Per chi ci crede!!

Flavio aveva imparato da fratel Carlo Carretto che, quando un’anima buona finisce la propria vita terrena e arriva al cospetto del Padre, essa può intercedere per chi resta e si affida alla sua intermediazione per ottenere una grazia speciale.

Oltre al suo amato Sudafrica, per il quale ora le cose vanno molto meglio, Nelson Mandela porterà senz’altro davanti a Dio anche tanti altri …. casi irrisolti! Lui ha avuto fede e perseveranza e se noi almeno un pizzico ci crediamo affidiamoci a lui come nostro ambasciatore per le tante sofferenze degli altri Stati martoriati dell’Africa, in particolare per la Repubblica Centraficana. Forse vedremo più risultati di quelli ottenuti finora da tante parole e tante armi che non sono servite a nulla se non ad aumentare la violenza ed il male. Per chi ci crede il Bene è più forte del male e prima o poi la Verità avrà il suo trionfo!

Mandela ci ha creduto e ha dimostrato a tutti che è vero.

Tratto da misna di oggi.

6 Dicembre 2013 – h 8:12 SUDAFRICA

“Un uomo di fede, che non lottava per il potere ma per una vittoria del bene sul male; una vittoria iscritta nel DNA degli esseri umani, un’umanità positiva, si trattasse di neri o di bianchi. È il ritratto di Nelson Mandela proposto alla MISNA da Mike Pothier, esperto dell’Ufficio parlamentare della Conferenza episcopale del Sudafrica.

Il punto di partenza sono i processi per “tradimento” celebrati tra il 1956 e il 1963. Processi che si conclusero con una condanna all’ergastolo, ma che avrebbero potuto prevedere la pena capitale. Una prova affrontata da Mandela senza cedimenti, sottolinea Pothier, grazie alla convinzione di combattere per una causa giusta che alla fine avrebbe trionfato. “Madiba – dice l’esperto, usando uno degli appellativi più amati da colui che sarebbe divenuto il primo presidente del Sudafrica democratico – credeva nella sconfitta dell’apartheid perché credeva nell’umanità, nei suoi valori e nella sua voglia di dignità”.

Un’idea radicata nel profondo, questa, che non ammetteva distinzioni tra bianchi e neri, oppressi e oppressori. “Mandela – sottolinea Pothier – era convinto che alla fine anche i sostenitori del segregazionismo si sarebbero resi conto dell’impossibilità di costruire un futuro in quelle condizioni; e che la spinta ad abbattere l’apartheid sarebbe venuta anche da loro”. Prima, durante e dopo il carcere, il leader dell’African National Congress (Anc) visse la sua lotta come impegno di giustizia ineludibile. “Per Madiba non si trattava di conquistare il potere – sostiene l’esperto – ma di far vincere il bene contro il male”.

Una convinzione, questa, non propriamente religiosa. Ma che, nella prigione di Robben Island e poi in quelle di Pollsmoor e di Victor Verster, si arricchì del confronto con punti di vista religiosi. Pothier non si sofferma sulla formazione metodista ricevuta da Mandela da giovane, quanto piuttosto sui suoi frequenti incontri con i cappellani del carcere. Religiosi appartenenti a Chiese diverse. Anche cattolici, come nel caso di padre Brendan Long, amico e consigliere spirituale, gli fu vicino durante i 18 anni trascorsi a Robben Island”.

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Il mistero delle farfalle ……. in particolare le Sangaris!

Pubblicato da itakweflavio

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