dal 29/01 al 20/03/14

Per le ultime notizie scorrere più sotto!

Da oggi, come da titolo,  aggiungiamo un’ulteriore pagina a quella “madre”: AFRICA  e a quella aggiornata “Giorno per giorno”, riprendendo dalla tragica situazione di Bocaranga (1° pezzo pubblicato più sotto e altri datati 30 Gennaio). Avevamo sperato fino all’ultimo che la missione a noi tanto cara fosse risparmiata dalla violenza e dalla pazzia che oramai regna da quasi un anno in Centrafrica, invece proprio ora che a livello politico sembra che il paese abbia trovato un minimo di equilibrio, ecco che a farne le spese sono proprio i missionari e gli abitanti di questa cittadina, in cui abbiamo inviato i nostri aiuti per i primi progettdi Ita Kwe e da cui il nostro socio Giuseppe Colombo è ripartito in tempo!  Continuate a leggere ……..

Centrafrica, 20 Marzo 2014 – da http://centrafrique-presse.over-blog.com/

Al mercato centrale di Bangui, musulmani e anti-Balaka trovano un terreno comune

Al mercato centrale di Bangui, musulmani e anti-Balaka trovare un terreno comune
I miliziani anti-Balaka che hanno preso il potere nel centro del mercato di Bangui tollerano i commercianti musulmani che scelgono di soggiornare … e pagare per la loro protezione.

Dopo mesi di “pulizia etnica” nella capitale Centrafricana, la presenza dei musulmani è stata ridotta a un rigagnolo, soprattutto intorno alla zona della Grande Moschea chiamata PK5 e nel PK12. Ma sul mercato centrale della capitale, una manciata di musulmani è rimasta. Ci sono malgrado gli  anti-Balaka , miliziani in gran parte responsabili della la pulizia anti-musulmana, creata in risposta alle atrocità della ribellione Seleka, che ha preso il potere in questa zona.

Questo perchè non tutti gli anti-balaka sono uguali: c’è chi distingue tra civili musulmani e ribelli della ex – Seleka.  E’ così che i commercianti possono riprendere a vendere qualcosa e ottenere anche la protezione di alcuni anti-balaka per poterlo fare.

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 (Stati Uniti, 20 Marzo 2014)

 

Il Vescovo di Bangui, Dieudonné Nzapalainga, il Pastore Evangelico Nicolas Guérékoyame Gbangou e l’Imam Omar Kobine Layama proseguono la loro visita nella capitale degli Stati Uniti. Mentre il Centrafrica rimane afflitto dalla violenza, i tre uomini sperano che molto presto un’ operazione di peacekeeping delle Nazioni Unite si svolgerà per riportare la pace in R.C.A.

Prima di tornare in Europa per continuare la loro sensibilizzazione sulla situazione in centrafrica, i tre leader religiosi hanno spiegato che hanno ricevuto “promesse e impegni per sostenere il processo di pace nel paese”, secondo Imam Layama .

“Il conflitto non è religioso ma politico-militare “, ha detto il reverendo evangelico Gbangou . “La situazione nel nostro Paese merita particolare attenzione, come la Siria e l’Ucraina. Dobbiamo essere al centro dell’attenzione americana”.

Mentre l’ONU stima che circa 2,5 milioni di centrafricani hanno bisogno di assistenza, la convinzione religiosa è che la convivenza sia ancora possibile a Bangui . “Attualmente in R.C.A., lo Stato è impotente, inesistente. Lo Stato non ha i mezzi per svolgere i suoi obblighi”, secondo il vescovo Nzapalainga.

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Centrafrica, 20 Marzo 2014

Repubblica Centrafricana:  “livello di odio terrificante”

da  http://www.lesoir.be/

Bangui, 19 marzo 2014   –  L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la signora Navi Pillay , è arrivato a Bangui il 18 marzo per una visita di tre giorni nella Repubblica Centrafricana, durante la quale ha trascorso in riesaminare la situazione disastrosa dei diritti umani con il governo di transizione, le principali istituzioni internazionali e le forze di pace.

L’ odio tra le comunità resta a un livello terrificante “ in centrafrica, dove non c’è stato più tempo per fermare i criminali che operano impunemente, afferma spaventata l’ Alto Commissario dei diritti umani delle Nazioni Unite Diritti, Navi Pillay.  “Anche se uccisioni su larga scala che hanno avuto luogo nel mese di dicembre e gennaio sembrano essersi fermate per il momento, soprattutto a causa della presenza di forze francesi africana e Misca Sangaris, la gente continua ad essere uccisa ogni giorno “, ha detto la signora Pillay nel corso di una conferenza stampa, con particolare riferimento anti-Balaka milizia a maggioranza cristiana ” trasformarsi in bande criminali . “

Conferenza stampa dell'Alto Commissariato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, Navi Pillay, durante la sua missione nella Repubblica Centrafricana

Libreville: Catherine Samba-Panza ricevuta in udienza

da journaldebangui.com – 19/03/2014

La presidente di transizione della R.C.A. ha tenuto a fornire un aggiornamento sulla crisi nel suo paese e ha ringraziato il presidente del Gabon per il suo coinvolgimento nello sforzo di mantenere la pace

 

L’ordine del giorno dell’incontro tra le due personalità, era focalizzato sulla sicurezza, economica e politica dell’attuale situazione Centrafricana.  “Questa visita fraterna è un simbolo di ringraziamento perché il Gabon è sempre stato coinvolto nella crisi dell’Africa centrale, fin dai tempi di Omar Bongo Ondimba, e ora il suo successore Ali Bongo Ondimba.  Il Gabon ha sempre dato la sua mano per contribuire a risolvere la crisi. Anche questa è una visita di consultazione, perché sto prendendo consigli da un fratello “, ha detto Catherine Samba-Panza in conferenza stampa.

 


© gaboneco.com
Catherine Samba-Panza ricevuta in udienza da Ali Bongo a Libreville, Gabon
Ali Bongo Ondimba, con la presenza a Libreville della sua controparte nel Centrafricana, ha voluto dare un segno incoraggiante per le azioni da intraprendere. “Siamo impegnati perché sono i nostri fratelli e le nostre sorelle. Si deve imparare dal passato e agire in modo pragmatico. Nessuno vincerà questo conflitto con la forza. Deve essere chiaro che chi voleva governare con le armi non ha mai raggiunto un obiettivo positivo. Bisogna sedersi e far  tacere questa ultima crisi. La comunicazione è l’unico modo per uscire dalla crisi, dobbiamo discutere e stabilire le basi per una pace duratura. Attualmente dobbiamo cercare di stabilire un’amministrazione per risvegliare il Centrafrica “, ha detto a sua volta Ali Bongo Ondimba. Gli scambi tra i due capi di Stato hanno avuto luogo alla presenza di una delegazione: il primo ministro Daniel Ona Ondo Gabon, Etienne Massard, Segretario Generale della Presidenza e il ministro della Difesa Ernest Mpouoh.

CENTRAFRICA -19 marzo 2014 da misna – h 16:18

“DISARMATE”, APPELLO ALLA POPOLAZIONE DI BANGUI

 “Consegnare  senza alcuna condizione tutte le armi detenute” e “aspettare l’avvio del programma di disarmo, smobilitazione e reinserimento”: è l’appello diffuso alla radio nazionale centrafricana dal ministro della Difesa Thomas Théophile Timangoa, rivolto alla popolazione di Bangui. Il disarmo dei civili in possesso di armi e munizioni sarà attuato dalle forze armate centrafricane in collaborazione con le truppe francesi di Sangaris e i soldati africani della Misca. “L’esercito, nella sua missione di protezione delle persone e dei beni, tratterà chi non rispetta la richiesta di disarmo come potenziali bersagli militari” ha avvertito il ministro.

Centrafrica: armi in mano ai giovani soldati arruolati per portare avanti la violenza

Nella capitale sul piano della sicurezza la situazione sta lentamente migliorando, ma permangono forti tensioni nel quartiere Pk5, teatro ieri di intense sparatorie che hanno costretto centinaia di residenti a fuggire in zone vicine. A riprova di una normalizzazione, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) ha segnalato una netta diminuzione del numero degli sfollati, da 700.000 a 200.000 persone raccolte in 50 e non più 70 siti. Nel principale campo sfollati della capitale, quello di M’poko, nei pressi dell’aeroporto, Medici senza frontiere (Msf) ha annunciato che gli occupanti sono passati da 100.000 a 60.000. Ma ong e fonti medico-sanitarie sottolineano che “il movimento di ritorno a casa rimane ancora timido”: colpi d’arma da fuoco, tensioni e disordini notturni nei quartieri spingono ancora la gente ad andare a dormire nei campi. Il gruppo più vulnerabile è quello della popolazione musulmana “che non si sente ancora in sicurezza, quindi rimane laddove gode di maggior protezione fisica” ha riferito Giuseppe Loprete, capo missione dell’Oim.

Nelle prossime ore a rendere visita agli sfollati della crisi centrafricana è l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, in visita a Bangui. Sono previsti colloqui con la presidente di transizione Catherine Samba Panza, con alcuni ministri ma anche con rappresentanti dell’Unione Africana e della Comunità economica dei paesi dell’Africa centrale (Ceeac). Nel frattempo un gruppo di esperti mandatati dall’Onu ha confermato che armi libiche, in particolare missili antiaerei portatili, sono stati consegnati al Centrafrica, ma non sarebbero state ancora individuate sul terreno. Pochi giorni fa la Misca ha smantellato un “arsenale da guerra impressionante” nei pressi dell’aeroporto internazionale di Bangui, sulla base di informazioni fornite dai residenti.

Nella capitale centrafricana è inoltre atteso l’inviato speciale dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oci), l’ex ministro degli Esteri senegalese Cheikh Tidiane Gadio, con il mandato di “aiutare musulmani, cristiani e le altre comunità spirituali a riallacciare il dialogo per salvare il paese”, unica strada per “ritrovare pace e sicurezza”.

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Come già visto dagli articoli più sotto, l’Europa preferisce mandare aiuti umanitari anzichè uomini e mezzi che operino sul luogo per ristabilire la pace. La crisi globale colpisce a destra e a manca ed ora l’Ucraina ha superato il Centrafrica in quanto a priorità!
CENTRAFRICA -18/03/2014 TANTE PROMESSE MA NULLA DI FATTO!Non è potuta essere ufficialmente lanciata l’operazione militare dell’Unione Europea in Centrafrica alla scadenza prevista del 17 marzo: lo riferiscono fonti di stampa internazionale, attribuendo il mancato dispiegamento “all’insufficienza di uomini e strumenti messi a disposizione” dai 28 Stati membri. Finora solo 350 soldati sono pronti a partire mentre l’Eufor-Rca dovrebbe essere costituita da un migliaio di uomini. Il contingente europeo è chiamato a sostenere le truppe francesi di Sangaris e i contingenti africani della Misca, in attesa del via libera dell’Onu a una missione di pace. “E’ necessario accelerare i lavori relativi ai preparativi dell’operazione per un avvio rapido della forza in conformità con gli impegni presi dall’Ue” recita una nota stilata al termine dell’ultimo Consiglio dei ministri europei.
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Centrafrica, 18 marzo 2014

La situazione dei rifugiati centrafricani inquieta e preoccupa l’UNOCA e la CEEAC

 

 

Libreville, Gabon (Gabonactu.com) – Più di 140 000 rifugiati centrafricani censiti dall’alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (HCR) di cui 78000 a Est del Cameroun, come indicato da un comunicato congiunto di CEEAC – UNOCA.

 

 La Centrafrique face à la catastrophe humanitaire

Il rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per l’Africa Centrale (UNOCA) e il segretario Generale della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale (CEEAC) si sono complimentati con il Governo camerunese per i suoi sforzi è per la sua politica in favore dei rifugiati, manifestando la loro completa disponibilità ad operare in favore della ricerca di soluzioni favorevoli alla crisi centrafricana.

La situation des réfugiés centrafricains inquiète et préoccupe l’UNOCA et la CEEAC

ONU: sospetto di traffico di armi al Centrafrica

da journaldebangui.com e altri media – 2014/03/18

Gli esperti esaminano il traffico di armi dalla Libia alla R.C.A. Lo sviamento di missili di difesa aerea portatili è ora particolarmente oggetto dell’inchiesta in corso

 

Nella loro relazione finale, gli esperti hanno testimoniato che non vi è prova di consegna di missili portatili terra-aria dalla Libia in quattro paesi: Ciad, Mali, Tunisia e, eventualmente, Repubblica Centrafricana, dove è in corso un’inchiesta. In Africa centrale, gli investigatori non sono ancora entrati in possesso di sistemi completi di missili terra-aria cellulari. Per contro, le armi trovate l’anno scorso in Ciad, Mali e Tunisia sono state a  servizio di organizzazioni terroristiche, in particolare hardware, in grado di abbattere velivoli a bassa quota. Esperti delle Nazioni Unite ritengono che queste armi sono ancora disponibili per alcuni soggetti che non hanno alcun collegamento con le autorità nazionali libiche. Questo materiale era stato consegnato dalle nuove autorità agli ex ribelli dopo la morte di Muammar Gheddafi nel mese di ottobre 2011, per  garantire la sicurezza della Libia. Gli ex ribelli si sono affrettati a organizzare una milizia, che  lo Stato non era in grado di controllare, utilizzando questo traffico di armi. Ma per quanto riguarda la RCA, gli esperti non hanno trovato il sistema di lancio ancora completo. Il rapporto ha anche il supporto di esperti internazionali che hanno testato le armi, alcune delle quali sono ancora in condizione di poter essere utilizzate, nonostante la loro datazione.

 

© altri media
immagine d’illustrazione
Per leggere su un recente smantellamento di un arsenale a Bangui, scorrere più sotto (tra il 15 e 14/03/2014)
Centrafrica, 18 marzo 2014

L’UE invia 100 tonnellate di aiuti umanitari in R.C.A.

BRUXELLES, 17 MARZO 2014 (AFP) – L’Unione europea ha annunciato lunedì l’invio di ulteriori 100 tonnellate di medicinali e attrezzature in R.C.A. per aiutare gli oltre 650.000 sfollati interni.

L’Apparecchiatura ha dovuto restare durante il giorno presso l’aeroporto di Bangui, all’interno della sede della compagnia aerea belga. Da apparecchiature mediche, a personale medico, delle telecomunicazioni e dei trasporti. Dieci ONG sono coinvolti in questa iniziativa, tra cui Médecins du Monde, Azione contro la fame, Medici Senza Frontiere e Save the Children.

“I bisogni umanitari sono enormi perché la crisi colpisce l’intera popolazione” Central , ha detto Kristalina Georgieva, Commissario per gli aiuti umanitari. “Più di 232.000 persone a Bangui hanno lasciato le loro case e il paese ha più di 650.000 sfollati “, ha detto.

“L’UE rimane profondamente preoccupata per l’impatto umanitario della crisi che persiste nonostante gli sforzi regionali e internazionali sul terreno”, ha detto Lunedi i ministri degli esteri europei in una dichiarazione congiunta.

I ministri hanno anche sottolineato “il bisogno di velocità” preparativi dell’operazione militare EUFOR RCA UE “per consentire l’avvio rapido”.

La Francia aveva espresso venerdì la sua insofferenza, ritenendo che “l’account non c’era” per la mancanza di personale, che deve salire a 800/1.000 unità militare e di logistica per lanciare questa missione europea entro questa settimana.

 

L'UE envoie 100 tonnes d'aide humanitaire en Centrafrique
L'UE envoie 100 tonnes d'aide humanitaire en Centrafrique

L’UE contribuisce € 81.000.000 al Centrafrica

da  journaldebangui.com – AFP – 2014/03/17

Una delegazione dell’Unione europea è stata ricevuta in udienza al palazzo presidenziale a Bangui dal presidente di transizione Catherine Samba Panza

 

La delegazione era composta dal commissario europeo per lo Sviluppo Andris Piebalgs, ei ministri francese Pascal Canfin e lo sviluppo della cooperazione tedesco Gerd Müller. “La R.C.A. e i suoi cittadini si trovano ad affrontare sfide senza precedenti e più che mai, dobbiamo agire ora per porre le basi per la stabilità e lo sviluppo “, ha dichiarato Andris Piebalgs. “Siamo impegnati a sostenere il nuovo capo della Stato nei suoi sforzi per ristabilire la pace e la sicurezza nel Paese “, ha detto ancora il commissario Piebalgs. Tale importo sarà dedicata all’educazione per la ” ripartenza chiuso a causa della scuola conflitto“salute” per la riabilitazione e ri-dotare i centri di salute “, e la sicurezza alimentare e la nutrizione, al fine di ” garantire la continuità dell’agricoltura, ad esempio fornendo sementi , “ha detto. “Questo aiuto è dato alla Repubblica Centrafricana, al momento la sicurezza e la situazione umanitaria rimane molto grave “, ha detto la signora Samba Panza.

 


Illustrazione
Ha rassicurato la delegazione UE, promettendo che ” la gestione di tale assistenza è tempestiva nominati in modo efficiente . ” Le autorità di transizione “, chiamano altri partner per contribuire agli sforzi delle autorità centrafricane per riportare la pace e la sicurezza nel Paese “, ha detto, ha detto. “Nel complesso si tratta di un importo di € 101.000.000 è stato rilasciato nel 2014 per la Repubblica Centrafricana “, di cui € 20.000.000 già promesso ad inizio anno per sostenere il processo elettorale, secondo una dichiarazione da parte dell’UE. ‘s Central sprofondò in un ciclo infernali omicidi interreligiosi dopo mesi di abusi contro i cristiani perpetrati impunemente dalla maggioranza musulmana di Seleka che aveva preso il potere a Bangui marzo 2013 combattenti. La violenza ha ucciso quasi un milione di sfollati e profughi, su una popolazione totale di 4,6 milioni di persone, e ha causato una crisi umanitaria senza precedenti.

 

Repubblica Centrafricana: Bangui, la sede della CEMAC è deserta

Di Vincent Fournier JA – 17/03/2014

Indebolito dal momento che il colpo di stato del marzo 2013, la Commissione minimo. I dipendenti hanno impacchettato, temendo l’insicurezza

Avenue des Martyrs, lunga arteria attraverso il centro di Bangui, la sede della Commissione della Comunità Economica e Monetaria dell’Africa Centrale (CEMAC), grande ocra tre piani rimane deludente vuoto. Per diversi mesi, a Douala, Camerun, che opera la maggior parte dei suoi funzionari e commissari. Alla fine di febbraio, il congolese Pierre Moussa, il suo presidente da agosto 2012, ha fatto una breve apparizione nei locali CAR. Scopo di questa prima visita da quando ha lasciato Bangui, 5 dicembre: annunciare alle autorità nazionali e la decisione Corpo Diplomatico di trasferire temporaneamente la sede della CEMAC a Libreville, Gabon. Venti personale locale e 4-5 fotogrammi mantenere la rappresentanza locale aumento.

© journaldebangui.com
Dal momento che il colpo di stato del Seleka, 24 marzo 2013, le attività di organizzazione sub-regionale venivano regolarmente interrotti dalle turbolenze della crisi dell’Africa centrale. La sua sede, che serviva come rifugio per diverse settimane in gran parte dei suoi 300 dipendenti, è stato evacuato prima volta nel mese di aprile. Staff gradualmente ritornò nel mese di luglio, e le attività riprende nel mese di agosto. Ma ai primi di dicembre, un improvviso deterioramento della situazione della sicurezza ha portato ad una nuova evacuazione. A Bangui, ci sono preoccupazioni circa l’impatto di questo trasferimento, vogliamo che il più breve possibile. Alcuni temono che la data di partenza, anche temporaneamente, la Commissione viene interpretato dagli oppositori di Catherine Samba-Panza, capo di stato di transizione, come prova della fiducia nella sub-regione.

Diritti umani: Anti-Bakala appuntati

Con RJDH-RCA – 17/03/2014

L’osservazione è stata fatta da Marie Thérèse Keita Bocoum, esperto indipendente nominato dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite

 

Gravi violazioni dei diritti umani sono stati registrati in tutto il territorio dell’Africa centrale. Questi atti sono intensificati dallo scorso dicembre. Le forme più crudeli sono stati commessi in particolare dalla Anti-Bakala a Bangui e all’interno del paese. Un’osservazione fatta da Marie Thérèse Keita Bocoum, esperto indipendente nominato dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite durante una conferenza stampa nella capitale. Questa osservazione è stata fatta dopo una missione di 10 giorni condotto da Marie Thérèse Keita Bocoum CAR. Un’opportunità che le ha permesso di viaggiare in alcune città del paese e soddisfare anche le autorità di transizione, i funzionari della missione internazionale di supporto centrale, alcuni membri della società civile e leader religiosi. ” Questo tour in connessione con l’esercizio delle mie funzioni di esperto indipendente sulla situazione in Africa centrale, mi ha permesso di effettuare una valutazione della situazione sul terreno. Sarà soprattutto mi ha dato la possibilità di immergermi realtà politiche di sicurezza, sociali e culturali, che hanno esposto e continuano ad esporre le persone alla violenza, violazioni dei diritti umani e trasferimenti forzati ” lei ha detto.

 


© flickr.com / immagini / information_binuca
Marie Thérèse Keita Bocoum
Impunità: Enemy No. 1
L’esperto indipendente ha rilevato alcuni tipi di violazioni, citando tra le altre esecuzioni sommarie ed extragiudiziali, trattamenti inumani e degradanti, la violenza sessuale e il reclutamento di bambini associati a gruppi armati. Andò da quella di altri diritti fondamentali sono stati violati. Ha citato, tra gli altri, il diritto alla sicurezza umana, la libertà di movimento, scelta della residenza, l’istruzione, la sanità e il lavoro. presenza dell’autorità dello Stato centrale si sente timidamente nella capitale e molto poco all’interno del paese.Impunità, dice, sembra regnare sovrana. “La lotta contro l’impunità in quelle circostanze in cui l’infrastruttura del sistema giudiziario sono distrutti, la nostra raccomandazione principale è quello di fermare l’aumento di insicurezza e raggiungere la riconciliazione nazionale”, ha detto Marie Thérèse Keita Bocoum. Ha anche visitato la città di Kaga-Bandoro (North Central). Ha incontrato con il rappresentante del Misca nella regione.Ha avuto l’opportunità di interagire con i 26 minatori salvati dalla forza internazionale dopo un attacco a un convoglio di uomini armati del Ciad.

 


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Marie Thérèse Keita Bocoum e Catherine Samba-Panza Presidente
Quattro di questi bambini sono stati riuniti con i loro genitori e altri sono stati accolti e ospitati nei locali del Misca con l’aiuto dell’UNICEF e l’ONG Save the Children, finché non abbiamo informazioni sui loro genitori .Marie Thérèse Keita Bocoum ha parlato con i dirigenti della ex Seleka così come quelli di Anti-Balaka. Le loro interviste consentito l’esperto per rendersi conto degli sforzi che i leader di questi due gruppi vengono di volta in volta a risolvere i loro problemi di convivenza, malgrado incidenti in cui, oltre le vittime sono civili.Raccomandazioni per le autorità di transizione a Bangui, ha incontrato il Presidente della transizione, Catherine Samba Panza, alcuni membri del governo, leader religiosi e alcuni rappresentanti della società civile. A seguito di questi incontri, ha raccomandato che il governo fanno sforzi per ristabilire la pace e la sicurezza in tutte le regioni per promuovere un ambiente in cui siano rispettati i diritti umani. Essa ha anche proposto l’istituzione di un programma nazionale per la verità, la giustizia, la riparazione e la riconciliazione intracomunitaria. Incoraggia stesso tempo, le autorità di intraprendere visite regolari e frequenti verso le regioni per sensibilizzare e dare un esempio di riconciliazione. Pensa anche che un programma di sostegno psicoterapeutico alle vittime e ai giovani associati conflitto armato sarebbe adeguato alle circostanze.L’seguire l’evoluzione della situazione dei diritti umani nella Repubblica Centrafricana e di formulare raccomandazioni per un adeguato esperto mandato di assistenza tecnica indipendente.

Bangui: gli sfollati gradualmente lasciano i siti

da journaldebangui.com – 17/03/2014

Oltre al graduale ritorno della sicurezza, alcuni citano anche le difficili condizioni umanitarie nei campi e le piogge, come motivo dei rientri nelle abitazioni

 

Gli abitanti della città di Bangui fuggiti dagli abusi e rifugiatisi nei vari campi per sfollati, cominciano a tornare gradualmente alle loro case. Alcuni quartieri sembrano essere calmi e hanno ripreso le normali attività. Nel sito di Don Bosco nella città di Begoua, passando per l’aeroporto di Bangui e in quelli della Chiesa Luterana e del Monastero di Maria Regina del Verbo Incarnato, il numero degli sfollati interni è notevolmente ridotto. Le  motivazioni del rientro a casa degli sfollati sono molte .. Ma i ritorni di massa sono stati registrati dopo le piogge torrenziali che hanno colpito la città di Bangui durante la scorsa settimana. Ma l’Abbé Pierre Claver Agbétiafan, direttore del centro giovanile di Don Bosco, tuttavia, ha osservato che ” ogni volta che ci si sono sentiti spari nei quartieri, tutti sono tornati subito a rifugiarsi “. Si afferma inoltre che il sito di cui si parla aveva inizialmente accolto 55.000 persone. Attualmente solo 200 persone, le cui case sono state distrutte, sono rimaste in modo duraturo sul sito.

© flickr.com / foto / information_binuca
illustrazione immagine all’aeroporto di Bangui
Inoltre, nel monastero di Boy Rabe, nel 4 ° arrondissement, tutti gli sfollati sono già tornati a casa. “La calma è tornata nel settore. E’ meglio uscire di casa per vivere meglio“, ha detto uno degli sfollati. Sul sito della chiesa luterana nel distretto di Fighter, nell’8° distretto, la situazione degli sfollati interni è meno deplorevole. Dal 5 dicembre, abbiamo ricevuto assistenza alimentare dalla Chiesa Luterana d’America (ELTA) e dell’Africa Centrale della Croce Rossa, che hanno sostenuto poche persone. Secondo Paul Denou, pastore della Chiesa luterana, la maggior parte dei rifugiati ha dovuto lasciare il sito dopo l’incidente che gli elementi della ex Seleka 25 febbraio. Ci sono solo 805 persone su 1.886 registrate sfollati dopo gli scontri 5 dicembre. Georges Haman, uno dei siti sfollati della chiesa luterana, ha chiarito che ” quando hanno fatto irruzione nel campo, questi uomini armati erano l’opportunità di saccheggiare i beni di queste persone vulnerabili. Hanno vinto tra gli altri motocicli, generatori e TV. La paura di perdere le loro altre attività per motivare molte persone di tornare a casa . “Tuttavia, sul sito dell’aeroporto Bangui, tornando a casa è subordinato alla prestazione di una garanzia in paesi diversi zone più colpite come Gbakondjia, Fondo e Ngbenguewe, ha detto Simplice-Timothée, capo della zona 1 campo M’Poko. Ha detto che la zona aveva uno nel 1800 sfollati, ma circa 600 persone hanno fatto ritorno alle loro case. ” Questo è a causa della pioggia che ha colpito la città, inondando la scena, che diversi partiti. Le condizioni di vita erano deplorevoli sotto la pioggia. Il cibo era bagnato, i nostri vestiti sono stati danneggiati. “ricorda Yangbondo Dorine, una spostato dall’aeroporto.
da Presse du Centrafrique, 16 mar 2014

 

Più di tre mesi dopo l’inizio dell’operazione Sangaris, in Central  qual è il messaggio che si invia alle autorità di transizione?            

“La Francia è pienamente mobilitata. E anche la comunità internazionale si sta mobilitando. C’era un impegno in gennaio a Bruxelles dall’Unione europea di stanziare 500 milioni dollari per la Repubblica Centrafricana. Questa è la prima volta che l’impegno viene preso dal presidente della transizione europea e allo stesso tempo dai maggiori donatori internazionali – Francia, Germania, Unione Europea.

C’è una “catastrofe umanitaria” in Centrafrica, oggi?

“Alcuni degli indicatori stanno andando nella giusta direzione. C’è meno spostamento all’interno del paese. Ci sono meno omicidi a Bangui. Tuttavia, oggi esiste un rischio significativo per la sicurezza alimentare. Gran parte della popolazione riceve solo un pasto al giorno. Se ci perdiamo nelle prossime settimane, con l’inizio della stagione delle piogge, la distribuzione di sementi e gli aiuti alimentari, avremo un vero e proprio rischio di carestia in 3-6 mesi. E ‘una corsa contro il tempo”.

Cameroun- Centrefrica, 16 mar 2014

Domenica 16 Marzo 2014 11:19 AEM – AFP

Garoua-Boulaï Camerun – “Essere nella zona di frontiera, significa correre il rischio di prendere una pallottola”: dall’anno scorso Bachirou, come altro imprenditore camerunense, non osa attraversare il valico di frontiera Garoua Boulaï (Camerun) per andare fare affari in Africa centrale.

 Camerun Garoua-Boulai vittime collaterali della crisi dell'Africa centrale

Lungo la zona cuscinetto recante il confine tra i due paesi, i negozi Garoua-Boulai sono stati saccheggiati.

“Spesso vorrei vendere diversi prodotti alla frontiera. Ma da quando i Seleka presero il potere, i proiettili caddero nella nostra zona quando ci fu l’inseguimento degli ex soldati (del deposto presidente François Bozizé). Abbiamo lasciato la zona finché non si calmerà e tornerà sicura “, spiega Bachirou.

Vittime collaterali della crisi dell’Africa centrale, gli abitanti di Garoua-Boulaï hanno vissuto al ritmo del rumore delle armi da quando gli ex-ribelli Seleka (a maggioranza musulmana), che ha preso il potere a Bangui marzo 2013, hanno preso il controllo di Cantonnier, città gemella dall’altro lato del confine.

Dato l’indebolimento del Seleka legata all’intervento militare francese in Africa centrale, gli attori sono cambiati, ma la paura stessa rimane. Ora è la volta delle milizie “cristiane” anti-Balaka, gruppi di “autodifesa”, creati in risposta agli abusi della Seleka. Si tratta di una popolazione prevalentemente cristiana, che a sua volta semina caos e violenza, attaccando i veicoli e uccidendo impunemente civili musulmani.

“Abbiamo pensato che la situazione sarebbe tornata alla normalità, ma gli anti-Balaka hanno saccheggiato i negozi di coloro che sono rimasti indietro”, evidenzia il commerciante camerunese.

“Ho la pelle d’oca solo al solo  pensiero di avvicinarmi al confine visto quello che è successo, come il disastro dall’altra parte”, dice Calvino, un residente di Garoua Boulaï.

“Alcune popolazioni che vivono vicino al confine, sono discese più all’interno della città perché temono le pallottole vaganti durante gli scontri a fuoco tra anti-Balaka e la Misca (soldati della forza africana) come c’è stato recentemente un caso “ , ha detto un militare camerunense, a condizione di anonimato. A metà febbraio, in un violento scontro sul confine tra anti-Balaka e Misca (soldati della forza africana) sono state uccise 11 persone.

“Kalashnikov = € 6” –  Dal loro arrivo, i soldati della Misca e le forze francesi Sangaris, hanno riacquistato il controllo di Cantonnier, cominciando a disarmare gli anti-Balaka. “Quando il disarmo di questi ragazzi è iniziato, era possibile acquistare un Kalashnikov a 4.000 FCFA (6,10 di euro). Ne Sono stati trovati abbandonati nelle stesse piantagioni verso il confine. Dobbiamo essere vigili, altrimenti l’insicurezza può installarsi nella città “ , dice il militare camerunese.

Nel frattempo, i miliziani sono ancora presenti nella zona, creando una psicosi in Camerun .”Non si può più andare avanti così. E’ molto pericoloso andare al confine dell’Africa centrale”, ha detto Umaru Bello, un residente di Garoua Boulaï in attesa nei pressi del posto di frontiera del Camerun per ospitare un genitore proveniente dalla R.C.A., tra centinaia di altri rifugiati in fuga dalla violenza.

“Sono un musulmano e io non sono diverso dai miei fratelli Centrafricani. Se vado dall’altra parte del confine, gli anti-Balaka mi possono uccidere con un machete, perchè potrebbero confondermi” con un musulmano centrafricano, ci assicura.

Per lui, gli anti-Balaka “sono persone molto cattive, è grazie a loro che mio fratello è fuggito (…) Noi non capiamo il motivo per cui tagliano la gente come animali”, mentre in precedenza le comunità cristiane e musulmane dell’Africa centrale avevano sempre vissuto in armonia, si lamenta Umaru Bello.

Mr. Umaru Bello sogna il giorno in cui le pistole cesseranno di crepitare attraverso il confine, ma non si fa troppe illusioni, perché dice: “questa violenza non ha intenzione di smettere!”.

