. L’Ufficio per il coordinamento degli Affari umanitari dell’Onu (Ocha) nella Repubblica Centrafricana ha condannato “le violenze indiscriminate e inaccettabili contro gli sfollati della cattedrale Saint Joseph”, chiedendo a tutte le parti coinvolte di “rispettare la protezione dei civili e garantire la loro sicurezza”. Intanto un’ala dissidente della Seleka – la cui composizione numerica non è stata precisata – ha annunciato la creazione di un ‘coordinamento nazionale politico e militare’. L’obiettivo dichiarato è quello di per difendere gli interessi dei cristiani che sin da dicembre 2012 si sono uniti alla ribellione a maggioranza musulmana, in segno di malcontento per la gestione del potere da parte del presidente François Bozizé, destituito con un colpo di stato nel marzo 2013. I fuoriusciti accusano le autorità di Bangui e la comunità internazionale di averli “abbandonati” e di “pensare soltanto ai musulmani della Seleka”. Al termine della sua visita nella Repubblica Centrafricana il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, ha denunciato “una spirale di odio e vendetta tra i due gruppi in lotta”, avvertendo che “solo un cessate-il-fuoco e l’avvio di un processo di pace potranno dare un futuro al paese”.
da misna: CENTRAFRICA – 8 Luglio 2014 – h 9:59 BAMBARI, ASSALTO AL CAMPO DEGLI SFOLLATI Diverse persone sono state uccise durante l’assalto di militanti armati a un campo per sfollati situato a ridosso della cattedrale di Saint Joseph a Bambari, nel cuore geografico della Repubblica Centrafricana: lo dicono alla MISNA fonti della Conferenza episcopale. Secondo la loro ricostruzione, l’assalto è stato condotto da militanti della Seleka, coalizione ribelle costituita perlopiù da musulmani che a Bambari ha il proprio quartier generale. “Gli aggressori – dicono alla MISNA – avrebbero cominciato l’attacco ieri pomeriggio, sostenendo che combattenti del gruppo rivale Anti-Balaka si erano rifugiati all’interno del campo dopo aver ingaggiato scontri a fuoco in un’altra zona della città”. A ridosso della cattedrale avevano trovato assistenza e protezione migliaia di persone, costrette a lasciare le loro case da una ripresa delle violenze il mese scorso. Secondo le fonti della MISNA, i militanti della Seleka hanno bruciato case e sono poi penetrati nel campo, all’interno della cinta muraria che protegge il complesso della cattedrale. Secondo altre informazioni, per ora prive di conferme, gran parte degli sfollati ha cercato rifugio presso una base dei peacekeeper francesi e africani delle missioni Sangaris e Misca.
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CENTRAFRICA – 07/07 h 21:35- Il processo per una soluzione politica della crisi è in “panne” (Fr24 da fonti governative francesi) ……. E il Ministro della Difesa francese Le Yves Le Drian, lasciando il Paese al termine della sua settima visita, sottolinea che “Non ci può essere futuro per la Repubblica Centrafricana senza il cessate il fuoco da entrambe le parti”!
In realtà non ci vuole molto a capirlo!!
RCA: 296 candidati all’assalto del Certificato di Attitudine Professionale
APA-Bangui (Centrafrica) – 7 Luglio 2014 h 11:18 – Oggi alla Technical School Barthélemy Boganda e la Scuola dei Mestieri ( EMA) di Bangui hanno avuto inizio le prove per il conseguimento del’attestato professionale attitudinale (PAC) e si sono registrati fino ad un totale di 296 candidati, come segnalato dai responsabili.
Il Capo di Stato Maggiore, Marcel Kongbowali, in rappresentanza del Ministro dell’Istruzione ha personalmente supervisionato l’inizio di questi test che dureranno tre settimane a partire da oggi, lunedì 7 Luglio 2014.
Secondo una fonte vicina al Ministero, questo si spiega con il fatto che ”le prove saranno sostenute da una parte oralmente e / o con la teoria e dall’altra con la prova pratica”.
”Gli esami sono iniziati per 275 candidati in nove settori, tra cui falegnameria, elettrotecnica, ingegneria meccanica, meccanica dei trasporti, muratura, progettazione degli edifici, contabilità dei dipendenti e dei servizi amministrativi dipendenti e commerciali”, ha detto il presidente del centro del Liceo Tecnico Barthélemy Boganda, Sig. Bernard Béguida, Preside del Liceo Miskine.
A credere al Sig. Bernard Béguida, è con buona morale che questi candidati si sono presentati ad affrontare le prove scritte.
“Dovete applicarvi seriamente e lavorare bene per ottenere l’attestato PAC. Perché quest’anno non ci sarà spazio per la corruzione, i favoritismi e altre pratiche di raccomandazione conosciute in passato” , ha avvertito il capo del personale, Marcel Kongowali.
”Solo, ha aggiunto, i candidati che avranno dimostrato competenza, efficienza, modo di fare e intelligenza avranno i loro diplomi, se, naturalmente avranno compreso e terminato positivamente le prove.”
07/07/14 (AFP)
Diverse persone sono state uccise e decine sono i feriti nelle ultime 48 ore di attacchi centrali e settentrionali della ex coalizione ribelle Seleka e delle milizie anti-Balaka, tra cui anche il lancio di una granata in una moschea a metà della preghiera del Ramadan. La violenza ha preceduto la visita del ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, che era prevista per Lunedi, nella sua settima visita a Bangui. Undici soldati francesi sono stati feriti la scorsa settimana a Bambari (centro) e a Bangui durante le operazioni di sicurezza, secondo l’esercito francese.
“Diverse persone sono state uccise e ferite di Domenica dopo gli scontri tra anti-Balaka ed ex Seleka” a Dekoa del centro, ha detto un poliziotto a condizione di anonimato.
“Questi scontri sono avvenuti mentre la ex-Seleka ha messo le mani su un miliziano anti-Balaka sospettato di raccogliere informazioni sul loro luogo di confino. Scontri si sono portati verso il mercato, causando la fuga di molti abitanti” , ha detto la fonte.
Nel nord, una fonte di forza Misca afferma che “almeno tre persone sono state uccise e diversi feriti nel villaggio Kouki, nella sub-prefettura di Bossangoa da Fulani armati ed ex Seleka. Gli aggressori sono entrati in moto. Hanno iniziato a sparare contro le persone che hanno incontrato.”
A Paoua, nella frontiera nord del Ciad, 34 musulmani in una moschea sono stati feriti il Sabato dall’esplosione di una granata lanciata da individui non identificati. Quattro dei feriti sono in gravi condizioni, secondo la fonte di Misca.
Nella zona MBRES centro-nord, “più di 12.000 persone sono fuggite dopo l’invasione dei nove villaggi da parte di anti-Balaka impegnati in esecuzioni sommarie, pestaggi, presa di ostaggi ed estorsioni “ secondo contattato telefonicamente da testimoni AFP.
“Queste milizie hanno selezionato due capi villaggio e richiedono ingenti riscatti per il loro rilascio”. Testimoni hanno riferito che i miliziani prevalentemente cristiani provenivano dalle zone circostanti di Bakala, Grimari e Bambari e restituiti MBRES “per combattere tali -Seleka” a maggioranza musulmana.
Il primo ministro André NZAPAYEKE ha chiesto ai suoi concittadini di osservare una tregua durante il Ramadan e le finali della Coppa del Mondo di calcio.
Queste nuove violenze interessano le regioni centrali e settentrionali, mentre Bangui sta vivendo una relativa calma dall’inizio del Ramadan la scorsa settimana.
Le Drian ha ritenuto prima della partenza che la rinnovata violenza sia un modo per bloccare il processo politico per stabilizzare la Repubblica Centrafricana. L’elezione del Presidente di transizione a fine Gennaio, Catherine Samba Panza “non ha rilanciato un processo politico che è bloccato da tempo”, ha detto a AFP.
Dall’inizio della violenza intercomunale su larga scala nel mese di dicembre 2013 ad oggi, la Repubblica Centrafricana, la cui popolazione era inferiore a 5 milioni di abitanti, lamenta quasi 5 migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati e centinaia di feriti.
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http://www.adiac-congo.com/ Sabato 5 Luglio 2014 – 12:30 Yvette Regina Nzaba
In un rapporto pubblicato il 4 luglio sulla situazione in R.C.A., il gruppo di esperti delle Nazioni Unite è preoccupato per la persistenza di una serie di abusi da parte di gruppi armati e il saccheggio delle risorse naturali Le Nazioni Unite chiedono un controllo più costante contro i gruppi armati e si augura che i membri dei diversi gruppi che continuano a svolgere compiti nelle Forze di Difesa e sicurezza vengano espulsi. Gli esperti denunciano anche l’impunità. Diverse le sanzioni sono previste e verrà presentato un elenco di nomi in poche settimane a discrezione del comitato per le sanzioni. Per gli esperti delle Nazioni Unite, la Repubblica Centrafricana è ben lungi dall’essere uscita dall’impasse. Essi temono che le autorità di transizione non stiano facendo abbastanza per frenare gruppi armati. In particolare, auspica che i membri della FACA o gendarmeria che appartengono a uno di questi due gruppi siano definitivamente escluse dalle forze di difesa e di sicurezza. Nelle zone controllate da alcuni funzionari della ex Seleka o degli antibalakas, esperti deplorano il controllo delle risorse minerarie: oro e diamanti fuori dal controllo dello Stato. Bisogna affrontare il saccheggio delle risorse minerarie, gli esperti vogliono il ritorno dell’amministrazione in questi siti, attualmente controllata da alcuni antibalakas da una parte a da Seleka dall’altra, divenuti i gestori delle aree minerarie. Inoltre, un certo numero di facinorosi sono stati identificati e i loro nomi saranno sottoposti al Comitato per le sanzioni delle Nazioni Unite. Già nel mese di giugno, sei mesi dopo la sua istituzione da parte del Segretario Generale Ban Ki-moon, una commissione internazionale d’inchiesta sugli abusi nella RCA aveva presentato la sua prima relazione al Consiglio di sicurezza a New York. Esperti delle Nazioni Unite hanno detto che è prematuro parlare di pulizia etnica o genocidio in Africa centrale, ma le prove sono state raccolte sui crimini contro l’umanità. “Prova seria per dimostrare che gli individui in entrambi i campi Seleka ex ribelli e le milizie anti-Balaka hanno commesso reati e crimini contro l’umanità del diritto umanitario internazionale e di guerra”, dice rapporto. “Se la comunità internazionale non reagisce rapidamente con determinazione con l’invio di più forze di mantenimento della pace in Africa centrale, potremmo presto affrontare un deterioramento della situazione che potrebbe portare alla pulizia etnica o genocidio” hanno proseguito gli investigatori. Il Consiglio di Sicurezza ha votato nell’aprile scorso l’invio di dodicimila Caschi Blu nel paese lacerato da violenze tra cristiani e musulmani. Ma la missione ONU entrerà in azione nel mese di settembre. Attualmente sono presenti oltre duemila soldati francesi e seimila soldati dell’Unione africana.
APA Bangui (R.C.A.) 06/07/2014 h 01:47:46 – Trentaquattro persone sono rimaste ferite, quattro gravemente, quando l’esplosione di una granata è avvenuta ieri (sabato 5 Luglio 2014) in una moschea nel centro di Paoua, una città a ovest della Repubblica Centrafricana (circa 490 km da Bangui), una delle sei sotto-prefetture in cui è divisa la prefettura dell’ Ouham Pende,
Secondo le testimonianze raccolte sul posto, l’attacco è stato commesso da un gruppo di uomini armati che ha lanciato una granata contro i musulmani riuniti nella moschea per la preghiera.
Secondo il sindaco di Bozoum, raggiunto telefonicamente, un’inchiesta è stata aperta subito.“Questo è ciò che temevamo a causa della proliferazione delle armi di ogni calibro” , ha detto il sindaco
http://www.apanews.net/news/fr/article.php?id=607865 # sthash.RB9zvll6.dpuf
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3 luglio (RJDH)
Membri delle comunità musulmana e cristiana della città di Boda (sud) vivono di nuovo insieme. Questo cambiamento arriva dopo una visita di ufficiali Misca in questa località. Da oltre tre mesi, queste due comunità vivevano separate.
Un rappresentante della comunità musulmana della città di Boda, di nome Issa, dice che c’è un netto miglioramento delle relazioni tra le due comunità dopo il passaggio di questi ufficiali Misca, perché si erano incontrati sul posto con i leader delle due comunità e le milizie anti-Balaka. Ha detto che i cristiani da un po’ di giorni si recano nella zona musulmana per fare acquisti e per vendere a loro volta.
Una donna della comunità cristiana di nome Diane, dice che non ha più paura di essere tra i musulmani. Ha aggiunto che da Martedì 1 luglio, i giovani musulmani si sono recati nel sito dei cristiani sfollati per fare visita ai loro vecchi amici.
Diane afferma che tutti coloro che tentano di destabilizzare la coesione sociale che si sta recuperando, devono essere portati davanti alla giustizia e richiama il governo di transizione a fare di tutto il possibile per ristabilire l’autorità e garantire la sicurezza degli abitanti del comune di Boda.
Boda è una delle città dell’Africa centrale, dove vivono ancora molti membri della comunità musulmana. Questo lavoro per la coesione sociale di entrambe le comunità si aggiunge a quello che è attualmente in corso nel 3 ° distretto e nel quartiere PK 5 a Bangui.
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02/07/14 ( APA )
APA-Bangui (Centrafrica) – Gli scontri degli ultimi giorni Bambari nella prefettura di Ouaka, hanno causato 82 morti, decine di feriti e 176 case distrutte, come è stato appreso in occasione della visita a questo luogo dal ministro dell’Amministrazione territoriale per il decentramento e regionalizzazione in occasione della nuova dislocazione delle forze francesi dell’operazione Sangaris.
Aristide Sokambi andato ieri, Martedì, Bambari, accompagnato dal Capo di Stato Maggiore generale dell’operazione Sangaris, Eric Bellot Desminieres.
Questa missione aveva lo scopo di consentire al Ministro di effettuare una corretta valutazione degli scontri e altre violenze tra le Sélékas la popolazione civile considerato da loro come Anti-serie di Balaka.
Secondo l’Abbé Félicien Bernard Endjimoyo questa violenza hanno creato una degradazione sicuro e portato alla divisione della comunità in due campi, tra cui Camp musulmani ”, ubicata nella antagonisti rispetto ai non-musulmani”
Credere il prelato con misure di fiducia in atto, esistono già gruppi armati, Sélékas, arcieri e Anti-Balaka sono facilmente controllabili. Tuttavia, ha detto ,” la situazione peggiora soprattutto quando sono civili armati che attaccano i loro vicini e questo complica notevolmente la situazione.”
” A questo punto, osserva l’abate, cercando di riprendere i contatti su entrambi i lati che ci siano scambi tra i leader delle diverse comunità per superare gli spazi divisioni”.
Centrafrica: 12.000 rifugiati nella cattedrale di Bambari
1 Luglio 2014
Mons. Mathos ha lanciato un appello per aiutare la gente di Bambari, in fuga dalla violenza della milizia Seleka musulmano:
“Ora il benvenuto almeno 12.000 persone nella cattedrale di San Giuseppe, sono totalmente privi di assistenza.” (…) Diverse ONG sono venuti osservare la situazione, ma finora nessun aiuto non arriva . Manca tutto, non solo il cibo, ma anche tele di grandi dimensioni per consentire alle persone di crescere. Solo la Croce Rossa ci porta acqua quando scaviamo una latrina nel cortile. (…) Chiedo che qualcuno intervenga immediatamente per evitare un disastro umanitario “.
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UN RAPPORTO SULLA CRISI: “CONFLITTO DELL’IMPUNITÀ”
“Sia l’ex ribellione Seleka che le milizie Anti-Balaka hanno commesso e continuano a commettere crimini di guerra e contro l’umanità”: lo denuncia la Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh) in un rapporto sulla crisi centrafricana. Il documento di 87 pagine, intitolato “Devono tutti partire o morire”, denuncia “un conflitto politico-etnico in atto per il controllo del potere (…) che ha assunto sempre più una connotazione religiosa”. Per Mathias Marouba, vice presidente di una delle organizzazioni firmatarie del rapporto, “tutti quelli che oggi danno ordini sono responsabili di una pulizia etnica, un crimine del quale dovranno rispondere”. Ma per i difensori dei diritti umani, l’attuale situazione di “caos” sul piano politico, umanitario e della sicurezza, è soprattutto la conseguenza diretta dell’impunità per “crimini del passato” e dell’ “incapacità della giustizia nazionale ed internazionale a giudicare i più alti responsabili di questi crimini passati e che sono ancora al centro del conflitto attuale”. Tra questi nomi, la Fidh conferma le responsabilità dirette, nei ranghi della Seleka, del capo milizia sudanese Janjawid, il generale Moussa Assimeh, del capo dei servizi segreti Noureddine Adam e di Abdoulaye Miskine, ex capo della guardia presidenziale durante il regime di Ange Félix Patassé. Dall’altra parte, tra gli Anti-Balaka, si trovano numerosi ufficiali delle Forze armate centrafricana (Faca) e personalità vicine all’ex presidente François Bozizé, destituito con un colpo di stato militare nel marzo 2013. Nonostante l’apertura di un’inchiesta da parte dell’Onu e la creazione di una Cellula speciale di inchiesta da parte delle autorità di Bangui, che si sono rivolte alla Corte penale internazionale (Cpi), continua lo stillicidio di civili, in questi giorni a Bambari (centro-ovest).
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da misna: CENTRAFRICA -26 giugno 2014 – 17:14
A BAMBARI OSTAGGIO DEI RIBELLI: “SERVE ACQUA E CIBO”
“Oggi non ci sono stati scontri diretti tra i gruppi ribelli ma alcuni civili sono stati comunque assassinati. In città la tensione rimane molto alta. Da giorni siamo l’epicentro di una nuova ondata di violenza che ha già causato un centinaio di vittime e decine di migliaia di sfollati”: lo dice alla MISNA padre Firmin Gbagoua, vicario generale di Bambari, località a 385 chilometri da Bangui.
“Di fatto la città è divisa dal fiume Ouaka. Su una sponda ci sono gli ex Seleka e sull’altra i miliziani Anti-Balaka. In mezzo c’è un ponte e un corridoio di sicurezza controllato dai soldati francesi della Sangaris” aggiunge l’interlocutore della MISNA, auspicando che l’opera di mediazione tra i gruppi rivali possa fermare le violenze.
In base all’ultimo bilancio diffuso dalla forza dell’Unione Africana nel paese (Misca), da lunedì scorso si sono registrati 70 morti e un centinaio di feriti. In realtà “il conteggio delle vittime è difficile da stabilire poiché molti civili sono sepolti senza che il decesso venga registrato – dice ancora il vicario di Bambari – e molte zone non sono accessibili. Ma una cosa è certa: come sempre sono i civili a fare le spese del conflitto”.
