Movimento …lento!!

Anche il vescovo di Bangassou  (una delle diocesi della R.C.A.) chiede che qualcuno si muova: “Il Centrafrica è alla deriva. L’Onu intervenga”

Ieri (24 Settembre) veniva lanciato l’appello da uno dei Vescovi Centrafricani affinché, come preannunciato, l’O.N.U. prendesse davvero in considerazione il caso, cercando di trovare una soluzione. Di seguito proponiamo il testo proveniente dalla pagina del sito Radio Vaticana.

“Il Centrafrica è oggi un Paese alla deriva, con tutta la popolazione intrappolata come in un campo di concentramento, in ostaggio del governo Seleka anche lui a sua volta alla deriva” scrive mons. Juan José Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, sul sito PeriodistaDigital alla vigilia della discussione sulla situazione nel Paese africano che si terrà nell’ambito dell’Assemblea Generale dell’Onu in corso a New York. Mons. Aguirre ricorda che la coalizione Seleka che “ha invaso il Centrafrica dalla fine del 2012 ad oggi” si è progressivamente lacerata attraverso le sue cinque principali componenti militari, dal momento che una sola di esse ha preso il potere e le altre (per un totale di circa 15.000 ribelli ) si sono trasformate in formazioni banditesche alla ricerca sfrenata di una preda da saccheggiare. Il vescovo tra le altre cose – riferisce l’agtenzia Fides – ricorda la drammatica situazione dell’istruzione nonostante la riapertura delle scuole cattoliche che “hanno voluto dare un’aria di normalizzazione alla vita sociale del Paese, ancora in mano gli eccessi di Seleka”. “Il governo centrale aveva accettato, al fine di dare segni di normalità alla comunità internazionale, di far svolgere gli esami di ammissione all’università ” ricorda mons. Aguirre. “I 59.000 studenti delle scuole cattoliche si sono presentati agli esami ma si sono resi conto che i test erano pieni di irregolarità . Molti dei nostri studenti non erano negli elenchi predisposti dal governo”. Ancora più grave quello che è avvenuto nella capitale Bangui, dove, come racconta il vescovo, “i giovani appartenenti a Seleka sono entrati nella sala dell’esame armati e in uniforme militare, per prendere il foglio del test e andarsene (sicuramente perché qualcuno più competente potesse compilarlo). Più tardi sono tornati con la ‘faccia tosta’, con la pistola ben visibile nella cintura, per consegnare il test”. (R.P.)

Oggi su misna si trovano le ultime notizie:a New York, tra gli altri grandi temi cruciali, come la situazione siriana, si inizia ad intravedere un interesse mondiale anche per la sorte del Centrafrica.  Si tratta ancora di un movimento lento, ma perlomeno qualche passo è stato fatto, sperando che porti fuori dalla deriva!

“Finora la crisi in Centrafrica “ha soltanto suscitato contributi disperatamente sufficienti”: è l’allarme lanciato alla sessantottesima Assemblea generale dell’O.N.U. dal segretario generale Ban Ki-moon. Nel suo discorso di apertura ha messo in guardia la comunità internazionale sul fatto che “l’ordine pubblico si è sgretolato” e che “milioni di persone sono prive da ogni assistenza e rischiano di essere vittime di esazioni” in un “paese nel caos”. L’appello di Ban è giunto a poche ore da una riunione ministeriale in agenda per oggi a New York sulla crisi in Centrafrica, teatro dallo scorso dicembre di un’insurrezione di gruppi ribelli che lo scorso 24 marzo hanno preso il potere con un colpo di Stato, destituendo l’ex presidente François Bozizé. Da allora l’ex capo della coalizione Seleka, Michel Djotodia, presidente autoproclamato, e il governo di transizione non riescono a ristabilire l’ordine sull’immenso territorio. Nel suo discorso all’O.N.U., anche il presidente francese François Hollande ha dichiarato che “dopo il Mali, è il Centrafrica che ci deve allarmare”, esortando la comunità internazionale a fornire un sostegno logistico e finanziario per “potenziare la forza panafricana già dispiegata”. Per Hollande urge “ristabilire l’ordine in un paese in pieno caos” e dove “le popolazioni civili sono le prime vittime delle esazioni che stanno sempre più assumendo una valenza confessionale”. La Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (MISCA) presente nell’ex colonia francese può soltanto contare su 1400 soldati e poliziotti messi a disposizione da Camerun, Ciad, Congo e Gabon; un numero ancora insufficiente per sostenere Bangui nella lotta all’insicurezza alimentata dalla Seleka e dai sostenitori armati di Bozizé. Finora solo il 37% dei 195 milioni di dollari richiesti dall’Onu per far fronte alla crisi è stato sbloccato. L’Unione Europea ha aumentato il suo aiuto umanitario a 20 milioni di euro e si è impegnata a sostenere finanziariamente la MISCA. Ma è ancora troppo poco: secondo l’O.N.U. 1,6 milioni di centrafricani, circa un terzo della popolazione, ha bisogno di un aiuto umanitario urgente mentre più di 270.000 persone sono sfollati interni o rifugiati nei paesi confinanti. Alla riunione odierna, co-presieduta da Francia, O.N.U. e Unione Europea, parteciperanno rappresentanti dell’Unione Africana, degli Stati Uniti e dei paesi dell’Africa centrale”.

Pubblicato da itakweflavio

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