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da radio Ndelé Luka: Conciliare i centrafricani

Sabato 15 Marzo 2014 24:42

Capo di Transizione del Governo CentraficanoIl primo ministro André NZAPAYEKE, i sindaci e i capi dei distretti di Bangui, così come quelli di Bimbo, hanno discusso la questione venerdì scorso. La riconciliazione nazionale non è solo un problema, ma una questione fondamentale. Per sottolineare l’importanza, il primo ministro, André NZAPAYEKE, è appoggiato da membri del governo. “Anche se l’incertezza rimane”, dice Wode Ambrose, capo del 3° distretto Kangba, “si vuole fermare l’emorragia: il governo sta lavorando su tutte queste questioni. Con le organizzazioni umanitarie, faremo di tutto per avere una soluzione prima della stagione delle piogge”. Oggi tutti fanno appello per una cessazione della violenza, che implica un disarmo, ma i cuori devono ritrovare la pace per essere pronti a tornare a vivere insieme

Centrafrica, 14/03/2014: visita Pascal Canfin a Bangui

da journaldebangui.com – Xinhua – 14/03/2014

La delegazione comprende anche il ministro francese Erik Solheim, presidente del Comitato di aiuto allo sviluppo dell’OCSE

Pascal Canfin ministro francese per lo Sviluppo, Gerd Müller, ministro della Cooperazione e sviluppo economici della Germania, e Andris Piebalgs, Commissario europeo per l’aiuto allo sviluppo, hanno svolto dal 13 marzo uno spostamento congiunto in Repubblica Centrafricana . La delegazione comprende anche Erik Solheim, presidente del Comitato di aiuto allo sviluppo dell’OCSE. Due mesi dopo la riunione ad alto livello sull’azione umanitaria in R.C.A, organizzato dall’Unione europea e l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite, il Commissario e i ministri saranno con le autorità della transizione dell’Africa centrale per l’attuazione della risposta umanitaria, secondo Romain Nadal, Commissario e programmatore delle visite dei ministri, già attuate nel campo della salute e della sicurezza alimentare che forniscono sostegno di emergenza alle popolazioni. Al di là dei bisogni umanitari urgenti, l’incontro sarà l’occasione per discutere con le autorità di priorità di transizione per i prossimi mesi, per completare la stabilizzazione delle azioni di risposta umanitaria e il recupero delle funzioni essenziali dello Stato. Questa mossa segna la mobilitazione dell’Unione Europea, della Germania e della Francia per il recupero del paese, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri francese. Questa delegazione inviterà tutte le parti interessate sulla pacificazione necessaria, superando le tensioni tra le comunità. Il commissario e i ministri si incontrano con le organizzazioni non governative per discutere le violazioni dei diritti umani in R.C.A. Il ripristino dei servizi pubblici sarà anche al centro delle loro discussioni con le autorità di transizione, il presidente centrale Catherine Samba-Panza, visitando anche il Palazzo di Giustizia a Bangui. Il riavvio del sistema giudiziario Centrafricano è indispensabile per porre fine all’impunità per gli autori delle violenze, ha detto il portavoce.

 

Centrafrica, 16 Marzo 2014
da Bozoum in diretta di p. Aurelio
La situazione resta sempre molto fragile. A Bangui, la capitale, si alternano momenti di violenze e spari, a momenti di relativa tranquillità.
Anche qui a Bozoum, dopo qualche settimana di calma, alcuni antibalaka (o meglio, delinquenti della città) stanno prendendo piede, ed hanno rimesso le barriere all’entrata e all’uscita di Bozoum.
Venerdì, mentre uscivo dalla macchina, ho chiesto a uno di loro, che aveva meno di 15 anni, quanti anni avesse. É arrivato un “capo”, dicendogli di non dire niente!!! Mi sono messo a ridere, e ho detto al “capo” se aveva paura…
Venerdì e sabato sono stato a Bouar per una riunione della Caritas. 250 km, percorsi senza grossi problemi.
A Bouar, alla Yolè, ho incontrato il grande Enrico Massone, che come ogni anno, nonostante la guerra e tutto, è venuto per darci una mano. Sta lavorando sulla strada della Yolè, e finendo un bel ponte. Un grande lavoro, realizzato anche grazie ad un finanziamento degli amici di Praga, dell’Associazione SIRIRI.
Al ritorno passo da Baoro, dove alla Parrocchia ci sono ancora alcuni Peul (Mbororò) appena arrivati. Uno di loro è stato ferito dagli antibalaka.
A Bossentelé invece trovo il paese in agitazione, perché Peul, Musulmani e ex Seleka hanno attaccato un villaggio, ferendo alcune persone e bruciando alcune case…
La pace sembra ancora lontana…
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riportato il 16/03/2014 – R.C.A.: le forze dell’operazione Sangaris sono a Kaga Bandoro

da journaldebangui, 12/03/2014

L’esplosione demografica ha dimostrato la sua gioia per l’arrivo delle forze francesi in città. Diverse famiglie che erano fuggiti nella boscaglia cominciano a tornare

 

La popolazione di Kaga Bandoro ha accolto con favore l’arrivo degli elementi francesi dell’Operazione Sangaris. Presa tra gli ex Seleka e gli anti-Balaka, la gente si aspetta un abbastanza rapido disarmo di questi due gruppi. Tuttavia, il comando Sangaris non ha dato informazioni precise circa la missione dei soldati francesi lì. Secondo le informazioni dalla radio Ndeke Luka, questi soldati sono dispiegati in zona per il disarmo. Diverse fonti locali dicono che dal Martedì 11 marzo mattina, alcune persone hanno lasciato il sito occupato dagli sfollati per tornare alle loro case. Finora rintanate nei cespugli, le persone hanno anche cercato di uscire dalla clandestinità per cercare di far ricominciare la vita. “E’  stato un sollievo per le persone che erano in grado di tornare a casa. A lungo, alcuni avevano lasciato le loro case per rifugiarsi nei campi di sfollati e altri nella boscaglia“, ha testimoniato un residente raggiunto telefonicamente da RNL.
In Bangui, per contro, la tensione è ancora palpabile al quartiere PK 5 e parte del 5° distretto. Un soldato della vecchia Seleka, con sede a Camp Beal, è stato trovato gravemente ferito la mattina per Yassimandji. E ‘ancora poco chiare le circostanze in cui l’uomo è stato aggredito, ma i suoi capi attribuiscono l’azione agli anti-Balaka. E’ in questo contesto che la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite è arrivata in tardo Martedì pomeriggio nella capitale CAR. Si indagherà sulle gravi violazioni dei diritti umani, al fine di assicurare i responsabili alla giustizia. “Lunedì la popolazione era contenta di vedere i militari Sangaris a Kaga Bandoro. Supportati dai soldati dell’Unione africana, i militari francesi sono sul campo per una ricognizione così come nelle zone periferiche. Non si è sentito rumore di  armi dal Lunedi sera fino a Martedì ” (della scorsa settimana) ha detto la fonte citata da RNL.
Centrafrica, 15 Marzo 2014

Bangui, 14 marzo 2014 : la Missione supporto internazionale nella leadership dell’Africa centrale (Misca) ha smantellato, nella notte del 13 marzo 2014, un impressionante arsenale di guerra in una zona a nord della base aerea di Bangui. Questa operazione, effettuata sotto il comando del Generale di Brigata Martin Tumenta Chomu, Comandante della Forza della Misca, è iniziata intorno alle 19:00 ora locale ed è stata condotta dall’Unità di risposta rapida, composta da elementi del contingente ciadiano comandato dal colonnello Suleiman Adam Abacar . L’operazione di smantellare questo arsenale è stata resa possibile attraverso le informazioni raccolte dalla popolazione civile.

Le armi e munizioni sequestrate sono così suddivise: 10.190 munizioni 12,7 millimetri armi antiaeree 2 tubi Quad; 1094 9 millimetri munizioni, tipo 17 capi di razzi PK-70, 04 SKS fucili d’assalto tipo 3 RPG 7, 6 colpi di mortaio calibro 60 mm, 15 fucili tipo Mass. 36, 68 mitragliatrici del tipo MAT49, MAT 167 Caricabatterie 49 fucili, di tipo 1 fucile AKM; 1 granata offensiva, perni granata 7, e 20 mine antiuomo.

Il Misca smantella un impressionante arsenale di guerra a nord di aeroporto di Bangui

Sequestro di armi di grandi dimensioni in Central

Il Rappresentante speciale del Presidente della Commissione e capo Misca, il generale Jean-Marie Michel Mokoko, è molto grato ai civili, la cui collaborazione consentito il successo di questa operazione, e li esorta a continuare il loro sostegno il Misca per consentirgli di svolgere il compito di neutralizzare tutti i gruppi armati illegali cercando di prevenire un ritorno alla pace e promuovere la riconciliazione nella Repubblica Centrafricana.

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R.C.A., 14 Marzo 2014: La Misca raccoglie i progressi nella ricostruzione della Repubblica Centrafricana, grazie all’impegno delle sue forze armate

Bangui, 13 marzo 2014: la Missione supporto internazionale nella leadership dell’Africa centrale (Misca) ha accolto con favore i progressi che continuano ad essere compiuti nella ricostruzione delle Forze Armate della Repubblica Centrafricana (FACA). Il Rappresentante speciale del Presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA) RCA e Capo della Misca, il generale Jean-Marie Michel Mokoko , accoglie con favore gli sforzi delle autorità di transizione per ripristinare le forze di difesa paese, e ribadisce l’impegno dell’Unione africana a sostenere questo processo.

“Quando la Misca ha ufficialmente assunto il comando dell’operazione per sostenere la pace, 19 dicembre 2013, la situazione della sicurezza nel paese era terribile. Con il supporto della forza francese Sangaris, è stato fatto un lavoro encomiabile nel graduale ripristino della sicurezza in Centrafrica. Siamo consapevoli che molto resta ancora da fare: il nostro obiettivo finale è quello di trasferire la responsabilità della sicurezza del Paese alle forze nazionali di difesa e di sicurezza, a condizione che la Misca continui a sostenere la stabilizzazione della R.C.A. Tale processo non può essere completato se gli uomini della FACA non sono ricostruiti correttamente, addestrati ed equipaggiati. Siamo lieti di constatare che le autorità di transizione  lavorano in questa direzione “, ha detto il capo della Misca.

Il rappresentante speciale prende atto con soddisfazione che, secondo le autorità militari della RCA, quasi il 70% del personale FACA ha ripreso il lavoro e gli sforzi sono in corso per incoraggiare coloro che non si sonoo ancora ricongiunti al contingente, a riprendere al più presto le loro funzioni. La Misca si impegna a lavorare con i partner internazionali in Africa per sostenere la riforma del settore della sicurezza in R.C.A. , per aiutare il paese a ricostruire e modernizzare le sue forze di difesa.

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Centrafrica, 14 marzo 2014

Il parlamento centrafricano comincia a preparare una nuova costituzione

Il Consiglio nazionale di transizione (CNT) e il parlamento di transizione centrafricano, hanno avviato la stesura di una nuova costituzione.

 

Il progetto di Costituzione sarà sottoposta “al popolo poco prima di nuove elezioni generali” che si suppone si terranno nel febbraio 2015, come ha detto il presidente del CNT Alexander Ferdinand Nguendet. “La legge fondamentale del nostro paese era stata sospesa” dopo la presa del potere da parte della ribellione Seleka nel marzo 2013, ormai un anno fa.

I parlamentari hanno tempo fino a maggio, termine della sessione ordinaria del CNT, per scrivere il testo e definire le nuove istituzioni.

“Le organizzazioni dei giovani, le donne, la società civile, i partiti politici, le istituzioni internazionali, saranno consultati” per raggiungere una bozza “che tiene conto delle profonde aspirazioni del popolo dell’Africa centrale, e permettono al nostro Paese di tornare alla pace per il suo sviluppo duraturo “, ha detto il signor Nguendet.

La precedente Costituzione del 2004, vedeva concentrata la maggior parte del potere nelle mani del Presidente della Repubblica, ovvero François Bozizé, che era salito al potere con un altro colpo di stato nel 2003.

Dopo il rovesciamento dello scorso anno, Bozizé, è stato sostituito in agosto da una Carta costituzionale che disciplina il passaggio da una base provvisoria in attesa dell’adozione di una nuova costituzione. Quella appunto a cui si sta lavorando.

Il parlamento centrale comincia a preparare una nuova costituzione
Il presidente del Consiglio Nazionale di transizione (CNT)  Alexander Ferdinand Nguendet
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Centrafrica – 14 Marzo 2014 – h 18,00 – da misna

SCUOLE E MERCATI, A BANGUI “LA VITA RICOMINCIA”

 

“Da una settimana la situazione è decisamente più calma e la vita sta riprendendo il suo corso regolarmente. Mercati e attività commerciali lavorano a pieno regime. In più scuole i bambini sono tornati a studiare e i funzionari sono operativi in alcune amministrazioni. Ieri gli studenti hanno manifestato per chiedere il pagamento di due mesi di borse di studio”:

Ripresa timida delle classi a Bangui

A raccontare di un lento ritorno alla normalità nella martoriata Bangui sono fonti della Conferenza episcopale del Centrafrica. Per le strade della capitale pattugliano, ma solo di giorno, soldati africani della Misca, militari francesi di Sangaris assieme a gendarmi e poliziotti centrafricani, in tutto 750 uomini. Focolaio di tensioni e teatro di instabilità è ancora il quartiere al chilometro 5, dove un numero imprecisato di musulmani è asserragliato in una moschea e deve ancora essere disarmato.

CAR: "Non ci sarà mai partizionare" MAE Toussaint Kongo Doudou

“Di notte, invece, per proteggere i residenti da banditi, saccheggiatori ma anche da uomini armati che si presentano come Anti-Balalaka (milizie di autodifesa, a maggioranza cristiana, ndr) sono state predisposte pattuglie di giovani” aggiunge l’interlocutore della MISNA, precisando che a coinvolgerli è stato il Programma Onu per lo sviluppo (Undp). “Questi giovani, non armati, addetti alla sicurezza rispondono all’autorità dei capi di quartiere e capi gruppi. Vengono ricompensati con cibo e piccole somme di denaro. In caso di urgenza devono chiamare numeri di telefono entrati in servizio da poco per chiedere un intervento delle forze regolari” dice ancora la fonte locale della Conferenza episcopale. “A questo punto la sfida più urgente sul piano della sicurezza e della protezione delle popolazioni riguarda i centri più lontani dalla capitale, in particolare quelli orientali, settentrionali ed occidentali, dove la presenza di truppe e poliziotti è ancora insufficiente” conclude l’interlocutore. Da pochi giorni i soldati francesi sono arrivati nella città di Kaga-Bandoro (nord), dove si sono rifugiati ex ribelli Seleka in fuga da Bangui dallo scorso dicembre.

Piccoli passi avanti si registrano anche sul piano istituzionale. Da oggi il Consiglio nazionale di transizione (Cnt, parlamenti) ha cominciato a lavorare alla nuova Costituzione. La precedente legge fondamentale è stata sospesa dopo il colpo di stato militare del 24 marzo 2013 dell’ex capo ribelle Michel Djotodia, allontanato dal potere due mesi fa. Sulla carta, il presidente del parlamento Alexandre Ferdinand Nguendet si è impegnato a presentare il primo progetto di Costituzione entro tre mesi. “Ci sarà un’ampia consultazione al livello nazionale ed internazionale per arrivare a un testo consensuale, successivamente sottoposto a referendum popolare” ha detto Nguendet. Elezioni generali sono in agenda per febbraio 2015, periodo entro il quale dovrebbe concludersi la transizione politica.

Sul versante della giustizia, sono in corso le prime verifiche da parte degli esperti della Commissione Onu incaricata di fare piena luce sulle violazioni dei diritti umani commesse nell’ex colonia francese. La Corte penale internazionale (Cpi) ha cominciato a “raccogliere informazioni e analizzare la situazione con cautela prima di decidere di aprire, o meno, un procedimento formale” ha precisato il procuratore generale Fatou Bensouda.

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Interessante come anche la Svizzera si stia …. a modo suo …. interessando al Centrafrica, e come l’UE si sia trovata in difficoltà dopo aver garantito il proprio aiuto con l’invio di contingenti armati, che ora forse dovranno essere dirottati verso l’Ucraina. Pubblichiamo più che altro come curiosità!!

Centrafrica, 14 marzo 2014 – da http://centrafrique-presse.over-blog.com/

 

La Svizzera applicherà da sabato 15 Marzo 2014 sanzioni contro la Repubblica Centrafricana. Berna è allineata sulle misure approvate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite già dal mese di Dicembre

L’ordinanza vieta la fornitura di beni di equipaggiamento militare in Repubblica Centrafricana. Secondo il governo, l’embargo non avrà conseguenze pratiche: la Svizzera non ha fornito materiale bellico in questo stato per più di dieci anni!

 E l’Europa è stretta tra due fuochi, considerando gli sviluppi gtragici anche in Ucraina

In gioco la  “Credibilità” dell’Unione Europea –

Per quanto riguarda il personale impegnato nella forza multinazionale di pace, il numero ridotto degli uomini può compromettere l’avvio della missione, perchè il quantitativo necessario potrebbe essere raggiunto soltanto attraverso una forte partecipazione della Francia, che potrebbe mettere a disposizione alcune centinaia di uomini, alcuni dei quali già coinvolti nelle attività dell’operazione Sangaris.

Nel mese di febbraio, è parso possibile raccogliere più soldati del previsto dal momento che sei paesi avevano proposto contributi “sostanziali”, secondo diverse fonti diplomatiche.

Ma da allora, la crisi dell’Ucraina ha cambiato la situazione. “Per alcuni paesi che erano disposti a impegnarsi, la Repubblica Centrafricana non è più una priorità”, ha detto un diplomatico, in quanto la maggior parte dei paesi che prima erano disponibili, ora sono interessati dall’intervento della Russia nei paesi dell’Europa orientale e Crimea, in particolare  la Polonia e la Romania.

“Di fronte a quanto sta accadendo in Ucraina, diventa sempre più difficile per i governi di questi paesi  giustificare l’invio di truppe in Africa centrale per l’opinione pubblica, già molto riluttante, dal momento che già in partenza c’erano state polemiche“, ha dichiarato Arnaud Danjean, presidente della sottocommissione per la difesa del Parlamento europeo.

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Incontro Ban Ki-moon e capi religiosi della Repubblica Centrafricana

Venerdì, 14 marzo 2014 13:02 da Radio Ndeke Luka

Incontro tra Ban Ki-moon ed i capi religiosi del centrafica a New York

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha incontrato Giovedi 13 Marzo a New York, i diversi leader religiosi della Repubblica Centrafricana, tra cui l’arcivescovo cattolico di Bangui, Dieudonné Nzapalainga, il presidente del Consiglio Islamico, Oumar Kobine Layama e Amministratore dell’Alleanza Evangelica, il Pastore Nicolas Guérékoyame-Gbangou. La discussione è stata  incentrata sulla situazione del loro Paese, immerso nella crisi nel corso dell’ultimo anno. “Insieme, voi siete un forte simbolo di convivenza pacifica che in precedenza era uno dei pilastri della Società centrafricana. Ma questa lunga tradizione è stata minacciata”, ha detto il segretario generale. “Dobbiamo essere chiari: il conflitto nella Repubblica Centrafricana non è un conflitto religioso. In realtà, affiliazioni religiose ed etniche sono manipolate a fini politici”, ha detto. Ban Ki-moon ha sottolineato che i leader religiosi si rifiutano di considerarsi come nemici, cercando di evitare divisioni tra i diversi gruppi sociali, e la comunità internazionale ha il dovere di dare una mano. “Bisogna ricordare al mondo che la Repubblica Centrafricana deve poter contare su più truppe e forze di polizia per raggiungere e proteggere i civili ancora in pericolo. Il paese ha bisogno di aiuto per salvare vite umane “, ha detto Ban. “Esorto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad agire rapidamente per attuare le risoluzioni per quanto riguarda l’invio di una operazione di mantenimento della pace”, ha detto il Segretario Generale, raccomandando che le Nazioni Unite dovranno rimanere vicine al popolo Centrafricano per promuovere la pace, la riconciliazione, la giustizia e la responsabilità.”

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Diritti umani: la commissione vuole un nuovo inizio per la RCA

da  journaldebangui.com –  Giovedì 13/03/2014

La dichiarazione è stata fatta dal Presidente della Commissione internazionale d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani nella Repubblica Centrafricana, Muna.

 

Guidati dal loro presidente, Bernard Acho Muna, Camerun, i membri del team sono già arrivati nella capitale Centrafricana.  La Commissione comprende altri due esperti di alto livello, Jorge Castañeda,  Messico, e la signora Fatima M’baye, Mauritania, nonché il coordinatore della segreteria, Roland Amoussouga, Togo. “Il nostro obiettivo è quello di indagare i risultati saranno presentati in una relazione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Siamo venuti a incontrare e ascoltare chiunque abbia qualcosa da dire “, ha detto il presidente della Commissione internazionale, sottolineando che “la popolazione centrale deve ora sapere che non ci sarà riconciliazione senza la giustizia, e chiunque sia coinvolto in atti di violenza e di violazioni dei diritti umani non può far parte di un governo di riconciliazione, né sfuggire alla giustizia. Vogliamo un nuovo inizio, con un processo di riconciliazione che prende in considerazione le vittime“.

© flickr.com / immagini / information_binuca
I membri della commissione presso l’aeroporto di Bangui, Mpoko
Il periodo dell’inchiesta va dal 1° gennaio 2013 fino ad oggi e sul posto, la Commissione internazionale d’inchiesta, incontrerà le autorità della transizione e gli altri attori principali: i leader politici e religiosi, la società, rappresentanze civili diplomatiche e internazionali, così come le forze internazionali Misca e Sangaris.  gli abusi abusi dei diritti umani. E ‘ anche responsabile di raccogliere e valutare le informazioni per aiutare a identificare gli autori di tali violazioni e abusi, e per determinare la loro responsabilità per l’eventuale azione penale. Sono state incluse anche visite sul campo, compresi i siti per sfollati. Va ricordato che il Presidente della Commissione internazionale d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani nella R.C.A., dal 26 febbraio al 1 ° marzo aveva fatto la sua prima visita per stabilire contatti formali con gli attori principali del paese. Con gli altri due esperti, la Mauritana Fatimata Mbaye, Vice-Presidente della FIDH e Jorge Castaneda, ex ministro degli Esteri messicano, il presidente Muna deve fare la relazione in giugno. Ma la missione appena iniziata Martedì sera a Bangui,  è già in difficoltà, perchè sembrerebbe che uno dei tre esperti  abbia frettolosamente già lasciato il Centrafrica. Le ragioni della sua partenza rimangono poco chiare. Jorge Castaneda, volato da Mercoledì 12 marzo nella direzione opposta. “E’  stato scandalizzato dalle condizioni abitative e ha deciso di lasciare “, ha detto una fonte delle Nazioni Unite RFI. Nell’ambito del Comitato di esperti, invece, si dice che l’ex ministro messicano abbia dovuto lasciare urgentemente il Centrafrica “per risolvere un problema personale “.

 

Bangui: quando i traumi lasciano il segno. Problemi psicologici da gestire.

da journaldebangui.com – 12 Marzo 2014

 

Più di un centinaio di casi sono stati registrati nel 2014 dal Dipartimento di Psichiatria dell’Ospedale Generale di Bangui

 

Casi di trauma sono in aumento in questi ultimi due anni in Africa centrale. A seconda del servizio di psichiatria, la maggior parte di questi casi è legata ai recenti avvenimenti nel paese. Tuttavia, si pone un problema serio di cura. Seduto su una stuoia davanti psichiatria Bangui, Anicet è al capezzale della sorella, che è stata violentata da uomini armati, legati all’ex Seleka, nello scorso mese di gennaio a Bangui. Da allora, Anaëlle non ha ancora recuperato psicologicamente le conseguenze di questo evento. “Una sera, uomini armati hanno fatto irruzione nella casa di mia sorella. Parlavano arabo e sapevano molto poco di Sango, la lingua nazionale. Dopo aver saccheggiato la casa, l’hanno violentata e hanno ucciso il marito e il figlio, che volevano opporsi alla violenza. Dopo questo atto, mia sorella ha perso conoscenza e non è più tornata quello che era. E’ stata portata in psichiatria e ci hanno informatoto che soffre per il trauma legato a questo evento“, ha testimoniato Anicet.

© www.msf.ch
Feriti all’ospedale di Bangui con il personale di MSF
Già più di un centinaio di casi nel 2014
Casi come quello di Anaëlle, ne troviamo a centinaia alla PSICHIATRIA  di Bangui. “Questi sono gli infortuni. Si tratta di una depressione reazione legata a eventi reali, quali omicidi, stupri, rapine e molti altri casi “, ha detto Samuel Konamna, Terza Assistente Sociale di Psichiatria dell’Ospedale Generale di Bangui. Per lo specialista, “questi casi sono trovati regolarmente e sono stati ricoverati nello stesso tempo. Nel 2013, abbiamo registrato un migliaio, e già nei primi mesi del 2014, è stato un centinaio di pazienti che continuano ad essere trattati. Alcuni sono stati guariti “. Nei quartieri, molte persone soffrono anche di questi problemi, ma ancora riluttanti ad andare in ospedale per farsi curare. Un giornalista in un quotidiano di Bangui è stato anche lui una vittima. Da gennaio,  non è più in grado di consumare carne bovina, a causa di un atto di cannibalismo di cui aveva assistito. “Ero tornato a casa dal lavoro. Lungo la strada,  mi hanno fatto notare il caso di un musulmano che è stato ucciso. Ho pensato che sarebbe stato giusto fare un giro per conoscere la situazione al fine di fare una pubblicazione il giorno successivo. Sono arrivato sul posto proprio quando un giovane stava mangiando carne umana, ancora sanguinante dalla persona uccisa, sotto houhou la folla. Ho vomitato e da quel giorno, quando vedo la carne, ripenso a quell’orribile spettacolo e vomito “, ha testimoniato. “Non mi sono però presentato ad un medico per curare il mio caso alla sede principale del Dipartimento di Psichiatria del Policlinico Assistente Bangui, perchè penso che sia pericoloso per questi tipi di casi.” – “Chiunque ha la sensazione di un disordine mentale dopo questi avvenimenti deve parlarne o confidarli a uno specialista, perchè è pericoloso per la persona e la sua famiglia“.

11 Marzo 2014 – h 9:50 CENTRAFRICA

AL VIA INCHIESTA ONU, “EVITARE IL GENOCIDIO”

“E’ nel nostro mandato fare tutto il possibile per evitare che l’incitamento all’odio sfoci in un genocidio. Speriamo che la nostra presenza e il fatto che indaghiamo sia un segnale forte affinché le persone che orchestrano la propaganda non agiscano”: è l’auspicio del giudice camerunense Bernard Acho Muna, a capo della Commissione Onu incaricata di fare piena luce sulle violazioni dei diritti umani in Centrafrica. Sul terreno è stata ufficialmente aperta l’inchiesta voluta dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, affidata a Acho Muna, già vice procuratore del Tribunale penale internazionale per il Rwanda (Tpir), affiancato da altri esperti di diritti umani e diplomatici. Della commissione, da ieri sera al completo a Bangui, fanno parte l’attivista e avvocatessa mauritana Fatimata M’Baye e l’ex segretario agli Esteri del Messico Jorge Castaneda. “Vogliamo porre fine all’impunità che vige nel paese” ha aggiunto il giudice della Corte suprema del Camerun al suo arrivo nella capitale centrafricana, sottolineando che “siamo di fronte a una situazione unica: l’ordine pubblico è inesistente, c’è un totale vuoto di potere e le autorità di polizia e giudiziarie sono assenti”. Acho Muna e i suoi colleghi si sono impegnati ad “andare ovunque sarà necessario per accertare i fatti”.


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Bernard Acho Muna – responsabile dell’inchiesta per la R.C.A.

Ieri, il consigliere speciale del Segretario generale Onu per la prevenzione dei genocidi, il senegalese Adama Dieng, ha avvertito che “il paese si sta totalmente svuotando della sua popolazione musulmana”, precisando che “oggi la componente musulmana è soltanto del 2% contro il 15%” prima della crisi.

Lo scorso dicembre con un voto unanime il Consiglio di sicurezza ha istituito una commissione incaricata di indagare sui crimini commessi da dicembre 2012 nell’ex colonia francese. Con un mandato iniziale di un anno, il team di esperti dovrà raccogliere tutte le informazioni utili per identificare gli autori di violazioni dei diritti umani, penalmente perseguibili. Il primo rapporto dovrebbe essere Consegnato al consiglio di sicurezza entro giugno, sulla base di colloqui con autorità governative e provinciali, capi villaggi, ong, sfollati e comandanti delle truppe francesi di Sangaris e dei contingenti africani della Misca. Il mese scorso anche il procuratore generale della Corte penale internazionale (Cpi), il giudice gambiano Fatou Bensouda, ha aperto “un esame preliminare” per valutare se le violenze tra ex ribelli Seleka e milizie di autodifesa Anti-Balaka costituiscono crimini di guerra.

Sul versante politico-militare la comunità internazionale dovrebbe decidere, con un voto atteso all’Onu nelle prossime settimane, di dispiegare una missione di peacekeeping in Centrafrica che subentrerebbe alla Misca, sotto il comando dell’Unione Africana. Proprio per convincere i partner occidentali ad accelerare l’invio di caschi blu, i capi religiosi centrafricani sono in viaggio verso gli Stati Uniti. Il mese scorso l’arcivescovo di Bangui monsignor Dieudonné Nzapalainga, il presidente della Comunità islamica l’imam Omar Kobine Layama e il pastore Grékoyamé si sono recati in diverse capitali europee per lanciare l’allarme sulla crisi multiforme che attanaglia il loro paese e l’intera regione, ma anche portare un messaggio positivo sulla storica buona convivenza tra le varie comunità.


© journaldebangui.com
Monsignor Dieudonné Nzapalaïnga (Vescovo di Bangui, sulla destra) l’Imam di Bangui, Kobine Layama (in centro) e il reverendo pastore Nicolas Grékoyamé (a sinistra)

Centrafrica – Anche questo fine settimana diverse uccisioni a Bangui e non solo

da misna del 10/03/2014

Nuovo fine settimana di violenze nell’ex colonia francese dove un collaboratore del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) è stato ucciso nella città di Ndélé (nord). Uomini armati non meglio identificati sono entrati in una missione cattolica dove alloggiavano gli operatori umanitari, di cui uno è stato assassinato. “Siamo shockati dalla morte tragica del nostro collega. E’ inaccettabile. Tutti gli uomini armati devono rispettare gli operatori umanitari presenti sul territorio” ha dichiarato Georgios Georgantas, capo della delegazione del Cicr in Centrafrica. A Bangui tensioni tra due bande rivali si sono concluse con scontri mortali nel quartiere di Bacondja, dove quattro banditi sono stati uccisi e due civili sono rimasti feriti.

e da http://centrafrique-presse.over-blog.com/

Sette persone sono state uccise in Bangui questo Sabato 8 marzo, apprendiamo da fonte medica, mentre ieri le vittime sono state quattro musulmani.

Anche se il presidente della transizione centrale Catherine Samba-Panza crede che l’insicurezza a Bangui sia diminuita in modo significativo, omicidi e atrocità continuano. Sabato scorso è stato particolarmente violento con sette persone uccise, secondo fonti mediche, di cui quattro in zona PK5. Questi abusi stanno seguendo l’assassinio Venerdì di quattro musulmani in condizioni atroci vicino all’aeroporto M’poko.  Tensioni interreligiose rimangono elevate nella capitale. Ma anche nelle province. Sempre sabato, un convoglio di dieci camion musulmani da Boda hanno dovuto lasciare questa città per raggiungere Bangui, ma la partenza è stata rinviata. A Boda sono ancora presenti 11.000 musulmani che non si sentono sicuri, nonostante la presenza delle forze internazionali che dividono cristiani e musulmani.

RCA Bangui consegnato a bande

Bangui: Croce Rossa raccoglie i corpi in decomposizione di 6 musulmani alla moschea  Ali  Babo

da journaldebangui – 10 Marzo 2014

I sei corpi in stato di decomposizione avanzata, risalenti a circa 20 giorni, sono stati infine raccolti e sepolti questo Lunedi, 10 Marzo 2014

I corpi di sei musulmani che erano stati uccisi da uomini armati delle milizie anti-Balaka già alla fine di febbraio a Bangui, sono stati definitivamente rimossi e sepolti questa mattina dalla CRCA. L’Imam della moschea Ali Babolo, Mahamat Awad, ha detto che questi corpi hanno cominciato a emettere un odore che ha esposto al rischio di malattia di sfollati dalla moschea. “Abbiamo fatto appello alla Croce Rossa Africana Centrale (CRCA), per venire a prendere i corpi, perché le condizioni di vita degli sfollati cominciavano ad essere minacciate. Non li abbiamo potuti seppellire prima, perché l’accesso al cimitero musulmano è bloccato da Anti-Balaka. Noi non potremmo andare lì per paura di essere uccisi dagli uomini che sono a caccia di musulmani “, ha detto l’imam.

© RJDH-RCA
cadaveri a seguito della violenza in Bangui
Iscritto da RJDH, Mbaye Diop Marus, responsabile della CRCA osserva che inizialmente, la sua struttura non aveva un mandato per seppellire i cadaveri. Per contro, la sua missione è di salvare le vittime e curare i feriti. ” Noi della Croce Rossa Centrale, abbiamo una missione per aiutare le vittime e non per seppellire i corpi. Se oggi CRCA viene a seppellire i corpi è per evitare casi di contaminazione. se si lasciassero decomporre senza l’inumazione, ci sarebeb un grande pericolo per la salute della popolazione”.  Inoltre, si deve deplorare il comportamento di alcuni musulmani che talvolta si oppongono alla rimozione del corpo. “Dobbiamo anche educarli a lasciare i corpi ai fratelli dell’obitorio. Perché non hanno i mezzi per mantenere i cadaveri. E attualmente accedere nella loro area anche per queste operazioni di pietà è difficile, dal momento che non vogliono vedere i cristiani nelle loro aree “.

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Centrafrica, 10 Marzo 2014  

Dopo sei mesi in cui i funzionari dello Stato Africano non ricevevano lo stipendio, oggi si è provveduto a dare il via alla liquidazione di ….. un  solo mese di arretrato!

Quello che apparentemente poteva essere un segnale positivo ha fatto accendere gli animi e si sono sollevate proteste e malumori, ritenendo la cosa offensiva e denigratoria. Inoltre i dipendenti di confessione musulmansa sono beffati due volte, in quando non possono nemmeno recarsi liberamente a riscuotere il proprio compenso, perchè rischiano di essere assaliti e uccisi.

Qualche miglioramento c’è stato, ma oltre alla disperazione, la violenza e l’insicurezza ancora diffusa, le difficili condizioni sanitarie  e … la stagione delle piogge, si sommano i grattacapi per la prima personalità dello Stato.