Oltre ad essere vittime fisiche delle violenze, subiscono anche danni materiali. “Molta gente ha perso la propria casa incendiata e saccheggiata dai ribelli. Più di 16.000 persone hanno trovato rifugio alla cattedrale Saint Joseph e altre 10.000 in un’altra parrocchia del centro” riferisce padre Firmin, avvertendo che “la situazione umanitaria sta peggiorando di giorno in giorno”. Oltre all’acqua potabile, cure e medicinali, difficilmente consegnati dagli operatori umanitari, la gente ha soprattutto bisogno di cibo. “Siamo nella stagione delle piogge. La popolazione ha seminato da poco e sta esaurendo le proprie riserve in cereali. La situazione alimentare qui è già molto precaria” precisa il vicario di Bambari.
Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha annunciato che dopo giorni di isolamento, da oggi alcuni veicoli hanno lasciato Bambari per raggiungere la capitale. A Bangui residenti originari della prefettura della Ouaka, di cui Bambari è il capoluogo, stanno osservando un lutto di tre giorni in memoria delle vittime. Ad essere uccisi sono stati membri della minoranza Peul, vittime degli Anti-Balaka, ma anche cittadini non musulmani, abbattuti dagli ex Seleka.
Proprio a Bambari, il mese scorso, i ribelli a maggioranza musulmana hanno stabilito il proprio stato maggiore. Una mossa che ha spinto gli avversari Anti-Balaka a lanciare un’offensiva sulla città centro-occidentale.
Cinquanta persone sono state uccise in due giorni di scontri tra cristiani e musulmani nella regione di Bambari, Repubblica Centrafricana, secondo i testimoni. Le milizie anti-Balaka ritengono che queste uccisioni siano state effettuate da “giovani canaglie” fuori controllo e non appartenenti alle milizie cristiane.
Bambari, 380 chilometri a nordovest della capitale Bangui, è una delle principali fonti di tensione nel paese. In questi ultimi giorni il primo attacco è stato lanciato alla periferia della città il Lunedi mattina dalla milizia cristiana “anti-Balaka” e ha provocato rappresaglie da parte di giovani musulmani, come da testimonianze raccolte.
Uno di questi testimoni parlava ieri, Martedì, di almeno 22 corpi nella città di Liwa, a sette chilometri Bambari, dopo l’attacco “anti-Balaka”.
Oggi si aggiungono nuovi particolari. Robert Ponsien , che coordina le attività delle ONG di Medici Senza Frontiere (MSF) in Bambari, ha dichiarato a Reuters che le violenze del giorno precedente avevano causato almeno 34 morti. “In ospedale, abbiamo anche 28 feriti,” . Un ufficiale delle forze dell’Unione africana in CAR (Misca) aveva menzionato 17 morti nell’attacco di lunedì.
(Ats / 2014/06/24 07:45)
Anche dall’agenzia misna viene la conferma di quanto accaduto.
VIOLENZE A BAMBARI, GLI SFOLLATI SONO MIGLIAIA
Migliaia di persone sono rifugiate nei pressi della sede del vescovado e di una base utilizzata da peacekeeper africani e militari francesi a seguito di nuove violenze che si sono verificate nella città di Bambari, nel cuore geografico della Repubblica Centrafricana. La crisi si è aggravata lunedì, con l’irruzione di un commando armato nel villaggio di Liwa, situato a una decina di chilometri da Bambari. Nell’assalto sono stati uccisi diversi abitanti, perlopiù di etnia peul e religione musulmana. All’episodio sono seguite violenze ed esecuzioni sommarie in diversi quartieri di Bambari, roccaforte dei ribelli della Seleka, al potere a Bangui dal marzo 2013 fino all’inizio di quest’anno. Da lunedì, riferiscono fonti di stampa locali, sono state uccise tra le 30 e le 60 persone.
24/06/14 (AFP)
Diciassette Fulani (nomadi Mbororò) musulmani sono stati uccisi ieri, Lunedi 23 Giugno in Centrafrica da miliziani cristiani anti-Balaka, un nuovo ciclo di uccisioni e rappresaglie orchestrate da gruppi armati accusati di crimini contro l’umanità.
Nella città di Bambari (al centro), “17 persone, tutti i membri della minoranza Fulani sono stati uccisi da giovani armati che si identificano come anti-Balaka, nel corso di un attacco al loro campo. Alcuni corpi sono stati mutilati e bruciati dagli aggressori “, ha dichiarato un funzionario della forza dell’Unione africana in CAR (Misca).
La strage ha provocato “ritorsione” da parte dei combattenti dell’ex ribellione Seleka, a maggioranza musulmana. “Questo attacco ha portato ancora violenze nel centro di Bambari, dove sono stati sentiti i colpi di arma in alcune zone, con altri morti, feriti e almeno 6.000 persone si sono rifugiate al vescovado, in particolare presso la Cattedrale di San Giuseppe”, ha detto il funzionario, parlando in condizione di anonimato. Altre informazioni più precise, per ora non si hanno.
I soldati francesi dell’operazione Sangaris hanno ora preso posizione per ridurre la tensione nella città di Bambari, dove l’ex coalizione ribelle Seleka è installata nella nuova sede dopo la sua partenza a gennaio 2014 dalla capitale, Bangui, sotto costrizione delle truppe francesi e africane.
Intervistati da AFP sulla nuova violenza, i rappresentanti anti-Balaka a Bangui negano il coinvolgimento dei miliziani e hanno dichiarato di non riconoscere “questi giovani che agiscono incontrollati di loro iniziativa per ulteriori motivi e moltiplicano tali atti nella regione”.
– Conflitto di impunità ‘-
Considerando tutti gli ultimi avvenimenti violenti che si stanno susseguendo, malgrado i tentativi di riconciliazione, in un rapporto pubblicato oggi, la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH), come molte altre ONG, afferma che in Repubblica Centrafricana sono stati commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità e ciò continua ad essere in atto come un “conflitto di impunità”, perché gli autori sfuggono alla legge a causa del fallimento dello Stato.
“Questo è un conflitto politico ed etnico per il controllo del potere che via via ha assunto una dimensione religiosa. Coloro che danno gli ordini oggi si stanno rendendo responsabili del reato di pulizia etnica e commettono crimini internazionali di cui dovranno rendere conto”, denuncia la FIDH, che richiede al procuratore della Corte penale internazionale (ICC) di “aprire rapidamente un’inchiesta.”
Avevamo già inserito un pezzo su di lei in occasione della festa delle donne, sulla pagina di aggiornamento precedente, per sottolineare come la forza di volontà e l’impegno nello svolgimento del proprio lavoro fossero importanti per continuare a dar voce a chi non ne aveva, e per superare il trauma che già aveva subito a causa di un’aggressione nel gennaio 2013, in cui era già stata data per morta allora. Oggi, a distanza di pochi mesi dall’8 marzo 2014 e di nemmeno due dall’uccisione della giovane fotoreporter Camille Lepage, ecco la triste notizia di un’altra giornalista vittima della guerra in R.C.A.: Blanche Elisabeth Olofio.
Faceva parte dello staff di Radio Be Oko e avrebbe voluto con tutto il cuore che la pace potesse ritornare tra la sua gente !
RCA: morte di una giornalista centrafricana ferita a Bambari nel gennaio 2013
da RFI 23-06-2014 h 10:24
In Centrafrica la stampa è di nuovo in lutto. Una giornalista radiofonica dell’emittente Bé Oko di Bambari, Bianco Elisabeth Olofio è morta ieri, Domenica 22 Giugno 2014 a Bangui a seguito di complicazioni delle ferite riportate oltre un anno fa. Era stata duramente picchiata da uomini della coalizione Seleka a Bambari nel gennaio 2013. Questo fatto dimostra come la cura dei feriti sia problematica in Africa centrale.
Nel gennaio 2013 i Seleka erano entrati a Bambari e si erano diretti alla casa della giornalista guidati da un abitante locale, per derubarla dei suoi averi. Mentre era in corso il saccheggio la giornalista era rientrata inaspettatamente e i ribelli l’avevano picchiata violentemente, tanto che già in un primo momento era stata data per morta.
La Olofio non si era mai veramente ripresa. “Era stata picchiata con un bastone sulla testa e sulla colonna vertebrale” ha detto un membro della famiglia ed il medico che ne ha constatato il decesso, alle ore 6.00 di domenica, afferma che la morte è stata una conseguenza di quel terribile pestaggio.
La morte di Blanche dimostra come sia difficile prendersi cura dei feriti in un R.C.A. durante questi mesi di crisi. Dopo l’aggressione a Bambari avrebbe dovuto essere trasferita a Bangui, perché alcuni tipi di lesioni non possono essere curate in ospedali all’interno del paese.
“Abbiamo bisogno di condizioni tali da permettere il trasferimento del paziente trasferimento da una provincia alla capitale, cosa che purtroppo non è sempre il possibile” spiega Jean-François Leech, capo della delegazione del CICR a Bangui. “E se anche si riuscisse in questo trasporto, non è facile trovare una struttura ospedaliera che può ancora ammettere un nuovo infortunio. “
Dopo il suo arrivo a Bangui, Elisabeth Bianco Olofio ha continuato a pagare a causa della crisi, per la mancanza di un’adeguata apparecchiatura radiografica nella capitale, le sue ferite non sono mai state diagnosticate esattamente. I medici avevano richiesto la sua evacuazione in un altro paese, ma lei non poteva permetterselo per mancanza di mezzi.
Per leggere anche i particolari riportati nel pezzo pubblicato in precedenza, andare sull’Home page di oggi: Altra giornalista vittima in R.C.A. e scorrere verso il fondo.
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Con un po’ di ritardo, ma anche misna conferma la tragica notizia riportata più sotto
BAMBARI, MACABRA SCOPERTA NEL FIUME OUAKA
Una decina di corpi senza vita con segni evidenti di torture sono stati rinvenuti nel fiume Ouaka, nella regione di Bambari (centro), nuovo feudo dell’ex coalizione ribelle Seleka. Lo hanno annunciato fonti di sicurezza locale, precisando che un’inchiesta è stata aperta per determinare le circostanze delle uccisioni.
Da Bambari, dove il mese scorso la Seleka ha insediato un suo quartiere generale, fonti della società civile riferiscono di un clima di “paura” e di “incertezza” che spinge molti civili a trovare rifugio presso l’arcivescovado. “Le condizioni di vita sono terribili: gli ex Seleka in abiti civili si infiltrano facilmente nei quartieri per attaccare i civili nonostante la presenza delle truppe francesi di Sangaris” hanno raccontato testimoni locali anonimi.
Amadi Nedjad, portavoce dell’ex coalizione ribelle, ha respinto le accuse rivolte agli elementi della Seleka. “Tutti i combattenti sono accantonati a Bambari. Non si può dire che loro escono dai siti, controllati dai soldati francesi di Sangaris e dagli africani della Misca, per andare a commettere orribili esazioni” ha detto Nedjad.
La scorsa settimana combattimenti alle porte di Bambari tra l’ex ribellione Seleka e le milizie di autodifesa Anti-Balaka hanno causato 22 morti, sia cristiani che musulmani.
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da radio Ndeke Luka: Bangui – cinque nigeriani arrestati in aeroporto per traffico di cocaina
Giovedi, 19 June 2014 12:03
Cinque nigeriani che avevano ingerito un totale di 660 grammi di cocaina sono stati arrestati la settimana scorsa nell’aeroporto di Bangui. In una dichiarazione rilasciata il ministro della Pubblica Sicurezza, il colonnello Denis Wangao Kizimalé, afferma che i cinque nigeriani attualmente nelle mani della polizia, erano arrivati a Bangui Mercoledì 11 giugno, “su un volo commerciale Royal Air Maroc” dal Brasile via Marocco e Camerun. ministro sottolinea che queste persone stanno portando documenti di viaggio falsi. “Abbonamenti per qualche tempo dai nostri servizi speciali, questi delinquenti sono tra i muli che sono persone reclutate e imballati per il trasporto di piccole scatole che sono capsule da 15 a 20 grammi di cocaina pura al 80%. Una persona può trasportare 300-600 grammi nel suo stomaco “, ha detto. Sono stati oggetto di un esame speciale presso l’Ospedale Amicizia, che ha rivelato che avevano cocaina pancia, ha detto il ministro Kizimalé chiamando tutti i cittadini ad essere vigili.
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19 Giugno 2014 – Avevamo già riportato ieri questa notizia condividendola sulla pagina facebook tramite un quotidiano centrafricano, lasciando il testo in francese e sperando di non trovare conferme da altre parti. Invece ecco il contenuto tratto anche da Centrafrique-presse di oggi:
Bangui – AFP / 19 Giugno 2014 03:46 – Almeno 10 corpi recanti segni di tortura e di abuso sono stati recuperati dalla polizia locale dall’inizio della settimana nelle acque del fiume nella regione Ouaka Bambari (Centro), dove la coalizione ribelle ex Seleka, a maggioranza musulmana, ha stabilito la sua nuova sede, causando costernazione e sollevando preoccupazioni tra i residenti che continuano a fuggire verso la diocesi.
I corpi gettati nel fiume sono tutti uomini. Essi recano tracce di tortura, aggressione con coltello o di colpo d’arma da fuoco e le loro mani e piedi sono stati legati alla schiena e collegati da archi. E’ partita un’indagine per determinare le esatte circostanze delle uccisioni.
Da parte sua, un giornalista locale, parlando a condizione di anonimato per motivi di sicurezza ha detto: i corpi trovati sono stati orribilmente mutilati. L’orrore e il panico si sono impadroniti di Bambari. Le condizioni di vita sono spaventose a causa del timore di sequestri da parte dell’ex Seleka, i cui uomini si infiltrano facilmente nei quartieri per colpire i civili. Anche se i soldati francesi (dell’operazione Sangaris) sono lì, non si fanno notare, perché sono presenti nei quartieri in abiti civili. Nelle ultime due settimane scontri tra gruppi armati hanno avuto luogo nel villaggio nella regione di Liwa Bambari, uccidendo almeno 22 persone.
Intervistato da AFP circa i corpi recuperati, Nedjad Amadi , portavoce dell’ex Seleka ha negato che il suo movimento abbia commesso abusi a Bambari: “Gli elementi ex Seleka sono ora in numero limitato in quella zona. Non si può affermare che siano quelli che hanno lasciato i loro nascondigli, essendo controllati dalle forze francesi e africane Sangaris e Misca, per aggirarsi liberi di commettere abusi” ha detto Amadi.
Molti corpi ritrovati anche in altri luoghi mostrano segni di abuso o di mutilazione, come quelli che sono stati recuperati nell’ Ubangi, risultante in un’inchiesta della Procura della Repubblica di Bangui. Lunedi scorso Medici Senza Frontiere (MSF) ha denunciato l’uso della violenza sistematica da parte di elementi armati, contro la popolazione nella regione di Bambari.
Da oltre un anno, la Repubblica Centrafricana ha visto una crisi senza precedenti. Violazioni da parte di gruppi armati contro i civili hanno provocato migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati, molti civili musulmani costretti a fuggire e intere regioni che affrontano la violenza delle milizie anti-cristiane Balaka.
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APA-Bangui (Centrale) – 2014/06/18 16:43:25 – Il Presidente Centrafricano, Catherine Samba-Panza , ha lasciato Bangui ieri, Mercoledì 18 Giugno 2014, per recarsi ad Oslo, dove in qualità di ospite d’onore sarà presente per la dodicesima edizione del Dialogo Humanitarian Forum che inizia lo stesso giorno nella capitale norvegese.
Secondo una fonte vicina alla presidenza della Repubblica di eminenti personalità prenderà parte alla riunione tra cui l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan , l’ex presidente americano Jimmy Carter , e l’attuale presidente delle Filippine.
Organizzato dal Centro per il dialogo umanitario, il forum continuerà fino a Sabato e il calendario prevede scambi d’informazione sulla crisi in corso e allo stesso tempo la condivisione di esperienze nella risoluzione dei conflitti. La presidente di transizione Samba-Panza userà questo forum per presentare un appello per la sicurezza e chiedere una soluzione alla situazione umanitaria nel paese per mobilitare la comunità internazionale per la causa della RCA.
L’agenda della signora Catherine Samba-Panza , prevede una serie di incontri con le autorità norvegesi, tra cui il Primo ministro della Norvegia.
A margine di queste informazioni, possiamo dare la notizia che p. Aurelio Gazzera sarà presente al medesimo forum, augurandogli di poter anche lui dire la sua per il bene della R.C.A.
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Il comando del contingente dell’operazione Sangaris cambia di mano
da Centrafrique- presse: Mercoledì 18 Giugno 2014 – h. 14:00
Cambio a capo delle forze francesi Sangaris schierate in Centrafrica. Il Generale Francisco Soriano da Martedì 17 giugno è stato sostituito dal generale Eric Bellot Desminieres. Anche questo “legionario” avrà il compito di supportare la distribuzione degli uomini sul territorio per l’operazione di peacekeeping delle Nazioni Unite nel paese. La cerimonia di consegna si è svolta Martedì mattina al campo Mpoko a Bangui, alla presenza del Primo Ministro Centrafricano André NZAPAYEKE e dell’Ambasciatore di Francia Carlo Malinas. Durante la cerimonia, Generale di Corpo Bruno Clément – Bollee, comandante francese delle forze di terra in funzione, ha reso omaggio al generale Soriano. “Sangaris è il primo impegno pieno e generoso dei nostri soldati al servizio della popolazione centrafricana, per rompere il circolo vizioso di abuso e di violenza.
http://sahel-intelligence.com/ 17 giugno 2014 da Frédéric Powelton
Il portavoce del UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) Adrian Edwards, ha presentato la scorsa settimana in una conferenza stampa presso il Palazzo delle Nazioni di Ginevra, gravi accuse di violazioni del diritto internazionale contro il Ciad, per quanto riguarda l’espulsione dei rifugiati.
L’ente per i rifugiati avrebbe effettivamente ricevuto segnalazioni che persone in fuga dall’insicurezza nella Repubblica Centrafricana, sono state respinte fino al punto di passaggio di frontiera tra i due paesi a Sido, a sud della città di Sarh. Gli sfollati Centrafricani e Ciadiani, secondo le informazioni fornite dall’UNHCR, non sono riusciti a trovare rifugio in Ciad perché non sono stati in grado di dimostrare la loro cittadinanza alle guardie di frontiera. Le discussioni tra le autorità del Ciad e l’UNHCR sono in corso su queste accuse, se comprovate, sarebbero contro il principio del diritto internazionale sul non-rifiuto dell’asilo politico.
