Non è uno scherzo!!

Gli africani, si sa, hanno il dono di risollevarsi, dopo tutte le situazioni tragiche che hanno attraversato nel corso della storia. Per dimostrare che bisogna reagire e smuovere l’opinione pubblica, diversi artisti hanno cercato di opporre le armi della cultura e della melodia a quelle dell’odio e della violenza.  In questi ultimi tempi sono stati pubblicati diversi scritti, per cercare di dare una spiegazione e contribuire a placare gli animi.  Di certo, però, i signori della guerra non ascoltano musica di pace e non leggono libri che possano spingerli a fermarsi!  Non si fermano nemmeno di fronte a chi sta vendendo il pane!! (vedi dal 17 Marzo – in data 31/03)

Malgrado tutto, qualcuno ha provato ad affrontare la tragedia ancora una volta in maniera “pacifica”.  Chissà se ai Seleka, agli Anti-Balka, ai soldati del Ciad, ai fomentatori della guerra religiosa, piacciono i fumetti??  Non è uno scherzo!

da misna: CENTRAFRICA- 1 Aprile  2014 – h 8:13 

LA CRISI RACCONTATA IN UN FUMETTO

“Bangui, terrore in Centrafrica”: è il titolo di un racconto autobiografico di cinque episodi che unisce disegno e scrittura in stile giornalistico. Nata dalla sofferenza quotidiana di migliaia di centrafricani ostaggi di una crisi politico-militare cominciata nel marzo 2013, l’idea è a firma di Didier Kassaï, vignettista 39enne, cristiano originario di Sibut e sposato con una musulmana.

Illustratore, vignettista, caricaturista, Kassaï sta pubblicando il suo racconto a puntate sulla ‘Revue dessinée’, un trimestrale che propone reportage sotto forma di fumetti. Autodidatta, ha ereditato da una lunga tradizione artistica di famiglia: la madre decora tessuti e strumenti musicali, anche i suoi altri cinque fratelli sono disegnatori.

“A Bangui abbiamo già vissuto cose terribili, ma dopo il 5 dicembre 2013 tutto è cambiato” ha detto il vignettista, lui stesso toccato dall’attacco delle milizie di autodifesa Anti-Balaka nella la capitale, in particolare a caccia dell’ex ribellione Seleka e dei cittadini di confessione musulmana, circa il 10% della popolazione. “Bastava avere un parente musulmano o sospettato di esser vicino alla Seleka per essere colpito dagli Anti-Balaka. Mia moglie è musulmana, così sono stato arrestato più volte” ha raccontato Kassaï, che per un breve periodo di tempo si è rifugiato nel campo sfollati di M’Poko, nei pressi dell’aeroporto, di Bangui. Ora con la famiglia della moglie vive lungo le rive del fiume Oubangui, a sud della capitale.

Con sguardo lucido e disegno esplicito, l’artista ha deplorato che “i miei concittadini hanno prima subito le esazioni della Seleka (…) poi sono state le milizie Anti-Balaka ad aver attaccato i cittadini musulmani (…) ma ora di mezzo ci sono anche tanti banditi che non fanno altro che saccheggiare”. Di fronte al crescente rischio di spartizione del vasto territorio centrafricano, Kassaï ha sottolineato che “la risoluzione della crisi dipende dalla riabilitazione delle zone nord-orientali e dalle risposte alle rivendicazioni delle popolazioni locali costrette a cercare lavoro nei vicini Sudan e Ciad, che parlano arabo e dimenticano che la loro capitale è Bangui”.

Una testimonianza diretta … diversa dal solito!

Pubblicato da itakweflavio

ITA  KWE  ("Fratello di tutti" nella lingua Centrafricana Sango) è un'associazione nata il 24 maggio 2012 in memoria di Flavio Quell'Oller.     Si prefigge di portare avanti la sua opera di carità missionaria con progetti concreti e duraturi, in Italia e all'estero.  Per un contributo che non costa nulla ma che vale molto, indicare il Codice Fiscale numero: 9 5 1 5 8 2 3 0 1 0 2    nella sezione delle O.d.V.