Preoccupazioni nuove per la Presidente di Transizione Catherine Samba-Panza

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Parigi  – Centrafrica: un concerto per la solidarietà al ritmo di Ubuntu

da  journaldebangui.com – 10/03/2014

Grandi musicisti e amici della Repubblica Centrafricana si radunano LUNEDÌ 10 marzo alle 20:30 presso il Théâtre de la Ville a Parigi


© mediapart.fr
La situazione umanitaria in Centrafrica è drammatica. L’attuale conflitto ha causato molte vittime. Grandi musicisti si sono mobilitati per un concerto di solidarietà, oggi Lunedi 10 marzo alle 20:30 presso il Teatro de la Ville a Parigi. Questo concerto prendo il titolo: “The Age of Ubuntu” un termine che significa sia “interdipendenza”, “condivisione”, “solidarietà”, incontrano 6 gruppi di cantanti e musicisti del continente africano: Ray Lema, Youssou Ndour, Bonga, Lokua Kanza, Kalmery Idylle Mamba. Inoltre, una carovana di pace organizzata dal Linga Tere viaggi nello spazio con il gioco Songo incontro in tutta l’Africa centrale.

© mediapart.fr
L’intero ricavato verrà versato a favore di Spazio Linga Tere Bangui. Luogo culturale unico a Bangui aperto da  20 anni: il crocevia per molti artisti.  La zona Linga Tere è stata completamente saccheggiata, per questo data l’importanza di ricostruire il Teatro Comunale si è pensato di organizzare questo evento.

Da una parte si soccorrono fisicamente le persone e dalla parte di questi artisti si va oltre, pensando anche alla cultura.

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Centrafrica-Italia (Savona) – 9 Marzo 2014

Non avendo riscontrato la segnalazione di gravi episodi (almeno fino al primo pomeriggio), approfittiamo per dare qualche aggiornamento sulla convalescenza di Hippolyte e su come prosegue la sua permanenza in Italia.

Come già detto in precedenza, molti sono i punti in comune con la vicenda di Bernard, accompagnato in Italia da Flavio nel 1981, sottoposto ad operazione chirurgica nell’Ospedale di Verona, Borgo Roma, e rimasto ospite per circa 10 mesi presso la mamma Gemma a Cavalo. In quell’occasione tutti i compaesani di Flavio si mobilitaro per essere d’aiuto e farlo sentire a casa propria, contribuendo anche economicamente al suo mantenimento (da pag. 55 a pag. 60 del testo cartaceo e da pag. 53 a 58 dell’e-book “Prima che sia troppo tardi” – partendo da: “A Koumparà …..”)

La stessa cosa ora sta accadendo per questo ragazzo: portato in  Italia dalla Dott.sa Ione Bertocchi e operato a Bologna, dimesso e condotto a Savona, città molto sensibile alla situazione Centrafricana e con tanti volontari anche di nostra conoscenza che operano da anni portando il proprio aiuto con materiali, fondi e personale medico che va di tanto in tanto sul luogo.  Per Hippolyte, invece, si tratta dell’interessamento di due giovani donne savonesi che si sono appoggiate ai Padri Carmelitani del Bambin Gesù di Arenzano per svolgere un periodo di volontariato e sono venute “casualmente” a conoscenza dello stato di salute di quel povero bambino, già dal 2012. Come sappiamo nulla capita per caso e …. chi ci mette il cuore, prima o poi vede i risultati!

Non aggiungiamo altro e vi invitiamo a dare un’occhiata e possibilmente a leggere l’intera vicenda, aprendo questo link:

http://www.savonagraffiti.it/la-citta-di-savona-su-savona-graffiti/storie/1829-hippolyte,-il-miracolo-centrafricano.html

Anche questa volta ringraziamo una delle nostre socie per l’attenzione che ha posto verso questa “triste, ma bella storia a lieto fine”.

il sogno si è realizzato
Ciao Hippolyte, c’è qualcuno che fa il tifo anche per te!

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Oggi, 8 Marzo, facciamo una piccola parentesi in “rosa”, con un occhio di riguardo alle donne vittime di tante violenze in Centrafrica e nel resto del mondo e il ringraziamento a quelle che sono riuscite ad emergere positivamente per essere d’aiuto a tutti!

da journaldebangui – 7 marzo 2014

Bangui: “la voce dei senza voce”, ritorna come un fantasma la giornalista Bianca Olofio

 La giornalista centrafricana era stata vittima di un’aggressione, da parte di uomini armati, nel gennaio 2013, quando la città di Bambari cadde nelle mani della ex coalizione Seleka

Come preludio alla celebrazione della “Giornata internazionale della donna”, le giornaliste Centrafricane si sono mobilitate per dire “no alla violenza contro le donne” e per valorizzare il proprio lavoro. Bianca Olofio è una di esse. Trentaquattrenne, singol con 3 bambini, Bianca è una giornalista che ha iniziato la sua carriera nel 2003 alla radio Be-Oko Bambari. E’ anche tra le donne giornaliste che lavorano per lo sviluppo rurale e il ripristino della pace nel paese. E fuori dell’orario di lavoro ha dedicato la sua vita all’educazione dei suoi figli.


© radio Arcobaleno communautaires.net
Bianca Olofio in un’immagine di repertorio, impegnata sul campo
Ho iniziato nel campo del giornalismo nel 2003 a Radio Be-Oko Bambari. Durante la mia carriera come giornalista, ho avuto più conoscenza, aumentato i contatti e sono diventata molto popolare. Ci sono persone che per il mio lavoro, senza conoscermi fisicamente, hanno stima per la mia persona. Questa è un’opportunità che non è data a tutti. Come giornalista, io sono la voce dei senza voce e, allo stesso tempo, come un ponte tra le autorità e la popolazione “, ha detto Bianca Olofio. Lei descrive la sua professione nobile, ma molto rischiosa. “Mi piace quello che faccio per vivere ora. E ‘ attraverso questo lavoro che mi prendo cura della mia famiglia. E come ho detto, la professione del giornalismo è una professione molto nobile. Ma in Repubblica Centrafricana si tende a minimizzare il lavoro dei giornalisti, per cui oggi il guadagno medio non gli permette di gestire normalmente i bisogni della famiglia e di vivere correttamente come gli altri. A questo bisogna aggiungere i rischi che i giornalisti corrono nell’esercizio delle loro funzioni”  ha detto. Vittima a sua volta di abusi, Bianca Olofio mostra i segni dell’aggressione di uomini armati nel gennaio 2013, quando la città di Bambari cadde nelle mani dell’ex coalizione Seleka. “Ho perso tutta la mia proprietà che avevo acquisito prima di lavorare come giornalista. Il 3 gennaio 2013, i ribelli hanno fatto irruzione nella mia casa e hanno preso tutto e, allo stesso tempo, l’hanno distrutta.  Il 5 dello stesso mese, sono stato vittima di un’aggressione corporale terribile, di cui  ancora soffro le conseguenze. Nonostante questi traumi, né le strutture umanitarie, né il governo mi hanno dimostrato vicinanza, a parte un paio di persone di buona fede e un’associazione di amici della Francia. Ma malgrado tutto questo, faccio ancora il mio lavoro di giornalista“, ha testimoniato. Bianca Olofio fa appello a tutte le donne dell’Africa centrale affinché si mobilitino per dire “no alla violenza contro di loro.”
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Approfittiamo di questo aggionamento da Bozoum per ricordare che siamo entrati nel periodo di Quaresima, motivo di riflessione, preghiera, penitenza e conversione, che forse può essere quello che ci vuole per riappacificare gli animi di tutti. Continuiamo a credere nei miracoli!!

 

CENTRAFRICA – Bozoum  07/03/2014…   foto in  http://bozoum.blogspot.it

Anche in quest’arida stagione secca, non mancano i fiori…

Il tempo scorre veloce, ed eccoci in Quaresima!
Mercoledì lo iniziamo sul Binon, una collina che sovrasta Bozoum. Qui c’è una statua di Gesù, con le braccia spalancate, a proteggere e benedire la città. E qui, sotto le sue braccia distese, ci raccogliamo per la Messa, nella quale riceviamo le Ceneri: segno di quella conversione di cui abbiamo immenso bisogno, tutti. E soprattutto qui in Centrafrica, in questo periodo di crisi. C’è bisogno di chiederci quali siano le ragioni profonde di tutto questo odio e di questa tensione, e iniziare a cambiare il nostro cuore. Ci sono migliaia di case da ricostruire, ma è molto più urgente ricostruire cuori e menti. E per farlo, ci vuole un coraggio infinito, che solo Dio ci può dare. Lui che non ha avuto paura di affrontare la tentazione e di vincerla.
Giovedì sera arrivano alcune macchine: è l’Arcivescovo di Bangui, Mons. Dieudonné Nzapalainga, con un Imam e con un protestante, che vengono, a nome della Piattaforma di mediazione delle confessioni religiose, per visitare Bozoum, ma anche per vedere come sia possibile arrivare a una certa tranquillità, a limitare i danni, a riaprire le scuole.
Il venerdì mattina partecipano anche loro alla riunione delle 8, nella quale ogni giorno facciamo il punto della situazione e prendiamo le decisioni necessarie per assicurare la pace in città. L’Arcivescovo ci ringrazia per questo, e la Piattaforma ci incoraggia a proseguire questo lavoro di mediazione e di dialogo.
Con loro ci sono giornalisti di Famille Chretienne, di AFP e della BBC, con i quali andiamo a vedere un altro piccolo miracolo: a Tatale, un villaggio a 50 km da Bozoum, la popolazione ha accolto e protegge circa 650 Mbororo, allevatori, musulmani, che altrove invece hanno dovuto fuggire.
Anche in quest’arida stagione secca, non mancano i fiori ….

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da misna – CENTRAFRICA -07-marzo  2014 – h12:45

DA ANTI-BALAKA E SELEKA UN “IMPEGNO PER LA PACE”

 “Un incontro senza precedenti” concluso con “un impegno a lavorare per la pace”: così la radio di Stato centrafricana riferisce della riunione convocata dal primo ministro André Nzapayeke, che per la prima volta ha visto sedersi attorno allo stesso tavolo capi delle milizie rivali responsabili della crisi armata. “Il capo del governo ci ha ricevuti per vedere come far uscire definitivamente il paese dal ciclo di violenza. Gli abbiamo detto che siamo pronti a lavorare per riportare la pace” ha dichiarato Herbert Gontran Djono Ahaba, ministro dei Lavori pubblici, esponente di primo piano dell’ex coalizione ribelle Seleka, aggiungendo che “ci sono scene di violenza quotidiana, non possiamo più andare avanti così. E’ giunta l’ora di fermarci per ricostruire il nostro paese”. Lo stesso impegno è stato preso da Joachim Kokate, capo militare delle milizie di autodifesa Anti-Balaka, nominato di recente consigliere del primo ministro. “Abbiamo risposto all’appello del capo di governo e abbiamo espresso la nostra volontà di cooperare per porre fine alle violenze” ha detto Kokate al termine della riunione.

Nelle stesse ore sempre a Bangui si è tenuta la prima sessione del 2014 del parlamento di transizione. Il suo presidente Alexandre Ferdinand Nguendet ha chiesto al governo di “mettersi al lavoro per raggiungere i principali obiettivi già delineati”. Tra le azioni prioritarie c’è il coinvolgimento delle forze armate centrafricane (Faca) nel processo di pacificazione e di messa in sicurezza del territorio affianco ai soldati francesi di Sangaris e alle truppe africane della Misca. Nguendet ha sottolineato “l’urgenza di passi concreti per creare le condizioni di un perdono e della riconciliazione nazionale, ma senza alcuna impunità”, ricordando anche la scadenza elettorale del febbraio 2015 “che va rispettata”.

Nel frattempo la crisi centrafricana è al centro di discussioni al Consiglio di sicurezza dell’Onu, che sta valutando la proposta del segretario generale Ban Ki-moon di dispiegare una missione di 12.000 caschi blu. “Questa missione rappresenta l’unica possibilità di sopravvivenza. Non ci sono alternative” ha dichiarato nel suo intervento ai 15 Stati membri il ministro degli Esteri di Bangui, Toussaint Kongo-Doudou. Al centro del dibattito c’è il costo di una futura missione di peacekeeping e un quadro chiaro di forze e mezzi che ogni paese intende mettere a disposizione. Il voto di una risoluzione potrebbe tenersi entro la fine del mese.

Da Ginevra, l’Alto commissario Onu per i Rifugiati Antonio Guterres ha denunciato “una pulizia in atto, ai danni dei musulmani, costretti a scappare” dal Centrafrica, avvertendo del rischio “che migliaia di altri civili vengano uccisi sotto i nostri occhi”. Dalla scorsa settimana circa 15.000 civili sono intrappolati in 18 siti nell’ovest del paese, circondati dalle milizie Anti-Balaka che potrebbero attaccarli da un momento all’altro. Se la situazione molto volatile sul terreno  richiede un intervento militare urgente – in aggiunta dei 2000 soldati francesi e dei 6000 militari africani – concretamente, per motivi organizzativi e logistici, il dispiegamento di una missione Onu potrebbe non essere attuato prima del prossimo settembre. “Il Consiglio di sicurezza ha perso troppo tempo (…) pur essendo consapevole che la situazione si stava deteriorando sul piano della sicurezza e dei diritti umani” ha deplorato Philippe Bolopion, direttore di Human Rights Watch.

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Centrafrica, 6 Marzo 2014

Oggi, spulciando un po’ da tutte le fonti non si registrano eventi gravissimi, tranne un altro triste episodio di sangue: in un quartiere di Bangui sono stati uccisi due civili ed un tenente della forza armata nazionale centrafricana per mano di alcuni soldati ciadiani, appartenenti all’armata multinazionale della Misca.

Sul fronte dell’approvigionamento alimentare e del commercio in genere ci sono moltissimi problemi e la situazione non migliora, malgrado aiuti da fonti diverse.

Da parte dell’Angola c’è stato ufficialmente l’impegno a contribuire con dieci milioni di dollari per sostenere la ripresa del Centrafrica, dopo la visita di due giorni a Luanda del presidente di Transizione Cathrine Samba-Panza.

Accordo firmato dal Centrafrica e dall'Angola per un finanziamento di 10.000.000 $

Ricevuto via e-mail da Bocaranga – 5-mar-2014 h14.00

“Nessuna novità di rilievo, forse è meglio così. Siamo sotto controllo “partigiano” e a noi non danno fastidio più di tanto; ma prima di ristabilire un pò di legalità ci vorrà ancora del tempo. Nel frattempo gli ANTI hanno tutto il tempo che vogliono per fare ciò che vogliono e fra loro ci sono certi tipi che vi raccomando. Non trovando più niente da svaligiare dai musulmani, perché già tutto saccheggiato, se la prendono con la loro gente e fanno un pò di abuso di autorità. Daltronde sono tutti molto giovani (molti ragazzi-soldato) e dimostrano molto bene la loro immaturità e inesperienza, anche con un archibugio nelle mani; ma sono i “salvatori della patria” ed esigono rispetto. Ieri questi ANTI han fatto una riunione qui a Bocaranga per eleggere un nuovo capo al posto di quello morto in battaglia a Bang, e hanno chiesto ai rispettivi gruppi di riguadagnare il proprio villaggio e di custodirlo bene, così può darsi che i prossimi giorni qui al centro ci sentiamo un pò alleggeriti della loro presenza pesantuccia. Da Bouar non si muove nessun militare. Ieri Cipriano, Roberto e Suor Elena son tornati da Garoua-Boulay dove erano andati a fare un pò di spesa. Tutta la strada da Bocaranga a Bouar è libera, qualche persona nei villaggi rientra, poi da Bouar a Garoua Boulay è tutto asfalto nuovo che si va di piacere. Dal fronte nord Ngaoundaye nessuna novità, qualche commerciante coraggioso pare che vada a fare le spese a Mbayboum, ma niente di certo. Cari saluti.  Padre CIRILLO da Bocaranga RCA”

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Da misna – Marzo 5, 2014 – 11:45 CENTRAFRICA

A BANGUI ANCHE LA PIOGGIA SU SFOLLATI, MA “PASSI AVANTI”

Le forti piogge degli ultimi giorni, forse un anticipo della stagione umida, fanno temere per le condizioni igienico-sanitarie dei 700.000 sfollati di Bangui, già alle prese con un quotidiano difficile. “I campi non sono attrezzati per far fronte al maltempo. Anche se gli sfollati hanno teli di plastica per ricoprire le tende, non basta. Ci vorrà un intervento mirato per arginare il rischio di epidemie come malaria e diarrea” dice alla MISNA il portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) nella capitale centrafricana, Georgios Georgantos. In teoria la stagione delle piogge dovrebbe cominciare ad aprile e durare circa sei mesi. Ma nel campo di M’Poko, il più grande della capitale nei pressi dell’aeroporto internazionale, parte dei 100.000 occupanti sono già circondati da 30 centimetri di acqua fangosa dopo il maltempo dello scorso fine settimana. Parte del sito è alluvionato e la gente non può più dormire per terra. “I bambini e gli anziani si ammalano. Dobbiamo trovare ogni mezzo possibile per costruire nuovi ripari” hanno riferito fonti locali e operatori umanitari, tra cui il Fondo Onu per l’infanzia (Unicef), che ha già lanciato l’allarme per il rischio epidemia.

Ma sulla situazione umanitaria globale,  il portavoce del Cicr registra “passi avanti positivi” a Bangui. “Nelle ultime settimane la sicurezza è migliorata in modo significativo nella capitale, facilitando l’intervento degli operatori, ma ci sono ancora tensioni in alcuni quartieri musulmani e misti” prosegue l’interlocutore della MISNA, precisando che “prima una decina di corpi senza vita veniva prelevata per le strade e i feriti erano una quindicina al giorno mentre ora sono molto di meno, al massimo dieci la settimana”. Nel frattempo è anche aumentata la presenza umanitaria internazionale in risposta alla crisi causata da rivalità politiche che hanno portato a violenze ai danni dei civili, alimentate dagli ex ribelli Seleka (per lo più della minoranza musulmana) e dalle milizie di autodifesa Anti-Balaka (a maggioranza cristiana). “E’ vero che servono altri finanziamenti e altri mezzi per riuscire a rispondere a ogni necessità. Speriamo che arrivino presto anche quelli” auspica Georgantos, precisando che “puntiamo al ritorno volontario degli sfollati a casa propria, man mano che le condizioni di sicurezza lo consentiranno”.

Molto più instabile e fuori controllo è invece la situazione nelle regioni interne dell’estesa Repubblica centrafricana, dove non sono ancora stati dispiegati contingenti africani della Misca e truppe francesi dell’operazione Sangaris. “La maggior parte dei musulmani sono scappati e si sono rifugiati nei paesi vicini, ma laddove c’è coesistenza tra le varie comunità c’è un potenziale preoccupante di violenza” dice ancora il portavoce del Cicr, citando il caso di Bossangoa. Tensioni tra comunità e insicurezza legata alla presenza di gruppi armati rivali generano anche un aumento della criminalità che rende il quotidiano “aleatorio e incerto”. Nell’ultimo periodo segnali negativi sono arrivati dalle zone di confine con Camerun e Ciad – dove decine di migliaia di centrafricani in fuga dalla crisi hanno trovato rifugio – ma anche dal centro del paese e dal sud, alla frontiera con la Repubblica democratica del Congo.

Per questo motivo il rappresentante dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati in Centrafrica, Philippe Leclerc, ha chiesto un “dispiegamento celere delle forze internazionali se si vuole che le comunità possano vivere ancora insieme”, unito ad una mediazione per “riallacciare il dialogo tra le parti”. Dal Consiglio di sicurezza dell’Onu è atteso il via libera all’invio di una missione di peacekeeping di 12.000 uomini.

da misna: Marzo 4, 2014 – 10:42 CENTRAFRICA

VERSO MISSIONE ONU “PER PROTEGGERE CIVILI E RISTABILIRE ORDINE”

Una missione di 12.000 uomini con un “mandato forte e risorse adeguate per proteggere i civili e ristabilire l’ordine”: è questa la proposta del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon contenuta in un rapporto consegnato ai 15 Stati membri del Consiglio di sicurezza. Il contingente Onu dovrebbe essere costituito da 10.000 militari e 1820 poliziotti, da dispiegare a sostegno della forza panafricana, la Misca, già operativa sul terreno. “In Centrafrica servono più truppe per far fronte alla spirale di violenza che potrebbe sfociare in un genocidio e in una frammentazione del territorio nazionale” ha avvertito Ban. In tre mesi il confronto armato tra ex ribelli Seleka e milizie di autodifesa Anti-Balaka ha già causato più di 2000 vittime e 700.000 tra sfollati interni e rifugiati nei paesi vicini. Oltre ai 6000 soldati africani della Misca, stanno intervenendo 2000 militari francesi dell’operazione Sangaris e l’Unione europea ha dato il via libera ad una missione di un migliaio di soldati. In base alle scadenze annunciate dal segretario generale Onu, una risoluzione sul dispiegamento di una missione di peacekeeping in Centrafrica sarà sottoposta in tempi brevi al voto del Consiglio di sicurezza. Parigi preme per una votazione entro fine marzo. “Ma ci vorranno almeno sei mesi per preparare l’operazione” ha sottolineato Ban, motivo per cui il trasferimento del comando delle truppe dall’Unione Africana, attualmente alla guida della Misca, alle Nazioni Unite è stato programmato non prima del 15 settembre.

Una richiesta di “aiuto massiccio” e di “sostegno della comunità internazionale” è stata nuovamente rivolta ieri ai partner stranieri dalla presidente ad interim Catherine Samba-Panza. “Ho ereditato un paese sull’orlo del precipizio confrontato all’insicurezza generalizzata, all’assenza di autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale e ad una catastrofe umanitaria senza precedenti” ha detto il capo dello stato centrafricano in un discorso pronunciato a Kinshasa, in occasione del II Forum mondiale delle donne francofone. “Solo la donna può riportare la pace, la coesione nazionale e riunire quelli che la politica ha diviso” ha aggiunto la Samba-Panza, ex sindaco di Bangui eletta alla presidenza del suo paese lo scorso 23 gennaio.

Intanto dal terreno l’emittente locale Radio Ndeke Luka riferisce di una situazione “sempre più precaria” per migliaia di sfollati stipati nei campi allestiti a Bangui, in particolare quello dell’aeroporto di M’Poko, “costretti a dormire in piedi a causa della pioggia battente e del freddo” che hanno causato ingenti danni materiali. Sul versante politico si è invece aperto uno spiraglio di dialogo tra le parti rivali: sia gli Anti-Balaka che gli ex Seleka si sono detti “pronti a dialogare” per “trovare una soluzione definitiva alla crisi”. Il coordinatore politico degli Anti-Balaka Patrice Edouard Ngaissona ha firmato un documento in tal senso, precisando che “la condizione preliminare all’avvio del dialogo è l’esclusione dei mercenari stranieri e il coinvolgimento dei soli centrafricani”. Da canto loro rappresentanti degli ex Seleka chiedono la fine delle violenze e dell’esodo forzato dei musulmani prima di sedersi attorno allo stesso tavolo degli Anti-Balaka. I contendenti hanno criticato apertamente il governo per la sua “incapacità a gestire la crisi attuale e a creare le condizioni per un processo di riconciliazione

Bangui- Centrafrica: “NOTTE BIANCA” (non per scelta) per gli sfollati nel sito dell’aeroporto M’Poko

Lunedi, March 3, 2014 02:33

 

Nighter per il sito dell'aeroporto sfollati
Oltre alle sofferenze per la guerra, anche la pioggia ci si mette, a peggiorare le cose!

La pioggia che ha colpito nella notte tra Domenica e Lunedi ha peggiorato la situazione degli sfollati sul sito aeroporto di Bangui M’Poko. Le tende sono distrutte, tappeti e allagati e anche alcuni effetti. Una situazione che ha costretto la maggior parte di queste persone a rimanere sveglie tutta la notte. Dodonou Pierre, padre di otto figli e quattro nipoti, vive con la sua famiglia sul sito dal 5 dicembre. Si lamenta per la pioggia che ha costretto tutti a trascorrere una notte insonne. “La pioggia ha iniziato a 3:00. Siamo stati fino al mattino perché tutto è bagnato”. La situazione umanitaria è molto grave.  Questa situazione è ancora lontana dal permettere a queste persone di tornare a casa loro. Evocano l’insicurezza che prevale ancora in molti quartieri. Che sottolinea Renaud Mandazou, colpito, “Mentre non piove, ripareremo le capanne e rimanerremo sul sito fino al disarmo totale del 3 ° arrondissement.”  La situazione umanitaria degli sfollati è la stessa su tutti i siti.

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Qualche giorno fa avevamo pubblicato un articolo sull’Home Page per sottolineare il ruolo sempre più importante delle donne a livello mondiale. Oggi abbiamo avuto un’ulteriore conferma a questo:

Kinshasa: Catherine Samba-Panza risponde alla chiamata dell’ OIF

da journaldebangui.com –  2014/03/03

Un invito anche alla presidente di Transizione Centrafricana: Madame Catherine Samba-Panza partecipa al secondo Forum Mondiale Femminile Francofono attorno al tema “donna attrice sviluppo”

Catherine Samba-Panza, rispondendo ad un invito ufficiale dell’Organizzazione internazionale della Francofonia (OIF), è volata alla testa di una forte delegazione centrafricana a Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo, dove ha preso parte oggi, 3 marzo 2014 alla sessione del 2° donne Global Forum francofono attorno al tema “donna attrice sviluppo” Più di 500 partecipanti provenienti da paesi francofoni apriranno il forum per due giorni su temi come: Donne e Potere; Le donne, la democrazia e la pace e, infine, La donna e l’istruzione. Particolare attenzione sarà data all’abbandono scolastico e alla non iscrizione delle ragazze, ostacoli reali allo sviluppo.

© altri media
Catherine Samba-Panza
Il numero di donne relatori attese a questo forum sono molte, tra le quali: Madame Lembe Olive Kabila, la First Lady della RDC, Catherine Samba-Panza, per il Centrafrica e il presidente Mary Robinson, inviata speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la regione dei Grandi Laghi.
Maria Robinson è arrivata a Kinshasa Domenica per partecipare a questo forum. Svolgerà il ruolo di mediatore per il gruppo di lavoro sulle donne e la pace.I Ministri impegnari sull’argomento nella regione e Mary Robinson sperano di incoraggiare le organizzazioni femminili e le donne a stimolare l’azione per sostenere l’attuazione dell’accordo quadro per la pace, la sicurezza e la cooperazione. Questo accordo, firmato nel febbraio 2013 ad Addis Abeba mirava a ripristinare la pace e la stabilità nella RDC orientale e in tutta la regione dei Grandi Laghi. E’ stato firmato da 13 paesi della regione. Spostandosi a Kinshasa, il capo di transizione di stato Samba-Panza, ha approfittato di trovarsi sul posto per una visita di lavoro nel corso della quale ha incontrato il suo omologo congolese Kabangué Joseph Kabila e il governo della RDC. I colloqui sono stati incentrati sulla sicurezza dei confini tra i due paesi per promuovere la libera circolazione di merci e persone, sostenere il governo congolese e collaborare a risollevare la Repubblica Centrafricana da una crisi, che ha visto anche l’esodo dei cittadini congolesi residenti in centrafrica. “Sono venuta nella Repubblica Democratica del Congo innanzitutto per esprimere la mia gratitudine al popolo della RDC che è attualmente al fianco del popolo dell’Africa centrale in questo momento difficile della sua storia. Attualmente ci sono enormi sfide in R.C.A. e vogliamo affrontarle e, naturalmente, accogliamo con favore la partecipazione fraterna della Repubblica Democratica del Congo allo sforzo di pace nella nostra Patria “, ha detto il presidente della R.C.A.
Un battaglione delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo e la polizia nazionale congolese partecipano alla missione di pace nella Repubblica Centrafricana, come parte della missione internazionale a sostegno dell’Africa sub-Centrale (Misca). Già cinque voli di evacuazione e viaggi sono stati organizzati per i cittadini congolesi che non possono più rimanere. Ma questo non è un movimento di massa come altri paesi come il Ciad ha detto una fonte vicina alla Ambasciata del Congo in Africa Centrale. Il primo Global Forum Femminile francofono si è tenuto nel marzo 2013 a Parigi su iniziativa della Francia e si era concentrato sulla violenza contro le donne nei conflitti armati e crisi politiche.

La Signora Kaarina Immonen ha lasciato il Centrafrica

da journaldebangui.com – 03/03/2014

Arrivata alla fine della missione, il rappresentante dell’UNDP è stata ricevuta dal Capo dello Stato di Transizione, Madame Catherine Samba-Panza

L’incontro è stata l’occasione per la Signora Immonen, Vice Rappresentante Speciale del Segretario Generale, coordinatore allo sviluppo umanitario dell’agenzia delle Nazioni Unite e Rappresentante del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e assegnata alla Repubblica Centrafricana, di informare il Presidente della transizione al termine della sua missione sul luogo e discutere i progetti realizzati e le numerose sfide che si presentano per il paese. M.me Samba-Panza ha accolto con favore l’importante lavoro della signora Immonen, in particolare nel settore della creazione di posti di lavoro e servizi igienico-sanitari.
© Franck Bitemo signora Kaarina Immonen e Catherine Samba-Panza
Entrambe i funzionari hanno ribadito la loro preoccupazione comune per la causa delle donne, ragazze e bambini che pagano il più pesante tributo di violenza nel paese. “Sono consapevole che, come prima donna a capo della Repubblica Centrafricana, le donne si aspettano molto da me”, ha dichiarato la Samba-Panza, che ha raccomandato la creazione di un fondo e lo sviluppo di un programma specifico per supportare le esigenze di questo gruppo particolarmente vulnerabile della popolazione dell’Africa centrale. “Parto rassicurata nel vedere che la Repubblica Centrafricana ha alla testa una donna eccezionale la cui visione e l’impegno senza dubbio contribuiscono a far uscire il Paese dalla crisi e a portare la pace e la sicurezza, nell’impegno del suo recupero “, ha detto la signora Immonen, alla fine del colloquio. Di nazionalità finlandese, la signora Immonen ha oltre 18 anni di esperienza nel campo della prevenzione dei conflitti, strategie di recupero in fase di sviluppo post-conflitto e la conduzione di operazioni sul campo. Prima della sua nomina a responsabile del caso Centrafrica, l’11 Dicembre 2012, ha ricoperto diversi incarichi all’interno del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), anche come Coordinatore Residente delle Nazioni Unite e Rappresentante Residente dell’UNDP in Moldova 2007/2012. La signora Immonen è stata anche Vice Rappresentante Residente dell’UNDP nella Federazione russa e ha avuto funzioni simili in Georgia. Ha iniziato la sua carriera come “JPO” UNDP in Congo prima di diverse posizioni, sempre all’interno di UNDP, Vietnam, Ruanda, Kenya e Cambogia. Ms Immonen ha lasciato la Repubblica Centrafricana per la Repubblica Popolare Democratica del Laos, Sud-Est asiatico, dove servirà come rappresentante delle Nazioni Unite.

Centrafrica – ricevuto via e-mail il 3 Marzo – h. 14,41 – da  Bocaranga  p. Cirillo

“Sabato sera sono stato a dormire a NGUTERE per la Messa di domenica, sono tornato ieri alle 14.

Col macinino colabrodo riparato, lemme lemme sono partito salutando ogni villaggio, con distribuzione di bonbons ai bambini.

A Ngutere (40 Km) la ricostruzione è cominciata, dopo gli avvenimenti che avevano visto bruciate 840 capanne(100 %).

Nel frattempo mi hanno detto che era sopravvenuta la prima pioggia di notte e che si erano dovuti tutti rifugiare nella nostra chiesa coperta in tolle (lamiere). La partecipazione alla Messa è stata buona. Mi hanno chiesto anche se si prevede qualche aiuto, o se se la devono cavare da soli. Io non avendo altre risposte in testa li ho incoraggiati a sbrogliarsela da soli e di fare presto perché alla fine di aprile comincia a piovere regolarmente, per cui non hanno più molto tempo, e di fare presto.

Noi della missione non sappiamo cosa fare per fornire loro la paglia, se poi qualche ONG avrà qualcosa per loro, ben contenti anche noi. Oggi a Bocaranga c’è una riunione degli ANTIBALAKA per decidere che ogni gruppo ritorni al proprio villaggio e continuino la “protezione” a livello di ogni villaggio. Tutti al centro cominciavano a pesare un pò troppo, e se se ne va qualcuno la popolazione è sollevata. Le esazioni le faranno ognuno nel proprio villaggio. Restiamo sempre in attesa dei SANGARIS per avere un minimo di legalità. Saluti”.   Padre CIRILLO da Bocaranga

Centrafrica, Sabato 1° marzo 2014 da Centrafrique presse

Una giornata iniziata con i migliori auspici si macchia ancora di sangue: il Centrafrica non riesce ancora a placare i suoi demoni! Mentre il vescovo di Bangui aveva appena finito una telefonata per il discorso della pace, quattro persone sono state uccise in un taxi.

Il vescovo di Bangui  era andato ad inaugurare una grotta in onore della Vergine Maria, Regina della Pace.  “Abbiamo sofferto abbastanza”,  ha  proclamato alla folla che è venuta ad ascoltare  “Basta basta. ha detto: ‘mai piu’ “

Ma un’ora dopo, a pochi chilometri di distanza , un taxi sospettato di trasportare ex-musulmani Sélékas è stato preso sotto il fuoco  da uomini armati sconosciuti come riportato dall’autista sopravvissuto. “Un 4×4 nero è venuto vicino a me. Un gentiluomo in uniforme militare mi ha chiesto di arrestare la marcia. Poi ho sentito il colpo direttamente nel fuoco del veicolo. C’erano quattro morti”.

Mentre la Croce Rossa stava prendendo  cadaveri e feriti, ammucchiandoli nello stesso pick-up, la folla ha urlato la sua rabbia. “Noi non vogliamo Seleka Bangui!”