L’UNHCR ha inoltre colto l’occasione per ribadire la sua richiesta a tutti i vicini dell’Africa Centrale, tra cui Ciad, per tenere ancora aperte le frontiere ai profughi della Repubblica Centrafricana. La violenza in questo paese continua ad alimentare il flusso di profughi in fuga, in particolare verso il Ciad. Questo organismo delle Nazioni Unite stima che sono 226.000 le persone fuggite dalla repubblica Centrafricana dall’inizio della crisi nel paese nel dicembre 2012. Sono attualmente 90.000 rifugiati in Ciad sono più di 14.000 gli arrivi negli ultimi sei mesi.
La loro situazione è spesso deplorevole. Esausti dopo centinaia di chilometri percorsi in condizioni difficili, molti di questi rifugiati arrivano in Ciad malnutriti e disperati. I casi più gravi vengono trattati in un ospedale di Gore, a sud-ovest del Ciad.
SELEKA E ANTI-BALAKA, INTESA PER USCIRE DALLA CRISI
Con la firma di un’intesa a Bangui, i gruppi armati rivali dell’ex coalizione ribelle Seleka e delle milizie di autodifesa Anti-Balaka hanno accettato il principio di una mediazione per trovare una soluzione negoziata alla crisi centrafricana.
Le due parti hanno affidato il mandato di mediatore al guineano Béni Diogo Kouyaté, vice-coordinatore dell’Ong centrafricana Pace-Riconciliazione-Tolleranza (Pareto), che nelle ultime settimane è stata l’artefice dei colloqui ad alto livello tra i leader dei gruppi.
Lo ha riferito l’emittente locale Radio Ndeke Luka, precisando che l’accordo è stato firmato da Eric Massi, ex portavoce della Seleka, e Patrice Edouard Ngaissona per gli Anti-Balaka. Entrambi hanno anche deciso di costituire in tempi brevi un comitato congiunto di riflessione.
“I due gruppi hanno portato un messaggio al popolo centrafricano che soffre per le esazioni commesse. La cosa importante è che ogni parte riconosca le proprie responsabilità e abbia la volontà di andare verso il dialogo, ma anche e soprattutto che chieda perdono” ha detto Kouyaté.
Dal colpo di stato della Seleka, nel marzo 2013, il Centrafrica è il teatro di una crisi armata, politica, economica e umanitaria. Gli ex ribelli Seleka sono in posizione dominante nella regione di origine del centro-nord; hanno stabilito il proprio stato maggiore a Bambari. Nel sud del paese sono invece insediate milizie di autodifesa e ex militari fedeli al presidente destituito François Bozizé.
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da RFI 16-06-2014 at 10:08
In Bangui, oltre 2.600 uomini di Seleka vivono o sopravvivono nei tre campi di acquartieramento loro assegnati. Nel più grande, campo RDOT, sul bordo settentrionale della capitale, sono poco più di 1.600 in ambienti dal dicembre 2013, la lotta contro la fame, la noia e la miseria.
Dal 5 giugno, i fondi di 200 milioni di franchi CFA messi a disposizione dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (ECCAS) per alimentare confinato Seleka è esaurito.La scorsa settimana, le autorità di transizione hanno rilasciato abbastanza per contenere un paio di giorni, ma domani non ci sarà nulla.
Inoltre non è la prima volta che il cibo è scarso e la rabbia RDOT sorge fra questi uomini scontenti, come Abdul sul posto da sei mesi: ” Non c’è nessuno che si cura di noi. Ci vediamo come animali. Questi sono giovani che vogliono un lavoro. Si tratta di giovani che vorrebbero difendere la loro razione. E perché lasciare così soffrono nella miseria, nella cambusa? Perché? “.
Condizioni antigieniche
La Seleka di RDOT mantenuto le loro pistole. Essi sono identificati e contati munizioni regolarmente dalla International Mission Support Central (Misca) che mantiene il campo. Quando un uomo viene ferito da un distretto vicino, stanco che ruba manghi, la Croce Rossa risponde . Per quanto riguarda la malattia, ma dobbiamo contare su Dio.. ” Ci deve malaria, vi è la diarrea, in ogni caso, relative a difficili condizioni di vita delle malattie, l’esposizione alla luce solare, Previsioni di tutti i tipi. La dieta è incompleta e cura, inoltre, non esiste, siamo condannati a morire “, testimonia Mustapha Abakar, portavoce del campo.
Per settimane, i capi Seleka confinati negoziare i loro uomini che desiderano una partenza da Bangui verso Sibut, poi la destinazione di loro scelta nella provincia. Nel frattempo questa uscita molto ipotetico del Seleka RDOT mordendo il freno e mantenere una parvenza di disciplina militare sognando un futuro di integrazione nell’esercito dell’Africa centrale.
http://www.dhnet.be/ 16 Giugno 2014 alle 05:04 BRUXELLES (BELGIO)
“La forza dell’Unione europea nella Repubblica Centrafricana ha raggiunto la piena capacità operativa 15 giugno 2014. il suo mandato coprirà un periodo di 4-6 mesi da tale data” , ha annunciato un diplomatico dell’EU, Lunedì in una dichiarazione. EUFOR -RCA dalla fine di aprile assicura la protezione dell’aeroporto Bangui.
“Ad oggi dispone di 700 soldati e gendarmi e assicura anche, in coordinamento con le forze dell’Unione africana, la sicurezza del 3 ° e 5 ° distretti di Bangui” , in cui continuano la maggior parte delle violenze (altre tre persone sono state uccise Sabato a Bangui in scontri armati) e sarà rafforzata da “altri cento soldati nei prossimi giorni” .
© 2014 Belga. Tutti i diritti sono riservati e di rappresentanza.
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06/16/14 (RFI)
Sabato 14 giugno, nel quartiere di Bangui PK5 si è avuto uno scontro tra un gruppo di auto-difesa e alcuni teppisti accusati di aver derubato e ucciso un commerciante camerunese nella notte da Giovedi a Venerdì. Tre persone sono state uccise nella collisione.
Secondo le informazioni raccolte da RFI, i teppisti hanno resistito quando il gruppo di auto-difesa ha tentato di fermarli. Non c’erano in quel momento pattuglie della forza militare africana Misca.
Erano circa le ore 11:00 quando si sono sentiti i primi colpi. In quindici minuti, si sono trasformati in raffiche, in incendi ed esplosioni. Secondo quanto riferito, tutto ha avuto inizio quando un giovane di un gruppo di auto-difesa dislocato nel distretto PK5 ha fermato alcuni uomini dello stesso quartiere, sospettati di aver rapinato e ucciso la notte tra Giovedi e Venerdì un imprenditore camerunense. I presunti ladri resistono e danno inizio agli scontri, muoversi nella zona mercato sudanese, al centro del quartiere. Intervengono alcuni uomini della Misca e apparentemente ritorna la calma, con la ripresa delle varie attività. E i soldati si allontanano.
Questo episodio si presenta pochi minuti prima della sparatoria, e in quel momento gli ufficiali spagnoli dell’EUFOR, la forza dell’Unione europea, stavano incontrando i notabili della zona per spiegare la loro missione e per informazioni sulla situazione, dovendo occuparsi della sicurezza nel terzo e quinto distretto.
Nel pomeriggio vengono trovati i corpi delle vittime ed esposti alla moschea, e contemporaneamente viene organizzata una manifestazione contro la violenza presso la casa del sindaco.
http://www.rfi.fr/afrique/20140615-rca-trois-morts-le-quarti …
Un lavoro importante sulla stregoneria in R.C.A.
http://mondafrique.com/ decifrare di Jean-Pierre Tuquoi – Pubblicato 13 giugno 2014
Chiunque abbia visto le immagini di combattenti Seleka o anti-Balaka, i due movimenti che si oppongono oggi nella Repubblica Centrafricana (CAR), è stato colpito dal fascino di tutti i tipi di collane e piccoli oggetti che portano. Intorno al collo, alle braccia, alla testa, i giovani soldati mostrano amuleti scelti per essere protetti in battaglia e aiutati a superare il loro avversario. Andrea Ceriana Mayneri, uno dei pochi studenti universitari che hanno viaggiato nella Repubblica Centrafricana, si è soffermato sulle credenze feticce, raccogliendole in un libro affascinante che illumina la tragedia di oggi.
I membri Seleka e anti-Balaka non hanno il monopolio sulle convinzioni feticce. Nella Repubblica democratica del Congo, confinante con l’Africa centrale, i guerrieri Mai Mai in lotta contro le milizie Hutu nel Kivu erano convinti della loro invincibilità, dovuta all’acqua “feticcia”, di cui venivano rivestiti durante le cerimonie. Se uno di loro viene ferito (o ucciso) è semplicemente,dicono, che proprio per renderli invulnerabili il rito non era stato fatto nelle regole.
Quantità antropologi – e prima di loro, i missionari cattolici e protestanti hanno guardato con borsa su questo aspetto della cultura africana che continua a nutrire destini e vite inusuali.Giovane antropologo, molto buono conoscitore della centrale ha esaminato nel corso degli anni da Bangui, ha optato per un approccio innovativo: si appoggiava sulla vita di un giovane uomo di nome Ngoutidé che nel 1960 , realizzato anti-feticista sua ragion d’essere di essere nell’immaginario locale, dopo la sua morte, una sorta di profeta investito di poteri soprannaturali.
da misna: CENTRAFRICA -12 giugno 2014 – 15:32
BAMBARI, SCONTRI TRA GRUPPI RIBELLI
Almeno 22 persone uccise, altre 30 ferite e un numero imprecisato di civili rapiti: è il bilancio di due giorni di scontri tra l’ex ribellione Seleka e le milizie di autodifesa Anti-Balaka, che si sono verificati alle porte di Bambari, nell’Est.
Lo riferiscono fonti di stampa locale aggiungendo che nel villaggio di Liwa, teatro dei violenti combattimenti, 127 case sono state incendiate dai ribelli a maggioranza musulmana sostenuti da appartenenti alla comunità Peul.
Vendette incrociate tra combattenti dei due gruppi armati rivali proseguono nella regione orientale nonostante il dispiegamento a Bambari, già teatro di disordini, di soldati francesi dell’operazione Sangaris. Proprio a Bambari, il mese scorso, la Seleka, in piena fase di riorganizzazione interna, ha insediato un suo quartier generale, ma l’ex coalizione ribelle divisa sembra ormai priva di comando.
In Centrafrica saranno operativi 12.000 caschi blu, ma non prima del prossimo autunno.
REPUBBLICA CENTRAFRICANA: diamanti maledetti
di Tatiana Mossot nel perseguimento di diamanti maledetti in R.C.A. – France 24
http://www.telesphere.fr/ Damien D. – 07/06/2014
La giornalista di France 24, Tatiana Mossot si è concentrata sul caso dei diamanti in Repubblica Centrafricana. Dalle miniere dell’Africa centrale il diamante arriva ad Anversa, in Belgio: un rapporto esclusivo pubblicato nella rivista Reporters di sabato scorso 7 Giugno 2014 alle 20:40
I diamanti dell’Africa centrale sono tra i migliori e più ricercati. Mentre il Centrafrica è in guerra civile, i gruppi armati sono attivi intorno ai siti di produzione in cerca di pietre preziose. Dalle miniere di Mouka, nell’Est del Paese, agli uffici d’acquisto di Anversa, in Belgio, passando per quelli di Bangui, la capitale R.C.A., la giornalista è andata sulle tracce dei gioielli più eterni.
La R.C.A. è in guerra e Tatiana Mossot ha viaggiato per il paese per descrivere il conflitto (Leggi “Central, il convoglio di speranza” ). Durante la sua ultima visita, ha dovuto rinunciare ad un colloquio con i ribelli Seleka “Volevo sapere cosa era successo loro, quello che hanno fatto dopo essere stati estromessi dal potere. Ma per motivi di sicurezza questo non è stato possibile”. ci ha detto.
Non importa! Dal momento che lei era già sul luogo, una ricca zona mineraria, si è interessata al business dei diamanti. Un commercio che il conflitto armato non ha intaccato. La giornalista è rimasta in una zona sicura e ora dice: “Ho avuto una terribile fortuna. Sono l’unica giornalista che è stata in grado di andare in questo settore, in quanto c’è stata una caduta Seleka. Questo territorio resta particolarmente difficile e pericoloso. Ci sono gruppi armati nella zona. “ Così, da villaggi sperduti a piste interminabili, Tatiana Mossot è andata al cuore delle miniere di diamanti, famosi per la gioielleria tra le più belle del mondo.
“Ho trovato il centro del diamante, e l’impatto che questa pietra ha sulla gente.
Alla giornalista di France 24 c‘è voluto poco più di un mese per realizzare un servizio su questo tema, che l’ha portata fino ad Anversa, in Belgio. “In Africa centrale, ho avuto la possibilità di incontrare persone che in entrambe le miniere hanno posizioni agevolate per l’acquisto dei diamanti tramite gli uffici, come ad esempio un ministro Centrafricano”, dice. La sorpresa è stata in Belgio, dove l’indagine è stata più complicata. Dopo quasi una settimana di trattative ha potuto entrare nei luoghi dei diamanti. “L’ufficio è un vero e proprio bunker deldiamante! Ma sono stata accolta molto bene. Mi hanno mostrato i luoghi dove nessuno va. Ho visto pietre del valore di diversi milioni di euro. Sono stata perquisita all’entrata e all’uscita … “ ci ha detto. Con questo servizio sul business dei diamanti,Tatiana Mossot ci offre un’altra lettura del conflitto Centrafricano.
A BANGUI DISARMO VOLONTARIO, “BUONA VOLONTÀ”
Sono poche le armi raccolte ieri a Bangui in occasione di una giornata di disarmo volontario indetta dalle autorità per recuperare fucili, munizioni e armi da taglio in possesso dei civili.
“Non è la quantità finale di armi consegnate che conta, ma piuttosto la prova di buona volontà e l’adesione della popolazione” ha dichiarato il primo ministro di transizione André Nzapayéké, aggiungendo di aver preferito un disarmo su base volontaria “piuttosto che uno obbligatorio che avrebbe causato vittime”. L’operazione è stata attuata nelle otto circoscrizioni di Bangui – tra cui Boy Rabe, feudo delle milizie di autodifesa Anti-Balaka, e al Pk5, a maggioranza musulmana – e nei due vicini comuni di Begoua (nord) e Bimbo (Sud).
Le armi recuperate, solo poche centinaia al termine della giornata, sono state consegnate alle forze africane della Misca e ai soldati francesi dell’operazione Sangaris. Il primo ministro ha annunciato il prossimo avvio di un programma di disarmo, smobilitazione e reinserimento (Ddr) destinato ai gruppi armati già identificati e ai soldati delle Forze armate centrafricane (Faca).
Intanto dal vicino Ciad, che ha ritirato i suoi militari dal contingente Misca, il governo ha respinto le accuse emerse dal rapporto della Commissione d’inchiesta internazionale dell’Onu, in base alle quali “Djotodia (ex presidente centrafricano, ndr) e la coalizione ribelle Seleka hanno goduto di un sostegno finanziario e militare delle autorità di N’Djamena”. Con una nota di risposta, l’esecutivo ciadiano chiede all’Onu di “smetterla con la sua campagna gratuita contro di noi”.
APA-Bangui (R.C.A.) – 06/06/2014 h 03:40:11 – Attività di rete giovanile per la salute riproduttiva, pianificazione familiare e la violenza di genere tenutosi Venerdì a Bangui, un evento in forma di difesa progettato per ottenere il rilascio di nigeriani 220 studentesse rapiti da Boko Haram e le loro controparti nel Liceo Marie Jeanne Caron centrale anche preso in ostaggio.
Organizzato Centro Protestante per la gioventù (CPJ) a Bangui, l’evento è stato destinato a sostenere le giovani in ostaggio e la possibilità di attirare l’attenzione della comunità nazionale e internazionale per la perpetuazione della violenza di questo genere in Africa e nella Repubblica Centrafricana in particolare. Gli striscioni esposti dalla rete dicevano: ” Vogliamo il rilascio immediato e incondizionato delle nostre sorelle nigeriane” e ” Vogliamo farle tornare sane e salvie “. ”Vogliamo far sentire questo evento attraverso l’Unione Africana e il presidente nigeriano in modo che tutto venga fatto per liberare le studentesse nigeriane rapite e anche che la violenza di questo genere si fermi in Centrafrica”, questo l’appello che ha lanciato il coordinatore della rete, Nadia Guy Tekomby . Una delle giovani manifestanti, Flavie Solembi, ha detto che ”si tratta di giovani ragazze nigeriane che si stavano preparando per gli esami, che sono state rapite senza pietà” riferendosi alle studentesse del Lycée Marie Jeanne Caron, rimosse da più due mesi e delle quali non si hanno più notizie. Secondo la signorina Solembi , la denuncia e la lotta contro la violenza di quel genere sono tra gli obiettivi della rete. ”Abbiamo detto che non dobbiamo rinunciare. Dobbiamo alzarci e mostrare alla gente tutta la nostra indignazione!”
http://www.apanews.net/news/fr/article.php?id=605604 # sthash.uMmMLU63.dpuf
PER ONU “NON C’È GENOCIDIO”, MA URGE INTERVENTO
Per la Commissione d’inchiesta dell’Onu, che ha consegnato il suo primo rapporto al Consiglio di sicurezza, “a questo punto è prematuro parlare di pulizia etnica o di genocidio” in Centrafrica. Tuttavia “se la comunità internazionale non dovesse reagire rapidamente e con determinazione, dispiegando più forze di mantenimento della pace, potremmo trovarci di fronte ad una situazione sempre peggiore che sfoci in genocidio”, avvertono gli esperti della Commissione guidata dal giudice camerunense Bernard Acho Muna, già vice procuratore del Tribunale penale internazionale per il Rwanda (Tpir).
Dopo diversi soggiorni nel paese dell’Africa centrale e sulla base di “prove serie”, i membri della commissione d’inchiesta sono giunti alla conclusione che “le due parti hanno commesso crimini che violano le leggi umanitarie internazionali oltre a crimini di guerra e contro l’umanità”.
Dal colpo di stato della coalizione ribelle Seleka nel marzo 2013, l’ex colonia francese è sprofondata in una crisi armata, politica, economica ed umanitaria senza precedenti. Migliaia di persone hanno perso la vita nelle violenze commesse dall’ex ribellione a maggioranza musulmana e dalle milizie di autodifesa Anti-Balaka, mentre centinaia di migliaia di centrafricani sono rifugiati nei vicini Ciad, Camerun e Congo. Lo scorso aprile il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha dato il via libera al dispiegamento di 12.000 caschi blu, ma non prima del prossimo autunno.
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AFP 2014/06/05 at 9:07
Sono trascorsi esattamente sei mesi dal 5 Dicembre 2013, da quando la Francia, dopo una risoluzione delle Nazioni Unite, ha lanciato l’operazione Sangaris, una missione il cui scopo era quello di sostenere la forza africana di Misca (5.000 uomini) e riportare in breve tempo la pace in Africa centrale, un paese lacerato dalla guerra civile e religiosa.
