Che capolavoro la nostra madre Terra con tutte le sue creature, come canta San Francesco … ma che mistero la mente dei suoi abitanti. E che capolavoro la creatura “donna” , forte e fragile nel contempo; figlia, sorella, compagna e madre a cui è inevitabile fare riferimento, ma troppe volte bistrattata … proprio come la Terra!
Senza partire dal Big Bang, perché sarebbe esagerato, ma risalendo agli albori della comparsa del genere umano sulla faccia della Terra e andando oltre la narrazione della Genesi, che ci riporta solo a meno di 6.000 anni fa circa, arriviamo a 200.000 anni fa per incontrare l’Homo Sapiens. Andiamo ancora indietro: di circa 1.800.000 anni per trovare i reperti preistorici e di 4 miliardi e mezzo per parlare del via alla storia del nostro pianeta.
Cos’è la nostra semplice vita (seppur a volte ultra centenaria) di fronte all’eternità?? Perché di eternità davvero si parla, indipendentemente dal credo religioso, anche solo per l’enormità degli anni da dover contare … a meno che un nuovo Big Bang faccia riesplodere tutto e si ricominci punto e a capo! A dire il vero, sentore di una fine del mondo in questi ultimi tempi c’è stato, se non altro per qualche dubbio (in più) sulla presunta onnipotenza umana che sembra ora vacillare (di più). Il pensiero però non fa in tempo a prendere forma per iniziare un cambiamento di tendenza che subito si ricomincia tale e quale a prima, pronti a ricadere nei medesimi atavici errori.
Indipendentemente dai cinquant’anni ricordati ieri, in cui per un giorno si parla della nostra “Madre Terra” , e da quanto sottolineato cinque anni fa nell’enciclica “Laudato sii”, sarebbe saggio e logico porre l’attenzione su ciò che spaventa molti … ma non tutti. Non tutti sono infatti pronti a un cambiamento di rotta, alla rinuncia dei propri interessi, a pensare che la vita non si può spegnere come un interruttore. Purtroppo questo si tocca con mano anche adesso quando invece si dovrebbero unire le forze e pensare al bene comune e al sostegno di tutti, dando valore ad ognuno.
Ieri, anche giornata nazionale per la salute della donna, fermarci a riflettere e a ripensare su cosa cambiare sarebbe stata la cosa migliore da fare … Fortunatamente, per quanti danni gli uomini si impegnino a fare, “Prima che sia troppo tardi” qualcosa di umanamente imprevedibile fa capolino dietro le nubi e scombina i nostri progetti: la vita miracolosamente risorge dalle ceneri e dalla polvere, continuando a essere eterna per tutti!
Abitare la terra
è scoprire ogni giorno
il sapore della sofferenza
e vivere sempre la vita
che da essa prende forma
colore, profumo, sapore.
E’ sentire l’immensità
dell’amore del Creatore
e scoprire che tutto è di tutti.
È soffrire con chi soffre
è amare i nostri fratelli
è condividere la gioia
la povertà e le risorse.
È risorgere ogni giorno col sole
è sentire la rugiada sulla pelle
è pregare assieme al canto degli uccelli.
È custodire la vita
in ogni sua forma
come voluto dal Creatore.
È vivere come
fosse il primo giorno.
Abitare la terra che bellezza!!!
Ma che fatica, Signore.
Grazie di cuore Luigina per questo inno che ci porta alla gioia e alla fatica di essere abitanti della Terra. E’ da riscoprire ogni giorno e da non dimenticare……