  Canti religiosi al mattino erano molti e il richiamo  del vescovo sembrava echeggiare nel vuoto di una Repubblica Centrafricana che ancora non riesce a placare i suoi demoni.

Africa centrale: "E 'peacekeepers imperativo in gran numero", ha detto l'Arcivescovo di Bangui
Da poco il vescovo di Bangui aveva richiamato ancora una volta alla pace e in breve tempo 4 persone sono state uccise mentre transitavano su un taxi, accusate di essere ex ribelli.

Febbraio 28, 2014 – 16:21 CENTRAFRICA da misna

PRESIDENTE FRANCESE A BANGUI, SFIDE E CRITICHE

Impedire la frammentazione del paese, ristabilire l’autorità dello Stato e far riallacciare il dialogo tra le parti: di passaggio a Bangui, il presidente François Hollande è tornato sulle motivazioni dell’operazione Sangaris, prorogata oltre la scadenza iniziale di sei mesi. “Grazie a voi, migliaia di vite sono già state salvate (…). La situazione nella capitale è migliorata in modo significativo, ma i crimini commessi non devono in alcun modo rimanere impuniti” ha detto il capo dello Stato francese rivolgendosi ai soldati dell’operazione cominciata lo scorso dicembre, che a pieno regime arriverà a 2000 uomini. Sulla carta le truppe dispiegate da Parigi dovrebbero rimanere fino alle elezioni generali in agenda per febbraio 2015. In queste ore il presidente Hollande incontrerà la sua omologa centrafricana Catherine Samba-Panza e massimi dirigenti delle tre comunità religiose del paese, impegnati in un difficile processo di sensibilizzazione e dialogo.

Ma a Bangui il capo dello Stato dell’ex potenza coloniale è stato anche accolto dalle critiche delle popolazioni dei quartieri musulmani. Con un cartello affisso all’ingresso del quartiere Pk5, i residenti dicono “No alla Francia” e tornano ad accusare i militari di Sangaris di “non fare nulla” per impedire violenze e saccheggi delle milizie di autodifesa Anti-Balaka, cominciati lo scorso dicembre. “Non serve a nulla venire qui, siamo già tutti morti” hanno detto esponenti della comunità minoritaria alla vigilia della visita di Hollande. Nelle ultime ore rinforzi francesi provenienti dal Ciad sono arrivati a Bangui.

Due giorni fa la presidente centrafricana ha chiesto espressamente alle forze francesi e ai contingenti della missione panafricana Misca di “attuare pienamente il mandato assegnato dall’Onu per bloccare gli elementi incontrollati tutt’ora attivi, con l’obiettivo di mantenere il caos”. In risposta all’appello della Samba-Panza, ieri il comandante di Sangaris, il generale Francisco Soriano, ha sottolineato che “i centrafricani devono partecipare alla ricostruzione del proprio paese, non possono aspettare tutto dalla comunità internazionale”.

Intanto, in dichiarazioni rilasciate alla radio locale Ndeke Luka, sia in francese che in lingua locale sango, il coordinatore autoproclamato degli Anti-Balaka, l’ex ministro Patrice Edouard Ngaissona, ha negato la notizia del suo arresto nel vicino Congo, rilanciata da fonti di sicurezza di Brazzaville e dalla Misca. “Sono qui, non ho mai lasciato il paese (…). Del resto che cosa avrei fatto per essere arrestato?” ha aggiunto il capo milizia.

A lanciare l’allarme per la situazione umanitaria “che si sta deteriorando di giorno in giorno” è la Federazione internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa. “Con l’inizio della stagione delle piogge, dobbiamo agire subito per evitare epidemie di malaria e altre patologie gravi (…). In tutto 714.000 civili sono stati costretti alla fuga, tra sfollati interni e rifugiati nei paesi vicini” si legge nel comunicato diffuso dalla Croce Rossa locale, precisando che almeno 50.000 persone hanno necessità urgenti in cibo, acqua potabile e servizi igienico-sanitari. Oltre la mancanza di fondi, l’organizzazione medico-sanitaria ha deplorato problemi di sicurezza “che rendono estremamente difficile il lavoro dei volontari, impossibilitati a raggiungere le popolazioni nelle zone più remote”.

Centrafrique : François Hollande aux chefs religieux
28 Febbraio 2014 – R.C.A. – Il presidente francese Hollande incontra i capi delle tre principali religioni e la Sig.ra Catherine Samba-Panza a Bangui

Centrafrique : François Hollande aux chefs religieux

Bocaranga 28 Febbraio 2014: Il primo progetto seguito da Ita Kwe, si riferiva all’ospedale Roberto Molinari di Bocaranga. In poco tempo grazie al contributo economico e ai materiali inviati, ma soprattutto al nostro socio Giuseppe Colombo che si era fermato sul posto una decina di mesi nel 2012 e altrettanti nel 2013, l’ospedale era stato rimesso a nuovo e così pure il centro per il recupero disabili, intitolato dagli abitanti locali alla memoria di Flavio (Arc en ciel Flavio Quell’Oller Onlus), ma poi Giuseppe ha dovuto rientrare.  Finora questi luoghi non sono stati presi di mira nè dai ribelli ex Seleka, nè dagli anti-Balakas, però oggi dalla mail (che riportiamo più sotto) di p. Cirillo siamo venuti a sapere che il Dottore responsabile (il Primario, in pratica) è fuggito dalla paura.

Speriamo che presto possa tornare a seguire l’Ospedale e, soprattutto i malati e i feriti!

 Centrafrica, 28 Febbraio 2014  – via mail – h. 14,48

“Eravamo in attesa dei SANGARIS a Bocaranga, e siamo ancora in attesa. Nel frattempo il disordine aumenta in città e altrove. I Babà Ladé di Bang dopo una dura battaglia con gli ANTI e numerose perdite si sono dispersi e hanno parlato di loro nella brousse di Ndim, ma è difficile localizzarli; nella battaglia di Bang è morto anche un “colonnello” degli ANTI e ora sono tutti in desolazione, e li vediamo un pò innervositi. Da due giorni è riapparsa in città una vera GANG di uomini armati fino ai denti anche loro, e hanno fatto scappare il dottore dell’ospedale per minacce. Così anche l’ospedale non chiude ma lavora al minimo, con detrimento dei malati. Abbiamo detto al dottore in partenza che quando arriveranno i SANGARIS lo avvertiamo, così che possa tornare, perché il suo lavoro è oltremodo necessario.

E’ cominciato il periodo più caldo, di giorno sui 35, di notte sui 26 gradi, con umidità in aumento, magari fra quindici giorni piove,chissà! Viaggiamo sempre col mio macinino bucherellato (Nissan Patrol) e riparato, domani sera vado a dormire a NGUTERE il villaggio bruciato dai SELEKA; ma dopo l’aggressione a mano armata che abbiamo subito in missione ho ancora tante paure dentro di me. Saluti”.

Padre CIRILLO da Bocaranga

27 Febbraio 2014 – da journaldebangui

Centrafrica: già 19 i soldati dalla forza di pace  Misca uccisi dal dicembre 2013

Spesso criticata per la sua inefficienza e la sua presunta parzialità, la forza africana paga un prezzo pesante nello svolgimento della propria missione di pace degli Stati dell’Africa Centrale

Sono 19 i soldati uccisi, alcuni con machete, da dicembre, “Sì, il bilancio è pesante”, ha detto il camerunese generale Martin Tumenta Chomu, capo delle operazioni militari Misca, attualmente circa 5.700 uomini forti “ma ogni soldato Pace sa di poter morire per la pace (…). Noi non siamo qui per sfuggire alle responsabilità”. Da parte sua una fonte francese afferma: “Come sempre in questo tipo di intervento, le persone stanno mettendo in discussione l’efficacia delle truppe africane, ma questo discorso è la prova che questi soldati sono dispiegati e sono interposti“. Svolgono il pattugliamento quotidiano con funzionamento tra i soldati francesi Sangaris, i militari africani “pagano il prezzo del sangue. Essi non sono lì a girarsi i pollici”, insiste il generale camerunese. Gli ultimi due morti della Misca sono soldati del contingente ciadiano uccisi Domenica dalle granate nel quartiere Fighter Bangui, la zona più pericolosa della capitale, dove operano molti miliziani anti-balaka.  Secondo il generale Tumenta, sono stati attaccati mentre si trovavano nel quartiere, dove ancora non hanno il diritto di entrare ufficialmente.
© africatime.com Elementi di Misca dispiegati nelle province
I Ciadiani sono obiettivi primari degli attacchi contro la Misca, in quanto sono spesso assimilati dalla popolazione civile ai musulmani e combattenti Seleka, alcuni dei quali provenivano dal Chad. Soldati ciadiani sono stati accusati più volte di collusione con  i Seleka, alimentando la rabbia della popolazione cristiana nei loro confronti. Il Chad ha sempre negato con veemenza tale collusione. Tra i 19 morti ci sono 13 ciadiani, 5 soldati del Congo e Repubblica Democratica del Congo. Da parte loro i 1.600 soldati francesi dell’operazione Sangaris, presto affiancati da 400 unità di rinforzo, hanno registrato a partire dal 6 Dicembre 2013, tre morti – due in combattimento e uno in un incidente stradale.

Febbraio 26, 2014 – 18:45 CENTRAFRICA da misna

CIVILI NELLA MORSA DEI GRUPPI ARMATI, L’SOS DELL’IMAM

 

Circa 15.000 centrafricani, prevalentemente di confessione musulmana, sono circondati e sotto la minaccia diretta di miliziani in diverse località sud-occidentali e nord-occidentali del paese: a lanciate l’allarme è l’Alto commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr). Da Ginevra il portavoce dell’organismo Onu, Adrian Edwards, ha avvertito del rischio di un “nuovo potenziale massacro” soprattutto ai danni della comunità minoritaria musulmana, “la più vulnerabile ed esposta ad attacchi”. Per l’Unhcr “urge rafforzare il dispositivo di sicurezza” con il dispiegamento di un maggior numero di peacekeepers.

Lo stesso appello lo rivolge alla MISNA l’imam Oumar Kobine Layama, presidente della Comunità islamica del Centrafrica, contattattato a Bangui. “La situazione è fuori controllo nelle remote località del nord-ovest e del sud-ovest ma rimane altrettanto esplosiva nella capitale. Violenze, saccheggi e attacchi si verificano ogni giorno nei quartieri settentrionali ma purtroppo ci sono già segnali negativi: altre zone finora più tranquille possono essere trascinate nella spirale di morte e distruzione” denuncia l’imam Layama. “Le nostre due comunità, musulmana e cristiana, vengono bersagliate indiscriminatamente dai gruppi armati (da una parte ex ribelli Seleka e dall’altra le milizie Anti-Balaka, ndr). Siamo tutti sulla stessa barca che sta affondando – prosegue l’interlocutore della MISNA – ma per fortuna siamo ancora fratelli. Attualmente sono i cristiani a proteggere i musulmani, accolti in case, chiese e missioni”.

A questo punto, secondo il leader del comunità islamica, “solo un potenziamento rapido in uomini e mezzi della missione internazionale Misca, da dispiegare su tutto il territorio nazionale ci può salvare”. Compito dei peacekeepers sarà quello di disarmare miliziani, mercenari, ribelli locali e stranieri, ma anche assicurare la sorveglianza dei porosi confini centrafricani. “Se la sicurezza e la stabilità non vengono ristabilite, il Centrafrica diventerà una nuova polveriera per tutta la regione dell’Africa centrale. Nel caos totale gruppi armati estremisti e mercenari di ogni bordo, con interessi economici e agende poco chiare, potrebbero stabilire le proprie basi nel nostro paese” conclude l’imam Layama.

Gli appelli giungono a poche ore dal voto del parlamento francese che ha prorogato il mandato dell’operazione Sangaris oltre la scadenza iniziale di quattro mesi, che si conclude all’inizio di aprile. Riconoscendo le “notevoli difficoltà incontrate sul terreno”, il primo ministro francese Jean-Marc Ayrault ha ribadito la necessità “urgente” che una missione Onu “possa subentrare” in Centrafrica. Parigi ha trasmesso al Consiglio di sicurezza una lista di responsabili centrafricani da sanzionare, tra cui l’ex presidente François Bozizé, destituito lo scorso marzo e esiliato in Benin, alcuni dei suoi figli ma anche capi ex Seleka e Anti-Balaka. Sul fronte giudiziario, è atteso per domani a Bangui il presidente della Commissione internazionale incaricata di indagare sulle violazioni dei diritti umani in Centrafrica. Alla guida della commissione creata lo scorso dicembre dal Consiglio di sicurezza ONU c’è l’avvocato camerunense Bernard Muna, ex vice procuratore del Tribunale penale internazionale per il Rwanda (Tpir).

CENTRAFRICA, 26 FEBBRAIO 20014

A grande maggioranza è stata approvata la proroga per la permanenza dei soldati francesi dell’operazione Sangaris in R.C.A., anche se adesso la Francia deve fare bene i conti dei costi da sostenere. Intanto sono stati fatti i primi nomi dei responsabili di questa tragedia (tra cui Bozizè) proprio per condannarli anche ad un risarcimento economico e il Presidente Hollande farà una breve sosta dal suo viaggio in Nigeria, per fare il punto della situazione con i suoi uomini impegnati sul campo.

Si riuscirà ad ottenere qualcosa in più?

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Nel pomeriggio su misna compare un nuovo articolo, che riprende notizie da noi già divulgate grazie ai contatti diretti con i missionari:

CENTRAFRICA, 25 febbraio  2014 – 16:36 

LA VIOLENZA E LA PAURA: VOCI DALLE MISSIONI

Le rappresaglie e gli assassinii dei militanti Anti-Balaka, i saccheggi e le violenze dei ribelli Seleka. In un alternarsi ciclico e, in apparenza, inarrestabile. Oggi, come confermano testimonianze giunte alle MISNA dalle regioni nord-orientali del paese, la realtà della Repubblica centrafricana è questa.

Alle denunce di cacce all’uomo ed esecuzioni sommarie di presunti Seleka, colpevoli a volte solo di parlare arabo o avere l’accento “sbagliato”, si affiancano i racconti dei missionari cappuccini nella regione dell’Ouham Pendé. “Ci sono stati esplosioni e colpi di arma da fuoco, sentivamo urla, pianti e grida di dolore” scrivono i religiosi della missione di Bocaranga. La loro è la testimonianza dell’arrivo di una colonna di Seleka. Che irrompono nel cortile della missione e nella casa dei religiosi, “sparando all’impazzata e prendendo tutto quello che gli capita a tiro”.

C’è però soprattutto la violenza, contro civili inermi, nel posto sbagliato al momento sbagliato. “Per la donna ferita non c’è stato nulla da fare” scrive padre Cipriano, ricostruendo il tentativo di prestare soccorsi nel cortile della missione e insieme la paura per le voci insistenti di persone uccise e ferite poco distante, “nella savana”.

Stesso dramma a Ngaoundaye, una cittadina di circa 7000 abitanti situata a una ventina di chilometri dal confine con il Ciad e il Camerun. Il racconto di padre Benek comincia dal diffondersi della notizia dell’assalto di Bocaranga. “Decidiamo di trovare rifugio nella foresta – scrive il religioso – ma è troppo tardi. Arrivano le prime motociclette dei Seleka. Che cercano gli Anti-Balaka e non trovandoli si danno subito alla razzia”. Anche qui ci sono spari e intimidazioni. Poi il furto di alcune automobili e il sequestro, per fortuna durato appena un’ora, di un confratello. Drammatica anche la testimonianza di suor Barbara, a Ngaoundaye da quattro anni. “Parlano arabo – racconta – ma sono venuti con una guida che conosce il sango, la lingua nazionale. Chiedono se ci sono Anti-Balaka e gridano che vogliono denaro”. Suor Barbara affronta anche il tema dei rapporti dei Seleka con il Ciad. “Sono solo pedine – sostiene – di un gioco diretto da qualcun altro”. Ma questi giorni sono però anche occasione per riflessioni personali, intime. “Mentre accadevano questi fatti – ricorda suor Barbara – volevo abbandonare la missione. Ho avuto un momento di crisi e volevo scappare. Ma è stato solo un momento”.

Una piccola buona notizia è l’arrivo in settimana di aiuti per profughi e altre persone bisognose raccolti dalla Fondazione Redemptoris Missio. Un contributo che arriva dalla Polonia, il paese d’origine di alcuni dei cappuccini missionari in Centrafrica. Via Camerun, dovrebbero essere consegnati non solo medicinali, antidolorifici o detergenti, ma anche latte e alimenti in polvere.

CENTRAFRICA -25 Febbraio 2014 – h 9:45 da misna

MUSULMANI UCCISI NEL SUD-OVEST, PER ONU “E’ PULIZIA ETNICA”

Almeno una settantina di cittadini musulmani è stata assassinata da miliziani Anti-Balaka che hanno attaccato Guen, remoto villaggio del sud-ovest, costringendo alla fuga altre centinaia di civili. A denunciare l’ultimo massacro ai danni della minoranza religiosa è padre Rigobert Dalongo, un prete cattolico ora rifugiato con 800 persone in una chiesa della località di Carnot, a 100 chilometri di distanza dal villaggio bersagliato dalle milizie di autodifesa. In base alla ricostruzione dei fatti di padre Dalongo, almeno 27 persone sono state brutalmente uccise durante il primo giorno dell’attacco e altre 43 in quello successivo. Un giovane sopravissuto, il 22enne Ibrahim Boubacar, ha raccontato che gli assalitori hanno colpito a morte i suoi due fratelli dopo averli sentire parlare in arabo. Padre Dalongo ha poi precisato che i miliziani “hanno radunato dozzine di abitanti, costringendoli a sdraiarsi per terra, a faccia in giù, prima di spararli uno ad uno”. Se la maggior parte della popolazione di Guen è riuscita a scappare, un numero imprecisato è rimasto nel villaggio, tutt’ora controllato dagli Anti-Balaka. La missione africana di peacekeepers (Misca) e i soldati francesi di Sangaris operativi da quasi tre mesi in Centrafrica per ristabilire l’ordine e proteggere i civili sono soltanto dispiegati a Bangui e in alcuni capoluoghi di provincia.

La situazione rimane altrettanto instabile nella capitale dove da domenica una decina di persone ha perso la vita, tutte di confessione musulmana, tra cui tre militari ciadiani della Misca. Le ultime violenze, attribuite agli Anti-Balaka, si sono verificate nel quartiere Combattant e nei pressi del campo militare di M’Poko. Inoltre i soldati ruandesi sono riusciti a bloccare un tentativo di evasione dal carcere di Boy Rabe di dirigenti Anti-Balaka, arrestati alcuni giorni fa dalla stessa Misca. Da Bria, località al centro del vasto paese, la Rete dei giornalisti per i diritti umani (Rjdh) ha invece denunciato diversi casi di rapimenti notturni e arresti arbitrari, puntando il dito contro gli ex ribelli della coalizione Seleka (a maggioranza musulmana). La popolazione locale, costretta a rimanere in casa, viene aggredita con l’accusa di voler aderire alle milizie Anti-Balaka. Inoltre gli ex Seleka si starebbero vendicando prima del dispiegamento in città dei militari della Misca e di Sangaris.

Oggi decisione del Parlamento francese sul prolungamento dell'operazione Sangaris
Continuano le stragi ai danni dei Musulmani e per riportare all’ordine è necessaria la presenza dei militari francesi, della Misca e dell’UE

A lanciare l’allarme sulla crisi centrafricana è stato l’Alto commissario Onu per i Rifugiati, Antonio Guterres, che ha denunciato “una pulizia etnico-religiosa in atto” nell’ex colonia francese. Per l’alto dirigente Onu, “le violenze interconfessionali stanno cambiando la demografia del paese”, avvertendo che “la divisione di fatto del Centrafrica è ormai un rischio concreto”. La scorsa settimana anche l’organizzazione Amnesty International è giunta alle stesse conclusioni, dopo che dallo scorso dicembre più di 100.000 persone sono scappate da Bangui in direzione del nord-est del paese, dei vicini Ciad e Camerun.

Dall’inizio di dicembre la comunità musulmana centrafricana e straniera è sistematicamente bersagliata dagli Anti-Balaka: moschee, case e attività commerciali vengono attaccate e saccheggiate dai miliziani. Non sono riusciti a fermare le violenze i 5400 soldati della Misca e i 2000 militari francesi ma neanche gli appelli alla pace e alla riconciliazione dei principali capi religiosi centrafricani. A ridimensionare la dinamica dei crimini in atto è stato il generale Francisco Soriano della missione Sangaris, secondo cui “non è una pulizia etnica, ma alcuni gruppi, in questo caso i musulmani, sono messi maggiormente sotto pressione dalle milizie armate”. Proprio oggi il parlamento francese deve votare la proroga della missione Sangaris oltre la scadenza di aprile, dopo la richiesta della presidente di transizione Catherine Samba-Panza di mantenere le truppe straniere fino alle elezioni in agenda per febbraio 2015.

 

Centrafrica, 24 Febbraio 2014

Malgrado le violenze si siano apparentemente ridotte, continuano le uccisioni di civili in particolare musulmani, e anche tre soldati ciadiani sono stati uccisi nel fine settimana a Bangui. Sicuramente verrà approvato il prolungamento dell’intervento francese fino a sei mesi.

Centrafrique : EELV votera la prolongation de l'intervention française, assure Barbara Pompili

Burkina Faso: centrafricani stanno lanciando un grido di angoscia

Da Fonte: Xinhua – 24/02/2014 – journaldebangui.com

Una lettera aperta è stata inviata al Capo dello Stato del Burkina Faso, Blaise Compaoré dal presidente della comunità centrafricana presente in Burkina Faso

I cittadini centrafricani che risiedono in Burkina Faso hanno lanciato un grido di aiuto e soccorso al Presidente Blaise Compaoré di aiuto e soccorso, come risulta da una dichiarazione rilasciata Venerdì a Ouagadougou.  Presenti in numero di 600, la maggior parte dei quali  studenti iscritti nelle università e negli istituti di formazione in Burkina Faso, hanno detto che si trovano ad affrontare problemi di alloggio e cibo a causa della crisi socio-politica nel loro paese, chiedendo di essere sostenuti in questo grave momento che sta attraversando la Repubblica Centrafricana.

Studenti Centrafricani in Burkina Faso, chiedono aiuto al Presidente
A causa della grave crisi del loro Paese non possono più far fronte alle spese per il mantenimento agli studi

Centrafrica, 24 Febbraio 2014

Ricevuto via mail – h. 14,48

“E’ da qualche giorno che non vi scrivo, venerdì scorso ero in uscita col “colabrodo”; sì! Dopo due settimane di bricolage il fuoristrada è partito e sono uscito a provarlo, mi ha riportato a casa. Domani sarò di nuovo fuori su un’altra pista per salutare ancora i miei cristiani, lieti di vedermi ancora vivo.

Di novità non ne ho molte da darvi, siamo in un periodo di stallo; partiti i guerrafondai SELEKA (ne resta sempre un gruppetto nella zona di confine verso Ngaoundaye) restiamo in attesa dei SANGARIS (francesi) che han promesso di tornare per fare base a Bocaranga, ma si prendono il loro tempo e per ora non sono ancora arrivati. Quando arriveranno sarà un inizio di legalità a cui tutta la gente aspira, per ora siamo nelle mani degli ANTIBALAKA che saranno bravi e tutto ma quando esagerano con le loro droghe eccitanti tirano anche sulla propria gente, ma tutto il loro “coraggio” viene da lì e quindi restano un pò incontrollabili. Di autorità amministrative manco l’ombra. A Bangui continua l’esodo dei musulmani, ma finché continuano a circolare SELEKA e musulmani ci sarà sempre tensione. Il male che hanno fatto è stato grande, e ora la società centrafricana ha un gesto di rifiuto che porta alla loro eliminazione fisica, e chi non vuol lasciarci la pelle fa bene ad andarsene anche se vedremmo utile una loro presenza, ma senza armi alla mano. Saluti a tutti”.  Padre CIRILLO da Bocaranga

 Centrafrica, 23 Febbraio 2014

Un nuovo appello è stato lanciato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, affinché venga ristabilita al più presto la pace in Centrafrica. La situazione umanitaria è sempre più critica anche a causa della stagione delle piogge e l’Unicef ha dato un ulteriore allarme sui numeri che riguardano le vittime più colpite dal conflitto, cioè i bambini, sia nel Centrafrica sia nel vicino Sud Sudan.

Cose già note, ma a cui coloro che manovrano la politica e l’economia, pare restino indifferenti.

Mettre un terme au conflit en Centrafrique (Ban Ki moon)
Ban-Ki-moon: “Bisogna dare un termine al confritto in Repubblica Centrafricana”

Centrafrica, 23 febbraio 2014: ancora la notizia di tre uccisioni violente ai danni di musulmani nelle strade di Bangui.  Anche con la presenza dei militari delle forze Misca e Sangaris, la violenza e le esecuzioni personali non si placano. –

Un nuovo volume in uscita per esaminare i fatti che hanno portato, e stanno facendo proseguire, la guerra centrafricana. Interessante notare come il lato culturale (tra letteratura e musica) si sta facendo strada rapidamente per cercare di dare un contributo al di là della risposta violenta (sperando che non si pensi ad un guadagno pure in questo caso!)

Appena pubblicato: Centrale - Storia e Anatomia di una crisi (Edilivre Edition) di Adolphe Pakoua
Dopo. “Pourquoi la guerre?” , ecco un altro libro che affronta la grave situazione in corso in centrafrica
Appena pubblicato: Centrale - Storia e Anatomia di una crisi (Edilivre Edition) di Adolphe Pakoua
Roma, 22 febbraio 2014: un pensiero per chi vive ogni giorno affrontando la guerra

 

Un pensiero da Roma per la Siria, l’Ucraina, il Centrafrica e i tanti altri paesi in cui si stanno svolgendo tuttora guerre insensate e dolorose

Roma: Il Concistoro invita a pregare per i cristiani perseguitati e per la risoluzione dei conflitti

Roma, 21 febbraio 2014 (CIPA), il Papa e i cardinali, in riunione straordinaria per il concistoro sulla famiglia, il 20 e 21 febbraio 2014, hanno pregato per “i molti cristiani in varie parti del mondo, che sono ancora spesso vittime di atti di intolleranza e di persecuzione “. Il Presbiterio ha anche espresso la propria vicinanza alle persone chedevono affrontare  i numerosi conflitti nel mondo, dall’Ucraina alla Siria, passando per la Repubblica Centrafricana.

Centrafrica, 22 Febbraio 2014

Notato già da qualche giorno uno dei figli dell’ex presidente deposto il 24 di marzo dello scorso anno, François Bozizè, aggirarsi nei pressi di Bangui. Da più fonti era stato dichiarato che le armi fornite agli anti-balaka arrivavano proprio da lui.

Due fazioni si fanno strada ora tra le milizie anti-balaka: chi segue le indicazioni della Presidente e del Vescovo, propensi quindi alla collaborazione e al disarmo delle loro truppe  e chi si dissocia, rivendicando il diritto a mantenere alta la guardia finchè tutti i componenti della ex Seleka non saranno precedentemente disarmati.

Centrafrica- Italia, 21 Febbraio 2014: qualche notizia su Hippolyte!

Prendiamo dalla pagina di facebook:  https://www.facebook.com/Hyppolite.Bozoum  su cui avevamo attinto in precedenza, copiando di seguito il testo che si riferisce al 16 Febbraio. La descrizione di questo ragazzo e del suo modo di reagire ricorda tanto Bernard e il suo viaggio in Italia con Flavio (vedi su “Prima che sia troppo tardi” a pag. 53 a 58  dell’ e-book:

 

 “Hyppolite procede benissimo… Ha tanta pazienza, capacità di sopportazione, ed è sbalorditivo, tenendo conto che, per lui, tutto questo è una così grande novità, come stare sulla Luna: è veramente molto coraggioso! Non si lamenta mai e non fa nemmeno un capriccio.. siamo tutti così fieri di lui… abbiamo molto da imparare e lui ci sta insegnando davvero tanto. Oggi gli hanno tolto i drenaggi… domani farà la tac, e forse mercoledì verrà in Liguria.. EVVIVA!!!”

….. Tra tanto male e tanta pioggia,  ….. godiamo di un altro raggio di sole!

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CENTRAFRICA, 21 febbraio, 2014 – h 9:51  INSICUREZZA, BAN KI-MOON CHIEDE DISPIEGAMENTO DI ALTRE TRUPPE

Il dispiegamento rapido in Repubblica Centrafricana di almeno altri 3000 uomini, fra soldati e poliziotti, con l’incarico di ristabilire l’ordine e proteggere i civili, e dotati anche di mezzi aerei per potersi spostare più facilmente lungo un vasto territorio: lo ha chiesto il segretario generale dell’Onu Ban Ki.-moon al Consiglio di sicurezza, ricordando il numero dei militari già presenti sul terreno o previsti, 2000 francesi, circa 6000 africani e fra i 500 e i 1000 europei.

“Ne servono di più, e in fretta” ha detto Ban. Per il segretario del Palazzo di Vetro si tratterebbe di una tappa intermedia in vista dell’invio di una missione di ‘caschi blu’, un’operazione che sia al livello burocratico che logistico richiederà in ogni caso dei mesi. “La popolazione del Centrafrica non può aspettare…Occorre agire ora per evitare un nuovo aggravamento della situazione…Le necessità di sicurezza oltrepassano di molto le capacità delle truppe internazionali dispiegate al momento” ha sottolineato Ban.

Il segretario dell’Onu ha inoltre suggerito che tutte le forze internazionali siano messe sotto un unico commando e abbiano come missione prioritaria tutelare i civili e garantire la distribuzione di aiuti umanitari. Ha proposto di fornire un aiuto logistico e finanziario di 38 milioni alla forza dell’Unione Africana (Misca) per un periodo di sei mesi. Ai paesi donatori ha chiesto di essere più generosi, ricordando che la richiesta di fondi formulata dall’Onu per il 2014 – 551 milioni di dollari – risulta finora coperta solo al 15%, mentre sono almeno due milioni e mezzo i centrafricani che hanno bisogno di aiuto.

Al termine di una visita di due giorni a Bangui anche la responsabile delle operazioni umanitarie dell’Onu, Valerie Amos, ha ritenuto insufficienti le truppe presenti sul terreno, ricordando che il paese ha subito la distruzione totale delle sue istituzioni.

 

Centrafrica, 20 Febbraio 2014 – da journaldebangui.com:

Anche l’Ungheria aderisce alla forza di intervento europea.  Bangassou: uccisi 11 Seleka per un tentativo di saccheggio. 

Berberati: morti e diversi uffici di acquisti di diamanti saccheggiati

 Centrafrica, 20 Febbraio 2014

Circa 15 morti sono stati registrati tra i musulmani della città e tre centri d’acquisto diamanti sono stati saccheggiati e i locali danneggiati 

La città di Berberati, situata a circa 600 km da Bangui e meno di 200 km dal confine orientale del Camerun ha subito violenza nelle sue principali aree di commercio, in particolare il centro città e il quartiere arabo di Poto-Poto. Anti milizie Balaka e una frangia della popolazione della città di Berbérati (West) hanno commesso atti di violenza che hanno causato la morte di circa 15 persone tra i musulmani della città e tre punti di acquisto di diamanti sono stati derubati dei preziosi e danneggiati negli uffici e diverse case distrutte. Intervenuta pattuglia di militari della forza armata Misca a ristabilire l’ordine.
© lesoftonline.net Furto di pietre preziose a Berberati (R.C.A.)

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da misna: CENTRAFRICA -19 febbraio, 2014 – 16:00

SCONTRI NEI PRESSI DELL’AEROPORTO, UNA VOCE DA BANGUI

 “In città la situazione è estremamente tesa. Da ieri pomeriggio miliziani Anti-Balaka hanno cominciato a erigere barricate lungo la strada che conduce all’aeroporto e dove sono basati i militari delle forze Sangaris e Misca. Questa mattina all’alba abbiamo cominciato a sentire colpi d’arma da fuoco e da allora siamo in attesa”: così padre Frederic Nakombo, segretario della Commissione giustizia e Pace al telefono con la MISNA descrive la situazione a Bangui, teatro di nuovi scontri armati.

“Ieri i miliziani hanno attaccato le forze ciadiane della Misca incaricate di scortare i civili musulmani verso la frontiera” racconta il religioso secondo cui “arrivati a Damara, circa 75 chilometri a nord di Bangui, violenti scontri hanno opposto le due fazioni”. Le violenze, la cui notizia si è immediatamente propagata nella capitale, hanno contribuito ad alimentare le tensioni e i primi scontri si sono verificati nel quartiere di Boy-Rabe, nord di Bangui, considerato una roccaforte degli Anti-Balaka.

“Finora i corpi senza vita di 36 persone giacciono all’ospedale comunale, ma altri sono ancora per le strade poiché i combattimenti continuano e non è stato possibile recuperarli” insiste il religioso secondo cui intanto, nei pressi dell’aeroporto, continuano gli scontri a fuoco anche con armi automatiche e granate.

“La gente, soprattutto nei quartieri coinvolti nei disordini resta chiusa in casa e in attesa che la situazione si calmi” osserva l’interlocutore di MISNA.

Per far fronte alla situazione sempre più complessa nel paese, il presidente della transizione Catherine Samba-Panza ha chiesto che l’intervento militare di Parigi sia prolungato fino alle elezioni in agenda per febbraio 2015. La prossima settimana il parlamento francese dovrebbe votare la proroga del mandato della missione Sangaris, oltre la scadenza di aprile.

Centrafrica, Bocaranga . 19-feb-2014 h14.48

ricevuto via mail

ieri nel primo pomeriggio, con un grande svolazzare di elicottero, sono arrivati i SANGARIS, cioè i francesi!