L’operazione militare francese, decisa da François Hollande, cerca sempre di disinnescare la crisi dell’Africa centrale, che ha avuto inizio nel 2013 con il rovesciamento del presidente, François Bozizé, quando la ribellione a maggioranza musulmana, Seleka, cerca di prendere il potere in questo Paese a maggioranza cristiana.
I Seleka moltiplicano gli abusi contro i civili, con la conseguente creazione di una reazione di autodifesa, anti-Balaka, milizie prevalentemente cristiane. Rapidamente, queste milizie attaccano i civili musulmani, gettando il paese in una spirale di violenza che vincolano tra l’esilio decine di migliaia di musulmani. Quindi, era con manifestazioni di gioia che i militari francesi Sangaris vennero accolti al loro arrivo, ormai sei mesi fa!
Inizio promettente
Dal 7 dicembre, Parigi aveva annunciato che i suoi soldati avrebbero guidato una missione prioritaria per fermare le uccisioni e “disarmare tutte le milizie e gruppi armati che terrorizzano le popolazioni” . In realtà, il 9 dicembre, le truppe francesi si impegnano ad un’ampio disarmo, a cominciare con l’ex Seleka, ma l’operazione è accompagnata da rappresaglie cristiane contro i musulmani.
Tuttavia, la situazione continua a evolversi rapidamente. Il 10 gennaio 2014, il presidente autoproclamato Michel Djotodia, accusato dalla comunità internazionale di affrontare la violenza settaria con passività, si dimette sotto pressione da parte dei leader dell’Africa centrale e la Francia. Il 20 gennaio, il sindaco di Bangui, Catherine Samba Panza, viene eletto presidente dal parlamento di transizione. Eppure, la violenza continua.
Popolazione sempre più ostile
Sei mesi dopo essere stati accolti come salvatori del Centrafrica i 2.000 soldati francesi dispiegati nel Paese sono ora di fronte crescente ostilità di alcune delle persone che li hanno criticati per non aver potuto fermare la violenza settaria o disarmare le milizie.
Risultato: il 31 maggio, gli uomini della missione Sangaris sono stati fischiati dalla popolazione, che li considerano dei “ladri di diamanti” – la Repubblica Centrafricana è uno dei principali produttori al mondo di questa preziosa pietra – e dai musulmani: “No alla Francia” e insulti anti-francesi sono contrassegnati ovunque.
Violenza e impazienza
“Quando sono arrivati, c’era la speranza che avrebbero disarmato il paese”, spiega Noel Ngoulo , segretario generale dell ‘Università di Bangui AFP. “Ma nel corso del tempo, la gente ha scoperto che il disarmo non c’è stato; la gente è arrabbiata contro Sangaris perché ritengono che l’obiettivo è cambiato, come se da una missione di disarmo si fosse passati ad una semplice missione di interposizione “.
Oggi, il colonnello Jaron , portavoce dello Stato Maggiore delle forze armate afferma che la permanenza dell’esercito francese è “prolungato in attesa dell’ arrivo del Minusca” la missione delle Nazioni Unite de dovrebbe essere attiva essere a partire dal prossimo mese di settembre, “dietro l’impegno della comunità internazionale e la speranza che i pilastri economici e politici si mettano in gioco. Inoltre, François Hollande ha deciso di mantenere “il dispiegamento di forze francesi in Centrafrica al loro livello attuale fino alla costituzione della Minusca” prova che la situazione in R.C.A. è tutt’altro che pacificata.
Il futuro del settore del cotone al “centro” dell’Assemblea generale dei produttori di cotone dell’Africa “centrale“
2014/06/04 15:45:39 APA-Bangui (Centrale) – L’ assemblea generale dell’ Unione dei produttori di cotone dell’Africa centrale (UPCC), tenutasi a Bangui da Martedì, ha affrontato principalmente la questione del rilancio delle attività agricole in generale e in particolare quella del settore del cotone.
Inoltre, si è riflettuto sulle piste da seguire per trovare le soluzioni adeguate a permettere di liquidare gli arretrati dei debiti alle società di gestione delle colture di cotone e trovare il sostegno al settore del cotone.
Il cotone viene coltivato nelle prefetture centrali Kemo la Ouahm il Ouahm-Pende, Ouaka e Nana Gribizi.
Secondo una fonte affidabile di UPCC, l’industria del cotone ha sperimentato negli ultimi anni, tutti i tipi di problemi dovuti alle crisi politico-militari ricorrenti. “Oltre alle uccisioni dei tori da traino, più di 400 unità di trazione animale, anche fertilizzanti, insetticidi inventari e apparecchiature per il trattamento sono stati distrutti o rubati”.
Da parte sua, il presidente del sindacato, François Monga, tuttavia, ha detto alla sessione di apertura: ”possiamo dire in modo inequivocabile che questa crisi è dietro di noi e che speriamo in un futuro migliore, partendo dalle conseguenze: organizzare meglio noi stessi per riprendere la nostra attività del cotone e la produzione alimentare”.
Tuttavia, ha colto l’occasione per denunciare che i prezzi della fibra sono fissati per un periodo di 10 anni in assenza di governo, mentre “il prezzo dovrebbe essere fissato annualmente tenendo conto delle variazioni del costo per il mercato globale”.
Pur deplorando il fallimento della produzione di cotone in R.C.A., rispetto ad altri paesi membri dell’Associazione dei Produttori Africani del cotone (APROCA), Monga ha detto: ” Ci aspettiamo che siano soddisfatte le condizioni per poter esteriorizzare le nostre capacità produttive. Aspettando che il governo a faccia il proprio lavoro, da parte nostra ci assumiamo la responsabilità di sostenere la politica definita dalle Istituzioni.
http://www.apanews.net/news/fr/article.php?id=605410 # sthash.r3NsXbUt.dpuf
Parigi (AFP) – 2014/06/04 08:27
Burundi è pronto a schierare 730 soldati e poliziotti supplementari in centrafrica, ha dichiarato ieri il presidente Burundese Pierre Nkurunziza in visita a Parigi ad AFP: “Siamo stati invitati dall’Unione africana e dalle Nazioni Unite a rivedere al rialzo la nostra forza lavoro in Repubblica Centrafricana. Siamo pronti a distribuire 450 militari e abbiamo preparato due unità di polizia per un totale di 280 poliziotti”.
“Ora, cerchiamo l’attrezzatura necessaria e mobilitare i partner per essere supportati in questa iniziativa”, ha concluso
Il Burundi ha attualmente 850 uomini della forza dell’Unione africana in R.C.A. (Misca, su un totale di 6.000 uomini), schierati a fianco di circa 2.000 soldati francesi per cercare di fermare la violenza. La forza Misca deve essere sollevata a settembre da un contingente di circa 12.000 caschi blu.
CENTRAFRICA – 03/06/2014 – h21:10 – Dopo attacco a Ndélé (nord del Paese), Misca, cioè la Forza Militare degli Stati Centro Africani, che dovrebbe difendere la popolazione in R.C.A., si ritira dalla zona!!! (Fr24)
Per informazioni sul’attacco di cui si parla, contro un punto operativo di Medici senza Frontiere, scorrere più sotto, sempre alla data del 3 Giugno 2014
Appello delle associazioni umanitarie alla Repubblica Centrafricana
( RFI 03/06/14)
Bangui ha avuto un’attività quasi normale ieri, Lunedi. Ma al mattino, alcuni residenti del PK5, l’ultimo quartiere musulmano della città, sono rimasti feriti in un altro attacco.
L’appello di Domenica, del Primo Ministro André Nzapayeke a rientrare a lavorare, sembra che abbia dato frutti: i negozi sono stati riaperti, i taxi circolanti in numero maggiore e i residenti di Bangui hanno ripreso le loro attività.
Una giornata di recupero, tuttavia, posta sotto protezione in quanto la forza militare internazionale è stata massicciamente schierata nel centro della città per rassicurare la popolazione. Si sono anche evitate nuove esplosioni di violenza dopo diversi giorni di tensione.
Sebbene il quartiere PK5, ultima presenza musulmana a Bangui, sia stato particolarmente custodito per paura di un altro attacco, non si è riusciti ad impedire che diverse persone del quartiere rimanessero ferite da arma da fuoco nei pressi di un panificio ai margini di questa zona.
http://www.rfi.fr/afrique/20140603-rca-blesses-lors-une-atta …
da Centrafrique-presse – 3 Giugno 2014 Centrafrica: Nuovo attacco contro MSF a Ndélé Bangui, Repubblica Centrafricana, 3 giugno 2014/African Press Organization (APO) / –
L’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) ha ritirato una parte del personale impegnato a Ndélé, città situata nel nord della Repubblica, dopo un nuovo attacco contro le sue squadre e le strutture mediche.
Il 2 giugno 2014, intorno alle 1:30 del mattino, quattro uomini sono entrati con violenza nella base di MSF a Ndélé durante una rapina. “Ancora una volta siamo sconvolti dalla violenza usata contro le nostre squadre. Rimaniamo impegnati a fornire assistenza medica alle popolazioni dell’Africa centrale, ma le condizioni minime devono essere rispettate dalle parti in conflitto. Senza questa garanzia non possiamo lavorare “, dice Javier Eguren, capo missione di MSF. Parte del team di MSF è stato temporaneamente evacuato dalla città di Ndélé, il tempo di valutare e negoziare con le autorità locali o meno di esercitare le attività mediche. “Noi forniamo più di 1.600 consultazioni alla settimana a Ndélé, di cui un terzo si riferisce a bambini di età inferiore a 5 anni. Ancora una volta, l’assenza di MSF, unico servizio medico della città, sarebbe una tragedia per la popolazione”, prosegue Javier Eguren.
Solo un mese dopo il massacro Boguila, in cui 18 civili, tra cui tre operatori di MSF sono stati uccisi, questo nuovo attacco contro beni e il personale di MSF dimostra una volta di più le difficoltà incontrate dalle organizzazioni umanitarie. Tra dicembre 2012 e marzo 2014, 115 incidenti di sicurezza hanno avuto luogo contro MSF in R.C.A.
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da misna: 03 giugno 2014
SOLDATI CONGOLESI ACCUSATI DI ABUSI
Abusi, torture, uccisioni e detenzioni arbitrarie: sono queste le accuse rivolte dall’organizzazione di difesa dei diritti umani Human Rights Watch (Hrw) nei confronti dei soldati della Repubblica del Congo, uno dei contingenti della missione di peacekeeping dell’Unione africana, la Misca.
I fatti risalgono allo scorso 24 marzo, quando truppe congolesi hanno circondato l’abitazione di un generale Anti-Balaka, arrestando 11 persone, tra cui alcune donne, di cui non si hanno più notizie. L’episodio dai contorni poco chiari si è verificato nella città di Boali, 80 km a nord di Bangui, dopo che miliziani Anti-Balaka hanno attaccato un convoglio di soldati di Brazzaville.
La Misca ha già autorizzato l’apertura di un’inchiesta sull’episodio che potrebbe costituire “una violazione del diritto internazionale”. Inoltre i militari congolesi avrebbero torturato fino alla morte due dirigenti Anti-Balaka nella città settentrionale di Bossangoa lo scorso dicembre.
La missione di pace sotto il comando dell’Ua è già stata indebolita dal ritiro del contingente del Ciad, più volte accusato di aver ucciso civili.
Intanto il primo ministro André Nzapayéké ha decretato il prossimo 8 giugno “giornata nazionale del disarmo volontario”. A sua volta la presidente di transizione Catherine Samba Panza ha denunciato l’ultima ondata di violenza a Bangui della scorsa settimana come “un’azione di manipolatori che strumentalizzano e corrompono la popolazione, in particolare i giovani, con fini politici”.
da RFI 2014/01/06 alle 16:09
Il Presidente di transizione Catherine Samba-Panza è andata Domenica mattina presso l’Ospedale Generale di Bangui, a visitare le vittime della violenza in questi ultimi giorni nella capitale Centrafricana. Un ferito è sfigurato e mutilato da schegge.
Catherine Samba-Panza ha tenuto a fornire sostegno morale, assicurando la sua compassione, ma anche un sostegno finanziario per “far fronte alle esigenze del loro status in termini di medicine e alimenti (…) Era importante che io arrivassi a questo segmento della popolazione che continua a subire atrocità e danni collaterali “ , ha detto dopo la sua visita.
Il Capo di Transizione viene intervistato sulla questione del disarmo, che “non sarà in mensa,” ha detto. “Deve essere organizzato con il Misca, Sangaris e le forze di difesa interne per mettere un programma allo stesso tempo protegge le persone. Non sta per accadere, per completare distretti 3 ° e 5 °, per disarmare e lasciare la gente a ringraziarvi per quelli che sarebbero venuti per attaccare. “
Un discorso a rassicurare i residenti PK5, l’ultima musulmano capitale antenna CAR. E ancheCatherine Samba-Panza ha detto che le indagini sono in corso per determinare chi era dietro le violenze dei giorni scorsi. “Non ha ambizioni, ambizioni dimostrate, ambizioni nascoste, e questi agitatori che, sottomarini, cercando di manipolare, sfruttare i giovani per motivi puramente politici “, ha detto.
Bangui AFP / 1 Giu 2014 03:55 – La recente esplosione di violenza settaria in Bangui, nuovo tranquillo Domenica è agitatori fatto che cercano di manipolare i giovani per ragioni puramente politiche , ha detto il presidente centrale Catherine Samba Panza.
Ha continuato la Domenica mattina presso il General Hospital comodino Bangui ferito durante l’attacco, che aveva qualificato Venerdì terrorista, la Chiesa di Nostra Signora di Fatima, dove 17 persone sono state uccise Mercoledì.
Non capisco il motivo di tutte le violenze, ha detto il dottor Samba Panza, evidenziando significativi progressi negli ultimi mesi nel garantire il paese. Secondo lei, questi progressi non piacere a tutti. Ci deve ambizioni, veri, nascosti. Si tratta di agitatori che segretamente cercando di manipolare, sfruttare i giovani per motivi puramente politici.
Il presidente non ha elaborato sull’identità di questi agitatori. indagini sono in corso. Una volta che abbiamo i fatti, posso parlare in modo più accurato , ha detto.
Il Primo Ministro CAR André NZAPAYEKE era già aggiudicato il Giovedi rinnovata violenza in una cospirazione pianificata da politici molto vicini al governo, alcuni dei quali trovano anche intorno il suo studio e quello del Presidente, senza dire altro.
In un desiderio di riconciliazione, funzionari stretti gruppi armati Seleka, per lo più musulmani, e anti-Balaka, in maggioranza cristiani, sono stati integrati nella Presidenza e il primo ministro, al momento della costituzione di queste imprese nel mese di gennaio.
Bangui è attivata in quanto l’uccisione il Mercoledì. Venerdì, tre persone sono state uccise e diversi feriti durante le marce frequentati da migliaia di manifestanti che chiedevano il disarmo del quartiere PK-5, l’ultima enclave musulmana di Bangui, e la partenza dei soldati burundesi forzare l’ Unione africana (Misca), accusato di lasciare il dramma svolgersi dalla chiesa. Dato questo disarmare il PK-5, migliaia di musulmani sono fuggiti per sfuggire alle esazioni di anti-Balaka, una marzo si è svolto Sabato nel quartiere. Tra 200 e 300 musulmani hanno sostenuto che hanno rifiutato qualsiasi disarmo, temendo di essere ucciso se hanno dato le loro armi.
La volontà di disarmare è certo, ha ribadito la signora Panza Samba. Ma non si disarma nel disordine. Non sta per accadere, per completare il quartiere PK-5, disarmare così e far loro (i musulmani) ringraziarvi per quelli che sarebbero venuti per attaccarli.
Il presidente ha detto di aver incontrato i rappresentanti del PK-5 e che il disarmo sarebbe stato con l’esercito francese, Misca e le forze centrali. Noi disarmare progressivamente garantendo nel contempo la protezione della popolazione, ha ha assicurato, senza dare una data.
Era tranquillo Domenica a Bangui. Molti barricate sulle strade principali della capitale nei giorni scorsi erano scomparsi, consentendo la ripresa della circolazione dopo diversi giorni di paralisi.
Dopo essersi insediato marzo 2013 il presidente Michel Djotodia sostenuto dalla ribellione musulmana Seleka, crisi centrale ha preso una piega sopra le atrocità dei ribelli interconfessionali contro la popolazione, cristiana oltre l’80%. Dopo l’intervento militare francese, il 5 dicembre, il signor Djotodia e Seleka sono stati rimossi dal potere all’inizio di gennaio.
Dal momento che i musulmani Bangui – come altrove in Africa centrale – accusato di collusione con la Seleka sono regolarmente sottoposti a violenti attacchi da anti-Balaka che ha portato molti di loro a fuggire.
da RAI News del 01/06/2014 – Papa Francesco: “Prego per le vittime in Ucraina e nella Repubblica Centroafricana”
“Prego per le vittime delle tensioni che ancora continuano in alcune regioni dell’Ucraina, come pure nella Repubblica Centroafricana”. L’appello di Papa Francesco dopo il Regina Coeli in piazza San Pietro
Città del Vaticano, Davanti a una piazza San Pietro gremita, Papa Bergoglio ha ricordato che oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra l’Ascensione di Gesù al cielo. L’episodio, ha spiegato, viene raccontato dagli Atti degli Apostoli come il “distacco finale” di Gesù dai suoi discepoli. Invece, ha rimarcato il Pontefice, il Vangelo di Matteo, “riporta il mandato di Gesù ai discepoli: l’invito ad andare, a partire per annunciare a tutti i popoli il suo messaggio di salvezza”. “Andare, o meglio, partire diventa la parola chiave della festa odierna: Gesù parte verso il Padre e comanda ai discepoli di partire verso il mondo. Gesù parte, ascende al Cielo, cioè ritorna al Padre dal quale era stato mandato nel mondo. Ma – ha rimarcato papa Bergoglio – non si tratta di una separazione, perché Egli rimane per sempre con noi, in una forma nuova”. “Gesù rimane presente e operante nelle vicende della storia umana con la potenza e i doni del suo Spirito – ha detto il Papa – è accanto a ciascuno di noi: anche se non lo vediamo con gli occhi, Lui c’è! Ci accompagna, ci guida, ci prende per mano e ci rialza quando cadiamo. Gesù risorto è vicino ai cristiani perseguitati e discriminati; è vicino ad ogni uomo e donna che soffre”. Appello per Ucraina e Repubblica Centroafricana “Con animo rattristato, – ha detto il Papa – prego per le vittime delle tensioni che ancora continuano in alcune regioni dell’Ucraina, come pure nella Repubblica Centroafricana. Rinnovo il mio accorato appello a tutte le parti implicate, perché siano superate le incomprensioni e si ricerchi con pazienza il dialogo e la pacificazione”. “Non avere paura di chiedere perdono, perché lui sempre perdona” “Il Signore è vicino a noi, è qui in piazza voi credete questo? Lo diciamo insieme? ‘Il Signore è con noi'”. Ha detto il Papa a braccio durante il Regina Coeli, invitando le persone in piazza ripetere con lui questa frase. “E Gesù quando va al cielo – ha ancora spiegato – porta al Padre un regalo, avete pensato quale è il regalo che Gesù porta al Padre? Le sue piaghe, il suo volto è bellissimo, senza i lividi, senza le ferite della flagellazione, ma ha conservato le piaghe e quando va dal Padre gli dice ‘guarda Padre, questo è il prezzo del perdono che tu dai, e quando il Padre vede il prezzo ci perdona sempre, non perché siamo buoni, ma perché lui ha pagato per noi, vedendo le piaghe Dio diventa più misericordioso, non avere paura di chiedere perdono, perché lui sempre perdona”. Chiesa sempre in uscita, anche le religiose di clausura “La comunità cristiana è una comunità ‘in uscita’, ‘in partenza’. E voi mi direte: ma le comunità di clausura? Sì, anche quelle, perché sono sempre ‘in uscita’ con la preghiera, con il cuore aperto al mondo, agli orizzonti di Dio. E gli anziani, i malati? Anche loro, con la preghiera e l’unione alle piaghe di Gesù” ha spiegato Papa Francesco.
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da Radio Ndele Luka – Marcia contro il disarmo richiesto dalla Presidente di transizione nel 3° e 5° distretto di Bangui
Sabato 31 Maggio 2014 13:45
Gli abitanti del quartiere al Km 5 hanno marciato Sabato 31 Maggio 2014 alla mattina per protestare contro l’insistenza del presidente di transizione, Catherine Samba-Panza, che vuole il disarmo del 3 ° e 5 ° distretto di Bangui. I manifestanti ritengono che questo discorso non è in grado di alleviare la loro situazione. La marcia è iniziata alla rotonda della città per proseguire al 5 ° distretto e terminare alla rotonda Koudoukou nel 3° distretto. Raggiunto al telefono, il portavoce della comunità musulmana, Ousmane Abakar, ha confermato il suo rifiuto al disarmo richiesto dal Presidente della transizione. “Noi musulmani della R.C.A. siamo delusi dopo il discorso del presidente Samba-Panza, che doveva essere la madre di tutti i centrafricani, cristiani e musulmani, e invece chiede il disarmo degli abitanti al Km 5. Non abbiamo mai preso le armi per attaccare nessuno. Esortiamo il presidente di assumersi le sue responsabilità. Siamo contro il disarmo del solo quartiere al Km 5. O tutte le aree sono disarmate, allo stesso tempo, altrimenti il disarmo di una sola parte della città di Bangui potrebbe mettere in pericolo coloro che tuttora risiedono lì.
31 Maggio 2014 – Per descrivere quanto accaduto successivamente all’attentato di mercoledì scorso, forse più che le parole possono servire le immagini pubblicate in articoli diversi su Centrafrique-presse. Oltre ai morti, saliti a 17, ai feriti, circa una trentina, a chi è fuggito: centinaia, ci sono da segnalare 27 persone sequestrate e portate via con la forza. Tutto questo ha fatto scattare ancora una volta la reazione violenta di chi vuole giustizia, fortunatamente senza procurare altri morti, ma con diverse proteste verso le forze armate francesi e africane, che avrebbero dovuto disarmare sia Seleka che Anti-Balakas … da quel dì (5 Dicembre 2013!!) e non sono ancora riusciti a concludere nulla!!
Anzi hanno peggiorato di molto l’intera situazione. Altro che Sangaris!! Noi ci eravamo illusi, ma la farfalla non ha neppure mai aperto le ali!!
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BANGUI: CONTINUANO I DISORDINI, ALTA TENSIONE
Almeno due persone sono state uccise a Bangui da soldati burundesi della missione africana “Misca” nel corso di un assalto di manifestanti alla loro base: lo ha riferito un portavoce dei militari Francis Che, confermando che la situazione nella capitale della Repubblica centrafricana resta instabile e tesa.
Sempre oggi in una nota congiunta i responsabili della “Misca” e della missione francese “Sangaris” hanno invitato la popolazione alla calma e minacciato “reazioni” in caso di nuove violenze.
In un intervento trasmesso alla televisione la presidente ad interim Catherine Samba-Panza ha invece fatto riferimento all’assalto armato di mercoledì contro la chiesa di Nostra Signora di Fatima, definendolo “un attentato terroristico”.
BANGUI: SPARI E MANIFESTAZIONI CONTRO IL GOVERNO
Colpi d’arma da fuoco si sono registrati alle prime ore del giorno al centro di Bangui, nei pressi della presidenza, mentre in altri quartieri ci sono cortei di protesta che chiedono le dimissioni del governo. Lo riferiscono fonti di stampa centrafricane nel secondo giorno di tensioni ed incertezza nella capitale, dopo l’attacco di mercoledì contro la parrocchia di Nostra Signora di Fatima costato la vita ad almeno 17 persone. Le forze di sicurezza stanno tentando di disperdere le manifestazioni con spari dissuasivi.
Come rappresaglia ieri sera un gruppo di giovani ha saccheggiato la moschea del quartiere di Lakouanga. Barricate sono state allestite in diverse zone, ma il quartiere più instabile è il Pk5, a maggioranza musulmana, nonché quello dell’aeroporto internazionale che ospita uno dei più grandi campi sfollati e basi militari del contingente francese di Sangaris e delle truppe africane della Misca.
Al centro delle critiche non solo l’esecutivo di transizione ma anche i caschi verdi burundesi della Misca accusati di non aver protetto i civili e di non aver impedito agli assalitori musulmani di attaccare la chiesa.
Di fronte ad una nuova ondata di violenza, il primo ministro André Nzapayéké ha denunciato l’esistenza di un “complotto pianificato” orchestrato da alcune personalità politiche, anche vicine al potere, per “destabilizzare la transizione”. Le tensioni tra le due comunità si rispecchiano nel braccio di ferro politico tra l’ex coalizione ribelle Seleka e le milizie di autodifesa Anti-Balaka.
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da misna: CENTRAFRICA -29 maggio 2014 – h 17:06
BANGUI: DOPO ASSALTO A CHIESA TENSIONI E PROTESTE
“La parrocchia Nostra Signora di Fatima si è svuotata e il quartiere è deserto: circa 3000 sfollati hanno trovato rifugio in altre chiese vicine. Molte strade di Bangui sono vuote, la gente è rintanata dentro casa. Ci sono barricate un po’ ovunque mentre i giovani protestano contro i soldati burundesi della Misca per non aver impedito l’attacco di ieri” : a descrivere alla MISNA la situazione nella capitale sono fonti locali della Conferenza episcopale centrafricana contattate nella parrocchia attaccata “da non meglio identificati musulmani”.
Il bilancio dell’assalto, ancora provvisorio, è di 17 morti e una trentina di feriti da proiettili vaganti. A destare preoccupazione è la sorte di un numero imprecisato di giovani portati via dagli assalitori, giunti dal vicino quartiere del km 5 (Pk5), abitato per lo più da cittadini musulmani ma forse infiltrato da ex ribelli della coalizione Seleka.
“Speriamo di riuscire ad impedire vendette e rappresaglie. La rabbia è tanta nei confronti dei caschi verdi burundesi ma anche dei francesi della Sangaris che non hanno fatto nulla per proteggere civili indifesi” aggiungono le fonti della MISNA.
Intanto il primo ministro di transizione André Nzapayéké ha denunciato un “complotto orchestrato da uomini politici, sia nel governo che nell’ufficio della presidenza, per destabilizzare il potere”. Ousmane Abakar, portavoce della comunità musulmana del Pk5, ha invece puntato il dito contro le milizie di autodifesa Anti-Balaka, responsabili di un “piano macabro”. All’attacco avrebbero partecipato circa 200 uomini armati.
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Bangui AFP / 29 Maggio 2014 00:30 – Almeno quindici persone, tra cui un sacerdote, sono stati uccisi Mercoledì a Bangui e trenta feriti in un attacco contro una chiesa da un gruppo armato nella violenza che ne è seguita, come appreso da fonte militare in serata.
I colpi sono stati sentiti in diversi quartieri di Bangui, tra cui Boy Rabe e Fouh, due roccaforti di miliziani anti-balakas cristiani, nella serata di ieri, Diverse barricate sono state erette successivamente sulle strade principali della capitale.
Era la vigilia dell’Ascensione e uomini armati hanno fatto irruzione e hanno ucciso diverse persone che nel pomeriggio si erano radunate nella chiesa di Nostra Signora di Fatima, nel centro di Bangui, non lontano da PK-5, quartiere musulmano della capitale, secondo i primi dati raccolti. Scontri tra musulmani e anti-balakas sono proseguiti intorno alla chiesa, dove migliaia di sfollati avevano cercato rifugio.
Una prima valutazione delle violenze aveva denunciato una dozzina di morti, nel tardo pomeriggio. Più tardi, in tarda serata, una nuova revisione ha riferito di quindici morti e trenta feriti, mentre la violenza è continuata, secondo una fonte militare a Bangui.
Da parte loro, le forze africane Misca segnalano venti morti. I corpi sono stati trasferiti all’obitorio dell’ospedale generale , ha detto un giornalista di AFP.
A 76 anni, anche sacerdote, Paul-Emile Nzale , è stato ucciso durante le violenze, ha detto AFP Mons. Dieudonné Nzapalainga. Non si può essere altro che tristi per queste morti. Nei giorni scorsi, ci sono conflitti in questo settore e forse si potevano prevenire.
La stragrande maggioranza delle diverse migliaia di sfollati che erano al riparo dentro e intorno alla chiesa sono fuggito nella zona.
La crisi Centrafricana ha preso una svolta interreligiosa da diversi mesi tra gli ex ribelli Seleka, a maggioranza musulmana, e i miliziani a maggioranza cristiana anti-Balaka. La violenza ha causato molte vittime e ha costretto i civili delle minoranze musulmane a fuggire intere regioni paesi, soprattutto al nord e al centro, alimentando i timori di una spartizione del paese.
A Bangui, dove la violenza ha costretto molti musulmani a fuggire, un brusco aumento della tensione si fa sentire da un paio di giorni, ha detto una fonte vicina alla forza francese Sangaris AFP. Tre persone sono state decapitate Domenica a margine di una partita di calcio svoltasi a Bangui, nel tentativo di riconciliare cristiani e musulmani.
Dei 2.000 soldati francesi in Africa Centrale, circa 700 si sono radunati in Bangui dove si vede pattugliare le strade su veicoli corazzati leggeri. Le forze africane Misca hanno un po’ più di 5.000 truppe africane dispiegati nel paese.
RCA: la faccia preoccupata del campo di riqualificazione umanitaria Mpoko di Bangui – 27/05/14 (RFI)
da Centrafrique-presse: NYFA 2014 Ali Bongo, Kagame e Catherine Samba-Panza incontrano la gioventù africana
http://gabonreview.com/ da Désiré-Clitandre Dzonteu
Domenica 25 Maggio 2014 h 23:33
Il New York Forum Africa (NYFA), edizione 2014, è stata preceduta da un forum cittadino per i giovani in cui il presidente del Gabon, Ali Bongo Ondimba, Paul Kagame del Ruanda e Catherine Samba-Panza, presidente della transizione nella Repubblica Centrafricana (CAR), hanno avuto un incontro Venerdì 23 Maggio 2014 a Libreville, con i giovani del continente.
Il New York Forum Africa 2014 è infatti aperto con il primo vertice dei cittadini africani, presentati dagli organizzatori di questa comunicazione di massa come innovazione di questa edizione. I giovani di età inferiore ai 30 hanno preso parte a una serie di tavole rotonde e dibattiti con ministri, dirigenti d’azienda e capi di stato, in questo caso Paul Kagame, Catherine Samba-Panza e Ali Bongo Ondimba.
L’incontro è stato utilizzato per presentare i risultati della prima indagine panafricana dedicata ai giovani. Lo studio rivela la visione e l’esperienza delle nuove generazioni sui sistemi di istruzione, l’offerta di formazione professionale e sostegno ai giovani imprenditori del continente. Realizzato dal Fondo “Train My Generation”, lo studio condotto in 42 paesi africani ha rilevato che quasi il 90% dei giovani africani sono ottimisti circa il loro futuro e il 75% sono attratti dall’imprenditorialità. Per questi giovani, ” il loro livello di vita sarà migliore rispetto ai loro genitori ‘ “
L’indagine, condotta online tra 5.000 giovani, di cui l’85% sono tra i 16 e i 26 anni, rivela che il 30% di questi giovani si preoccupano perché il tasso di disoccupazione in questione continua a salire. Il 17% di essi, ammette che il costo della vita è anche un elemento di preoccupazione. Allo stesso modo, oltre il 50% dice di aver incontrato “difficoltà“ o addirittura “molte difficoltà“ per accedere al mercato del lavoro. L’imprenditoria attira i tre quarti degli intervistati che credono “di voler avviare una propria attività“. Si nota che anche che il 56% dei giovani imprenditori fa riferimento alla difficoltà di accesso ai finanziamenti per l’inizio dell’attività. La maggior parte si vanta di aver fatto uso di canali informali – familiari, amici, risparmi personali – per fornire un capitale di partenza. Questo è il motivo per cui solo il 12% degli intervistati ha valutato che il governo sia “utile “o” molto utile ” quando si avvia un’attività commerciale.
Ali Bongo Ondimba, Paul Kagame e Catherine Samba-Panza hanno parlato a studenti e altri giovani che hanno preso parte “al vertice prima del vertice“. Hanno dato speranza ai giovani e hanno mostrato la loro disponibilità a fornire soluzioni ai problemi . Essi erano desiderosi di “liberare i giovani dalle loro paure e stimolarli a passare dal dialogo all’azione“. “L’Africa è in voi, l’Africa ha bisogno di voi! “ ha insistito Ali Bongo Ondimba rivolto ai giovani visibilmente emozionati e un po’ timorosi di fronte ai capi di stato.
A BANGUI PROVA DI RICONCILIAZIONE, MA NUOVE VITTIME
Doveva essere un’iniziativa a favore della riconciliazione tra le due comunità – musulmana e cristiana – ma si è trasformata nell’ennesimo atto di violenza la partita di calcio organizzata ieri a Bangui. Ousmane Abakar, portavoce della comunità musulmana in Centrafrica, ha raccontato che “la partita è stata interrotta da miliziani Anti-Balaka che hanno rapito alcuni musulmani presenti, per poi mutilare i loro corpi e ucciderli”. I corpi di tre giovani vittime sono stati consegnati alla moschea di Babolo. I soldati burundesi della missione africana Misca intervenuti per fermare la rabbia dei due gruppi, nel quartieri di Boy Rabe, non hanno però confermato che i giovani fossero stati mutilati. Altro focolaio di tensione ancora acceso è la località di Bambari (centro), teatro nel fine settimana di uno scontro a fuoco tra l’ex ribellione Seleka e le truppe francesi della missione Sangaris. In tutto 4000 persone hanno trovato rifugio presso la sede locale del vescovado. Nonostante ripetuti appelli del governo e della comunità internazionale, esponenti dell’ex coalizione ribelle Seleka e uomini delle milizie di autodifesa si rifiutano di aderire al processo di disarmo e reinserimento.
CENTRAFRICA – 23 maggio 2014 – 12:35 da misna
PAURA A BAMBARI, ARMATI I GIOVANI MUSULMANI
“Nelle ultime 48 ore la tensione è salita alle stelle. La coalizione Seleka ha armato i giovani musulmani, strumentalizzandoli per protestare contro la presenza di soldati stranieri. Centinaia di persone hanno già trovato rifugio nelle parrocchie. La città è ormai tagliata in due e viviamo nell’incertezza”: lo riferisce alla MISNA padre Firmin Gbagoua, vicario generale di Bambari, una città a 385 chilometri da Bangui.
In realtà la situazione si sta deteriorando da circa tre settimane nella regione della Ouaka (centro-est), in seguito a voci insistenti sull’avanzata delle milizie di autodifesa Anti-Balaka. “Così – sottolinea padre Firmin – i Seleka hanno ripreso ad attaccare e distruggere interi villaggi sospettati di collaborare col nemico. Poi hanno insediato a Bambari la sede del proprio stato-maggiore generale, alimentando ulteriori tensioni sia con i francesi della forza Sangaris che con il governo centrale”.
Una mossa politico-militare valsa dure critiche agli uomini della coalizione ribelle, sulla carta sciolta dall’ex presidente di transizione Michel Djotodia, destituito a gennaio. Governo e parlamento hanno accusato la Seleka di “tentare di dividere il Centrafrica a favore di estremisti sconosciuti” ha detto ieri Alexandre Ferdinand Nguendet, presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt).
Anche l’ambasciatore francese a Bangui ha condannato le nuove azioni del gruppo ribelle a maggioranza musulmana. “E’ inaccettabile la creazione di una struttura militare parallela. Solo le forze regolari, autorizzate dall’Onu, possono portare armi” ha sottolineato Charles Malinas, chiedendo alla Seleka di trasformarsi in forza politica e di aderire al processo di disarmo. Ieri i soldati di Sangaris si sono posizionati attorno allo stato-maggiore della Seleka, provocando una reazione violenta dei ribelli ma anche della popolazione musulmana. Gruppi di giovani hanno lanciato pietre sulla forza francese e sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco. Barricate, proteste e copertoni incendiati hanno costretto 1500 civili impauriti a rifugiarsi presso la cattedrale San Giuseppe mentre altre centinaia di persone hanno raggiunto la parrocchia Saint Christophe.
“Di fatto – dice padre Firmin – non si può accedere ai quartieri che si trovano sull’altra sponda della riva del fiume. La città è divisa e le due comunità si guardano l’un l’altra con ostilità. E dire che qui abbiamo sempre coabitato in modo pacifico. Purtroppo la popolazione musulmana è caduta nella trappola della Seleka opponendo resistenza anche alla Misca (missione africana in Centrafrica) e questo ci fa paura”. Il presidente della gioventù islamica ha riferito che negli ultimi disordini sono morti due civili e altri quattro sono stati feriti.
[VV]
GOVERNO DENUNCIA “VELLEITÀ SECESSONISTE” SELEKA
L’insediamento di uno stato maggiore militare – di fatto un esercito parallelo – da parte dell’ex ribellione Seleka a Ndele (nord) e a Bambari (centro) rappresenta “un tentativo di divisione del territorio nazionale per fare man bassa sulle sue ricchezze”. A denunciarlo è il primo ministro del governo di transizione André Nzapayéké che accusa gli uomini dell’ex presidente destituito Michel Djotodia di “usurpare la sovranità dello Stato” e di “velleità secessioniste” da considerare “un atto di guerra nei confronti del popolo centrafricano”. Il capo dell’esecutivo ha inoltre ribadito che “i confini del paese, in tutto 623.000 km2, sono inviolabili”, condannando “il comportamento di gruppi di avventurieri che mettono interessi egoistici al di sopra dell’interesse nazionale”.