Non avendo altro luogo hanno chiesto di campeggiare alla nostra missione per tre giorni. Sono una ventina con un camion e qualche automezzo blindato, ma non sono qui per combattere. Sono venuti in giro di ricognizione, facendo inchieste sugli avvenimenti precedenti e sul presente, ascoltando tutti e se autorità ci sono si facciano vedere, che loro son ben contenti di avere più chiaro possibile un quadro sulla situazione di Bocaranga e dintorni, perciò sono andati con l’elicottero fino a Ngaoundaye e Bang, di modo che poi i loro capi di Bangui possano decidere in seguito se fare qui una base stabile per rassicurare tutta la nostra zona che ne ha veramente bisogno. Logicamente una eventuale base stabile non sarà alla nostra missione, ma avrebbero già ubicato un posto in città. All’arrivo ieri dell’elicottero migliaia di bambini si son precipitati a vedere quel grande uccello che non avevano mai visto; e grida di giubilo si levavano da una numerosa folla a dare il benvenuto. Anche questo è un segno in via di normalizzazione, ma il disordine è ancora tanto, e così anche le numerose distruzioni. La vita in città fa fatica a riprendere, non c’è più una bottega aperta, e non si sa più dove comprare anche le cose essenziali come il sale; le poche cose disponibil costano il doppio. Il gruppo SELEKA di Mbere non la fa ancora finita, continuano a bruciare villaggi e ammazzare, mentre a Bang ci sono gli ANTI, anche l’edificio della dogana è tutto bruciato, così anche la nostra cappellina di Bang. Saluti.

Padre CIRILLO da Bocaranga

Centrafrica – Ciad -19 febbraio 2014 – h 10:23 CIAD

Presidente Deby chiede all’ONU più truppe per il Centrafrica

Il presidente ciadiano, Idriss Deby, ha chiesto urgentemente alle Nazioni Unite di inviare con urgenza truppe e mezzi a sostegno della Missione africana in Centrafrica (Misca). Durante la conferenza stampa di ieri, in Ndjamena, nella capitale del Ciad con il presidente ad interim della Repubblica Centrafricana Catherine Samba-Panza, Deby ha dichiarato che nonostante le buone intenzioni, la Francia e l’Unione Africana non possono portare avanti la missione per ristabilire la sicurezza nel paese. “Noi abbiamo bisogno di più uomini e mezzi, e questo potrà garantircelo solo le Nazioni Unite”, ha detto il presidente ciadiano.   Attualmente ci sono 2 000 militari francesi e circa 5 400 uomini dell’Unione Africana. Inoltre, l’Unione Europea si è impegnata a inviare più di 600 militari che dovrebbero arrivare a breve nel paese africano.  Nello stesso tempo, Deby ha invitato il presidente ad interim del Centrafrica, la signora Catherine Samba-Panza a dialogare con i miliziani del Seleka.

Diversi momenti della visita della Presidente Cathrine Samba Panza in Ciad: al suo arrivo e in conferenza stampa con il Presidente Idriss Deby.  Ad accoglierla anche un gruppo diconnazionali espatriati in Ciad

 

Esperti delle Nazioni Unite calcolano che per stabilire la pace nel paese occorre per lo meno una presenza di 10 mila unità di peacekeeping. Intanto peggiora la situazione umanitaria delle le centinaia di migliaia di sfollati ospitati in 68 campi, edifici religiosi e scuole della capitale Bangui. A destare maggiore preoccupazione è la sorte dei bambini, “prime vittime dirette e collaterali” delle violenze, ha dichiarato il responsabile dell’Unicef nel paese.

Con l’inizio della stagione delle piogge, condizioni di vita sempre più precarie per chi è sopravissuto in R.C.A. – MsF (Medici senza Frontiere) avvertono che la situazione peggiora di giorno in giorno

 

Anche la Svezia prevede di contribuire a contingente europeo(per ora previsto in 600 uomini i tutto vs i 900-1000 richiesti) a  giugno con 50 uomini.(LaNouvCentrafrique)

La setta di Boko Haram, attraverso un comunicato reso pubblico oggi, dichiara guerra ai Cristiani della Rep.Centrafricana per vendicare gli islamici Seleka uccisi dagli AntiBalaka. Non è chiaro se il sostegno consisterà in forniure di armi o altro (CentrafrLibre), ma si è capito già dalla strage di lunedì scorso, 17 febbraio, che l’odio verso i cristinani non si è placato affatto:

http://www.avvenire.it/mondo/pagine/nigeria-100-cristiani-uccisi-da-boko-haram.aspx

http://www.intelligonews.it/nigeria-strage-di-cristiani-oltre-100-le-vittime/

CENTRAFRICA 18 Febbraio 2014 – Attingiamo dalla raccolta di brevi informazioni provenienti da fonti diverse, inviataci via mail dall’amico Osvaldo Puppin (che tingraziamo!), già presente con la moglie Marina a Bocaranga e a Ngaundaye negli anni precedenti a quelli del volontariato di Flavio, attento osservatore di tutto ciò che accade nel mondo ma con un occhio di riguardo per il Centrafrica.

“Otto vittime (6 civili e 2 ribelli) in scontri tra Misca e AntiBalaka al confine con il Cameroun nel villaggio Cantonnier-BELOKO a ovest di Baboua (Misna), mentre i militari africani (Misca) scortavano il rientro in Cameroun di un convoglio di quasi una ottantina di autocarri che avevano trasportato derrate a Bangui, cui si erano accodati altri mezzi a Bouar (Centrafrique Presse)  –

I soldati hanno dovuto reagire contro un attacco di un gruppo di antibalakas

Michelel Sedibè della Segreteria Generale dell’ONU a Bangui.(Fr24)- In visita per 72 ore a Bangui anche Valerie Amos, coordinatrice degli Aiuti d’Urgenza dell’Onu –

Scissione in vista negli AntiBalaka da parte di gruppi di ’ex’militari che non vogliono più riconoscersi in azioni di saccheggio-banditismo.(Journal de Bangui). –

A Bangui anche una delegazione parlamentare francese che ribadisce la necessità che la UE contribuisca con almeno 900 uomini” (RadioNdekeLuka)

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Finalmente abbiamo ricevuto una mail anche da p. Cipriano!

Era dal giorno “dell’apocalisse” a Bocaranga che non lo sentivamo più e questo breve messaggio (che conferma quanto scritto da p. Cirillo e riportato più sotto) ci fa ben sperare! Inutile dire che siamo tutti con loro e con gli altri missionari in prima linea.
Da Bocaranga – R.C.A.
Date: 2014-02-17 19:57 GMT+01:00 Subject: Notizie
“Questa mattina abbiamo fatto una riunione al nostro Centro Culturale. Hanno partecipato tutti i notabili di Bocaranga, moltissima gente e anche gli Anti-Balaka. E’ stata una riunione molto interessante e costruttiva. Moltissimi gli interventi e molte accuse contro i falsi Anti-Balaka: il responsabile si è scusato e ha domandato perdono per quello che fanno i falsi Anti-Balaka. Ha fissato il numero di quelli che rimaranno per la  sicurezza, gente scelta con segni perticolari per riconoscerli. Gli altri saranno portati alle autorità e puniti. Abbiamo anche parlato di una ripresa economica dopo i disastri. Moltissimo abbiamo insistito per una riconciliazione. Tutti sono rimasti soddisfatti e contenti. Per adesso vi saluto. Pare che domani vengano tre vetture di Militari Francesi……. Ciao!!!”
Cipriano
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Via e-mail – CENTRAFRICA Bocaranga p. Cirillo –17/02/201

“Abbiamo avuto notizia che forse domani vengono i SANGARIS che ormai si sono stabiliti a Bouar con l’incarico di tutto il nord, ma sarà solo un giro di ricognizione per poi in seguito fare i loro programmi. Come vediamo vanno molto lenti, e soprattutto danno tempo agli ANTI di far previa pulizia per non rischiare minimamente. A Bang c’è ancora una sacca di SELEKA che continuano a uccidere, ieri hanno attaccato i villaggetti tra Bang e la Mbere (confine di stato) uccidendo sei persone e portandone via altre. Ma stamattina al nostro centro culturale “Padre Felice Moggia” c’è stata una grande e partecipata riunione tra la popolazione coi notabili, le autorità non ci sono ancora, e gli ANTIBALAKA per trovare un modo di andare avanti dopo la guerra e in attesa delle autorità, soprattutto militari. Così si è potuto cominciare a dialogare per dire grazie agli ANTI ma anche per dire loro di non esagerare coi furti e le sopraffazioni, per non aggiungere dolore a una popolazione già duramente provata. L’unica autorità presente era il sindaco, il quale è stato finora un coniglio nascosto in brousse e tutti gli hanno detto di riprendere le sue funzioni e di riprendere a far funzionare il municipio. Tutto sommato è stata una cosa molto positiva e la popolazione ha potuto ricominciare a parlare senza la minaccia dei fucili. Non è ancora normalizzazione, ma si spera di averla in seguito. Intanto gli ANTI han detto che ora il loro obiettivo resta quel gruppo di SELEKA sui confini e che sperano di eliminarli presto, diversamente diventeranno dei ZARGUINA di cui abbiamo solo brutti ricordi degli anni scorsi. Saluti cordiali”   Padre CIRILLO da Bocaranga

Questa testimonianza conferma quanto pubblicato da misna riguardo la zona di Bouar

da misna: CENTRAFRICA -17/02- febbraio 17, 2014 – 13:09

MILIZIANI ANTI-BALAKA, ARRESTI E SCISSIONI

Ha portato a decine di arresti e al sequestro di armi detenute illegalmente l’operazione congiunta tra soldati francesi e africani attuata nel fine settimana a Bangui, in un tentativo di fermare le violenze delle milizie Anti-Balaka ai danni della popolazione musulmana. Il disarmo forzato dei miliziani, ricercati casa per casa, si è essenzialmente svolto nel quartiere di Boy Rabe, considerato uno dei feudi degli Anti-Balaka nella capitale. All’operazione di sicurezza hanno partecipato 250 uomini tra agenti di polizia e peacekeepers. “Tutti gli individui trovati in possesso di armi e munizioni sono stati identificati e saranno consegnati alla polizia centrafricana” hanno annunciato fonti della missione africana in Centrafrica (Misca). Tra i combattenti arrestati, 11 sono già stati trasferiti al carcere centrale di Bangui; quattro sono alti responsabili degli Anti-Balaka, tra cui i luogotenenti Yvon Konaté e Hervé Ganazoui, accusati di aver reclutato con la forza decine di giovani per costringerli a seminare disordini e violenze.

L’operazione congiunta tra i francesi di Sangaris e le truppe africane della Misca è stata lanciata dopo il mandato spiccato dal procuratore della Repubblica, Ghislain Gresenguet, che sta ricercando i massimi leader della milizia che tiene in scacco Bangui dagli inizi di dicembre. I primi interrogatori dei combattenti arrestati si sono svolti presso la base di Mpoko, sede della Misca; successivamente sono stati consegnati alle autorità giudiziarie locali. E’ invece riuscito a scappare un ricercato eccellente, Patrice Edouard Ngaissona, ex ministro e coordinatore politico delle milizie.

Una anomala processione …..  di anti-balakas, fuori legge e assassini ormai alle strette, che dovranno rendere conto dei crimini commessi tanto quanto i ribelli ex Seleka

L’operazione attuata nel fine settimana ha inoltre fatto emergere una spaccatura all’interno della ‘nebulosa’ Anti-Balaka. Ad annunciare la scissione è stato il capitano Joachim Kokaté, al termine di un incontro col primo ministro di transizione André Nzapayéké. Lo scorso anno Kokaté assieme a decine di militari delle ex forze armate centrafricane (Faca) aveva raggiunto i ranghi degli Anti-Balaka con l’obiettivo dichiarato di cacciare dal paese Michel Djotodia, capo della ribellione Seleka (a maggioranza cristiana, ndr) autrice del colpo di stato del marzo 2013 ai danni dell’allora presidente François Bozizé. “Dal momento che Djotodia ha rassegnato le dimissioni, le armi devono tacere e le esazioni devono finire” ha dichiarato il capitano Kokaté, che ha preso le distanza dall’ala guidata da Ngaissona, assicurando che il gruppo di Anti-Balaka cha rappresenta (numericamente non meglio quantificato, ndr) “è pronto a cooperare con la comunità internazionale per il ritorno della pace”.

La scorsa settimana la presidente di transizione Catherine Samba-Panza aveva annunciato  un’offensiva contro gli Anti-Balaka, accusati di essere “i principali nemici della pace”. Nel suo ultimo rapporto l’organizzazione Amnesty International ha definito gli attacchi dei miliziani come di “pulizia etnica” ai danni dei musulmani (minoritari, tra il 10 e l’11% della popolazione)”. Sabato scorso, il Movimento di liberazione del popolo centrafricano (Mlpc, opposizione) è tornato ad accusare Bozizé di “sostenere gli Anti-Balaka economicamente e materialmente”.

Intanto nel fine settimana i militari francesi hanno svolto le prime operazioni di sicurezza a Bouar, una delle città più instabili del nord-ovest, già teatro di violenze su vasta scala. Tra il 20 e il 22 gennaio scorso in rappresaglie incrociate hanno perso la vita almeno 152 persone. L’obiettivo dei soldati di Sangaris è quello di disarmare gli Anti-Balaka e recuperare armi e munizioni abbandonate dagli ex ribelli Seleka, fuggiti nei paesi vicini. Il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian ha annunciato che l’operazione in Centrafrica durerà più del previsto, con il coinvolgimento di altri 400 uomini dispiegati a Bangui nelle ultime ore.

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Centrafrica, 16 febbraio 2014

Mentre si registra una presa di posizione del capo autoproclamato della milizia anti-balaka, Richard Bejouane, contro le dichiarazioni della presidente di transizione che definiscono illegali a tutti gli effetti le azioni di violenza condotte negli ultimi mesi da questi uomini armati e senza scrupoli, tanto quanto  lo sono quelle dei ribelli della ex Seleka, ci giunge un’altra testimonianza molto toccante.

Si tratta di un padre Gesuita che da poco ha fatto ritorno alla sua Missione di Bangui. Il testo è abbastanza lungo, ma ancora una volta vale la pena soffermarsi qualche minuto per condividere almeno da lontano, la sofferenza di questa povera gente, che si è trovata letteralmente gettata dalla padella alla brace. All’orizzonte non si intravede la schiarita che tutti aspettavamo quando ormai un mese fa era stata eletta Cathrine Samba Panza alla presidenza del Paese e in ballo ci sono fattori intricati che convolgono anche coloro che si ergono a difensori, ma che in realtà hanno innescato la miccia di quest’enorme esplosione.

BANGUI (RCA),   15 febbraio 2014

Via mail da un padre Gesuita collegato ai T.V.C.

 Carissimi, parenti e amici,

Eccomi a Bangui esattamente da tre settimane. Quando ho lasciato l’Italia so che molti si domandavano che cosa ci andavo a fare nell’inferno della Repubblica Centrafricana, scossa da fenomeni di una violenza inaudita. Penso che abbiate capito, ormai, perché sono qui e perché ci tenevo tanto a tornarci.

Cerco di fare il punto con voi.

Per molti mesi era stata la Seleka, il movimento ribelle che aveva preso il potere a Bangui, a maggioranza musulmana, ad infierire sui non musulmani, a saccheggiare i loro beni e ad uccidere gratuitamente persone innocenti.  Poi, a partire dai primi di dicembre, quando i francesi, arrivati nel frattempo, hanno cominciato a disarmare gli uomini della Seleka, sono saltati fuori gli antibalaka, mescolanza di civili che si erano organizzati in gruppi di autodifesa, di ex-militari di Bozizé (il presidente detronizzato) infiltrati per creare disordine e confusione giocando sulla discriminazione religiosa, e di banditi di ogni genere pronti a pescare nel torbido. Gli antibalaka hanno cominciato ad attaccare e a massacrare non solo i militari della Seleka, ma anche i civili musulmani considerati tutti come alleati della Seleka. Si sono prodotti dei fatti assolutamente orribili. Non ne sono stato testimone io stesso, ma coloro che me ne hanno parlato l’hanno fatto con accenti così forti da farmi rabbrividire: persone intercettate sulla strada, semplicemente perché i loro tratti esteriori facevano pensare che fossero musulmani, tagliate a pezzi con machete e armi bianche, bruciati … Qualche volta, anche, fatti estremi di cannibalismo … E’ così che i quartieri dove i musulmani erano poco numerosi, sono stati ripuliti dalla loro presenza. Spesso le loro case e le loro moschee sono state distrutte, bruciate e rase al suolo.

Questo però ha creato dappertutto un clima di insicurezza, perché i quartieri a maggioranza musulmana hanno reagito allo stesso modo, e là dove i musulmani avevano armi se ne servivano per proteggersi e per aggredire. Di conseguenza più della metà degli 800.000 abitanti di Bangui hanno abbandonato le loro case e si sono rifugiati in luoghi considerati come protetti, là dove le truppe africane della MISCA (Mission de Soutien à la Centrafrique), oppure i francesi della missione Sangaris assicuravano una certa presenza. Si è parlato di più di cento mila persone accampate intorno all’aeroporto Mpoko di Bangui, centinaia di migliaia accumulate nelle parrocchie, al vescovado, al seminario maggiore, o negli spazi intorno alle comunità religiose. Molti hanno abbandonato i loro quartieri e hanno raggiunto parenti e amici in quartieri considerati meno esposti. E’ così che una casa dove normalmente c’erano sette o otto persone, si è trovata stracolma di rifugiati, fino a più di cento persone.

E facile immaginare le conseguenze di tali situazioni: assenza di ogni confort anche per bambini e anziani, mancanza di cibo e di acqua pulita, mancanza di medicinali in caso di malattia, condizioni igieniche deplorabili … Quando le prime piogge sono giunte le cose sono peggiorate ancora!

Le case abbandonate sono diventate la preda facile di banditi di ogni risma.  Sono state letteralmente svuotate di tutto, e poi i vandali hanno strappato anche porte e finestre, le lamiere e le travi dei tetti, i cavi elettrici e tutto quanto era commercializzabile.

E’ evidente che la distinzione musulmano/cristiano in questi casi non funzionava più. Una casa abbandonata è una casa abbandonata, chiunque ne sia il proprietario, dunque un luogo per fare bottino.

Molti ciadiani, musulmani e non, per il fatto di essere ciadiani sono stati presi di mira dagli antibalaka. Tra i ribelli della Seleka infatti c’erano molti mercenari ciadiani e i militari ciadiani che facevano parte delle truppe della CEEAC (Communauté Economique des Etats de l’Afrique Centrale), che avrebbero dovuto impedire l’arrivo della Seleka a Bangui,  avevano avuto un comportamenti molto ambiguo, al punto che sono stati accusati di aver fraternizzato con i loro connazionali ribelli. Il Ciad ha mandato aerei e camion per rimpatriare i ciadiani che non si sentivano più sicuri a Bangui, anche se erano nati qui e se non avevano mai vissuto in Ciad.

Dei convogli di musulmani, obbligati a fuggire la minaccia degli antibalaka, sono stati organizzati anche verso il Cameroun e la Nigeria. Degli aerei hanno riportato  a casa senegalesi e maliani.

In concomitanza con tutto questo movimento di gente e apportando ogni volta accenti drammatici, ci giungevano le notizie delle violenze perpetrate dagli uomini della Seleka che stavano risalendo verso nord,  verso il Ciad. Nelle città e nei villaggi che attraversavano, magari per vendicare i loro fratelli che subivano violenze a Bangui, rubavano, distruggevano e uccidevano.

Altre violenze hanno avuto luogo al sud, a circa 200 Km da Bangui …

Ci sono state scene disgustose qui a Bangui, all’uscita della città verso nord. I convogli dei fuggiaschi musulmani, camion stracarichi di cose e di persone, sfilavano tra due ali di popolo che li insultava e, quando dei bagagli cadevano a terra erano subito ghermiti dalla folla. Quand’era una persona che cadeva, non le restava più che di raccomandare la sua anima al buon Dio!

La situazione rimane ancora molto precaria. E’ senz’altro per questo che i francesi hanno deciso di aumentare il loro effettivo di altri quattro cento uomini. L’unione europea si propone di mandare mille uomini in sostegno all’azione dei francesi e a quella delle truppe africane, che dovrebbero pure loro vedere il loro effettivo aumentato.

La recente visita del ministro della difesa francese, che ha circolato per tre giorni nella regione, ha permesso di precisare che l’obiettivo immediato da raggiungere è la neutralizzazione degli antibalaka. C’è anche una volontà affermata di tradurre davanti a un tribunale tutti coloro, Seleka o Antibalaka, che hanno commesso crimini contro i diritti umani.

E le autorità centrafricane in tutto questo? Non saprei ancora apprezzare la loro capacità di promuovere azioni efficaci. E chiaro che non possono agire che appoggiandosi sui contingenti armati stranieri. L’esercito centrafricano non è ancora stato rimesso in piedi e neppure le altre forze di polizia e di gendarmeria.

Se devo essere sincero devo ammettere che non credo molto che le autorità attuali possano ottenere risultati brillanti. Si ha l’impressione che nonostante tutto sono sempre le stesse persone che muovono le leve del potere, anche se in passato non hanno mostrato capacità geniali, anche quando sono state dimesse dalle loro funzioni per grossi errori professionali. Non sono queste le persone nuove che possono condurre a risultati nuovi. Speriamo che mi sbagli e che, fra qualche settimana, vi possa dare un’altra opinione.

 La speranza è alimentata dall’interesse crescente delle istanze internazionali per quanto succede in questo paese. Forse non è tanto la compassione per la sofferenza delle popolazioni centrafricane che motiva quest’interesse, ma la volontà di non lasciare che anche la RCA divenga una nuova Somalia, un nido per islamisti.

Per noi, il motivo della nostra speranza, è proprio l’immensa sofferenza di questo popolo, non solo dei cristiani ma anche dei musulmani e di tutti, qualunque sia la loro religione. Tanta sofferenza non può lasciare indifferente il cuore di Dio. Prima o poi, per la misericordia di Dio, questa passione diventerà redentrice.

 Un caldo abbraccio a tutti.

 P. Dorino Livraghi sj – Communauté Jésuite

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Centrafrica – Via e-mail – Data: 14/02/2014 19.24 Ogg: Padre CIRILLO da Bocaranga

“E’ arrivato adesso da Bouar il Vicario Generale, Padre Mirek, vuol dire che la strada da Bouar a qui è percorribile.

Per strada ha incontrato qualche barriera degli ANTIB. ma ha anche incontrato qualche gruppetto di musulmani pacifici a Bohong e Mbotoga che si erano già riconciliati con la gente del posto per poter restare, e anche questo è un segno positivo.

Da noi a Bocaranga è tranquillo, ma la caccia al musulmano continua, con qualche sporadico sopruso o furto.

La situazione resta critica nel nord zona NGAOUNDAYE dove il gruppo di SELEKA non ciadiani si sono fermati a BANG, zona di frontiera e dogana (una volta!.Ieri a mezzogiorno son arrivati da Paoua due grossi blindati MISCA e hanno depositato un gruppo di ANTI B. a Bang, al che i SELEKA si son dispersi in savana e gli ANTIBALAKAS gli han portato via tutte le loro cose.

I MISCA han continuato verso il mercato di Mbayboum per andare a comprarsi la birra. La notte in arrivo i MISCA non erano ancora di ritorno e gli ANTI per non passare la notte al fronte son rientrati a Ngaoundaye. Alle ore 21 i MISCA erano di ritorno a Ngaoundaye per rientrare a Paoua la notte. Così stamattina i SELEKA erano di nuovo a Bang e gli ANTI a Ngaoundaye.

Operazione militare conclusa con un nulla di fatto, se non quella di aver rifornito di birra il campo MISCA di Paoua.

Se da noi resta ancora confusione aspettando le autorità, chissà quando verranno, la GRANDE BABELE resta BANGUI, dove tutti i giorni ci sono dei morti ammazzati, e la vita politica stenta a riprendersi. Se le cose vanno più a rilento del previsto la colpa è anche un pò dei MISCA e SANGARIS che non disarmano più nessuno, mancando al loro compito per cui erano venuti.

Fanno qualche bel discorso nel tentativo di riconciliazione in un ambiente avvelenatissimo da un anno di soprusi e uccisioni, ma con scarso risultato. Anche per la nuova presidente il lavoro è improbo, ma resta l’unica speranza in un Paese dilaniato e allo sfascio. Cordiali saluti a tutti”.

Padre CIRILLO da Bocaranga

Oggi anche p. Aurelio ha aggiornato il suo blog, con la descrizione di quanto accaduto nell’ultima settimana: http://bozoum.blogspot.it e con foto molto significative, di cui mettiamo un assaggio.

 

Ieri sera (13 Febbraio 2014) nell’edizione del TG2 delle 20,30, mentre tutti erano in souspance, o meglio scandalizzati, per il futuro politico dell’Italia (ormai sempre più … da terzo mondo!) c’è stata l’occasione di vedere almeno un breve servizio sul Centrafrica, aggiornato al mercoledì 5 febbraio, considerando l’immagine della Presidente durante la cerimonia di cui abbiamo riferito anche noi nella medesima data (più sotto).

Non facciamo commenti riguardo le notizie che vengono date sul conflitto (sono stati persino capovolti i ruoli dei Seleka, diventati “cristiani” e degli Anti-Balakas, a loro volta identificati come musulmani) invitandovi a leggere (almeno in parte) ciò che oggi dichiara l’Imam di Bangui (più sotto).

Per vederlo o rivederlo, aprire su:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-38e17aae-ca71-467e-b14c-251435efdc16-tg2.html#p=   e cliccare sopra l’immagine.

da misna: Febbraio 14, 2014 – 18:27 CENTRAFRICA

PARIGI ANNUNCIA INVIO DI ALTRI MILITARI

Parigi ha annunciato l’invio di 400 soldati supplementari in Centrafrica, per rafforzare le fila dell’operazione ‘Sangaris’ portando il numero delle presenze effettive sul terreno a 2000 uomini.

La decisione, presa al termine di un consiglio di difesa dell’Eliseo, risponde alla situazione di caos che regna nella ex colonia dell’Africa centrale dove gli scontri intercomunitari fanno temere l’inizio di un vero e proprio conflitto civile.

Ieri il presidente François Hollande aveva chiamato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon ad “accelerare la preparazione di un’operazione di mantenimento della pace” nel paese. La Francia, che ha combattuto a fianco della forza africana Misca, forte di 6000 uomini, è anche in attesa di rinforzi europei . Tra questi la Romania , Estonia, Lettonia , Spagna, Portogallo e Polonia . In totale l’operazione potrebbe includere 900 soldati, secondo il sito di difesa ‘Bruxelles 2’ .

Intanto, in un’intervista esclusiva al portale francese ‘Le Point’ l’ex presidente centrafricano François Bozizé, rovesciato dai ribelli Seleka e dal comandante in capo Djotodia lo scorso marzo ha dichiarato di temere che il paese sia “sul punto di diventare una nuova Somalia”. Bozizè accusa i vicini del Centrafrica di aver “volontariamente destabilizzato” il paese.

“Eravamo la Svizzera dell’Africa. Un esempio di coesistenza e convivenza tra religioni e culture. Oggi siamo sul punto di diventare come la Somalia” ha detto l’ex capo di stato, secondo cui “L’unica soluzione è di organizzare un dialogo nazionale tra i centrafricani e cacciare dal paese gli invasori e i mercenari del Ciad e del Sudan che ingrossano le fila della Seleka”.

L’ARCIVESCOVO E L’IMAM DI BANGUI CONTINUANO LA LORO

“LOTTA PACIFICA” CONTRO LA GUERRA

  da journaldebangui.com del 14/02/2014 Arcivescovo di Bangui denuncia la brama di potere dietro le stragi

Mons. Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, Giovedi 13 Febbraio ha denunciato la sete di potere che anima coloro che spingono i giovani delle milizie anti-Balaka negli attuali massacri di musulmani in Centrafrica, ribadendo che non si può definire  “un cristiano” chi uccide il fratello. “Si tratta solo di ricerca del potere e dobbiamo avere il coraggio di dirlo apertamente! Essi non lottano per essere più vicini a Dio o per difendere la loro fede. Lottano per il potere. Stanno combattendo per mostrare che uno è il più forte”, così ha detto alla Radio Vaticana, denunciando “politici disonesti” che manipolano i giovani.  “Condanno gli abusi o l’uso della forza come mezzo per acquisire potere. Tutti coloro che si dicono cristiani, e che sono in questo gruppo non deve pensare che in questo modo sono coerenti con la loro fede. Non si può dire che uno è cristiano e uccidere il fratello, bruciarlo, distruggerlo. Non può dirsi cristiano chi insegue il suo fratello”, ha avvertito l’arcivescovo cattolico. “Condanno le atrocità e denuncio anche l’amalgama  che è stata creata attorno a questa situazione. l’imam, il pastore e io, parliamo la stessa lingua. Abbiamo rifiutato di confondere i fatti e chiediamo a coloro che usano e manipolano i giovani di essere responsabili a livello nazionale e internazionale”, ha insistito. a sua volta l’Imam di Bangui Oumar Kobine Layama ha confermato quanto dichiarato dall’Arcivescovo continuando a ricercare gli approcci comuni alla pace.

Da misnaFebbraio 14, 2014 – 8:08 CENTRAFRICA

IMAM LAYAMA, “NON E’ CONFLITTO RELIGIOSO MA LOTTA PER IL POTERE” (1)

Ieri una dozzina di corpi senza vita è stata rinvenuta dai soldati africani della Misca in pieno centro di Bangui, nei pressi di una caserma che fino a poche settimane fa ha servito da base agli ex ribelli Seleka. Da Nzakoum, villaggio al confine col Ciad, fonti missionarie hanno denunciato alla MISNA il recente massacro di una ventina di civili durante la fuga dei Seleka nel paese vicino. Nel frattempo continua l’esodo di migliaia di musulmani – cittadini centrafricani e stranieri – per scampare a saccheggi, attacchi mirati e linciaggi che, secondo Amnesty International, non sono altro che “una pulizia etnica” da parte delle milizie Anti-Balaka. Onu e ong internazionali hanno inoltre lanciato l’allarme per il crollo degli stock di cereali e l’aumento dei prezzi del cibo che stanno trascinando il paese verso la carestia. Non ha fine il dramma in atto nel cuore dell’Africa centrale, potenzialmente ricco di risorse naturali e minerarie ma sprofondato nel totale caos dal colpo di stato del marzo 2013 della Seleka, coalizione per lo più costituita da sudanesi e ciadiani di confessione musulmana. Alla MISNA l’imam Oumar Kobine Layama, presidente della Comunità islamica del Centrafrica, propone la sua chiave di lettura della crisi che sta minando anche i fragili equilibri regionali e affida un appello pressante a tutte le parti coinvolte.

Amnesty International ha denunciato “una pulizia etnica” mentre per l’Onu “sono riuniti tutti gli ingredienti per un genocidio”. E’ proprio così?

Alla luce delle violenze in atto dallo scorso dicembre direi che purtroppo la realtà sul terreno è molto vicina  a queste definizioni. Ha un senso parlare di pulizia etnica anche se bisogna essere attenti al peso delle parole e alla loro eventuale strumentalizzazione da ogni parte. Chiaramente l’obiettivo degli Anti-Balaka è quello di cacciare dal territorio nazionale i musulmani centrafricani e gli stranieri stabiliti da tempo nel nostro paese. Siamo in una logica di vendetta che viene attuata con linciaggi, attacchi mirati, furti e saccheggi di abitazioni e attività commerciali di proprietà della minoranza (i musulmani sono l’11% della popolazione). Invece dallo scorso maggio a novembre le principali vittime sono state i cristiani (l’80%).  In entrambi i casi, ma ancora di più nell’ultimo periodo, sono stati presi di mira gli edifici religiosi. Attraverso il paese centinaia di moschee sono state distrutte ma anche numerose chiese e missioni saccheggiate.

 Quindi si può parlare di conflitto interreligioso che contrappone cristiani e musulmani? Sono in tanti ad aver dato questa lettura dalla crisi centrafricana…

E’ invece no: questa è una lettura errata oltre che pericolosa, purtroppo rilanciata da numerosi media e osservatori. Da mesi noi leader religiosi centrafricani – anche cristiani e protestanti – riuniti in una piattaforma interconfessionale denunciamo questa escalation di violenze commesse da ribelli, milizie e mercenari che non fanno altro che strumentalizzare la religione e si presentano come difensori di una comunità o di un’altra. Come si fa a uccidere in nome della religione? E’ un non senso! In realtà questi usurpano la fede soltanto per raggiungere i propri fini politici, per la conquista del potere politico ed economico. Come sempre a pagare il prezzo più alto sono civili innocenti. Lo scorso anno soprattutto i cristiani e da due mesi a questa parte i musulmani. E’ importante chiarire l’identità dei due principali gruppi che hanno messo il paese a terra. Da una parte gli ex Seleka che sono una coalizione eteroclita di vecchie ribellioni centrafricane, di ciadiani, maliani e altre nazionalità stabilite da decenni nel nostro paese oltre che mercenari stranieri. Dall’altra le milizie Anti-Balaka verso le quali sono confluiti ex soldati delle Forze armate centrafricane (Faca), sostenitori dell’ex presidente Bozizé ma anche uomini stanchi dei soprusi inflitti dalla Seleka. Bisogna essere attenti nel fare un amalgama sbagliata oltre che dannosa. Da mesi non ci stanchiamo di ripeterlo: seppur a maggioranza musulmana l’ex ribellione Seleka non è stata sostenuta dalla popolazione musulmana centrafricana. La stessa equazione vale per gli Anti-Balaka: non sono tutti cristiani e sono sempre più impopolari in seno alla comunità cristiana. Prima di allora abbiamo sempre convissuto nella fratellanza, nella serenità e nel rispetto reciproco.