Nonostante la destituzione di Djotodia, lo scorso gennaio, e la dissoluzione ufficiale pochi mesi prima della Seleka, sul terreno la coalizione ribelle continua a destabilizzare il paese, nei suoi bastioni del nord ma anche al centro, nella regione della Ouaka, in un confronto aperto con le milizie di autodifesa Anti-Balaka, con la popolazione, con l’esercito regolare e con le forze straniere dispiegate in Centrafrica. La crisi nell’ex colonia francese sarà al centro dei colloqui odierni a Parigi tra il presidente congolese Joseph Kabila e François Hollande.
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Parigi, 21 Maggio 2014 – oggi si sono svolti i funerali di Camille Lepage – le dedichiamo ancora un pensiero, ricordandola come una giovane “testimone” che avrebbe voluto portare la pace facendo riflettere sulle crudeltà delle guerre.
da Fany-Blog del 15/05/2014
Nell’ultima foto postata su Instagram, una settimana fa, Camille Lepage mostra alcuni uomini armati in mezzo a una strada rossa, nella nebbia: l’immagine offre un quadro del modo in cui Camille lavorava e del pericolo al quale esponeva se stessa, nel tentativo di documentare i conflitti dimenticati: “Voglio creare empatia con le mie foto – aveva dichiarato – voglio che tutti quelli che le guardano provino vergogna per quei governi che permettono l’accadere di queste cose”.
Una strada rossa purtroppo sporca anche del sangue della fotografa.
Si perché la giovane giornalista francese Camille Lepage è stata uccisa in Repubblica Centrafricana, dove stava realizzando un reportage. “Il suo corpo senza vita – ha annunciato una nota del ministero degli Esteri francese nella notte del 13 maggio – è stato ritrovato il giorno seguente a ovest di Bangui dalle forze francesi della missione Sangaris”.
Il suo ultimo tweet risale a una settimana fa: “Ci vorranno otto ore di moto perché qui non ci sono strade”, aveva scritto Camille parlando del viaggio che stava facendo verso un villaggio a circa 60 km a ovest di Bouar, quasi al confine con il Camerun. E’ in quel viaggio, secondo le prime ricostruzioni, che la ragazza si sarebbe ritrovata coinvolta nei combattimenti, rimanendo uccisa. La ventiseienne fotoreporter francese seguiva da due anni la drammatica crisi della Repubblica Centrafricana dove, dal dicembre 2012, il conflitto in corso tra il governo e i ribelli Seleka si è aggravato e la situazione umanitaria, soprattutto in alcune cittadine dell’entroterra, è diventata catastrofica.
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CENTRAFRICA -20/05- maggio 20, 2014 – 15:52 da misna
USCIRE DALLA CRISI: “NECESSARIA UNA STRATEGIA GLOBALE” (Intervista)
Fuga dei musulmani dal paese, scontri tra ex ribelli Seleka e milizie di autodifesa Anti-Balaka, aggravarsi della crisi umanitaria, sanzioni Onu nei confronti dell’ex presidente François Bozizé, rimpasto di governo e chiusura del confine ciadiano. A 14 mesi dal colpo di stato militare non trova pace il Centrafrica, ma la crisi multiforme trattiene sempre meno l’attenzione dei media internazionali, soprattutto da quando l’ONU ha dato il via libera al dispiegamento di una missione di pace, ma non prima dell’autunno.
Per fare chiarezza sulla situazione attuale e sui prossimi sviluppi, non solo militari, MISNA ha contattato Thibaud Lesueur, esperto di Centrafrica di International Crisis Group (Icg).
Dal terreno continuano ad arrivare notizie di scontri e attacchi su vasta scala. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato il dispiegamento di una missione di pace, a partire da settembre. Ma nel frattempo cosa accadrà?
A Bangui la situazione è migliorata come conseguenza diretta del ritiro di tutti i musulmani, quindi nella capitale la relativa calma si deve all’uscita di scena di una delle due comunità coinvolte nelle violenze più che al successo di una qualunque strategia di pace. Nel resto del paese invece ci sono sempre gli stessi protagonisti e motivi di tensioni che bollono nel pentolone, in particolare al centro e nelle regioni settentrionali, sia al confine con il Ciad che con il Camerun. E’ diventato ancora più difficile identificare con esattezza i responsabili delle violenze. Sia gli Anti-Balaka che i Seleka si sono divisi in almeno due fazioni con agende diverse e poco chiare.
In questo scenario ancora instabile è ormai chiaro che serve un intervento militare internazionale con più uomini e mezzi a disposizione. Dopo aver superato le resistenze di Stati Uniti e Russia è arrivato il via libera del Consiglio di sicurezza a una missione Onu. In assoluto una buona notizia, ma nei fatti non risolve nulla. I caschi verdi della Misca e i francesi di Sangaris avrebbero bisogno di rinforzi da subito e la scadenza dell’autunno è troppo lontana. Se vogliamo essere realisti, il tempo di trovare i contingenti, di addestrare sia i militari che la forza civile, la missione Onu non sarà operativa sul terreno prima di fine 2014.
Nel frattempo continueranno attacchi, esazioni e distruzioni soprattutto ai danni dei civili, in un paese dove stanno circolando troppe armi e dove la coabitazione pacifica è diventata soltanto un ricordo. Ora come ora le autorità di Bangui non hanno alcuno controllo sulla sicurezza e nemmeno i mezzi finanziari e logistici per riformare esercito e polizia. In questo settore, ma non solo, è totalmente dipendente dalla comunità internazionale che agisce con tempi lenti. A questo si aggiungono interessi politici e giochi di potere che hanno fatto affiorare le prime critiche nei confronti della presidente di transizione Catherine Samba Panza, per la presenza troppo significativa nel governo di persone della sua regione di origine, Bambari. Poi la Panza deve tenere conto degli equilibri difficili da gestire tra le componenti Anti Balaka e Seleka e della carenza di competenze di alcuni ministri. Ecco perché ha annunciato un prossimo rimpasto, ormai necessario.
Quali sono le altre questioni da affrontare per archiviare la crisi?
La risposta armata è soltanto un tassello della soluzione multiforme che richiede uno scenario complesso e vasto come quello centrafricano. L’assistenza alla crisi umanitaria ha registrato progressi grazie al coinvolgimento di nuovi organismi, governativi e non. Tuttavia l’insicurezza sul terreno e l’insufficienza dei finanziamenti sollecitati da ong e Onu stanno rallentando gli interventi umanitari e sanitari.
Il sostegno finanziario ad uno Stato allo stremo dal punto di vista del bilancio e delle infrastrutture comincia ad arrivare: Unione europea, Fondo mondiale internazionale e Banca mondiale hanno ripreso la cooperazione con Bangui. I soldi servono per pagare gli stipendi dei funzionari e per riabilitare la pubblica amministrazione. Poi ci sono le elezioni da organizzare: un lavoro da titani visto che non c’è più alcun registro elettorale e non c’è ancora abbastanza sicurezza per cominciare il censimento. Sarà difficile andare alle urne nel febbraio 2015, per non dire impossibile.
Guardando avanti, l’esperto di International Crisis Group insiste sulla necessità di una “strategia globale comune” per la stabilizzazione del Centrafrica. In altre parole, per Thibaud Lesueur “serve un lavoro in profondità per attaccarsi alle radici della crisi e ricostruire lo Stato”.
In che cosa dovrebbe consistere una strategia globale per uscire dalla crisi?
Bisogna pensare a soluzione sul medio-lungo termine: un aspetto sul quale finora nessuno, o quasi, ha lavorato. Nell’ex colonia francese il declino economico, la disoccupazione soprattutto giovanile e la povertà sono alla radice delle crisi degli ultimi decenni. Questi problemi annosi sono stati un terreno molto fertile per la nascita dei gruppi armati, in particolare nelle regioni remote e depresse del nord. Il paese va ricostruito sulle sue ceneri, quindi si tratterà di un lavoro lungo e molto faticoso.
La macchina economica va rilanciata puntando su settori un tempo floridi – legname, cotone, caffè – per creare posti di lavoro. I giovani, in un primo momento, potrebbero essere coinvolti nella realizzazione di lavori pubblici, ad esempio la ricostruzione di strade ed altre infrastrutture. Bisognerebbe anche puntare sull’agricoltura e la pastorizia, in grado di dare cibo al livello famigliare, per l’autosufficienza alimentare delle popolazioni. Poi le autorità devono pensare al rilancio dell’industria centrafricana; negli anni ’70 c’erano circa 250 aziende locali contro solo 25 oggi. La fine dell’insicurezza consentirà poi di rilanciare le attività commerciali, vitali per l’economia nazionale, in particolare le esportazioni e il settore dei diamanti. E’ tutt’ora in vigore l’embargo sui diamanti imposto dal Kimberley Process: un provvedimento necessario ma che priva il paese di entrate e posti di lavoro mentre il contrabbando continua ma, secondo le informazioni raccolte, solo su piccola scala verso il Camerun e il Sudan.
Il ritiro delle truppe di N’Djamena, la chiusura del confine ciadiano ma anche le sanzioni dell’Onu nei confronti di Bozizé, del numero due della Seleka Nourredine Adam e del coordinatore delle milizie Anti-Balaka Levy Yakété, sono decisioni in grado di cambiare la situazione sul terreno?
L’uscita di scena ufficiale dei ciadiani – che oggi sono ancora accantonati in parte nel nord-est del paese – era inevitabile. Sia a Bangui che al centro e ad ovest la popolazione prova da tempo un odio viscerale per i militari di N’Djamena, responsabili di gravi esazioni ai danni dei civili. Quindi il loro ritiro è stato accolto con sollievo dalla popolazione centrafricana.
Guardando la situazione dal punto di vista ciadiano, il presidente Idriss Deby Itno era stanco delle ripetute accuse nei confronti delle sue truppe. Nonostante la sua decisione, rimane ancora in sospeso la questione della partecipazione, o meno, del Ciad alla futura missione Onu.
Per quanto riguarda la chiusura del confine col Centrafrica, blindato di soldati ciadiani, si tratta di un provvedimento di sicurezza per evitare che ribelli Seleka passino nel sud del Ciad e destabilizzino anche questa zona strategica, ricca di petrolio. Politicamente Deby non gode di forti consensi nelle regioni meridionali, motivo per cui è molto attento alla sua sicurezza e alle dinamiche locali, sia istituzionali che economiche.
Per quanto riguarda le sanzioni a carico di tre personalità centrafricane, in realtà erano attese da tempo, quale elemento centrale in una strategia di uscita di crisi. Dovevano essere 11 le personalità sanzionate in base all’elenco stilato da Parigi, ma è stato ridimensionato per il veto imposto da altri paesi, tra cui la Cina. Nel frattempo l’ex presidente Bozizé si è spostato in più paesi africani – Camerun, forse Uganda, Sud Sudan e Kenya – e oggi non si sa di preciso dove si trova. Le sanzioni (divieto di viaggio, congelamento beni e fondi, ndr) hanno un valore per lo più simbolico, vogliono essere un segnale politico ad altri protagonisti della crisi centrafricana, ma nei fatti non avranno un impatto decisivo.
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CENTRAFRICA – da misna -19/05-maggio 19, 2014 – 18:57
SELEKA A BAMBARI, ACCESSO BLOCCATO CONTRO ANTI-BALAKA
Nessun veicolo può uscire o entrare a Bambari, circa 400 km a nord-est della capitale: lo ha riferito l’emittente locale Radio Ndeke Luka, precisando che la misura è in vigore da tre giorni, quando l’ex coalizione ribelle Seleka ha stabilito il suo quartier generale in città. Gli insorti hanno deciso di fatto di ‘isolare’ Bambari per “bloccare le infiltrazioni di miliziani di autodifesa Anti Balaka”, gruppo rivale, nella regione della Ouaka, al centro del paese. Controllati da uomini della Seleka le due principali strade tra Bangui e Bambari e da Bambari a Alindao, che dista 100 km.
Rassicuranti le dichiarazioni del prefetto della Ouaka, El-hadj Abakar Outman, secondo il quale il provvedimento preso dalla Seleka “è una misura di sicurezza provvisoria per migliorare la situazione sul terreno”, che non rappresenta “un rischio di spartizione del territorio nazionale che nessuno può dividere”.
A 14 mesi dal colpo di stato il Centrafrica è ancora teatro di un violento confronto armato tra Seleka e Anti-Balaka, divisi in più fazioni.
Roma – Centrafrica, 16 maggio 2014 (TMNews) – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta assistendo a flussi migratori forzati nella Repubblica Centrafricana (CAR) a seguito di un recente inasprimento del conflitto nel centro-nord. A partire dal 2 maggio, spiega l’agenzia Onu in un comunicato, sono state costrette a fuggire nell’area di Kaga Bandoro già oltre 23mila persone, quasi il doppio rispetto al mese precedente. A causa dei nuovi combattimenti scoppiati la settimana scorsa, un maggior numero persone ha dovuto abbandonare la propria casa, sebbene al momento alle agenzie umanitarie venga impedito di verificarne il numero esatto.
La maggior parte degli sfollati sono cristiani, soprattutto donne e bambini. Molti degli uomini si stanno nascondendo per paura di attacchi da parte di gruppi armati. A quanto riferito, il combattimento del 9 maggio ha provocato 13 morti. Gli sfollati sono per lo più concentrati in diverse chiese e nella città di Dekoa, a sud di Kaga Bandoro.
Queste persone hanno urgente bisogno di protezione fisica, cibo, generi non-alimentari, acqua, strutture igienico-sanitarie e altri aiuti. Molti dormono all’aperto, nonostante la stagione delle piogge sia iniziata. Sebbene le nostre agenzie partner stiano fornendo assistenza alimentare, le persone stanno rapidamente esaurendo le proprie scorte di cibo e non possono coltivare i campi per paura di attentati. Si segnala già una larga diffusione di diarrea tra i minori.
Delle Nazioni Unite per aiutare gli agricoltori africani (AFP 16/05/14)
Associazioni umanitarie musulmane e cattoliche lavorano mano nella mano in R.C.A. per riportare la pace
http://oumma.com/202212/associations-humanitaires-musulmanes-catholiques-trav 15 maggio 2014 -. 11:36
Fanno causa comune per salvare e guarire le ferite della sofferenza umana nella Repubblica centrafricana (…)
Le principali associazioni musulmane a livello europeo hanno unito le forze con l’agenzia ufficiale Catholic Relief Bretagna (CAFOD), formando una grande catena umanitaria, ciascuno dei cui membri è un legame forte e vitale per affrontare una crisi drammatica e la sua lunga processione di vittime.
Mentre il paese sta vivendo le sue ore più buie fin dalla sua indipendenza nel 1960, immerso nelle tenebre di un terribile conflitto inter-comunale, i musulmani stanno ora pagando un prezzo pesante per una pulizia etnica sanguinosa, Islamic Relief e musulmano Aids, tra gli altri, stanno lavorando instancabilmente sul territorio per prevenire e contenere la carestia incombente che minaccia di diffondersi a causa di una instabilità devastante.
“L’unione fa la forza, e siamo fiduciosi che, lavorando insieme, spinti dalla stessa determinazione, le nostre organizzazioni caritative islamiche associate con le associazioni cattoliche possono salvare molte vite, ma anche rilanciare la speranza di unità nel bel mezzo della disperazione “, ha detto il Dr. Hany El-Banna , presidente delle associazioni di beneficenza del Forum musulmano.
“La nostra assistenza a 10.000 famiglie otterrà le necessità di base per sostenere la loro vita nei mesi difficili che appaiono all’orizzonte. Un responsabile di Cafod lavorerà in collaborazione con il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM) per garantire che queste famiglie ricevano “aiuti alimentari d’emergenza, ha detto Catherine Mahony , capo coordinatore del Cafod, che si compiace della stretta e proficua collaborazione instaurata con le organizzazioni musulmane, noti per la loro efficacia e il loro senso di dedizione.
Dopo aver visitato la Repubblica Centrafricana nelle regioni segnate dalle devastazioni di una guerra senza pietà, della quale non si possono contare le terribili atrocità commesse dalle milizie contro i civili, Imran Madde, Direttore del Dipartimento di umanitaria islamica Relief, ha intravisto un barlume di speranza, mentre le continue testimonianze dell’orrore immergono gli animi in un profondo sconforto. Il notevole livello di cooperazione e solidarietà osservata tra le associazioni religiose del paese è il fascio di luce che riscalda i cuori e perforare la cortina di odio.
“Il coraggio esemplare, la formidabile intraprendenza nella cura e la compassione che si incontrano, sia nei musulmano che nei cristiani, con le vittime di rappresaglie sanguinose porta all’ammirazione e invita all’umiltà. Le chiese e le moschee in tutto il paese sono un rifugio per tutte le famiglie sfollate, e spesso rischiando la vita, religiosi musulmani e cattolici spalancano le porte dei loro edifici ai loro vicini. Essi mostrano incredibile energia di cura nel fornire un supporto essenziale e costruire ponti tra tutta l’umanità, mentre il ciclo della violenza sembra aver raggiunto un punto di non ritorno”.
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DEKOA, DECINE DI VITTIME CIVILI IN SCONTRI TRA INSORTI
Almeno 31 persone, per lo più civili, hanno perso la vita val centro del paese in pesanti scontri tra ex ribelli della Seleka e miliziani Anti-Balaka: lo hanno annunciato fonti della Croce Rossa locale, precisando che dieci corpi senza vita rinvenuti in una fossa comune erano quelli di uomini in divisa. Dopo gli scontri, combattenti dell’ex ribellione hanno attaccato diversi villaggi tra Dekoa (30 km a nord di Bangui) e Kaga Bandoro (70 km dalla capitale), incendiando numerose abitazioni. In un primo momento gli elementi Seleka hanno impedito ai volontari della Croce Rossa di entrare a Dekoa. L’ultima ondata di violenza nella regione centrale ha anche provocato la fuga di un numero imprecisato di civili, rifugiati nelle foreste. A Dekoa, più volte teatro di scontri intercomunitari negli ultimi mesi, sono dispiegati 50 peacekeepers della missione africana Misca, ma non è chiaro se siano intervenuti.