Febbraio 14, 2014 – 8:16 CENTRAFRICA

IMAM LAYAMA, “SPEGNERE L’INCENDIO CON L’AIUTO DI TUTTI” (2)

Di ritorno da una ‘missione’ diplomatica che lo ha portato in Europa e negli Stati Uniti con l’arcivescovo di Bangui, l’imam Oumar Kobine Layama racconta alla MISNA della sua convivenza oltre che collaborazione con monsignor Dieudonné Nzapalainga per il bene del loro paese. Il presidente della Comunità islamica del Centrafrica sollecita il sostegno e la solidarietà dei vicini e della comunità internazionale per mettere la parola fine alla crisi e per ricostruire una nazione a terra.

Dall’offensiva degli Anti-Balaka su Bangui, due mesi fa, lei vive nella casa dell’arcivescovo monsignor Dieudonné Nzapalainga…

Ho accettato ben volentieri e da subito la sua ospitalità. Questa è l’essenza stessa delle nostre religioni basate sulla fratellanza, sulla tolleranza e la convivenza pacifica. Il fatto che io imam sia stabilito in casa dell’arcivescovo e che tanti cristiani abbiano aperto la porta ai fratelli musulmani vuole essere un messaggio forte rivolto a quei ribelli e milizie senza scrupoli che strumentalizzano la religione, minando le fondamenta stesse del nostro vivere insieme per costruire un futuro sostenibile e di prosperità per il Centrafrica. Insieme leader cristiani, protestanti e musulmani facciamo fronte comune per lottare contro questa carneficina che causa profonde ferite fisiche e psicologiche. Organizziamo campagne di sensibilizzazione e tavole di dialogo per impedire un’ulteriore distruzione del nostro tessuto sociale e avviarci positivamente verso una vera riconciliazione nazionale. Piattaforme interreligiose sono già state costituite a Bangui, Bria, Bangassou, Gambari e in altre remote località. Speriamo che alla fine i nostri sforzi abbiano la meglio sulle armi.

Oggi quali sono le principali minacce che ipotecano il futuro del suo paese?

L’urgenza da risolvere si chiama Anti-Balaka, attualmente prima minaccia alla pace e primo ostacolo al ritorno della sicurezza e la stabilità. Le milizie fuorilegge vanno disarmate così come tutte quelle altre forze negative – ribelli, ex combattenti e mercenari stranieri – che hanno fatto sprofondare il Centrafrica nel caos, hanno distrutto infrastrutture, beni pubblici e privati ma soprattutto ucciso migliaia di innocenti e costretti altre decine di migliaia alla fuga. Una volta per tutte vanno sconfitti tutti quei nemici del Centrafrica che servono soltanto i propri interessi con agende poco chiare e cercano di ottenere ad ogni costo la propria fetta di torta politica ed economica. Il potere e le risorse centrafricane fanno gola a molti…

Cosa si aspetta dalla comunità regionale ed internazionale?

C’è un proverbio comune a molti paesi africani che dice: “Se brucia la casa del tuo vicino si incendierà anche la tua. Quindi non aspettare che le fiamme la raggiungano ma spegni il fuoco quanto prima”. Ci auguriamo che le nazioni vicine dell’Africa centrale possano avere un ruolo positivo nello spegnere le fiamme e nel ricostruire la casa centrafricana. L’Unione Africana che ha il comando della Misca deve raddoppiare gli sforzi per potenziare la missione con la speranza che in tempi brevissimi possa passare sotto la direzione dell’Onu. Urge dispiegare le truppe Misca e quelle francesi di Sangaris all’interno del paese. Ma servono più uomini e più mezzi per ristabilire l’ordine su un territorio vastissimo. Speriamo che i paesi occidentali che ancora esitano a dare il proprio contributo possano avere uno slancio di solidarietà per venire in nostro soccorso, per liberarci dalla sofferenza e tornare a vivere nella pace. Ora come ora la nazione è a terra: non ci sono forze armate nazionali, non c’è più amministrazione, non c’è sicurezza e serve assistenza umanitaria. Il ponte aereo inaugurato due giorni fa tra Douala e Bangui per consegnare cibo al nostro paese è un’ottima notizia ma per allontanare lo spettro della carestia urge dare ai contadini sementi, fertilizzanti affinché possano tornare a coltivare la terra, unico modo per far ripartire la macchina agricola ferma da troppi mesi. In questo momento, quello che preme è la salvezza e il benessere della popolazione. A mio parere importa fino a un certo punto capire se gli interventi di alcuni paesi in Centrafrica  siano motivati da interessi politici, diplomatici ed economici.

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CENTRAFRICA -12/02 h22:55 Bangui. Scoperta in campo militare fossa comune con decine di cadaveri, vittime dei Saleka.

Ministro Esteri Francese Drian:”Nessuno accetterà la divisione del Paese!”- Presidente SambaPanza: “E’ necessario ‘scendere in guerra’ contro gli Anti-Balaka.” – Amnesty International e HCR (Onu) denunciano pulizia etnica contro Peuls e Mbororo nell’Ovest. (Fr24).

Terza visita del Ministro degli Esteri francese in Repubblica Centrafricana

Apriamo gli aggiornamenti del 13 Febbraio con una buona notizia, perchè Hippolyte non solo è arrivato in Italia, a Bologna per la precisione, ma è stato anche già operato in data di ieri (12 Febbraio 2014). Vi rimandiamo quindi agli articoli sull’Home page.

Il Presidente condanna l’assassinio del consigliere Jean Emmanuel Ndjaraoua

Sébastien Lamba / Acap  da journaldebangui.com 12 Febbraio 2014

La dichiarazione è stata rilasciata a Bangui dal portavoce, Clement Anicet-Guiyama Massogo

La presidente della Repubblica Centrafricana ha fortemente condannato l’assassinio vile e atroce del 46enne Consigliere Nazionale di Transizione, Jean Emmanuel Ndjaraoua, avvenuto Domenica 9 febbraio. “Questo omicidio segue quello dei suoi due figli e si aggiunge, purtroppo, alla lista delle persone che pagano con la vita il loro impegno a difendere la propria opinione e, quindi, a cercare di contribuire alla soluzione della crisi Centrafricana in ogni modo“, ha aggiunto il portavoce della presidenza, Clément-Anicet Guiyama Massogo. Il Consiglio nazionale di transizione lancia un appello forte alla popolazione, affinchè tutti  diano il loro  pieno sostegno alle autorità nazionali per porre fine a questa spirale di violenza.

 Il Consiglio Nazionale di Transizione, in questa  dolorosa circostanza, porge di cuore ai suoi genitori le condoglianze, per questo degno figlio del Paese che è caduto per la causa della pace
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Già ieri, 11 febbraio 2014, avevamo ricevuto il comunicato stampa dalla redazione della O.N.G. INTERSOS,  www.intersos.org , con la notizia di un primo aereo atterrato a Bangui, all’interno del piano di aiuti umanitari previsti con la partecipazione del Ministero degli Affari Esteri del Governo italiano.

Non si tratta ancora dell’invio con il quale anche il materiale da noi raccolto arriverà a destinazione, perchè è in procinto di partire non più da Roma, ma dalla base dell’aereonautica di Brindisi, insieme a quello di tante altre piccole Associazioni come la nostra, però non possiamo che essere lieti di questi primi arrivi che dimostrano la volontà di reagire e di collaborare per riportare il Centrafrica sulla via della pace.

primo cargo in arrivo a Bangui

PRIMO CARICO DI AIUTI ALIMENTARI A BANGUI

Da misna del 12 febbraio 2014 – h. 16,20

Un primo aereo cargo con a bordo 80 tonnellate di riso è atterrato all’aeroporto di Bangui e il carico verrà distribuito a 150.000 persone bisognose di aiuto: lo ha annunciato il portavoce del Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) Alexis Masciarelli, precisando che saranno effettuati 24 viaggi al giorno tra la capitale centrafricana la città camerunense di Douala. Secondo l’agenzia Onu, a oggi un milione e 300.000 abitanti, circa un quarto della popolazione, necessitano di assistenza alimentare. Nove centrafricani su dieci, del resto, consumano solo un pasto al giorno.

L’apertura del ponte aereo è stata resa necessaria dal calo delle riserve alimentari del Pam a Bangui, stimate in meno di 120 tonnellate. Ieri diverse organizzazioni non governative hanno avvertito che l’ex colonia francese è a rischio carestia in conseguenza del blocco delle consegne di cibo in provenienza dai paesi confinanti. L’insicurezza diffusa tiene trasportatori e commercianti lontani dal territorio centrafricano. Ad aggravare ulteriormente la crisi, che si manifesta già con un netto aumento dei prezzi, sono saccheggi e distruzioni su vasta scala da parte delle milizie Anti-Balaka ai danni dei negozi dei musulmani, sia centrafricani che stranieri, in prima linea nel settore alimentare. Al di là degli aiuti urgenti il conflitto armato in atto da quasi un anno ha tenuto agricoltori e piccoli contadini lontani dalle terre, riducendo la produzione di cereali a livelli molto bassi.

Altro motivo di preoccupazione è l’escalation di violenza, sistematica e quotidiana, nei confronti della comunità musulmana minoritaria nel paese. “Andremo in guerra contro gli Anti-Balaka. Hanno perso il senso della loro missione iniziale (di contrasto all’ex coalizione ribelle Seleka, ndr). Ora sono i miliziani a uccidere, rubare e saccheggiare. Devono smetterla” ha detto la presidente Catherine Samba-Panza in un discorso in lingua sango, pronunciato oggi a Mbaiki (80 km a sud-ovest da Bangui) in presenza del ministro francese della Difesa Jean-Yves Le Drian. “Non penso che le violenze siano un’epurazione su base confessionale o etnica ma piuttosto conseguenza di un problema di insicurezza generalizzata” ha aggiunto la presidente centrafricana. Le parole della Samba-Panza sono state una risposta al rapporto diffuso poche ore prima dall’organizzazione Amnesty International, che denuncia “una pulizia etnica” in atto nel paese dell’Africa centrale.

Nelle ultime ore autorità politiche francesi, comandanti dell’operazione Sangaris e ufficiali delle truppe africane della missione Misca hanno alzato i toni contro gli Anti-Balaka, minacciando “l’uso della forza per contrastare le milizie di autodifesa”. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha paventato il rischio di una “suddivisione del territorio centrafricano” come conseguenza diretta della “crescente animosità tra cristiani (l’80% della popolazione, ndr) e musulmani (il 10%, ndr)”. Uno scenario escluso dalla Samba-Panza, che ha ribadito che “il Centrafrica è sempre stato laico e unito”.

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Più sotto avevamo inserito una testimonianza drammatica ricevuta in ligua francese, sui fatti accaduti nei pressi di Ngaoundaye, dove era stata fatta una strage, per lo più di donne e bambini. Oggi 12 febbraio, grazie ad una cara amica, abbiamo pubblicato la traduzione. Per leggere andare all’11 Febbraio 2014

Giorni fa, inoltre, avevamo dato la notizia di una decina di camion con gli aiuti umanitari, finalmente sbloccati dal Cemeroun e fatti entrare a Bangui. Ecco il video (in due parti) in cui viene ripresa quest’operazione di “recupero”, dal quale si possono constatare le condizioni tragiche in cui si trova la Repubblica Centrafricana:

http://www.journaldebangui.com/article.php?aid=6152

Da una mail ricevuta il 12 Febbraio 2014 Da: Dennis Agbenyadzi (vescovo di Berberati) inviato: Monday, February 10, 2014 – 11:19 PM Ogg.: triste nouvelle  (triste notizia) Balao, (Ciao!)

A partire dalla tarda mattinata, la città è stata invasa da gruppi di anti-balaka provenienti da Bouar, Bossangoa, Bozoum, Carnot, etc…. che hanno iniziato ad incendiare le case e i negozi dei musulmani nel quartiere Poto-Poto. E’ con dispiacere che noi viviamo questo avvenimento perchè, dall’avvento dei Seleka non avevamo ancora conosciuto una spaccatura tra cristiani e musulmani.

Verso  sera siamo venuti a conoscenza della morte di almeno sei persone.

Tuttavia abbiamo ricevuto un piccolo contingente della forza Africana MISCA. Si sono stabiliti al vescovado, per proteggere i musulmani che vi si sono rifugiati. Con la loro presenza siamo un po’ rassicurati, anche se gruppi molto aggressivi di anti-balaka minacciano di attaccare l’episcopato.

Sto cercando di contrattare con il capitano che dirige le truppe perchè domani possano andare a cercare degli altri musulmani che sono nella città.

Vi raccomando di ricordarci nelle vostre preghiere.

Uniti dal legame dell’Eucaristia

Dennis

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CENTRAFRICA -11/02 h23:15– L’ ONU, nella persona di BanKiMoon sollecita UE ad un pronto dispiegamento delle truppe promesse per contrastare le violenze nel Paese.(Fr24).

Ricevuto oggi, 11 Febbraio 2014 Centrafrica, Bocaranga10/02/2014 14.37

“Stamattina domenica abbiamo fatto la Messa di orario alle 8,30 con la chiesa quasi piena, buon segno di normalizzazione, ma non ancora completo. Dopo la Messa i saluti fuori erano di un rinnovato calore fraterno.

A Ngaoundaye stiamo ancora aspettando che gli ANTIBALAKA con APRD facciano rientrare l’ultimo gruppetto che esita in RCA continuando a fare disastri. Abbiamo avuto qualche eco anche dei disastri commessi sull’asse di Mann dalla colonna di ciadiani in ritirata;confermo dopo la visita dei missionari di Ngaoundaye a NZAKUM l’eccidio di 22 persone,la più parte donne e bambini“. Saluti p. CIRILLO da Bocaranga
La strage a cui si riferisce p. Cirillo, è avvenuta nei giorni precedenti nei pressi di Ngaoundaye. Ne abbiamo ricevuto una descrizione inviata da un padre Cappuccino polacco, in francese, ma grazie ad una cara amica riusciamo  ad inserire la traduzione in italiano per cui possiamo capire ancora meglio quanto sia tragica la situazione: “Chi non è fuggito è stato ucciso. Un massacro a Nzakoun, l’8 febbraio 2014 tra l’una e le due del mattino: Ho avuto l’idea Sono le 5 del mattino, l’8 febbraio a Ngaoundaye. Mi sono svegliato velocemente e sono andato alla nostra missione nel centro città. A causa del pericolo, è un po’ che non dormiamo laggiù. Dopo qualche ora, ho avuto l’idea di andare a visitare il villaggio Nzakoun. Si trova a 14 km dalla nostra missione. Ho chiesto al mio curato e guardiano (che è centrafricano) se era possibile che andassi fino al villaggio. Mi manifesta il suo accordo e parte con me. Abbiamo preso in prestito una moto e siamo partiti. Sulla strada, abbiamo visto un ponte completamente distrutto, poi un gruppo di Anti Seleka che avanza verso di noi. Quando hanno visto la moto che andava verso di loro, sono fuggiti nella savana Avevano veramente paura mentre si trattava solo di noi…… due frati. Immaginate a che punto la gente qui è spaventata. Al minimo rumore di macchina o di moto, bisogna fuggire. Dopo 40 minuti, siamo arrivati sul posto. La gente del villaggio sembrava sorpresa di vederci. Erano diffidenti. Quando ci hanno riconosciuto, abbiamo cominciato a parlare. E’ durato un’ora Il 3 febbraio, nella notte (verso mezzanotte) 15 moto e 16 macchine riempite di gente con armi sono venute verso il villaggio. Fin dal loro ingresso nel villaggio, hanno cominciato a sparare in aria. Quelli che hanno sentito i colpi, si sono messi a correre in tutti le direzioni per salvarsi. Il panico diventa incontrollabile. Quelli che non hanno avuto il tempo di fuggire sono stati uccisi in modo crudele …….  I Seleka sono entrati in ogni casa, e non appena vedevano qualcuno, lo uccidevano senza pietà. Il 4 febbraio,  tra l’una e le due del mattino, i Seleka hanno ucciso 22 persone: 8 uomini, 14 donne (c’erano 5 ragazzini 4 ragazzine). Ho visto le case dove sono stati uccisi. Nella prima, tre persone, nella seconda cinque e nella terza sei. Le pallottole sono rimaste nei corpi e i bossoli  erano posati per terra… Forse la gente aspetta che li raccolga e che li mostri a tutto il mondo. Sono la testimonianza di ciò che si è verificato qui. Nelle case, si poteva sentire l’odore del sangue, del sangue che è rimasto sui muri, il pavimento e le pietre. Visione d’orrore. I vestiti gettati dappertutto e le mosche. La gente del villaggio cercava una persona anziana, che è scomparsa. Probabilmente era fuggita nella savana oppure si era nascosta. Nessuna donna è stata violentata. Allora perché, per la maggior parte, sono state donne ad essere state uccise? Forse le donne non corrono altrettanto velocemente? O forse hanno avuto troppa paura e quindi non hanno lasciato la loro casa? Sono rimaste con i loro figli e hanno pregato affinché i Seleka non entrassero in casa loro…, purtroppo sono entrati. Questo orrore è durato tutta la notte. I Seleka hanno sparato senza sosta. Tra le vittime, c’è anche il direttore della scuola che è rimasto dul posto pensando che aveva il potere di proteggere gli altri. Non è stato risparmiato. I corpi sono rimasti fino a mercoledì, quando i Seleka hanno lasciato il villaggio. La gente che è tornata dopo non riesce a credere a ciò che ha visto. Pentola I morti sono stati messi nelle tombe nei diversi luoghi. Abbiamo visto due tombe. Una dove c’erano quattro persone poi l’altra, quella del direttore della scuola. Sulle tombe, la gente del villaggio mette le pentole, che dicono quante persone ci sono nelle tombe. Passando vicino, abbiamo sentito chiaramente l’odore dei corpi che si decompongono. 25 case bruciate Ci sono 25 case che sono state bruciate. In queste case, la gente aveva tutto: soldi, letti, cibo, moto e qualsiasi oggetto inportante e di valore nella loro vita è stato bruciato. Hanno perso tutto…. Il villaggio dove di solito ci sono 3 500 persone è stato svuotato. Tutti, per proteggere la loro vita, si sono nascosti nella savana. I Seleka hanno visitato tutte le case e rubato tutti gli animali, i vestiti,le scarpe e distruggono tutto ciò che non riescono a rubare. Perché non avete cercato di comunicare con noi? Attraversando il villaggio, ho fatto alla gente questa domanda: “Hanno preso tutto! Non abbiamo più i telefoni, il panico è stato enorme, abbiamo avuto paura e soprattutto nessuno ci ha protetto! Siamo rimasti soli!” E ho una risposta à quelli che si chiedono perché siamo lì!! Una lettera di seleka, 4 febbraio Il martedì, un generale di Seleka ha mandato una lettera (ho sempre questa lettera) alla gente del villaggio. Ha detto che il mercoledì passeranno per il villaggio per andare in Tchad. Nella sua lettera, ha rassicurato che passeranno in pace, senza violenza e senza usare armi. Alla fine, sono passati e hanno bruciato sei case a Ngaoundaye. Di che cosa abbiamo bisogno nei giorni futuri? Non abbiamo medicinali, la farmacia e tutto ciò che c’era dentro è stato bruciato. Le donne incinte partoriscono fuori, nella savana! E’ molto pericoloso! Le nostre case sono state distrutte, vogliamo ricostruirle prima che cominci la stagione delle piogge (mese di maggio). Non abbiamo più i nostri vestiti e i mezzi di trasporto. Hanno rubato il nostro generatore elettrico, il cibo e i nostri raccolti quindi non abbiamo niente da mangiare.  Tre comunità insieme Nel nostro villaggio, ci sono tre comunità che vivono nel dialogo: la chiesa cattolica, la chiesa dei frati e la comunità di Dio. Non abbiamo mai avuto conflitti. Viviamo come fratelli e sorelle. Niente da aggiungere  Qualcuno del villaggio mi ha detto “Grazie! Grazie di essere venuto, grazie di esserci! Dal passaggio dei Seleka, nessuno è venuto a trovarci, ad aiutarci! Nessuno ci ha chiesto come ci sentiamo, come stiamo! Non possediamo nessuna sicurezza e l’assicurazione che andrà meglio! Che i Seleka non torneranno più! Un grande grazie a voi!” Ho aggiunto queste poche parole:” Se non c’è  l’esercito, nessuno può proteggervi! Siete obbligati ad organizzarvi, a fare qualcosa affinché nessuno senza lavoro muoia. Pensate a informarvi su tutto ciò che succede nel villaggio. Se non avete più telefono, cercate di mandarci qualcuno a piedi per informarci che siete in pericolo. Non rimate a casa a riflettere e pensare. La cosa migliore è cominciare ad occuparsi di come come si può fare per ricostruire le case, il centro medico, per occuparvi di coloro che vi sono vicini. Bisogna che si resti  insieme in questa disgrazia e questa tristezza. La vita deve continuare. Che Dio vi protegga! Parliamo di voi a tutto il mondo  per chiedere aiuto. Prima di tutto medicinali sperando che il resto venga in seguito”. Frate Benoit Paczka OFMcap Per la grave situazione del Centrafrica di cui si parla più sotto, vedi anche da misna dell’11 Febbraio 2014: http://www.misna.org/altro/violenze-e-musulmani-in-fuga-rischio-carestia-11-02-2014-813.html

Repubblica Centrafricana: le milizie anti-Balaka  sono fuori legge e rappresentano ora i veri nemici della pace

da fonte: AFP – journaldebangui.com10 Febbraio 2014

Secondo il generale Soriano, comandante della forza militare Sangaris, “non dobbiamo limitarci ad assistere, ma dar loro la caccia per ciò che sono, cioè dei banditi fuori legge”

I miliziani anti-Balaka, accusati di molteplici abusi contro le popolazioni musulmane, sono diventati i principali nemici della pace e stanno per essere cacciato per quello che sono: fuori legge e banditi , ha detto oggi il generale Francisco Soriano, comandante delle forze francesi Sangaris. Coloro che si definiscono “anti-Balaka” sono diventati i principali nemici della pace in Africa centrale, “sono loro che stanno stigmatizzando le comunità, sono quelli che attaccano le forze Sangaris”, ha insistito il generale francese, nel corso di un incontro pubblico a Bangui con i leader religiosi chiave del paese. Rispondendo su un possibile confinamento degli appartenenti alla milizia anti-Balaka incalzato dal coordinatore politico Patrice Edouard Ngaïssona, il Generale Soriano ha detto: Questo è quello che chiamano “anti-Balaka” ? Chi è il loro capo? Qual è il loro messaggio politico? Qual è la loro catena di comando? Nessuno sa niente. Si tratta di una nebulosa, non è in grado di presentare un volto reale , ha detto. Spingendo ad un confinamento si darebbe un’identità ad un gruppo, invece finora sono solo dei banditi che probabilmente appartenevano alle fila dell’esercito di Bozizè e ora si stanno vendicando contro i musulmani e vogliono destabilizzare ancora di più questo paese.

© AP Photo illustrazione immagine senza commenti nelle strade di Bangui

Negli anni ’90 gli anti-balaka erano i guardiani dei villaggi, quelli che proteggevano dai Sarkina (ribelli precedenti), ora sono solo dei delinquenti senza scrupoli.

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Centrafrica, Bangui: dieci persone uccise in un fine settimana nel quartiere n. 5 

da  journaldebangui.com e altri media – 10 Febbraio 2014

Il comandante della Misca, il camerunese generale Martin Tumenta Chomua, ha minacciato i gruppi armati di usare la forza per fermare le uccisioni ad ogni costo

Un calmo disagio regna in questo momento nella capitale dopo l’intervento militare della Misca e di Sangaris che controllano la zona. Secondo i testimoni, l’assassino è un musulmano che ha ucciso cinque cristiani con la sua arma, secondo altri testimoni, l’esplosione della violenza è scoppiata Sabato sera vicino al municipio del 5° arrondissement, nel centro della città, con cinque persone uccise in circostanze non chiare, poi altri tre in scontri interreligiosi, e il nono secondo i testimoni, dai soldati della forza di Unione Centrafricana (Misca),  In totale, dieci persone sono state uccise Domenica 9 febbraio nella città di Bangui, con la conseguente uccisione di un parlamentare. Nelle ultime settimane, il distretto 5 ° distretto è divenuto teatro di violenze e saccheggi, diverse persone sono state uccise in continui “regolamenti di conti”, nel cercare i colpevoli e giustiziarli sommariamente in modo diretto, anche in una specie di esaltazione collettiva.

© AFP I parenti di due delle 10 persone uccise nel 5 ° arrondissement di Bangui
 

Repubblica Centrafricana: un consigliere nazionale assassinato a Bangui

da fonte: france24.com – 10 febbraio 2014

Jean-Emmanuel Ndjaroua ucciso ieri a Bangui e la vigilia della sua morte aveva tenuto un duro discorso contro la violenza indiscriminata a danno dei misulmani, interrogando il governo sul clima di violenza persistente 

Jean-Emmanuel Ndjaroua, membro del Consiglio nazionale di transizione (CNT) della R.C.A., è stato ucciso ieri, Domenica 9 febbraio nel pomeriggio mentre si trovava in strada, nel 4 ° arrondissement di Bangui, presso la sede della Lega Centrafricana per i diritti umani. Secondo diversi testimoni e secondo i parenti della vittima, è accaduto mentre era  a bordo di una moto per arrivare a casa sua, quando alcuni uomini armati gli hanno sparato otto volte a distanza ravvicinata, Il giorno precedente, aveva tenuto  un notevole discorso  davanti al parlamento provvisorio, condannando con forza il clima di insicurezza persistente nella capitale e aveva fortemente messo in discussione il Primo Ministro circa la violenza subita da parte di cittadini “cosmopoliti” di diversi paesi, vale a dire i musulmani. L’uomo, che rappresenta la provincia di Haute-Kotto in Bria, orientale dell’Africa centrale, , secondo un collega del  Cnt, aveva perso due settimane fa due dei suoi figli, assassinati tra Sibut e Damara a nord di Bangui.

Brazzaville: la prima visita di Caterina Samba Panza all’estero

da fonte: AFP – 10 Febbraio 2014 – journaldebangui.com

“Con gratitudine e dovere di gratitudine verso coloro che ci hanno sostenuto e ci ha aiutato a risolvere questa crisi”, ha iniziato così il proprio intervento

Catherine Samba Panza è arrivata Sabato scorso a Brazzaville per la sua prima visita all’estero dopo la sua nomina a capo del suo paese. La  Presidente di transizione della R.C.A., è stata accolta all’aeroporto di Kinshasa alle 11:30 (10:30 GMT), dal presidente Denis Sassou Nguesso, mediatore nella crisi dell’Africa centrale. “La scelta di Brazzaville, mia prima uscita ufficiale, è un simbolo forte a cui volevo dare significato“, ha detto la signora Samba Panza alla stampa. ” In segno di gratitudine e il dovere di gratitudine “, ha iniziato,  “verso coloro che ci hanno sostenuto e ci stanno aiutando a risolvere questa crisi “,  ha aggiunto riferendosi ai militari  congolesi (almeno sei)  morti durante lo svolgiomento della missione in Africa Centrale.

© ACAP-cf.info incontro tra la signora Catherine Samba-Panza e Denis Sassou Nguesso del Congo
Madame Panza ha avuto un colloquio a tu per tu  con il presidente Sassou nel pomeriggio e ha trascorso la notte a Brazzaville (capitale della Repubblica Dempocratica del Congo) prima di ripartire la Domenica mattina.
In Africa centrale, ” la situazione è molto difficile in termini di sicurezza. Sul fronte umanitario, la situazione è critica “, ha detto. Nonostante la presenza di soldati francesi (“operazione Sangaris”) e Misca, la forza dell’Unione africana in Africa centrale, continua a prevalere in questo paese una situazione di estrema violenza con scontri interreligiosi inediti e linciaggi ogni giorno nella capitale e senza dubbio altrove, per questo c’è la necessità della presenza militare in modo continuativo per ristabilire l’ordine e la sicurezza.  Con un migliaio di soldati in Africa Centrale, la Repubblica del Congo è il maggior contribuente alla forza dei paesi Misca.

Centrafrica: ONU chiede un’inchiesta sugli incidenti del 5 Febbraio 2014 a Bangui

da journaldebangui.com e altri media – 7 Febbraio 2014

Un uomo sospettato di essere un ribelle Seleka era stato picchiato a morte dai soldati, fatto a brandelli e dato alle fiamme al termine di una cerimonia solenne in cui la Presidente poneva ufficialmente la propria fiducia nelle forze armate nazionali.

Il Rappresentante Speciale del Segretario Generale per la Repubblica Centrafricana, Babacar Gaye, ha dichiarato  “non ammissibili”, gli incidenti di giovedì, che hanno avuto luogo a margine di una cerimonia a Bangui, in cui si dava il via alla rinascita dell’esercito nazionale. “Ho avuto, in diverse occasioni, l’opportunità di richiamare l’attenzione delle élite e dell’opinione pubblica sulla necessità di evitare l’esplosione di violenza indiscriminata e inutile a cui stiamo assistendo oggi. E i risultati della violenza sono nella lacerazione del tessuto sociale, un disorientamento senza precedenti in questo paese”, ha affermato Gaye nel corso di una conferenza stampa a Bangui. “Accolgo con favore a tale riguardo la volontà del presidente. Ma gli incidenti che sono seguiti alla sua visita per la rimobilizzazione delle Forze Armate dell’Africa Centrale (FACA) sono inaccettabili “, ha aggiunto Mr. Gaye: “Sono episodi che devono essere indagati e puniti in maniera esemplare, perchè costituiscono un’emergenza che dà luogo ad una catena criminale”.
© ACAP-cf.info Il Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite,
il generale Babacar Guaye
 

Bangui: ministro della Difesa francese arriva nella capitale Centrafricana

da journaldebangui– 2014/02/07

Jean-Yves Le Drian eseguirà dal 9 febbraio una “tournée” in Africa Centrale che lo porterà prima a N’Djamena e Brazzaville

 

Il ministro sarà N’Djamena Domenica, Lunedi e Martedì nella Repubblica del Congo e a Bangui il Mercoledì 12 Febbraio. Questa sarà la sua terza visita in R.C.A. dall’inizio di dicembre, per i Sangaris  militari operativi francesi che dovrebbero stabilizzare il paese. A Bangui, Le Drian si incontrerà con la Presidente della transizione centrale Catherine Samba Panza. Il ministro francese ha anche stimato ieri Giovedi 6 febbraio una proroga del mandato delle forze francesi nell’Africa centrale approvato dalle Nazioni Unite, oltre il “probabile” periodo iniziale di sei mesi: “Noi abbiamo un mandato delle Nazioni Unite per sei mesi. Successivamente, è rinnovabile. Bisogna che, alla fine della storia, ci sia una missione delle Nazioni Unite medesime, vale a dire che le forze di pace (i caschi blu) agiscano, altrimenti questo paese, che è soggetto a regolari atrocità da troppo tempo, potrebbe cadere ancor più nel caos ed è molto pericoloso per un paese in Africa centrale in prossimità di aree ad alto rischio come il Sahel, il Corno d’Africa e Great Lakes, che potrebbero collassare “, ha detto il ministro.

 

© africatime.com Jean Yves Le Drian e generale Sorano in una visita precedente in R.C.A.

Ultimi aggiornamenti da Bocaranga: dal 07/02/2014 h 14.50 scendendo fino al 04/02/2014  in cui si parla anche di quanto da noi riportato nelle medesime date, riguardo ciò che è successo a Bangui e anche altrove.

Padre CIRILLO da Bocaranga

“Non vorrei annoiarvi coi miei discorsi un po’ monotoni, ma da ieri a oggi sul fronte di Bocaranga non c’è nessuna novità di rilievo, gli ANTIBALAKA controllano la città, stamattina giorno di mercato erano particolarmente presenti sul posto, capirete che anche loro hanno fame. La Nissan sventagliata di colpi (o meglio ciò che resta di essa) dopo tre giorni di lavoro non vuol partire, vuol dire che ci resta ancora e solo una bici. Sul fronte di Ngaoundaye, Cipriano a mezzogiorno ha detto che la maggior parte di ciadiani son partiti, rimarrebbe un gruppo più piccolo, ma non si sa bene. Padri e Suore restano al centro culturale fuori paese, ma avendo la dispensa saccheggiata devono mangiare tuberi di manioca (pangabà). A Bangui ieri hanno fatto il giuramento, sì han parlato di giuramento, i FACA (Forces Arméés Centra Africaines) richiamati e raccogliticci dopo la dispersione, ma invece dei soliti settemila si son ritrovati davanti diecimila, ma dovran fare una selezione e formazione. Sotto gli occhi delle telecamare i militari stessi ne hanno ucciso uno come traditore e fatto a pezzi. La guerra civile che continua sotto gli occhi dei SANGARIS e MISCA! in tutto il paese c’è la caccia ai Musulmani e Mbororò, e finchè non se ne saranno andati tutti la tensione in tutto il Centrafrica resta alta. Saluti”

Data: 06/02/2014 18.27  

“Da ieri a oggi nessuna novità di rilievo. La situazione resta tesa con scontri che non saprei precisare nella zona nord, NGAOUNDAYE e dintorni.

Si sente dire di 25 morti a Nzakoum; si sente dire che questi SELEKA vanno e vengono dal Ciad, che un loro camion sarebbe ritornato da Bitoy (Ciad) per saccheggiare gran quantità di fagioli a MANN e rientrare in Ciad per rivenderli.

Insomma, pare che non se ne vogliano andare e nessuno interviene, le popolazioni civili sono alla loro mercé, ma i MISCA cosa fanno? stanno a guardare? Si sente dire che si stiano muovendo gli ANTIBALAKA, ma sicuramente non c’è proporzione di armamento. E il Ciad, come sempre, si lecca i baffi. Cari saluti.