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Repubblica Centrafricana: una ragazzina musulmana di 12 anni uccisa e due bambini feriti nel sud del Paese
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Tutta l’opinione pubblica, le Istituzioni centrafricane, le forze politiche condannano pesantemente l’uccisione della fotoreporter Camille Lepage, rilasciando diverse dichiarazioni che …… avranno un seguito concreto?? da Centrafrique-presse: 15 maggio 2014
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CHIUSURA CONFINE CIADIANO, CIVILI INTRAPPOLATI
Una “porta chiusa” a tutte quelle persone desiderose di lasciare il Centrafrica per rifugiarsi nel paese vicino, “condannandole a soffrire ulteriormente”: a denunciare i risvolti umanitari della chiusura del confine ciadiano, decisa da N’Djamena la scorsa settimana, è Amnesty International. In una nota viene chiesto al Ciad di riaprire la frontiera per “evitare conseguenze drammatiche per quelle decine di migliaia di persone in fuga dalle violenze in Centrafrica, aggravatesi negli ultimi mesi”. Il presidente Idriss Deby Itno ha ordinato la chiusura di un confine poroso lungo mille chilometri, ufficialmente per “bloccare le infiltrazioni di combattenti armati che potrebbero destabilizzare le regioni frontaliere”. Dopo un contenzioso con altri contingenti africani e con i locali, il Ciad ha ritirato le sue truppe dispiegate da tempo in Centrafrica mentre 150.000 ciadiani sono rientrati in patria negli ultimi mesi.
UNICEF mette in evidenza le difficoltà che affliggono i bambini in R.C.A.
14/05/14 (fonte Xinhua)
Un alto responsabile del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) ha invitato martedì la comunità internazionale ad “alzarsi” e a contribuire per porre fine il più presto possibile alla crisi nella Repubblica Centrafricana, dove i bambini sono afflitti da una terribile ondata di violenza.“La situazione dei bambini in Centrafrica è molto fragile e imprevedibile,” ha detto Souleymane Diabate, Rappresentante UNICEF in R.C.A., ha detto ai giornalisti presso la sede delle Nazioni Unite a New York.
“Si guardano negli occhi e si sono semplicemente persi. Ma non è solo a causa della violenza, questa è brutalità pura, pestaggi e mutilazioni.” Secondo l’UNICEF, 194 bambini in Africa centrale sono stati feriti e uccisi dal dicembre scorso, anche per decapitazione. La lotta in R.C.A. è diventata di dimensione interreligiose, dopo il colpo di stato fomentato dalla ribellione nel 2012 e diventato sempre più feroce, con il crescente numero di informazioni sulle violazioni dei diritti umani e sugli scontri tra le milizie anti-Balaka, prevalentemente cristiani, e i ribelli a maggioranza musulmana Seleka.
Centinaia di migliaia di persone sono state costrette a spostarsi all’interno del paese o in fuga all’estero, e 2,2 milioni di altre persone sono bisognose di assistenza umanitaria. “L’intera popolazione della RCA è direttamente o indirettamente colpita dalla crisi, compresi i bambini, “ si lamenta il rappresentante, aggiungendo: “. Questo è un incubo, ma è purtroppo molto reale”
14/05/14 (AFP) Fotografa francese, Camille Lepage, che stava preparando un reportage in Centrafrica, è stata uccisa ieri 13 maggio 2014 in un agguato che ha lasciato almeno dieci morti tra le milizie cristiane anti-Balaka e gli ex ribelli Seleka nella zona occidentale del Paese, ha dichiarato oggi, Mercoledì 14 maggio, una fonte della gendarmeria di Bouar all’AFP. “L’agguato che ha ucciso la giornalista è avvenuto tenuto a Gallo, un villaggio situato sull’asse Bouar-Garoua-Boulaï (Camerun). Ci sono stati scontri che sono durati più di mezz’ora e hanno lasciato sul terreno almeno altre dieci persone, tra cui quattro anti-Balaka e sei ex Seleka armata Fulani” gli “anti-Balaka di base di Bouar e vicini al confine con il Camerun, pattugliano su questo tratto, e hanno già avuto diversi sanguinosi scontri con gli ex Seleka dell’armata Fulani”, ha dichiarato la fonte, a condizione di anonimato, continuando a raccontare che martedì sera, un militare della Sangaris aveva segnalato che c’era stato un agguato. “Era di due giorni prima e Camille Lepage si trovava con gli anti-Balaka per il suo reportage. Sono caduti certamente in un’imboscata organizzata da elementi armati che si aggirano la regione. Gli assassini hanno appiccato un incendio e gli anti-Balaka hanno recuperato il corpo della fotografa così come quelli dei loro compagni. Seguirà un’inchiesta per determinare le circostanze esatte della sua morte”. Il presidente francese François Hollande, in un comunicato di ieri con il quale comunicava la morte della giovane donna, ha promesso di attuare “tutti i mezzi necessari per far luce sulle circostanze del delitto e trovare gli assassini.”
Sul corpo della giovane giornalista Camille Lepage, restituito Mercoledì a Bangui, Parigi avvierà un’indagine 14/05/14 (AFP) Il corpo della giovane giornalista francese Camille Lepage , 26 anni, uccisa in R.C.A. durante un agguato nella boscaglia mentre stava realizzando un reportage con le milizie anti-Balaka dovrebbe essere portato Mercoledì a Bangui. In attesa di conoscere le circostanze esatte della sua morte, l’ufficio del procuratore di Parigi ha aperto un’inchiesta preliminare sulla sua morte, avvenuta martedì 13 Maggio 2014. L’autopsia iniziale sui poveri resti deve essere effettuata sul corpo prima del rimpatrio a Parigi, secondo quanto appreso da fonte diplomatica. Secondo Parigi è un punto di forza della pattuglia francese Sangaris che ha scoperto i resti del fotografo durante un controllo su un veicolo guidato da elementi anti-Balaka e ora il presidente francese ha assicurato che metterà in atto tutti i mezzi a sua disposizione per arrivare agli assassini. La giovane fotoreporter “non indossava il giubbotto antiproiettile” al momento della sua morte, secondo una fonte del ministero della Comunicazione a Bangui. “Camille Lepage era già stata in Centrafrica nel mese di dicembre quando erano precipitati gli eventi nella capitale Bangui, dopo l’attacco degli anti-Balaka. Era cosciente dei rischi del suo lavoro. La sua attenzione è stata attirata dagli stessi rischi che essa ha dovuto affrontare con la vita”, ha commentato una fonte militare francese. “Camille era una giovane donna appassionata da quello che stava facendo. Aveva dedicato gli ultimi dieci anni della sua vita al fotogiornalismo “, ha dichiarato all’ AFP sua madre Maryvonne Lepage Angers, parlando di “una forza di carattere impressionante” . “Era sempre nella logica di andare a documentare i conflitti di cui i media non si interessavano. I conflitti dimenticati. Ed ella cercava di lavorare per i giornali che fossero abbastanza liberi nel pensiero” ha aggiunto la signora Lepage. “Elle était toujours dans cette logique d’aller sur des conflits où les médias n’allaient pas. Les conflits oubliés. Et elle recherchait des journaux assez libres de pensée”, a ajouté Mme Lepage. Al suo arrivo a Juba nel 2012, la giovane donna aveva lavorato soprattutto con l’AFP. L’immagine che conserva di lei il responsabile per l’Africa orientale, Carl de Souza, è quella di una giovane donna “molto entusiasta e desiderosa di imparare. Non era “una testa calda”: sapeva esattamente quello che stava facendo”, ha assicurato a AFP Virginia Terrazza, co-fondatore dell’agenzia Hans Lucas, di cui faceva parte Camille Lepage. (Photo by Camille Lepage fatte a Damara nel mese di febbraio 2014)
La notizia dall’Eliseo
Centrafrica, uccisa la giornalista francese Camille Lepage
La fotoreporter di 26 anni era da settimane nel paese africano al seguito dei miliziani anti-balaka
a giornalista francese Camille Lepage è stata uccisa in Centrafrica, dove è in corso la missione militare francese “Sangaris”.
Lo ha annunciato l’Eliseo attraverso un comunicato: “Il corpo di Lepage è stato trovato nel corso di un pattugliamento dei militari francesi in occasione di un controllo effettuato su un veicolo condotto da membri del gruppo anti-balaka nella regione di Bouar”.
La giornalista, 26 anni, era una fotoreporter che da alcune settimane si trovava nella Repubblica Centrafricana al seguito dei miliziani anti-balaka. L’ultima foto era stata pubblicata sul suo account Instagram il 6 maggio scorso. Secondo un collega, la fotoreporter stava viaggiando verso un villaggio a 60 chilometri da Bouar, vicino al confine con il Cameroon, quando è stata uccisa.
Il presidente francese Francois Hollande ha chiesto l’invio sul posto di un’equipe militare francese e agenti della polizia della forza africana dispiegata nel paese.
Bangui – AFP / 13 maggio 2014 16:34 – Almeno tredici persone sono state bruciate vive in una casa nel centro della Repubblica Centrafricana, dove erano stati riuniti con la forza dai combattenti sospettati di essere ribelli della ex Seleka e Fulani (nomadi Mbororò) armati, secondo una fonte della gendarmeria a Bangui, che avrebbero attaccato il villaggio Dissikou in Kaga Bandoro Sabato scorso. Hanno inseguito e catturato alcune persone, 13 di loro sono stati riuniti forza in una casa in cui gli aggressori li hanno “cotti” dopo aver barricato le uscite. Un residente che ha cercato di scappare attraverso una finestra è stato crivellato di colpi.
Tutti sono morti carbonizzati dall’incendio appiccato alla casa, ha detto la fonte, aggiungendo che molte altre persone sono riuscite a fuggire e sono arrivate inorridite a Kaga Bandoro, dove hanno trovato rifugio nella cattedrale di Santa Teresa. Intervistato ieri da AFP, un funzionario degli ex ribelli ha detto che la Seleka non si avventura da lungo tempo in questa zona, sostenendo che i colpevoli fossero Fulani in precedenza espropriati dei loro animali dagli anti -Balaka (milizie di villaggio auto-difesa, ndr) e dagli abitanti dei villaggi, che si sono vendicati.
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Sanzionati anche dagli USA i cinque considerati principali responsabili della grave situazione umanitaria in Centrafrica: François Bozizé a Michel Diotodja, ex Presidenti R.C.A., Noureddine Adam e Miskine della Seleka e Levi Yaketé coordinatore anti-Balakas
Africa centrale: Obama sanziona Bozizé, Djotodia e altri tre funzionari
Washington – AFP / 14 maggio 2014 h1:57 – Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato ieri, martedì 13 maggio 2014, sanzioni contro gli ex leader centrafricani François Bozizé e Djotodia Michel e altri tre funzionari, accusati dalla Casa Bianca di contribuire alla violenza in Africa centrale.
Il presente decreto, sulla scia delle sanzioni annunciate Venerdì scorso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro tre di questi cinque leader, vuole spostare il principio che l’impunità non sarà tollerata ed è un messaggio, a coloro che minacciano la stabilità della Repubblica Centrale, che dovrànno affrontarne le conseguenze, ha detto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney.
Oltre a Bozizé e Djotodia , entrambi ex presidenti della R.C.A., il decreto del Presidente Obama riguarda il coordinatore delle milizie anti-Balaka Levy Yakété e due dirigenti della ex coalizione ribelle Seleka, Noureddine Adam e Miskine.
N’DJAMENA CHIUDE LA FRONTIERA CON IL CENTRAFRICA
Il Ciad ha chiuso la frontiera con la Repubblica Centrafricana , lacerata dalle violenze da oltre un anno. Lo ha annunciato il capo di stato Idriss Deby durante un viaggio nel sud. “Sappiate cha da oggi il confine con la vicina Repubblica centrafricana è sigillato” ha detto Deby in comizio a Daha, nel sud-est, precisando che “saremo lieti di aprire le porte a tutti i ciadiani che desiderino fare ritorno a casa, ma tutti gli altri dovranno aspettare che la crisi sia conclusa”.
Deby ha anche promesso di aumentare “considerevolmente” il numero delle forze di difesa e sicurezza per proteggere la popolazione nella zona ed evitare infiltrazioni di combattenti. Secondo gli osservatori tuttavia, sarà difficile garantire una chiusura ermetica della frontiera comune tra i due paesi, che si estende per oltre mille chilometri.
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Nigeria-Centrafrica: Cinquanta studentesse nigeriane identificate in R.C.A.
Jeuneafrique.com 2014/05/09 alle 15:05 – Roger Benjamin Circa 50 giovani donne di lingua inglese sono state notate a Birao, nel nord della Repubblica Centrafricana la scorsa settimana. Scortate da uomini armati, avrebbero lasciato la città nella notte tra Domenica a Lunedi. Alcune rispondevano alla descrizione delle studentesse nigeriane rapite da Boko Haram e potrebbero aver attraversato il nord del Centrafrica.
Secondo la nostra fonte, vicino agli anti-Balaka, il convoglio di due camion e un pick-up, era stato precedentemente visto a Tiroungoulou (circa 170 km a sud ovest di Birao) e, forse, proveniva dal Chad, arrivando a Birao già il Mercoledì. L’informazione è stata smentita nel pomeriggio dall’Ambasciata del Ciad a Parigi. Le adolescenti e i loro accompagnatori sono stati poi ospitati alcuni giorni in una casa a cui gli abitanti di Birao non potevano avvicinarsi, finché il gruppo è ripartito nella notte tra il 4 e 5 maggio senza lasciare traccia. La fonte riferisce che: “Al loro arrivo, alcune erano spaventate e piangevano, venendo violentemente rimproverato in inglese”.. Le autorità nigeriane, ora sostenuti da esperti di diversi paesi occidentali, sono ancora senza notizie delle oltre 200 studentesse rapite da uomini armati nel loro villaggio di Chibok (nord-est della Nigeria) la notte del 14 aprile. Abubakar Shekau, il leader dell’organizzazione terroristica Boko Haram, ha rivendicato in un video il rapimento e ha detto che le ragazze sarebbero state vendute e ridotte in schiavitù.
Allerta UNICEF per Malnutrizione in R.C.A.
http://www.unicef.fr/contenu/actualite-humanitaire-unicef/2014/05/09/alerte-la-malnutrition-en-centrafrique-21859 Venerdì 9 maggio 2014
Dopo essere stati costretti a fuggire dalla violenza, i bambini centrafricani devono affrontare un nuovo pericolo: la malnutrizione. In ospedale a Bangui, il più grande centro medico del paese, il numero dei bambini trattati per malnutrizione grave rispetto allo scorso anno, è triplicato. E’ un segnale di avvertimento!
“Qui in Africa centrale, moriranno più bambini a causa della malnutrizione che delle malattie correlate da proiettili”. Souleymane Diabaté, il Rappresentante dell’UNICEF nella Repubblica Centrafricana, lancia un preoccupante allarme a ragion veduta. Gli specialisti, lavorando sulla nutrizione in Centrafrica, ritengono che nell’anno in corso ben 28.000 bambini soffrono di grave malnutrizione nel paese, e la loro vita è a rischio.
Dall’inizio dell’anno, l’UNICEF e gli altri organismi umanitari hanno curato oltre 6.800 bambini per malnutrizione acuta grave a livello nazionale, ma la strada è ancora lunga. Dalle stime calcolate, aumentano sempre più i bambini sottoposti al pericolo di malnutrizione quest’anno. Molti di essi non fanno più di un pasto al giorno … Le condizioni di vita dei bambini sfollati nei campi sono molto dificili e l’alimentazione diventa una sfida quotidiana. Anch’essi mangiano una volta al giorno e la denutrizione li rende particolarmente vulnerabili alle malattie e infezioni come la malaria. Oltre alla costante paura, al trauma del conflitto, alla mancanza di acqua potabile e alla precaria assistenza sanitaria, si aggiunge così il rischio di malnutrizione. I primi 1.000 giorni di un bambino, dal concepimento ai primi due anni di vita, sono fondamentali per il fattore cognitivo, emotivo e fisico. Le complicazioni possono seriamente compromettere la loro salute.
La malnutrizione è una minaccia per la vita di questi bambini già traumatizzati, ma un’altra minaccia è l’instabilità permanente della sicurezza. Per i casi più gravi, l’UNICEF portava i bambini direttamente in ospedale a Bangui, perché era complicato seguire i casi a causa dell’ostruzione degli aiuti umanitari in certi quartieri della città e in alcune zone rurali del Paese Ma dal 26 aprile, la violenza ha preso un corso ancora più tragico e inaccettabile: l’attacco di un centro medico a Boguila, una cittadina a nord del paese, che ha causato la morte di 22 civili, tra cui tre dipendenti della organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF). Un atto odioso e inqualificabile. L’attacco contro il personale di un’organizzazione umanitaria è un attacco contro tutti gli operatori umanitari che, per il loro coraggio e la determinazione anche nelle situazioni più pericolose, hanno salvato la vita a molti bambini e migliorato le loro condizioni nella Repubblica Centrafricana e il resto del mondo.
APA-Bangui (R.C.A.) 09/05/14 Il commissario europeo per gli aiuti umanitari, Kristalina Georgeva ha annunciato che l’UE aumenterebbe notevolmente la dotazione finanziaria per gli aiuti umanitari in Africa centrale, nel da sei a 51.000.000 di euro.
”Gli aiuti umanitari andranno da 6 a 51 milioni di euro, che è la più grande assistenza umanitaria fornita dall’Unione europea”, ha detto Kristalina Georgeva, al termine di un incontro avuto mercoledì scorso a Bangui con il presidente della transizione Centrafricana.
Per la sua terza visita a Bangui, era in visita di lavoro per avere un quadro preciso della situazione umanitaria degli sfollati interni e rifugiati nei vicini paesi di persone. ” La crisi è grave sia nei centri sia nell’intera regione. Ecco perché abbiamo deciso di aiutare il Ciad e Camerun per i rifugiati che si trovano sul loro territorio” , ha detto.
—-Messaggio originale—- Da: Ione Bertocchi Data: 8-mag-2014 19.30 A: Silvana Ozzano Ogg: Re : quando riparti? Cara Silvana, riparto domattina col ragazzino di Bozoum che adesso sta bene. Questi ultimi giorni sono stati frenetici; sono tornata adesso da una riunione con un gruppo che mi aveva finanziato un progetto per le donne incinte ma adesso è finito…. pazienza.. Credo che sarà difficile per tutti. Speriamo bene per il RCA Vi farò sapere. Dì a Miriam di tenere duro e continuare con forza e coraggio. Un caro saluto a tutti voi. ione ————-
R.C.A.: 13 morti in scontri tra gruppi armati
Tredici persone, tra cui due civili, sono state uccise a Kaga Bandoro (300 chilometri a nord di Bangui) in scontri tra ex ribelli Seleka, prevalentemente musulmani e cristiani delle milizie anti-Balaka con la forza africana Misca. “Violenti scontri sono scoppiati Martedì 6 Maggio nel centro di Kaga Bandoro tra l’ex Seleka e anti-Balaka (…) Tredici persone, tra cui due civili sono stati uccisi e molti altri feriti,” ha comunicato un funzionario Misca, ad AFP, a condizione di anonimato.