Data: 05/02/2014 14.54  

“Siamo sempre con l’orecchio teso verso NGAOUNDAYE. Da noi a Bocaranga siamo assai tranquilli, e per non lasciarci prendere dallo sconforto cerchiamo di darci da fare manualmente. P.Roberto con la bici rimastaci continua a fare giri in città salutando la gente e i partigiani che pattugliano, intanto sente quello che si dice e si fa fra la gente. Abbiamo cominciato a smontare la NISSAN Patrol sventagliata di colpi nella speranza di poterla far partire, il motore è buono, i danni sono a livello di cabina sterzo e portiere, che però pur senza vetri chiudono. Da quello che abbiamo potuto sapere la colonna di SELEKA che erano fermi sulla montagna (Nzakoum) sono tornati indietro perché attaccati con quattro morti, quindi son ripassati indietro verso Bang, si sente dire di qualche morto civile quà e là ma è difficile sapere cose precise, così anche dei danni sull’asse di MANN.  I confratelli di Ngaoundaye sono in brousse, a mezzogiorno Roberto li ha sentiti al telefono, andavano velocemente alla missione per prendere qualcosa da magiare e ripartire in brousse. In zona sud è abbastanza tranquillo, a Baoro e Bossemtele hanno ancora rifugiati alla missione, si temono vendette incrociate, per cui esitano a rientrare al villaggio, ma di SELEKA non dovrebbero essercene più. Saluti a tutti voi e non dimenticateci.”

Data: 04/02/2014 h 14.55  

“Se al sud per ora siamo tranquilli, a NGAOUNDAYE notte di fuoco. Se i primi l’altra notte son passati in incognita, i successivi di questa notte e di oggi sparano molto e anche qualche colpo di BAZOOKA che deve aver incendiato qualche casa nel villaggio. Ma è difficile costatare i danni e sapere chi sono. Di sicuro sono parte di quella colonna passata da noi domenica mattina senza colpo ferire. Si dice che siano SELEKA non ciadiani e respinti alla frontiera di Bang, per cui ripiegano su Paoua. A mezzogiorno abbiamo avuto un contatto telefonico coi frati di Ngaoundaye, e ci han detto che loro e le suore sono ritirati al centro culturale fuori paese. Che questa colonna erano fermi sulla montagna al villaggio di NZAKOUM senza benzina, e avevano mandato il capo di quel villaggio a cercar carburanti e a negoziare un transito pacifico coi partigiani.  Di più non ne so, vedremo di sapere il seguito. Da Bouar ci hanno fatto sapere che oggi cominciavano a transitare dal Cameroun i primi camion di alimentari accompagnati dai MISCA; immagino che siano per Bangui perché là il bisogno è immenso. 

Noi stiamo bene e continuiamo a “leccarci le ferite”, la gente molto guardinga rientra piano piano, abbiamo i partigiani che ci proteggono, ma non ispirano molta fiducia. Ciao, a presto”.

 

CENTRAFRICA – CIAD -07/02/2014 h23:30 – Ex seleka ciadiani verranno perseguiti penalmente dalla giustizia ciadiana.(Fr24)

CENTRAFRICA -07/02/2014  “Crimini gravi commessi in Centrafrica saranno oggetto di un esame preliminare” in vista dell’apertura di un’inchiesta ufficiale: lo ha annunciato il procuratore generale della Corte Penale Internazionale (C.P.I.), con sede all’Aia. “La situazione tragica della popolazione civile centrafrica è andata deteriorandosi. Presumibilmente sono stati commessi crimini sui quali la Cpi è competente” ha precisato il magistrato gambiano Fatou Bensouda. A N’Djamena la giustizia ciadiana ha invece annunciato l’apertura di un procedimento a carico dei mercenari ciadiani ex membri o sostenitori della coalizione ribelle Seleka, autrice di un colpo di stato a Bangui nel marzo 2013 e responsabile di grave violenze e violazioni dei diritti umani nel vicino Centrafrica.

  CENTRAFRICA, 7 Febbraio 2014 – h 17:23

MUSULMANI IN FUGA, ACCUSE AI SOLDATI CIADIANI

da misna

“Ancora oggi prosegue l’esodo forzato di cittadini centrafricani di confessione musulmana e di civili di altre nazionalità. Lasciano la capitale a bordo di macchine, di camion scortati dai soldati della Misca e di Sangaris ma anche con voli aerei. Purtroppo i recenti sviluppi politici positivi non fermano violenze ed esazioni”: Lo dice alla MISNA padre Dieu Béni Mbanga, cancelliere dell’arcivescovado di Bangui. Da Ginevra l’Alto Commissariato O.N.U. per i Rifugiati (Unhcr/Acnur) ha riferito che circa 9000 persone, per lo più musulmane, sono fuggite dal Centrafrica negli ultimi dieci giorni. Più della metà sono centrafricani mentre gli altri, soprattutto donne e bambini, sono ciadiani, camerunensi, maliani e nigeriani. L’ACNUR lancia l’allarme per l’arrivo in massa di rifugiati a Kentzou (est del Camerun), dove l’agenzia O.N.U. sta allestendo un centro di accoglienza. Nella sola Kentzou sono stati registrati 20.000 rifugiati, ospitati da parenti, amici, nelle moschee e in accampamenti di fortuna che sorgono per strada. Prima della crisi in atto da quasi un anno a Bangui, 92.000 centrafricani erano già rifugiati nel paese confinante. Stessa situazione di emergenza umanitaria si è creata in Repubblica Democratica del Congo dove, secondo dati ACNUR, il flusso si sta intensificando negli ultimi giorni e i profughi sono più di 60.000.

L’esodo forzato dei centrafricani di confessione musulmana e il rimpatrio verso il paese di origine di altri africani riguarda anche le città di Bossangoa e Bouca, nell’ovest del Centrafrica. Gli operatori umanitari, tra cui Medici senza frontiere (Msf), denunciano un clima di “violenza inaudita”, di “odio” e di “incitamento ad uccidere” da parte di alcuni gruppi armati, chiedendo alla comunità internazionale “un maggior coinvolgimento a tutela delle popolazioni”. Fonti di stampa hanno riferito che stamattina a Bangui un uomo caduto da un camion scortato da truppe ciadiane della Misca è stato linciato dalla folla mentre un altro convoglio è stato attaccato da miliziani Anti-Balaka (a maggioranza cristiana), successivamente dispersi dalla forza africana.

Intanto una pesante condanna è giunta dalla piattaforma dei leader religiosi centrafricani, in un paese a maggioranza cristiana (80%) con una componente minoritaria musulmana (10%) e animista (10%). “Denunciamo le violenze commesse in nome della religione così come la loro strumentalizzazione a fini politici. Si cerca di imporre una guerra religiosa a un popolo che ha sempre vissuto in armonia” ha dichiarato l’arcivescovo di Bangui, monsignor Dieudonné Nzapalainga. “C’è sempre stata coesione tra la gente. Non c’è alcun motivo per trascinare la religione in un conflitto puramente politico” ha fatto eco l’imam Oumar Kobine Layama, presidente del Comitato islamico del Centrafrica. Dal canto suo il pastore Nicolas Guerekoyame, rappresentante delle Chiese protestanti, ha auspicato una “soluzione celere al coinvolgimento diretto negativo del Ciad nel conflitto centrafricano, causa principale di caos sul piano umanitario e della sicurezza”.

Un’accusa nella stessa direzione è stata formulata anche dal Consiglio nazionale di transizione (Cnt, parlamento provvisorio) riunito a Bangui per una sessione straordinaria dedicata alla sicurezza e al perdurare delle violenze, che negli ultimi giorni si sono manifestate anche nelle città di Dékoa, Boda, Kaga-Bandoro, Berberati, M’Baiki e Mbata. Al centro del dibattito parlamentare c’è la questione dell’operatività delle Forze armate centrafricane (Faca) e il ritiro delle truppe ciadiane dalla Misca accusate di violenze e violazioni ai danni dei civili, di esazioni durante le operazioni di rimpatrio ma anche di complicità con gli ex ribelli Seleka (a maggioranza musulmana).

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E non mancano pericoli anche per chi cerca di mettersi in salvo durante questi esodi – sempre da journaldebangui.com

Bangui, 7 Febbraio 2014 – h 15:48 – Un secondo musulmano è stato ucciso in pochi giorni, questa volta anche senza l’accusa di essere un ex ribelle (come accaduto il mercoledì 5 febbraiovedi più sotto)

Un convoglio di camion e taxi con a bordo  civili musulmani stavano transitando a Est di Bangui tra gli insulti dei residenti, quando un uomo è caduto dal veicolo ed è stato linciato da una folla inferocita.

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Per fare un quadro della situazione anche più al nord di Bangui, ci avvaliamo ancora una volta della testimonianza di p. Aurelio (foto in http://Bozoum.blogspot.it)

Centrafrica, Bozoum Giovedi e Venerdì 6 e 7 febbraio 2014

Partenze e … partenze!

Grazie alla partenza (irresponsabile) dei militari della MISCA e alla mancanza di forze dell’ordine, abbiamo “diritto” a due notti di spari, che si ripetono anche durante il giorno …     Il mercato è pieno di cose, verdura e prodotti agricoli, ma ci sono pochi acquirenti! la partenza dei musulmani e dei Peul (Mbororò) avrà gravi conseguenze. Già i prezzi dei prodotti importati (sapone, carburante, olio, sale, zucchero) sono aumentati dal 50 al 100 %  mentre la vendita dei prodotti agricoli si fa difficile, per mancanza di clienti. Ci sono decine di giovani con le armi in città. Li  chiamo, e qualche volta riesco a  farli partire, a volte la loro reazione è forte: sostengono che sono armati per prevenire ladri e saccheggiatori (e spesso sono loro stessi i  ladri …) o pretendono  di essere pagati (da chi? E dopo tutto il saccheggio che hanno fatto ?) . Su una moto vedo tre persone, di cui due armate di fucili. Li fermo, li rimprovero  e poi a quello in mezzo chiedo l’età. Mi risponde: 14 anni! Gli ho detto di scendere e ho confiscato i suoi bastoni… Giovedi mattina vado a 10 km, Bata, a visitare le scuole e portare cibo . Andiamo avanti lentamente. E a volte non si sa nemmeno se andiamo indietro o avanti! Certo, l’assenza di qualsiasi autorità civile o militare non rende le cose più facili. Unica soluzione: il risveglio della consapevolezza e della responsabilità da parte degli abitanti!

Lunedì 3 febbraio 2014 Notte abbastanza tranquilla, malgrado i fuochi.

Le scuole pubbliche sono chiuse e un maestro e alcuni alunni della scuola della Missione cattolica sono minacciati da un anti balaka, ancora numerosi in città, con fucili, machete…  Verso le 8 scendo in città, facciamo una riunione con la Misca, OCHA, e Medici senza Frontiere e, dopo, ne facciamo un’altra con 4 capi degli antibalaka…

Ci sono delle spiegazioni, da una parte e dall’altra e la discussione è buona e franca ma, verso le 9,30 dobbiamo fermarci perché si sentono degli spari…  In effetti, gli antibalaka hanno attaccato la zona dove i 2500 tra musulmani e Mbororo sono rifugiati… Malgrado la protezione della MISCA (tra cui 3 militari feriti) ci sarà un morto e 14 feriti, di cui uno grave. I feriti sono stati colpiti da arma da fuoco, machete e anche da granate (di cui una rimasta inesplosa…).

Verso le 13 la situazione sembra più calma e alle 15 vado a vedere il luogo dove si trovano i Musulmani…  Nel pomeriggio non ci saranno più spari… vedremo!

Ma … nonostante gli spari e il caos , ci sono anche delle buone notizie! Hippolyte è partito da Bozoum per Bangui! Hippolyte, un ragazzo che è paralizzato dalla vita in giù da quasi  4 anni, ha bisogno di cure. E finalmente oggi abbiamo la possibilità, attraverso MSF, di metterlo sull’aereo della Croce Rossa che lo accompagnerà a Bangui, da dove dovrebbe partire Sabato 8 febbraio per  Bologna (Italia) …

p. Aurelio – Bozoum

Qui è d’obbligo fare il riferimento al pezzo registrato da Tarcisio Mazzeo, in cui si parlava proprio di questo ragazzo. Ci sono voluti degli anni e tanta pazienza (nell’intevista Hippolyte lo dice con un sorriso che lui è un bambino paziente!), ma finalmente il suo sogno si sta avverando! Ed è già un miracolo che lui riesca a partire e che si sia potuti arrivare a questo malgrado le condizioni in cui si sta trovando il Centrafrica, ormai da quasi un anno!

Per vedere il servizio andato in onda sul settimanale del TG il 12/01/2014, utilizzare il programma apposito oppure Google Crome e cliccare sul link che trovate anche sul relativo articolo dell’home page:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2d2ef65d-50dd-407d-96dd-57e961d96095.html#p=

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Se non per la pietà umana ed il buon senso civile, si potrà sperare nella pace per rimettere in sesto l’economia di tutta la diaspora centrafricana!

Camerun / Centrafrica: miliardi di perdite a causa del conflitto in  corso

da journaldebangui.com – APA – 6 Febbraio 2014

Secondo una stima dell’ Ufficio Camerunense del Libero Trasporto via Terra (Bureau of Land Management Freight Camerun – BGFT) circa 4 miliardi di FCFA sono persi ogni mese

Secondo BGFT, se prendiamo in considerazione solo i movimenti del Camerun verso il paese vicino, perdite secche sono stimate in 2,5 miliardi di franchi CFA al mese. Se a questo si aggiunge il problema del parcheggio, nella consapevolezza che la sosta di un camion è 1000 000 franchi CFA al giorno, che è di circa 1,2 miliardi di franchi CFA per 400 veicoli attualmente bloccati a Garoua Boulai (Est) al confine con la Repubblica Centrafricana  (1 euro equivale a circa 650 franchi CFA, che è la valuta utilizzata in tutta la zona). Questi ritardi hanno provocato la perdita di alcuni prodotti, compresi i prodotti alimentari, alcuni dei quali richiedono migliori condizioni condizionata.
© gabonview
La guerra non produce altro che perdite, in tutti i sensi!
Gli utili sono solo per i commercianti di armi e di droga!
In totale, la crisi dell’Africa Centrale continua a provocare enormi carenze dell’economia camerunese, con perdite stimate in 3,7 miliardi di franchi CFA al mese. Questa è l’origine della riduzione dei movimenti dei veicoli tra i due paesi, generalmente stimato in 1.300 movimenti all’anno. Inoltre, per quasi due mesi, tra 400 e 450 autocarri, rimorchi e semirimorchi sono parcheggiati al confine, questi camionisti che temono per la loro vita attendono per la sicurezza di essere “accettati” in Centrafrica prima di continuare il loro viaggio in un paese dove più di 500.000 sfollati affrontano la fame. In BGFT, si spera “avere una sorta di corridoio umanitario fornito da tutte le organizzazioni internazionali in Repubblica Centrafricana”.

CENTRAFRICA –06/02/2014 – Sabato prossimo, 8 febbraio  la presidente di transizione Catherine Samba-Panza incontrerà a Brazzaville Denis Sassou Nguesso, capo di Stato della Repubblica del Congo nonché mediatore per la crisi centrafricana. Per Samba-Panza, eletta alla guida del paese il mese scorso, sarà il primo viaggio all’estero.

CENTRAFRICA -05/02/2014 – h23:40-Bangui; nuovi orari coprifuoco dalle 20 alle 5.(Fr24).…

Centrafrica, 5 febbraio 2014 :  il Presidente confida nella speranza di riportare al più presto la pace tra il suo popolo, mentre subito dopo quest’affermazione, al termine della cerimonia, un feroce atto di violenza viene perpetrato sotto gli occhi dei militari e di centinaia di persone (leggi anche più sotto).

Bangui: Sig.ra Samba Panza rinnova la propria fiducia alle forze della FACA

da  journaldebangui.com

Lo ha confermato durante una cerimonia di fronte alle forze armate, nel 2 ° arrondissement  di Bangui

Il Presidente di transizione dell’Africa centrale, Catherine Samba Panza, ha dimostrato il suo orgoglio nel vedere elementi delle Forze Armate Centr’Africane (FACA) rispondere alla sua chiamata per rinforzare l’esercito, dicendo di basarsi su di loro per ristabilire l’ordine e la sicurezza del paese almeno entro la metà del mese. « Il mio appello è stato ascoltato, molti sono presenti “, ha osservato il presidente di transizione e comandante supremo,  “e hanno risposto all’appello lanciato la settimana scorsa in cui chiedevo a tutte le Forze Armate Centr’Africane di uscire fuori dai loro nascondigli e farsi registrare per aumentare le unità impegnate a ristabilire la pace”. Questa affermazione è stata pronunciata durante una cerimonia di fronte alle forze armate che ha avuto luogo oggi, Mercoledì 5 febbraio, nel parco della Scuola Nazionale di Amministrazione e Magistratura (ENAM), nel 2 ° arrondissement di Bangui, seguita dalla considerazione che sarebbe impensabile riuscire a realizzare questo senza gli accordi con l’O.N.U. e l’Unione Europea  e senza l’aiuto dei contingenti internazionali già presenti in R.C.A. e di quelli per cui è previsto l’invio a breve termine.
© ACAP-cf.info truppe passate in rassegna dal Presidente a Bangui
Vedi anche: http://www.journaldebangui.com/article.php?aid=6102 , in cui c’è una foto “allucinante” di quanto accaduto … sotto gli occhi di un sacco di gente!!  
E LA STESSA NOTIZIA RIPORTATA ANCHE DA FONTE MISNA ……CHE PERO’ SPIEGA L’ANTECEDENTE DEL GIORNO PRIMA.

CENTRAFRICA – 5 Febbraio 2014 – h14:33 BANGUI: MILITARI UCCIDONO EX RIBELLE, “DERIVE PERICOLOSE” da misna

 “La situazione a Bangui è tesa, come nel resto del paese. Ieri, durante una cerimonia ufficiale, soldati dell’esercito regolare hanno prelevato un uomo accusato di essere un ex ribelle Seleka e lo hanno ucciso davanti a migliaia di persone”: fonti della Caritas di Bangui riferiscono così alla MISNA della situazione nella capitale a poco più di due settimane dall’elezione della presidente Catherine Samba Panza che non sembra però aver riportato la calma nel paese.

tensione sempre molto alta a Bangui – R.C.A.

Martedì, secondo quanto riferiscono le medesime fonti – anonime per motivi di sicurezza – uomini della Seleka avevano prelevato e ucciso un militare, membro della scorta ad un generale dello Stato Maggiore dell’esercito. “Tra i soldati c’era molta agitazione e nonostante gli appelli alla calma è successo quello che è successo. I disordini sono durati una mezz’ora, poi la situazione è tornata alla normalità” raccontano.

Secondo la stampa locale alla cerimonia in questione, a cui aveva partecipato la presidente della transizione, erano presenti militari della forza francese Sangaris e della Missione internazionale Misca. Questi ultimi sarebbero intervenuti per disperdere la folla dopo il linciaggio, sparando lacrimogeni e colpi d’arma da fuoco in aria.

“Questa mattina inoltre, il portale al Wihda riferisce di un’imboscata tesa da gruppi di ‘Anti-Balaka’ ai danni di un contingente delle forze armate ciadiane (parte della Misca, ndr) alla periferia di Bangui. Negli scontri che ne sono succeduti si sarebbero riportate diverse vittime tra cui il colonnello dell’esercito ciadiano Zakaria Chogar.

“Il sentimento di odio nei confronti dei ciadiani – molti ex ribelli Seleka provenivano dal Ciad – si riflette sulle loro truppe di stanza nel paese. Ma anche tra i civili la situazione è tesa e proseguono gli attacchi ai danni dei musulmani, percepiti come coloro che hanno sostenuto e aiutato i ribelli” osserva l’interlocutore di MISNA.

Nonostante gli appelli dei leader cristiani e musulmani, infatti, gli episodi di violenze settarie non accennano a diminuire e alimentano sempre nuove tensioni tra gli abitanti. “Purtroppo – osservano i testimoni – questa deriva si nutre delle manipolazioni di politici senza scrupoli, che costituiranno una minaccia alla sicurezza del paese fino a quando non sarà avviata e portata a termine una vasta operazione di disarmo, anche tra i civili”.

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CENTRAFRICA -04/02/2014 h23:28 – ONU sta rendendo operativo l’aiuto umanitario con voli quotidiani garantiti da un  ponte aereo Douala-Bangui per supplire alla carenza di cibo.(Fr24)

Centrafrica, 4 Febbraio 2014 – Per avere un quadro più completo della grave situazione Centrafricana, con immagini molto dure e violente che testimoniano visivamente l’enormità della tragedia descritta da chi si trova sul luogo, scaricare e poi aprire: Lanterna Missionaria 01/2014  – N.B: ESSENDO UN DOCUMENTO “PESANTE” BISOGNA AVERE PAZIENZA PERCHE’ OCCORRE ASPETTARE ALCUNI MINUTI PER IL CARICAMENTO.

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Dopo i gravi fatti di Bocaranga e Nagaoundaye e le testimonianze dei missionari fatte “girare”, ecco che il Governo di Varsavia si muove in favore dei propri compatrioti.

 

Centrafrica: i missionari polacchi verranno fatti rientrare, se …

Da fonte: AFP –  4 Febbraio 2014  – journaldebangui.com

Prima che la violenza continui, il Ministero degli Affari Esteri a Varsavia ha offerto l’evacuazione ai missionari cattolici di cittadinanza polacca.

La violenza continua a far tremare nella Repubblica Centrafricana. ” Siamo in contatto con i missionari. Noi offriamo loro uno sbocco entro una quindicina di giorni, che è, a nostro avviso, l’unico modo efficace per aiutarli “, ha detto il portavoce del ministero, Marcin Wojciechowski. Una missione Ngaoundaye (nord-ovest), dove le suore e frati polacchi Cappuccini che , in particolare, hanno cura dei bambini e dei disabili, sono stati il bersaglio di un attacco da parte di musulmani ex-combattenti Seleka, secondo la agenzia di stampa polacca PAP.
© africatime.com portavoce del ministero, Marcin Wojciechowski
Un totale di 36 missionari polacchi soggiornano in R.C.A., meno di una dozzina a Ngaoundaye ha detto Mr. Wojciechowski. “Non appena avremo un segnale chiaro che hanno bisogno di essere evacuati, agiremo con l’aiuto dei nostri partner francesi “, ha affermato.  Almeno 75 persone sono state uccise in meno di una settimana in scontri tra civili cristiani e musulmani nelle zone occidentali del Paese. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via libera a fine gennaio alla nomina di una forza europea di 500 truppe aggiuntive per l’Africa Centrale, per sostenere i 1.600 soldati francesi e 5.500 soldati della Misca (forza africana). Questi rinforzi potrebbero essere insufficienti a stabilizzare un paese devastato da mesi di omicidi apparentemente interreligiosi, con centinaia di migliaia di sfollati. L’ONU ritiene che sarebbe schierare 10.000 soldati della pace.

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Ormai abbiamo un filo diretto con p. Cirillo e le sue notizie ci accompagnano quotidianmente!

Centrafrica, 4 Febbraio 2014 —-Messaggio originale—- Data: 03/02/2014 19.50 Ogg: P. CIRILLO MARCHI

dopo il passaggio di domenica mattina di un grosso contingente SELEKA verso il Ciad,dove vi erano anche due Generali, a Bocaranga siamo tornati un pò tranquilli. Ieri alle quattro pomeridiane abbiamo fatto la Messa con discreta partecipazione di gente. Abbiamo suonato a lungo le campane di modo che anche quelli restati in brousse sentissero un segno di serenità e così elevassero un pensiero al Signore là dove erano rifugiati.

A Ngaoundaye stamattina erano tranquilli, ma ci hanno segnalato il passaggio in paese verso le 22 di ieri sera di alcune

macchine militari ,6 o 7, di quel convoglio dirette a Ndim dove son passate questa notte alle 4;ma in incognito sono passate su Ngaoundaye e Ndim per proseguire verso Paoua. Più SELEKA partono, bene! così si alleggerisce un pò la tensione in tutto il Paese, anche se non vogliono disarmare e rientrare in Ciad con le armi. A Bangui le tensione resta grande, e i Misca stanno a guardare, gli ANTIBALAKA fanno un pò di pulizia prima poi loro arrivano; con la scusa che non ce la fanno contro i SELEKA non sparano neppure un colpo, eppure son ben dotati e dovrebbero almeno proteggere la popolazione. Un pochino di più interviene SANGARIS, e infatti hanno spinto più a nord i SELEKA che si erano installati a SIBUT saccheggiando la città.

Si attendono altri passaggi da sud,ma pare che siano solo voci, perché Bossemtelé,Baoro,Bouar che sentiamo diverse volte al giorno tutto è abbastanza tranquillo. Oggi ho continuato a riordinare la camera,ho rifatto il letto e ho rimesso nell’armadio il vestiario buttato a terra e calpestato. Ciao, a presto

Padre CIRILLO da Bocaranga

Centrafrica, 3 Febbraio 2014

da  journaldebangui.com : La messa in guardia della Presidente

Undici giorni dopo la sua elezione da parte del CNT, Catherine Samba-Panza affronta la violenza persistente nella capitale Bangui e nelle città di provincia

Non sono giustificati i crimini e gli atti barbarici. E’ quindi inaccettabile che le uccisioni continuino. Non si posso tollerare tali atti e non si creda che resteranno impuniti“, ha avvertito il Presidente, invitando i disertori delle Forze Armate Centrafricane a rientrare rapidamente nei ranghi per contribuire alla protezione del territorio, in collaborazione con le forze africane e francesi. Nel suo discorso, Catherine Samba-Panza ha raccomandato la Missione Internazionale di Supporto Centro Africana (Misca), sotto il mandato dell’Unione Africana (UA), e le forze francesi dell’operazione Sangaris ad utilizzare i mandati affidati loro per garantire protezione della popolazione e il disarmo delle milizie armate e di altri gruppi contrastanti nel paese.
© afriquinfos.com Catherine Samba-Panza, capo di Stato della transizione Centrafricana
Il governo deve istituire una squadra investigativa e approvare un disegno di legge per punire  immediatamente i colpevoli” ha aggiunto. La violenza continua tra le opposte milizie di vigilantes centrafricani Anti-Balakas (anti-machete) ed ex-ribelli Seleka nonostante le dimissioni il 10 gennaio del leader della Seleka Michel Djotodia sotto la pressione dei capi di Stato della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (ECCAS) e della Francia, e dieci giorni dopo l’elezione della signora Samba-Panza. A Addis Abeba, i leader africani si sono incontrati per discutere sul finanziamento della Misca e Sabato non hanno nascosto la loro preoccupazione per una situazione che può “avere gravi conseguenze per la sicurezza e la stabilità dell’intera regione”, come ha affermato il commissario per la pace e la sicurezza dell’Unione africana (UA), Smail Chergui. I partecipanti hanno annunciato rinforzi militari, promettendo 315 milioni di dollari (233 milioni di euro) alla Misca. L’AU ritiene  che il fabbisogno sia di 410 milioni per il finanziamento Misca per un ulteriore anno. Il commissario, tuttavia, non ha escluso una trasformazione della forza africana in forza delle Nazioni Unite, pur affermando che ci sarebbero voluti “almeno sei mesi”. Sulla scia del summit, i leader dell’UA e rappresentanti della comunità internazionale, l’ONU stimano in 10.000 il numero minimo di truppe necessarie per assicurare la pace nella R.C.A. e il suo segretario generale Ban Ki-moon, Giovedi scorso, ha raccomandato che “la comunità internazionale agisca con decisione prima che sia troppo tardi.”

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CENTRAFRICA – 03 febbraio 2014 – h11:49 VENDETTE INCROCIATE, EX RIBELLI FUGGONO A NORD

Circa 200 ex ribelli della Seleka che si erano consegnati alle truppe dell’Unione Africana (Misca) a Sibut, nel nord, hanno abbandonato la città per cercare rifugio più a settentrione, verso Kaga Bandoro. Lo riferiscono fonti della missione di peacekeeping, secondo cui i combattenti avrebbero lasciato la città per timore di rappresaglie e vendette incrociate da parte dei gruppi cosiddetti ‘Anti-Balaka’ (anti-machete, ndr) in una spirale di violenze che rischia di avviluppare il paese.

Il colonnello Abdelkader Djelani, ufficiale della Seleka tra coloro che sono fuggiti da Sibut, ha chiarito che per il gruppo “la questione della sicurezza è prioritaria” e confermato che i gruppi Anti-Balaka hanno attaccato miliziani all’interno dei campi allestiti a Bangui.

Sibut, 180 chilometri a nord di Bangui, era stata riconquistata nei giorni scorsi dalle truppe della Misca dopo che gli ex ribelli della Seleka, si erano resi protagonisti di violenze e abusi. I combattimenti tra le due parti si sono trascinati per circa due settimane, costringendo gran parte degli abitanti a rifugiarsi nelle foreste circostanti.

Testimoni hanno riferito che la città è stata parzialmente bruciata e saccheggiata, mentre le forti piogge degli ultimi giorni hanno acuito una già difficile situazione umanitaria.

 

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In tutto il giorno di ieri (Domenica 2 Febbraio 2014) abbiamo sperato che non ci fossero altre brutte notizie,  ….Invece oggi è arrivata questa nuova e-mail  di p. Cirillo!

—-Messaggio originale—- Da: [email protected] Data: 02/02/2014 18.06

Ogg: P.CIRILLO MARCHI BOCARANGA REP. CENTROAFRICANA” <TL8PRV>

ieri non ho scritto perché siamo stati tutto il giorno in brousse, come anche tutta la gente di Bocaranga, aspettando questa colonna di SELEKA in ritirata. Fino all’imbrunire abbiamo atteso e poi pensando che non passassero più siamo rientrati.

Tutto il pomeriggio di venerdi sono stati attaccati dagli ANTIBALAKA a Bouar, fino alle nove di sera ci son state fortissime sparatorie; Yazek di St. Laurent ne sa qualcosa, ha contato venti fori di balles perdues nel tetto.

Sempre venerdì notte alle22’30 Maigaro ne ha visti passare molti a passo d’oumo e fari spenti. Noi a Bocaranga siamo stati in allerta tutto ieri, e la città si è vuotata. Qualcuno cominciava a dire che sono stati annientati per strada, ma notizia incerta. Stamattina verso le otto ci apprestavamo a fare la Messa domenicale quando è arrivato qualcuno per dirci che sono a 20 Km. ma chiedono di passare senza sparare. Si vede che per strada avevano ancora ricevuto batoste che li ha fatti venire a più miti consigli. Pensate che tutto lungo la strada da Bouar a Bocaranga son tutti villaggi bruciati da loro, e quindi ora gli ANTI hanno ripreso il loro territorio,e sparano su tutti i SELEKA di passaggio.

Alla notizia abbiamo ripreso lo zainetto e siamo ripartiti in brousse,ma non molto lontani sperando che la cosa finisse presto. E così è stato. Verso le nove han cominciato a passare, e chi li ha contati ha detto una trentina di camion e vetture, con altrettante moto. Gli ultimi che si soffermavano a rubacchiare qua e là, si son presi qualche palla nella schiena , così gli ANTI han recuperato ancora qualche moto e qualche kala. Verso le dieci e mezzo ordine di rientro al villaggio. Le radio di Bouar e di Baoro sentono voci di altri passaggi verso il nord, ma nessuno sa precisare più di tanto. Si vede che son diventati più numerosi delle cavallette, poi siccome la paura fa novanta si vede il nemico dappertutto, Ciò che è purtroppo vero è che la nostra gente da un anno vive terrorizzata, ma il sistema SELEKA è quello di far terrore attorno e bruciare e rubare villaggi. Sento puzza di ALKAIDA, fetore mussulmano. Ciao a tutti e a presto.

Padre CIRILLO da Bocaranga

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La notizia riportata sotto, ci è pervenuta solo oggi Venerdì 31 Gennaio 2014,  mentre eravamo al corrente di un invio aereo con aiuti umanitari e materiale sanitario in partenza da Roma verso Bangui, a cui in minima parte anche ITA KWE ha contribuito indirizzando alcune scorte raccolte in precedenza per l’ospedale di Bocaranga, ma rimaste giacenti in attesa che ci fossero le condizioni adeguate per la spedizione.

Ci uniamo quindi al ringraziamento per l’impegno assunto in favore della R.C.A. da parte dello Stato Italiano, constatando anche la coerenza con quanto comunicatoci direttamente dal Ministero per gli Affari Esteri in riferimento alla petizione aperta da Silvana (in qualità di Presidente di Ita Kwe) nel mese di Luglio 2013.

Unicef ringrazia Italia per aiuto in Centrafrica

Cooperazione realizzerà progetto da 1 milione euro per istruzione

Roma, 22 gennaio 2014 –

“Vogliamo ringraziare il Ministero degli Affari Esteri italiano per la decisione di destinare 2 milioni di euro per far fronte all’emergenza umanitaria in corso nella Repubblica Centrafricana. In particolare la Cooperazione Italiana realizzerà subito un progetto del valore di 1 milione di euro nel settore della protezione dell’infanzia e dell’istruzione, la cui attuazione verrà affidata ad UNICEF.   E’ un segnale di grande attenzione per un’emergenza sempre più grave. Basti pensare che circa 2,3 milioni di bambini sono stati colpiti dal conflitto nel paese; 500.000 sono stati sfollati a causa delle violenze lo scorso anno e si stima che 6.000 bambini siano stati arruolati. Le scuole nel paese sono chiuse, gli ospedali sono stati saccheggiati e i sistemi idrici distrutti. Inoltre la stagione delle piogge, comincia a marzo e aggraverà una già precaria condizione umanitaria per centinaia di migliaia di persone che stanno vivendo in campi per sfollati in tutto il paese. Dobbiamo e possiamo fare la differenza per la vita di tanti bambini della Repubblica Centrafricana e così anche per il futuro della loro società”.