“Tutto è iniziato con un attacco contro l’anti-Balaka ex Seleka, a seguito di un tentativo di rapina”, ha detto. “Questi scontri hanno provocato saccheggi e violenze e molte case sono state bruciate da entrambe le parti. Centinaia di persone sono fuggite alla Chiesa cattolica”, che oggi ospita migliaia di persone, ha detto l’ufficiale. I due gruppi nemici “sono formati da una popolazione di diverse centinaia di individui” ciascuno. “Il numero di elementi della forza africana in Kaga Bandoro non consente di interposizione, ma cerchiamo di fare del nostro meglio per evitare il peggio nelle persone “, è stato assicurato. Gli ex Seleka “continuano a venire alla parrocchia per ricercare gli anti-Balaka che lì hanno trovato rifugio. Hanno minacciato che se non si consegneranno spontaneamente, essi entreranno nella Chiesa e spareranno a tutti. Abbiamo paura e siamo molto preoccupati , “ ha detto ad AFP Boïmandja Suzanne , una delle rifugiate nella parrocchia.
da misna: 8 Maggio 2014 – 16:04 CENTRAFRICA
I VESCOVI: AIUTATECI, LA CRISI UCCIDE OGNI GIORNO!
“La legge è ormai nelle mani dei gruppi armati illegali” e “la vita e la dignità umana non hanno più valore”: lo scrivono i vescovi della Repubblica Centrafricana, rivolgendo un drammatico appello alle autorità di transizione di Bangui e alle potenze mondiali, accusate di non assumersi appieno le proprie responsabilità.
“Mentre il governo e le forze internazionali autorizzate dall’Onu si rilanciano la palla tra loro – si legge in un messaggio della Conferenza episcopale – il popolo continua a morire ogni giorno sotto i colpi dei boia”. I vescovi sottolineano che la crisi cominciata con l’avanzata dei ribelli della Seleka nel dicembre 2012, e acuitasi nei mesi scorsi con la formazione delle milizie ‘Anti-Balaka’, ha raggiunto il suo acme “con una recrudescenza di attività militari e di abusi ai danni della popolazione civile nelle regioni occidentali e nord-orientali della Repubblica Centrafricana”.
Nel messaggio si chiedono interventi urgenti in materia di sicurezza, protezione dei cittadini, aiuti agli sfollati e difesa delle risorse naturali. “Gli assassinii e gli abusi sono compiuti nella totale impunità”, scrivono i vescovi, aggiungendo: “La Repubblica Centrafricana è divenuta una grande prigione a cielo aperto dove la libertà di movimento è negata, proprio come la libertà di parola”.
Nel documento si sottolinea che i gruppi armati, dalla Seleka agli Anti-Balaka e all’Esercito di resistenza del Signore (Lra), continuano a minacciare e uccidere. In qualche caso raggruppandosi, nonostante l’approvazione di risoluzioni dell’Onu che disciplinano l’intervento delle forze internazionali. In questo contesto, sottolineano i vescovi, continuano ad aggravarsi le condizioni di vita di circa 838.000 sfollati interni, mentre i centrafricani fuggiti oltreconfine sono ormai più di 245.000.
La parte finale del messaggio è dedicata al saccheggio e al contrabbando delle risorse nazionali da parte degli stessi protagonisti del conflitto. “Nonostante l’esclusione della Repubblica Centrafricana dal Processo di Kimberley – denunciano i vescovi – i diamanti continuano a raggiungere i mercati internazionali attraverso i paesi vicini. E come altre risorse minerarie alimentano il conflitto e fanno sì che sia versato sangue innocente”.
Bouca città “martirio” della ex Seleka
A più di un anno dall’inizio della crisi in Africa centrale, la violenza quotidiana rimane nel paese, nonostante la presenza di forze internazionali. In alcuni centri, come ad esempio Bouca, situata a 200 chilometri a nord della capitale, rimangono case bruciate fatiscenti e alcune persone che ancora vivono terrorizzate nella locale parrocchia. Lo stigma del passaggio degli ex ribelli Seleka lo scorso 22 aprile è ancora lì.
Quel giorno un centinaio di loro hanno preso d’assalto per 48 ore questa città cardine situata tra i territori della ex Seleka e anti-balakas (milizie cristiane). I locali dicono che sono stati “martiri” degli ex ribelli, che vengono tuttora regolarmente a saccheggiare e uccidere le persone inermi. Durante sette mesi, circa 120 cristiani sono stati uccisi da loro e 40 musulmani dagli anti-balakas.
Cento giorni dopo l’insediamento del nuovo presidente Catherine Samba Panza, la riconciliazione tra cristiani e musulmani in Centrafrica sembra essere una missione impossibile. Le “Forze africane preferiscono restare in città” e sacerdoti e suore hanno lasciato temporaneamente l’area, lasciando le loro greggi al loro destino. L’ultimo rappresentante della chiesa dice poco fiducioso, riguardo le forze africane Misca: “Lasciano venire qui, gli anti-balakas, perché preferiscono restare solo in città, questo ci rende molta paura”, confessa Giovanni di Dio, vice responsabile della parrocchia di Bouca, ammettendo che la chiesa è protetta dalle milizie cristiane. Artigianato a mano armata e cintura gris-gris, gli anti-balakas infatti dicono di proteggere la propria gente, anche di fronte di armi pesanti, e resistono “per la grazia di Dio” in condizioni molto precarie.
Circa 4.000 persone sono al riparo in questa parrocchia, in condizioni non igieniche. L’aiuto umanitario giunge con il contagocce. Una donna incinta ha recentemente perso il suo bambino, dopo aver percorso 43 km a piedi dall’ospedale, il reparto maternità è stato chiuso qualche mese prima. “Se ci fossimo sentiti al sicuro, sarei stato in ospedale per far partorire, ma ora non è il caso, perchè è troppo pericoloso” lamenta Befio Alice-Rose , ex capo della maternità di Bouca.
Marcia di protesta dei giornalisti dell’Africa centrale contro l’uccisione dei loro due colleghi
Bangui, 07 May (ACAP) – I giornalisti Centrafricani hanno condotto una marcia pacifica per protestare contro l’omicidio il 30 aprile dei loro compagni Désiré Sayenga il giornale democratico e morì 5 maggio giornalista Rene Padova Radio ESCA e supervisore Radio Operazione Gerico, Mercoledì 7 maggio 2014 a Bangui.
L’obiettivo di questa giornata, senza giornali e marcia pacifica è quello di denunciare l’assassinio dei suoi due colleghi, e diffusa insicurezza nel paese. Dopo questa marcia pacifica, presidente dell’Unione dei giornalisti dell’Africa centrale (Ujca), Maka Gbossokotto presentato un memorandum per la carica degli affari politici del Multidimensional Stabilizzazione delle Nazioni Unite della Repubblica Centrafricana (MINUSCA) Lawrence Wholers.
Il presidente del Ujca Mr. Maka Gbossokotto accusato il governo e la comunità internazionale di essere responsabile e complice nel suo omicidio. Secondo lui, le forze internazionali dispiegate in Central rifiutato di applicare la Sezione 7 risoluzioni 2121 e 2127 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che autorizza l’disarmo forzato di tutte le milizie che affliggono il paese.
Da parte sua, sulla politica del Multidimensional Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione della Repubblica centrafricana (MINUSCA), Lawrence Wholers espresso il desiderio di creare una squadra per garantire la sicurezza dei giornalisti.
CENTRAFRICA da misna: Maggio 6, 2014 – 11:09
SCONTRI NEL NORD-OVEST, ASSALTATA BASE MILITARE SANGARIS
Diversi ribelli sono rimasti uccisi in violenti scontri con militari francesi della missione Sangaris nel nord-ovest del paese, a circa 250 chilometri da Bangui. Lo ha reso noto lo stato maggiore di Parigi secondo cui i combattimenti sono scoppiati dopo che un gruppo di uomini, a bordo di pick-up e pesantemente armati, ha assaltato una base militare lungo la strada che porta al villaggio di Boguila. I militari affermano di aver fatto ricorso a missili anticarro e colpi di mortaio e di aver ricevuto l’appoggio aereo di caccia provenienti dalla base di N’djamena, nel vicino Ciad. La zona, in cui i caschi verdi della Misca non sono presenti, è teatro di saccheggi e scorribande di ex ribelli Seleka e guerriglieri di etnia Peul (Nomadi Mbororò o Fulani)
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Attacco contro le truppe francesi in Africa Centrale: diversi ribelli sono stati uccisi (appreso da Stato Maggiore francese)
RCA: verso un nuovo governo inclusivo “per affrontare le sfide” (Samba-Panza)
Bangui, 06/05/14- Il presidente della transizione in Centrafrica, Catherine Samba-Panza , ha promesso oggi a Bangui, di continuare l’opera di attività di riconciliazione nazionale sotto il suo insegnamento, favorendo il ritorno di sfollati e soprattutto con l’introduzione di un nuovo ‘ ‘governo compreso” , in grado di far fronte alle “sfide”che il suo paese deve affrontare.
Il nuovo governo, atteso da molti centrafricani, sarà ”inclusivo e rappresentativo. Esso comprenderà uomini e donne capaci di soddisfare azioni concrete per affrontare le grandi sfide”, ha detto, tra l’altro Samba Panza in un discorso in occasione dei suoi 100 giorni alla guida del paese, parlando davanti alle forze della nazione, compreso il governo, il Consiglio nazionale, il corpo diplomatico, tutti riuniti nella Camera dell’Assemblea Nazionale.
”Tre mesi di esercizio del potere sono insufficienti per dare un giudizio sull’azione del governo e per affrontare tutte le facce delle sfide in R.C.A.’, ha osservato Catherine Samba-Panza, sottolineando: ”che infatti resta molto da fare percè la vita torni piano piano alla normalità” .
Circa il ritorno degli sfollati alle loro case, ha detto: ‘”eravamo arrivati ad un numero di quasi 1,6 milioni gli sfollati. Non avevano accesso alle cure, all’acqua potabile sicura e all’assistenza umanitaria. Di fronte a questa terribile situazione abbiamo lavorato per il ritorno di migliaia nelle loro case”. A tal proposito la Presidente ha accolto positivamente la mobilitazione della comunità internazionale per aiutare la RCA ad uscire da questa crisi, promettendo una buona collaborazione tra le istituzioni della repubblica. E’ preferibile, ha detto, il dialogo tra le forze della nazione e nel passaggio della leadership.”
100 giorni di Samba-Panza: il respiro della speranza soffocata dalla violenza (RFI)
La Presidente della transizione centrafricana, Catherine Samba-Panza ha pronunciato questa mattina alla Camera del Consiglio Nazionale per presentare il “bilancio di 100 giorni di transizione.” 100 giorni dopo la sua elezione, l’insicurezza persistente ha smorzato le aspettative che molti avevano riposto in essa. Alcune attività hanno ripreso nella capitale Bangui, un po’ di sfollati sono tornati a casa. Ma 100 giorni dopo l’ascesa al potere di Catherine Samba-Panza– 20 gennaio 2014 – molti centrafricani fanno amare constatazioni: la sicurezza che è stato il primo obiettivo della transizione è ancora molto indietro. In 100 giorni, le autorità di transizione hanno contatti stabiliti con alcuni gruppi Seleka e anti-Balaka. Ma altri continuano a seminare il terrore nel paese. Negli ultimi dieci giorni, centinaia di persone sono morte nel Nord Ovest e al Centro durante gli attacchi che coinvolgono anti-Balaka, Seleka e Fulani. Il fallimento principale di questi 100 giorni rimarrà probabilmente l’incapacità delle forze internazionali e le autorità di transizione di fermare la violenza contro i musulmani. La violenza che ha portato la maggioranza della comunità a fuggire. “Personalmente dico che i risultati di questa signora sono negativi, ai lamenti degli ultimi musulmani di Bangui rimasti al chilometro 5 dimostrano che nulla è avanzato per la nostra sicurezza. Siamo soltanto un piccolo numero su una piccola area e le minacce continuamente persistere”.
Centrafrica: quasi 30 morti in scontri nella provincia
05/05/14 (AFP) – Quasi 30 persone sono state uccise e decine ferite negli scontri in corso in Centrafrica da Giovedi scorso, intorno alla frazione di Mala (200 km a nord est di Bangui) tra ex ribelli Seleka e miliziani anti-Balaka.
“Deploriamo i quasi trenta morti, in maggioranza civili, e più di una dozzina di feriti. Centinaia di persone sono state costrette a fuggire nella boscaglia “, ha dichiarato all’Afp in condizione di anonimato un funzionario della forza africana (Misca). Altre persone sono scampate alla morte trovando un rifugio nelle località vicine, secondo la stessa fonte . Secondo i residenti di Mala raggiunti per telefono da AFP da Bangui, il centro città è ora occupata dai combattenti Seleka che si impegnano in abusi contro i civili: “Uccidono, prendono il bottino, rubano e stuprano impunemente. Non c’è nessuno a proteggere la popolazione contro i loro abusi. Anche la Chiesa cattolica in Mala fu saccheggiata tempo fa, e quelli che si erano rifugiati lì sono stati mandati via e costretti per sfuggire, “ ha detto uno di loro Eric Kétégaza , aggiungendo che aveva abbandonato la città. Nonostante la presenza delle forze internazionali sarà trasmessa in settembre da forze di pace delle Nazioni Unite, la violenza rimane quotidianamente in centrafrica, dove le organizzazioni umanitarie della popolazione sono il bersaglio di attacchi da parte di gruppi armati, ex Seleka prevalentemente musulmana o anti-Balaka prevalentemente cristiana.
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Centrafrica: la morte di un giornalista gravemente ferito Mercoledì scorso.
05/05/14 (AFP) Centrafrica: Un giornalista protestante di radio Voice of Grazia, René Padova , gravemente ferito il 29 aprile in un attacco alla sua abitazione da uomini armati, è morto ieri, Lunedì 5 maggio, ha detto a AFP una fonte della polizia. La sua morte è stata confermata dalla direzione dell’ospedale dove è stato ricoverato la notte del 29 aprile. “René Padova è stato aggredito in casa di famiglia da uomini armati che hanno ucciso i suoi fratelli con diversi proiettili” , ha dichiarato una fonte della polizia, fecendo notare che il signor Padova è stato accoltellato dopo essere stato colpito a morte. Mercoledì, un altro giornalista, che è stato anche attaccato nella sua casa il 29 aprile, aveva già ceduto alla sue ferite.
Secondo la polizia, i due giornalisti sono stati vittime della violenza che era scoppiata Martedì sera dopo che un giovane musulmano del quartiere PK5, l’ultima enclave musulmana della città, era stato ucciso e il suo corpo mutilato. In serata, nel quartiere musulmano, per vendetta, hanno fatto irruzione in diverse abitazioni vicine quartieri dei cristiani al PK5 e spari sono stati sentiti.
15 miliardi dalla Banca Mondiale per Amministrazione centrale
APA-Bangui (Centrafrica) – 2014/05/06 14:39:47 La Banca Mondiale ha firmato con il Centrafrica un accordo per il finanziamento di un importo di quindici miliardi di FCFA per le utenze del progetto di ripristino di emergenza ( PURSeP). Il PURSeP incentrato sulla ripresa del funzionamento della pubblica amministrazione. E’ un passo importante nella crisi che il governo e si propone di fornire i fondi necessari per il ripristino dei servizi pubblici attraverso il pagamento dei salari.
L’accordo di finanziamento è stato firmato ieri, lunedì 5 Maggio 2014, dal ministro della Pianificazione, Firenze Limbio e il Rappresentante Residente della Banca Mondiale per la Repubblica Centrafricana (CAR), Ibrahima Maidou e prevede una donazione di 12 miliardi di credito (tre miliardi di FCFA).
Secondo una fonte vicina alla Banca Mondiale, il finanziamento PUReSP è il quarto pilastro della risposta dell’istituzione finanziaria internazionale nella crisi dell’Africa centrale. ” L’obiettivo finale di PURSeP non è solo il pagamento degli stipendi, ma la ripresa della fornitura di servizi pubblici alle persone”, ha detto Ibrahima Maidou.
Egli ha anche invitato i funzionari ai loro posti in cui i permessi di sicurezza. ” Questa busta consentirà al governo di cominciare a pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e dipendenti statali da maggio”, ha accolto il ministro Limbio Firenze.
Ha colto l’occasione per sfidare la dedizione dei funzionari e degli agenti, ricordando loro “il rispetto dell’orario di lavoro” che richiede di essere nel proprio ufficio dalle 7:30-15:30. Il 17 marzo, ci sono stati la firma dell’accordo di finanziamento del progetto di emergenza in risposta alla crisi alimentare e il rilancio dell’agricoltura di $ 10 miliardi.
Ripreso da FR24 il 05/05/2014 h23:47 – 75 morti in dieci giorni (fr24), mentre su centrafrique-presse il numero è ridotto, ma pur sempre rilevante!
Centrafrica: uomini armati hanno causato venti morti in tre giorni nel nord del Paese
Sono almeno 20 le persone uccise in attacchi in diversi villaggi tra Mercoledì e Venerdì scorso nel nord della Repubblica Centrafricana, da parte di individui armati assimilabili agli ex ribelli Seleka e ad alcuni nomadi Mbororò di religione musulmana, come appreso sabato da fonte militare.
Secondo un ufficiale della forza africana Misca, “uomini armati simili agli ex Seleka Fulani (nomadi Mbororò) armati hanno attaccato quasi dieci villaggi Markounda nord (…) tra Mercoledì e Venerdì, uccidendo almeno venti persone , secondo una valutazione preliminare che potrebbe aumentare poiché le violenza non si sono ancora placate”. “Gli abitanti di Markounda sono tutti fuggiti per rifugiarsi nelle regioni confinanti o nella boscaglia. La forza africana è dispiegata con i suoi uomini a Paoua, una città vicina, dove la medesima violenza viene tenuta sotto controllo nel tentativo di proteggere la popolazione civile, ma resta ancora molto da fare per placarla”, ha aggiunto la fonte.
Questi attacchi sono terribili, perché oltre ad usare le armi e a perpetrare abusi di ogni genere, vengono anche appiccati incendi alle abitazioni e gettati i corpi dei feriti ancora vivi tra le fiamme. Un testimone del posto afferma di aver visto “gettare bambini ancora vivi nel fuoco”.
La regione settentrionale della R.C.A. è una delle zone più sensibili e vulnerabili del paese da diverse settimane, durante le quali sono stati attaccati molti villaggi, e, tra le altre cose, un ospedale gestito da Medici Senza Frontiere la settimana scorsa. La maggior parte di questi attacchi sono stati attribuiti a questo gruppo da parte delle autorità, sebbene il generale Mohamed Dhaffane continui a negare ogni responsabilità dei suoi uomini.