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Dieci camion che trasportano viveri del Progetto Alimentare Mondiale (PAM)  sono arrivati ​​a Bangui, dopo un lungo viaggio

da Xinhua – 31/01/2014 – journaldebangui.com

I vettori, che facevano parte di un convoglio di 60 veicoli, sono stati rallentati in più punti da frequenti controlli improvvisati, istituiti da gruppi armati

Dieci camion che trasportano cibo – 250 tonnellate di riso e farina di mais inviato dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) – sono arrivati Lunedi a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, dopo 600 km di marcia dal confine con il Camerun, ha riferito ai giornalisti Martedì un portavoce delle Nazioni Unite. “I camion facevano parte di un convoglio di 60 veicoli scortati da truppe della Missione di supporto internazionale in Centrafrica  (Misca),” ha detto durante la sua quotidiana conferenza stampa Farhan Haq, vice portavoce del delle Nazioni Unite. Haq ha anche osservato che, secondo l’agenzia alimentare delle Nazioni Unite, il convoglio è stato rallentato da frequenti punti di controllo improvvisati istituiti da gruppi armati.
© africatime.com
Il portavoce ha inoltre detto che sarebbero necessari più accompagnatori nelle prossime settimane, dal momento che il cibo arrivato  Lunedi rappresenta solo il 5% dei cereali necessari nel paese per un mese. La R.C.A. è uno dei paesi più poveri del mondo e sta vivendo un conflitto armato che dura da circa un anno. La recrudescenza della violenza a partire dal dicembre 2013 ha aggravato la situazione attuale, con la metà dei 4,6 milioni di abitanti divenuti bisognosi di assistenza immediata. Quasi un milione di persone sono state sfollate nel paese, di cui la metà solo nella capitale, Bangui. Più di 250.000 centrafricani sono fuggiti nei paesi vicini.

CENTRAFRICA, 31 Gennaio 2014 – h. 18:06 

VIOLENZE A BANGUI, APPELLO DEI RELIGIOSI

È di 43 morti e oltre 70 feriti il bilancio degli ultimi quattro giorni di violenze a Bangui: lo riferisce la Croce Rossa del Centrafrica secondo cui si tratta in molti casi di rappresaglie e vendette incrociate mentre gran parte degli ex ribelli Seleka sta abbandonando la capitale.

Si moltiplicano intanto gli appelli a fermare le violenze che hanno coinvolto le diverse comunità del paese. E da Parigi, dove sono giunti nell’ambito di una visita a tappe nel continente per per attirare l’attenzione sul dramma della Repubblica Centrafricana l’arcivescovo di Bangui, Dieudonné Nzapalainga, e l’imam Oumar Kobine Layama, presidente della Comunità islamica centrafricana riconoscono che “Per arrivare a questa situazione, è occorso che la religione sia stata fortemente strumentalizzata”.

Ma i due leader religiosi denunciano che questo è accaduto anche grazie alla presenza nelle file di Seleka di diversi mercenari provenienti da Ciad e Sudan che hanno vessato la popolazione cristiana centrafricana.

L’arcivescovo ha concluso lanciando un allarme sulla possibilità che il Centrafrica attiri miliziani estremisti da altre parti del mondo: “Certi estremisti, in Afghanistan o in Somalia, non attendono che una parola per precipitarsi in Centrafrica. Anche per questo occorre proteggere i musulmani locali”.

da misna

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Dalla nostra HOME PAGE di oggi (31 Gennaio 2014) un articolo interessante per capire le ragioni di questo conflitto: Perchè la guerra?

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Vertice UA: Catherine Samba Panza non ha ricevuto l’invito a partecipare

Da journaldebangui e altri media – 30/01/2014

R.C.A.  sospesa da parte dell’organizzazione dell’U.A. da quando avevano assunto  il potere, nel marzo 2013, i ribelli Seleka

Sud Sudan e Repubblica Centrafricana, due paesi devastati dalla guerra, saranno i principali temi di questo nuovo vertice dell’Unione africana (UA), che si terrà oggi, Giovedi 30 e domani Venerdì 31 Gennaio 2014, presso la sua sede di Addis Abeba. Le discussioni saranno aperte già in mattinata dal presidente dell’UA, il Primo Ministro etiope Hailemariam Desalegn, il cui paese trasferirà la presidenza di turno dell’organizzazione in Mauritania. In origine il tema del vertice avrebbe dovuto essere: “Agricoltura e sicurezza alimentare”. Ma la lotta che infuria in Sud Sudan e gli ultimi sviluppi della R.C.A., hanno sconvolto questo programma. “Il fatto che queste due tragedie umanitarie si trovino nei due paesi confinanti, quando parliamo del ‘Rinascimento africano’ (il tema del cinquantesimo anniversario della UA dello scorso anno), deve essere doloroso per tutti di noi“, ha riconosciuto Lunedi il ministro degli Esteri etiopico, Tedros Adhanom. “Se non troviamo una soluzione urgente, la situazione in questi due paesi avrà gravi implicazioni per la pace e la sicurezza nella regione e per l’intero continente “, ha aggiunto. Allo stesso tempo, la crisi africana centrale è stata e sarà trattata (in entrambi i giorni) senza la presenza del principale interessato. Infatti, il Presidente della Commissione dell’Unione africana, Nkosazana Dlamini Zuma ha escluso l’idea di inviare un invito al nuovo presidente del centrafrica, Catherine Samba Panza, il cui paese era stato sospeso dopo il perdurare della presenza dei ribelli Seleka.
© grazia.fr Catherine Samba-Panza, al suo insediamento a Bangui, 20 gennaio 2014
L’Unione africana è alla ricerca di finanziamenti per il contingente della Misca

L’intento è di mobilitare almeno 500 milioni di dollari!

60 organizzazioni internazionali partecipano alla Conferenza dei “donatori”: il 22° mini vertice si terrà il 1 febbraio 2014

© BINUCA Misca  – le forze coinvolte nella  R.C.A. hanno bisogno di mezzi
Presieduto dal presidente della Guinea Alpha Condé, il cui paese detiene la presidenza mensile dei CPS, questo mini-vertice esaminerà gli ultimi sviluppi del processo di transizione politica nella Repubblica Centrafricana e deciderà come indirizzare gli aiuti.

Centrafrica, 30 Gennaio 2014 Oggi leggiamo insieme a voi questa e-mail che ci fa ben sperare! —-Messaggio originale—- Da: [email protected] Data: 29/01/2014 19.56 Ogg: Padre CIRILLO da Bocaranga Via Lanterna Africana

Con grande gioia vi annuncio la graditissima visita dei MISCA venuti da Paoua solo per un giro d’ispezione, ma son venuti..

Con loro ci sono altri HCH (alto commissariato dei rifugiati) e altri dell’ONU. La popolazione li applaude per la città. E ora son tutti al cancello aspettando qualcosa!

Hanno ascoltato tutta la descrizione degli avvenimenti di Bocaranga, hanno preso nota e credo che partendo ci lasceranno un po’ di materiale, coperte e tegami, di cui vedo una vettura carica.

Sarà una goccia d’acqua in un mare di sete, ma è qualcosa. Noi qui alla missione continuiamo a fare i TAPULANTI, per riparare porte e finestre casa padri e suore.  Magari quando farà meno caldo! Ciao. Saluti e a presto.

Padre CIRILLO da Bocaranga

La mail di p. Cirillo ci è arrivata prima di questa che riportiamo più sotto e per fortuna ci tranquillizza un po’, ma questo non toglie la tragedia che si è consumata a Bocaranga e a Ngaoundaye

E PER AVERE UN’IDEA PIU’ CHIARA DELLA SITUAZIONE, ANCORA QUALCOSA DA LEGGERE E DA VEDERE!

Scaricare e poi aprire: Bocaranga, janvier 2014 ITALIANO

  Arrivato via mail oggi, 30 Gennaio 2014 da p. Cipriano Vigo – Bocaranga Ciao Cipriano, manda questa lettera dove vuoi. fr Robert Il giorno dell’Apocalisse – martedì 21 gennaio 2014, Bocaranga – Repubblica Centrafricana, missionario Robert Wnuk – cappuccino.

Una settimana fa la milizia Anti-Balaka ha attaccato la milizia Seleka a Bocaranga. Risultato: città liberata dalla mano dei ribelli, un po’ di gioia e di speranza. Poi, tristezza e rabbia, perché la città è diventata preda di ladri e banditi. Alcuni quartieri sono stati completamente distrutti, le case bruciate (a centinaia), ciò che c’era di più bello se n’è andato in fumo. Decine di feriti, tra cui donne e bambini, alcuni morti (minimo 3 Seleka, 2 Anti-Balaka, 6 civili). Vicino a casa nostra, sulle verande, nelle sale parrocchiali, centinaia di persone, soprattutto bambini e donne. Gli uomini passavano le notti in giardino. Martedì alle 13:00 con Cipriano volevamo prendere la strada per Bozoum e riaccompagnare la dottoressa Ione. Dopo 80 km avremmo dovuto incontrarci con i carmelitani, a cui si sarebbe dovuta unire la dottoressa Ione, mentre noi saremmo dovuti tornare indietro. A 5 km da Bocaranga ci è giunta notizia di un gruppo Seleka che si stava avvicinando alla nostra missione. Siamo tornati verso casa. Alle 13.45 spari in tutta la città. Potenti esplosioni, il fischio dei proiettili. Le persone della nostra missione, nel panico, si nascondono dove possono, nei bagni, in cucina, nelle stanze. Spari sempre più vicini, infine alcuni spari contro la porta del nostro refettorio e contro il cancello. Poi una decina di spari in cortile. Padre Cirillo ed io usciamo con le mani alzate. Gli spari dell’armata non cessano. Una decina di Seleka entrano nelle nostre stanze, prendono ciò che capita, pretendono soldi, automobili, sparano sotto le gambe e verso il soffitto, vicino alla testa. Mettono in moto un’auto e ripartono, l’altra viene coperta di proiettili, la plancia distrutta e i vetri in frantumi. Prendono una decina di motociclette che la gente lasciava da noi, a quelle che non riescono a far partire sparano al motore. Il tutto dura più di un’ora minacciano di morte, diverse volte trascinano qualcuno singolarmente in una stanza e sparano. Più tardi la situazione si ripete dalle suore. Da noi arrivano ancora due gruppi armati e la situazione si ripete. Verso le 16 se ne vanno e noi consigliamo alla gente di fuggire nella foresta. Nel giro di due minuti centinaia di persone rompono la rete di recinzione e scappano dietro la scuola dei catechisti verso la savana. Verso le 17 arriva ancora una macchina di uomini armati, ma questi non sono aggressivi. Vogliono solo una catena per tirare un’altra macchina. Per fortuna se ne vanno. Alla missione rimaniamo in 3: Cipriano, Nestore ed io. Nestore ha una ferita di proiettile alla gamba. I Seleka hanno preso la nostra macchina, quella delle suore e quella della dottoressa Ione, la nostra motocicletta e una decina di quelle della popolazione, 3 computer, una decina di telefoni (la gente li ricaricava da noi), delle macchine fotografiche, denaro e altre piccole cose. In giardino troviamo un uomo anziano, un proiettile gli ha squarciato e trapassato la gamba, e una donna, ferita al ventre trapassato da un proiettile, sanguina, è pieno di sangue. Vado dalle suore a prendere la dottoressa Ione, da loro è come da noi. Per fortuna non ci sono né morti né feriti. Torno da noi, alla donna do l’assoluzione, muore due secondi dopo. Portano una bambina, ferita d’arma da fuoco alla gamba, il proiettile è uscito. La dottoressa medica la ferita. Alla missione non c’è più nessuno. Si fanno le 19, poi le 21, andiamo nelle nostre stanze, poi le 23, poi l’1 e così fino al mattino. Troppo per un solo pomeriggio. Al mattino celebriamo la Messa, come al solito, c’è tanta gente, sono venuti anche a prendere le proprie cose dalla missione. Nella savana vengono scoperti ancora alcuni corpi, uccisi da proiettili, e alcuni feriti. Una donna ha 2 ferite d’arma da fuoco alla spalla, le ossa spezzate. Mercoledì, l’attesa di un nuovo arrivo dei Seleka, nervosismo, non si sa cosa fare, che pesci pigliare. Nestore va nella foresta, Cirillo anche. Io resto con Cipriano. Nascondiamo alcune cose per tenerci impegnati. La sera andiamo a casa del nostro cuoco (Massayo), a circa 500 m da casa, una dura notte passata sul pavimento. Torniamo a casa oggi verso le 3.30. Al mattino la Messa, poca gente, alcune suore. Quattro suore più giovani abitano anch’esse all’addiaccio insieme a 24 ragazze del Foyer (collegio). Oggi aspettiamo tutto il giorno, siamo in due, arrivano Cirillo e Nestore. Dalle suore funziona Internet, ne approfittiamo e inviamo alcune notizie. Ieri avrebbero dovuto raggiungerci dei Seleka, ma non sono ancora arrivati. In città non c’è nessuno, pochi Anti-Balaka, non ci sono più munizioni. Setacciano lo stesso la città, perché tanto hanno il fucile in mano. Vengono alla missione un paio di volte, dico loro che non posso farli entrare armati, accettano e se ne vanno. Le suore decidono di dormire oggi nella scuola dei catechisti, noi un po’ più in là dal nostro cuoco. Lui è solo, tutta la sua faglia è nei campi. Dopo momenti di vero pericolo, siamo relativamente al sicuro. I fratelli del Ciad dicono che forse riusciranno a recuperare le nostre automobili, che si trovano già lì. Aspetteremo e vedremo. Proprio scrivendo queste parole sentiamo il rombo di alcune vetture. Scappiamo nella foresta. Scrivo dopo un’ora e mezza. Anche le suore sono andate nella foresta. Ci fermiamo a circa un chilometro da casa. Caldo, sole, polvere, mosche ecc. Mezz’ora di attesa, pare che le macchine se ne siano andate. Cipriano ed io torniamo alla missione, vado fino all’ospedale e sulla strada principale, non c’è anima viva. Le parole Ave Maria da sole vengono alla bocca. Sulla strada principale si vedono tracce di una grossa macchina. Sento alcuni rumori. Incontro un signore che sta lavorando vicino all’antenna telefonica.  Dice di aver visto due automobili, una a dieci ruote e una piccola. Sollievo. Quella piccola di colore rosso è stata vista ieri a Bouar ed era quella che stavamo aspettando. Torno alla missione e percorro circa 500m, mando a prendere le suore. Vengono a casa. Probabilmente la notte sarà tranquilla… Probabilmente dormiremo nella savana, ma più tranquillamente. Dove siano dirette le automobili – Ndim o Ngaoundaye, per ora non si sa. L’auto era piena di soldati Seleka. Speriamo che non prendano nulla per strada. Adesso proviamo a telefonare a Medici Senza Frontiere a Paoua (a 135 km da Bocaranga), per evacuare 3 feriti gravi. Forse arriveranno domani. Chiedo scusa per gli errori, per le difficoltà nella lettura, ho scritto usando un piccolo tablet.

Grazie per il pensiero e le preghiere.

Dio vi benedica,

Frate Robert Wnuk – Bocaranga RCA

Il tradimento dei Seleka di Ngaoundaye – in precedenza nostri amici!

21 gennaio, Ngaoundaye – cittadina a 20 km dal confine con il Ciad e il Camerun. Sin dal primo mattino la gente aveva cominciato a venire da noi. Alla missione avevamo circa 100 persone da noi. Verso le 13 abbiamo saputo che i Seleka avevano attaccato la nostra missione a Bocaranga. Subito dopo questa notizia il nostro coordinatore ha organizzato un incontro – che fare. Sfolliamo le persone dalla nostra missione, che si nascondano nei campi, in altri posti – da noi non è sicuro. Noi cominciamo a nascondere denaro, computer, telefoni, oggetti di maggior valore. Ore 16 e tutto comincia. Ho visto le moto e su di esse Seleka armati, i quali inizialmente pattugliavano la nostra cittadina alla ricerca di Anti-Balaka. Non li hanno trovati… e si sono messi all’opera. Prima sono andati dalle suore (che abitano a circa 600 m da noi); quando li ho visti ho detto al mio superiore: andiamo. Ci mettiamo l’abito e andiamo… Si da il caso che in quel gruppo ci siano Seleka a noi noti, che in passato venivano da noi a bere il caffè, la coca-cola, a parlare di pace. Sostenevano di essere diversi, di volere la pace – mentre adesso non c’è possibilità di dialogo, nessun colloquio. Bisogna dar loro tutto. Entriamo nel cortile delle suore – uno di loro viene fuori, carica l’arma e intima di non muoversi, io provo a girare la testa, a mettere la mano in tasca – ho lì il telefono – niente da fare, carica il kalashnikov… dopo un attimo di attesa, ci chiede soldi e automobili. Diciamo che non ne abbiamo con noi, ma subito tutto si fa chiaro: con loro c’era un uomo del posto – il capo, che conosceva benissimo la nostra missione e le cose che possediamo. Andiamo dunque da noi scortati da 3 Seleka armati. Prima i soldi, il nostro superiore porta la cassetta con i soldi e dà loro ciò che abbiamo, 43.000 CFA (circa 100 euro), non sono soddisfatti. Nel frattempo siamo tutti in piedi nel nostro cortile – l’arma puntata verso di noi. Ok! Ora le auto – dove le tenete? Nel corso di queste trattative, qualcuno mi telefona – avevo il telefono in tasca – lo sentono suonare – sono costretto a darglielo.. non ho fatto in tempo a spegnerlo. Andiamo a prendere le auto – guidati come prigionieri da 4 Seleka armati. Dove andiamo – proprio a 300 metri da noi c’è una falegnameria – le avevamo nascoste lì. Lungo il percorso ci intimano di muoverci – di andare più veloce – uno di loro ci dice “avete bisogno di un bel calcio per andare più veloce”. Raggiungiamo la porta – prendo le chiavi, non riesco a trovare quella per il lucchetto – è difficile, mi tremano le mani, dopo un attimo di nuovo un Seleka, carica la sua arma.. La trovo, apriamo – portano via due auto e il nostro confratello Roland, che va con loro come autista. Prima durante le trattative – dicevano ai nostri fratelli africani  – “tanto vi ammazzeremo lo stesso”. Portano via automobili, computer, telefoni, soldi, ripartono con il nostro fratello cappuccino e noi preoccupiamo di che cosa succederà adesso – se non lo uccideranno. Tristezza, profonda tristezza e la continua incertezza di cosa ne sarà di Roland… Accendo internet – perché solo questo mi è rimasto, chiamo subito a Bouar – da frate Jacek Dębski, descrivendogli la situazione.. 2 suore e Ewelina – una volontaria laica mi chiedono di confessarle. Andiamo nella cappella, preghiamo – tutt’a un tratto una voce, Roland è tornato – che gioia, i Seleka lo hanno lasciato andare con una torcia – ha percorso 7 km a piedi ed è giunto da noi verso le 21.. La notte è stata insonne, il minimo fruscio, rumore – ci faceva scattare in piedi. Mercoledì 22 gennaio, ore 13:00 – ci giunge un comunicato che afferma che i Seleka si stanno dirigendo verso di noi. Corro in fretta nella mia stanza, guardo fuori dalla finestra – è vero, vedo una macchina con dentro alcuni soldati Seleka. Bisogna fuggire – urlo il comunicato, sorelle, evacuazione – avevamo un minuto per farlo. Un piccolo zaino e corriamo a gambe levate verso il giardino che porta alla campagna e da lì alla foresta. Sentiamo degli spari – abbiamo poi scoperto che sparavano nella nostra direzione. Alla missione è rimasto frate Francesco – un italiano, con due fratelli centrafricani. I Seleka li hanno fatti andare nel refettorio, mentre loro hanno cominciato a saccheggiare le nostre stanze. Laddove non riuscivano ad entrare, sparavano alle serrature ed entravano. Due stanze dei nostri fratelli africani – completamente depredate, la nostra scorta alimentare e il materiale elettronico. Dopo il secondo saccheggio non potevamo più funzionare. Abbiamo preso la decisione di abbandonare la missione. La notte seguente al Centro Culturale, quella ancora dopo.. e così fino ad oggi, con i bagagli pronti, perché forse si dovrà scappare..

Prego tutti i giornalisti che vogliono unirsi ad una nazione sfruttata da più di 20 anni affinché diffondano informazioni su ciò che succede in uno dei paesi più poveri del mondo.

Frate Benek – cappuccino, missionario

Solo più avanti capii che avrei potuto essere violentata.. Ewelina Krasnowska – volontaria laica

Il giorno prima degli attacchi alle nostre missioni, la gente aveva cominciato a portare da noi le proprie cose più care. Anche martedì (21 gennaio), sin dal primo mattino, continuano ad arrivarci cose. In città regna il silenzio, che grida che qualcosa non va. Dopo le notizie da Bocaranga, mandiamo a casa tutte le persone che erano da noi, in quanto da noi non erano più al sicuro. Mentre l’ultima famiglia se ne stava andando, abbiamo cominciato a sentire i primi spari. La famiglia è ritornata in cortile, ma suor Basia ha detto loro di scappare in fretta perché la missione non era luogo sicuro. Fuori dalle finestre ho visto le prime moto, 4 persone su 2 moto. Siamo uscite di fronte a casa e uno dei Seleka ci ha chiesto se non ci fosse il nemico nella proprietà. Basia ha risposto che ci sono solo 3 missionarie e nessun altro. Ci hanno ordinato di aprire il cancello e si sono mostrati tutti – 8 persone, armati di kalashnikov e lanciarazzi. Volevano della benzina e un’automobile. Baia ha risposto che l’auto era stata portata in Camerun. Hanno preteso soldi, telefoni, computer. Basia è andata in camera, e con lei uno di loro – per dagli i soldi, poi ognuno di loro ci ha prese singolarmente e ci hanno ordinato di aprire le camere. Basia aveva preparato circa 100.000 CFA e Ania 40.000 CFA. Hanno portato via tutti i telefoni che hanno trovato, hanno cercato letteralmente dovunque.. Hanno detto che dovevamo dar loro l’auto. Dobbiamo salire in moto e andare a prendere l’automobile. Abbiamo risposto che la nostra auto si trovava in Camerun, mentre la moto non l’abbiamo mai avuta. Dopo questo tira e molla, ci hanno prese ognuna singolarmente e ci hanno fatto aprire le nostre stanze. Essendo in camera con uno di loro, questi mi ha tirata per la camicetta e contava su qualcosa di più. In quel momento mi sono infuriata e sono uscita dalla stanza fuori sul cortile. Mi seguiva con il fucile e una volta fuori ha inserito il caricatore.. avevo paura, ma un terrore più profondo mi avvolgeva quando rimanevo da sola in stanza con uno di loro. Noi aprivamo tutte le stanze, loro entravano e portavano via ciò che ritenevano di valore. Per tutto il tempo ripetevano “soldi!” e ci minacciavano di morte con le armi. Ciò nonostante, non riuscirono a combinare niente, hanno provato a convincerci ad avere rapporti, forzandoci con le armi. Solo più avanti capii che avrei potuto essere violentata, o semplicemente perdere la vita..

Nonostante andando in missione in Repubblica Centrafricana fossi bene informato su ciò che succede qui, questa situazione mi ha rivelato di cosa sono capaci i banditi provenienti dal Ciad e dal Sudan. Mi stupisce che questa guerra non venga chiamata per nome, Ciad contro Repubblica Centrafricana. Nel momento in cui due paesi confinanti chiudono le frontiere, il Ciad accoglie questi malviventi come eroi che hanno saccheggiato questo povero paese e che ora possono tranquillamente rientrare. Indossano abiti civili e vivono normalmente. Non rimpiango la mia decisione di venire qui nonostante gli avvenimenti che hanno avuto luogo nella nostra città. Non voglio lasciare la missione e le persone che abitano qui. Questi avvenimenti mostrano come può reagire una persona quando la sua vita è in pericolo.

Dopo questo incidente (21 gennaio), ho chiesto a frate Benek di potermi confessare, poiché a dire il vero in futuro tutto può succedere. Ewelina – volontaria laica di Łomża

Avevo paura che ci portassero via..

e infine la testimonianza di suor Barbara Samborska SMBP – Lavora in missione da 4 anni a Ngaoundaye da settembre 2013.

Per la prima volta in questo modo – faccia a faccia – ho incontrato dei Seleka. Eravamo in corso di evacuazione dai frati cappuccini, quando abbiamo sentito degli spari. Sapevamo che non potevamo più scappare, quindi siamo uscite con le mani alzate. Mentre uscivamo sparavano in aria. Probabilmente volevano spaventarci. Ci hanno detto di aprire il cancello, ci hanno salutate educatamente, dandoci la mano. Chiedevano se da noi ci fossero degli Anti-Balaka, dopodiché sono passati alle cose concrete e da quel momento ci stavano continuamente con il fiato sul collo. Soldi, telefoni, computer, automobili – ecco le loro richieste. Sono venuti con il loro capo che parlava sango e sapeva esattamente dove si trovava ogni cosa. Loro invece parlavano arabo. Ho dato loro i soldi 110.000 CFA (circa 200 euro), poi si spostavano di stanza in stanza pretendendo denaro. Dopo questo furto ci hanno ordinato di uscire fuori. Avevo paura che ci portassero via. Conoscevo le loro facce, infatti il loro capo sapeva anche che sono la direttrice della scuola che gestiamo. Mi ha ordinato di salire sulla moto e mostrare dove si trova la macchina. Io non sono salita, per cui dopo volevano portare via i miei documenti, per potermi ricattare, un terzo ha detto qualcosa su dei lacci, non so se volessero picchiarci o legarci – e dopo un attimo una parte di loro è partita nella vostra direzione (dei cappuccini). Sono rimasti in due a controllarci, affinché per caso non chiamassimo aiuto. Uno di loro ha preso Ewelina (la volontaria laica) e l’ha portata in una delle stanze, poi è toccato a noi, ci prendeva per un braccio e ci portava dentro casa, dopodiché ci proponeva di spogliarci, quando ho detto di no ha puntato un’arma contro di noi. Dopo alcuni minuti ha rinunciato, vedendo la nostra ostinazione. Urlavano “soldi, telefoni”, ovunque ci fossero porte, dovevamo aprirle. Non temevo per la mia vita, temevo che ci portassero via, ci legassero e ci stuprassero. Era di questo che avevo più paura. Avevo dentro di me una pace interiore.. Forse 5 minuti prima del loro arrivo, avevamo fatto in tempo a consumare il corpo di Cristo della nostra cappella, in modo che i Seleka non profanassero il Santissimo Sacramento. Ho anche portato via nella mia borsa personale le reliquie di beato Onorato Koźmiński da Biała, cappuccino, e per tutto il tempo cammino con esse – fino ad ora. Non so chi sia dietro a questi ribelli, so però che i Seleka sono solo pedine manovrate da qualcuno.  Il presidente del Ciad permette a questi banditi di tornare a casa, a loro che hanno ucciso, stuprato, rubato, dato a fuoco case e fatto ogni cosa immaginabile – e ora tornano indietro con grossi bottini come veri eroi. Penso che tra un po’ di tempo torneranno di nuovo – non appena la situazione migliorerà. Anche nel corso degli avvenimenti non volevo lasciare la missione, ma c’è stato un momento critico in cui avrei voluto fuggire, ma è stato solo un momento. Non si riesce né a pregare, né a lavorare, solo a pensare a come e dove scappare e a quando arriveranno. Sono ragazzi giovani, 17, 18 anni, spesso sotto effetto di stupefacenti e sono pronti a tutto. Mi auguro che la Francia, responsabile della tutela di questo paese, mandi in direzione del confine alcuni soldati, affinché ci proteggano, altrimenti (e questo da quasi una settimana) possiamo contare solo su noi stessi. Scapperemo e ci nasconderemo come gli abitanti di questa città.

Suor Basia

OGNI COMMENTO E’ SUPERFLUO!!

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Centrafrica, 29 Gennaio 2014 h. 13,16 ancora violenze anche a Bangui – da misna: http://www.misna.org/altro/spari-a-bangui-presidente-chiede-caschi-blu-29-01-2014-813.html

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Bangui: scontro mortale tra l’esercito francese e Seleka

Da journaldebangui.com – AFP – 29 Gennaio 2014

Una dozzina di morti – sul lato dei combattenti ci sono Seleka

Dodici uomini sono stati uccisi ieri mattina, martedì 28 Gennaio, a Bangui dai soldati francesi durante uno scontro al campo militare RDOT , che si limita ad indicare la presenza di ex-ribelli, senza aver appreso quale sia la fonte diplomatica di provenienza della notizie. I Soldati francesi sono stati presi di mira come bersaglio con armi da fuoco prima che il campo rispondesse utilizzando un blindato particolarmente leggero, equipaggiato con proiettili da 90 millimetri per neutralizzare i tiratori. L’esercito ha fatto una decina di morti tra le fila dei combattenti Seleka, ha dichiarato all’Afp una fonte anonima.
© afp immagine di illustrazione

Generale Ponties: comandante della forza EUFOR in  Centrafrica.

Da altri media – 29/01/2014 – journaldebangui.com

Appena approvata dalle Nazioni Unite, l’operazione europea conosce già il nome del suo comandante

Il Comitato per la politica di sicurezza dell’Unione europea ha assegnato oggi il comando della futura operazione militare in Africa Centrale al Generale Philippe Ponties. L’attuale capo di Stato Maggiore della forza # 3 a Marsiglia intraprenderà rapidamente la pianificazione operativa di questa forza chiamata EUFOR RCA in relazione alla sede operativa greca di Larissa. Il concetto di questa operazione, approvata dalle nazioni europee, è di contribuire fino a sei mesi nel settore della sicurezza a Bangui per il rientro della popolazione dai campi profughi della capitale  (M’Poko l’aeroporto e i principali assi della città). L’obiettivo finale sarà quello di passare il testimone al Misca, la forza africana.
© metronews.fr generale Philippe Ponties, comandante di EUFOR RCA
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La Francia sarà la nazione guida dell’operazione europea con un EMF3 dominante per il personale. Per ora si tratterà di una forza fino a cinquecento unità. Un esercizio delicato che dipende dalla buona volontà dei partner. Estonia, Finlandia, il Belgio hanno annunciato un contributo, per quanto modesto. Polonia, Svezia dovrebbero seguire. La Germania avrebbe prestato un’assistenza aerea. C’è già stato uno sforzo significativo in Mali permettendo alla Brigata franco-tedesca di guidare la formazione EUTM Mali.

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Ecco il testo della e-mail inviata da p. Cipriano al confratello cappuccino p. Umberto Vallarino e a noi pervenuta oggi, 29 Gennaio 2014.
“Umberto, ti saluto!
da due o tre giorni stiamo respirando…. ma la gente ad ogni minimo rumore o colpo di fucile scappa come un fulmine.In tutto quello  che ci è capitato abbiamo visto in tante cose avvenute la mano di Dio. Ci assiste…L’altro ieri ho sentito Pio in Skype insieme al vescovo di Goré. Vi sentiamo tutti vicini e questo non sai quanto ci aiuta. Certo che quella giornata è stata terribile… Ho sentito gli spari che si avvicinavano….Mi sono steso contro il muro ( al telefono stavo parlando con Enzo e lui ha sentito gli spari ) e poi chiamato da Robert che era già fuori sono uscito (volevano la chiave della macchina che avevo io in stanza.Appena uscito uno mi ha strappato la chiave dalla mano ed è partito per prendere la macchina. Tre altri sono rimasti davanti alla mia porta. Uno ha sparato tre colpi davanti a me per terra sulla veranda e uno in alto sulle tolle, poi mi hanno spinto dentro alla camera. All’interno hanno sparato ancora due colpi per terra intimandomi di dare i soldi….Mentre uno prendeva i soldi in un cassetto. Soldi che avevo in deposito delle chiese di brousse, gli altri prendevano tutto quello che avevo. Mi hanno preso anche il computer dove avevo tutto il mio lavoro da anni. C’ero troppo attaccato  e il Signore sa fare Lui….Sono uscito vivo…. Quello che hanno fatto nella mia camera l’hanno fatto nella stanza di Cirillo,di Robert e di Nestor. La maggior parte della gente, mentre sparavano all’impazzata, è scappata   abattendo la griglia della cinta, altra si è rifugiata in cucina, nella sala da pranzo, nella docce e dove trovava un riparo.Pensa, Umberto nel cortile della missione,abbiamo trovato 115 bossoli di fucili Kala. Hanno sparato dappertutto, sulla chiesa abbiamo trovato 15 buchi nelle lamiere del tetto e altre sulla facciata, Hanno sparato anche sulla porta di entrata (tu conosci).Le pallotole hanno passato il cancello, la porta e si sono conficcate nel muro di fronte, una si è conficcata nel quadro di Giovanni Paolo Secondo che un Nipote mi ha dato e che tu avevi visto. Quello che hanno fatto da noi l’hanno fatto anche dalle suore: la Ione arrivata da Ngaoundaye che alloggiava dalle suore ha avuto la sua parte é stata schiaffeggiata come pure io e Roberto abbiamo avuto un colpo ognuno su un braccio da uno con la mano appesantita da una pistola. Hanno preso una macchina da noi e quella di Cirillo è stata crivellata di colpi (non li ho contati ma certamente più di una quindicina. Dalle suore hanno rubato la macchina della Ione e una delle suore: in più hanno crivellato di colpi una suzuki.:Nella nostra concessione ci sono stati quattro feriti. In seguito poi una donna è morta. Ringraziamo però il Signore perché i morti potevano essere centinaia ( i rifugiati erano più di 2500). Umberto chi avrebbe pensato che nella nostra amata Bocaranga potesse succedere questo? Quali saranno i disegni del Signore. Pregate per noi e sopratutto per questo parse che ritrovi la pace e la gioia di vivere di un tempo. Ti ricordi i nostri inizi a Bocaranga e Ngaoundaye, pur in mezzo a difficoltà e sacrifici eravamo tranquilli…..Il Signore ci aiuti a ritrovare quella pace.Quante cose viste e sentite in questi giorni….Importante che vediamo tutto con spirito di fede e non ci rubino la pace. Un Abbraccio.
Cipriano.
PS: Umberto ho gettato giù queste due righe. Non le ho nemmeno rilette”.

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